Apertura di un’indagine, dopo la denuncia di una donna il cui nome è stato trovato su una di quelle croci perché aveva praticato un aborto.
Questo caso, parte del cimitero Flaminio, a Roma, ricoperto da una distesa di croci, interrate da associazioni antiabortiste che recuperano, più o meno legalmente, i feti di donne che hanno abortito.
Queste donne, ignare, non avrebbero mai immaginato di scoprire il loro nome su una di queste sepolture… La maggior parte di queste croci, sono datate tra il 2017 e il 2020, ma delle donne affermano che, alcune di loro, sono in quel cimitero da molto più tempo, forse decenni. L’associazione che rappresenta queste donne intende contattare altre organizzazioni in tutto il nostro Paese perché sostengono che sia un problema nazionale e che sia stato sollevato anche in altre aree d’Italia.
In pochi giorni l’ONG Differenza Donna ha raccolto circa un centinaio di testimonianze simili e ha sporto denuncia. La legge 22 maggio 1978, n°194 sull’aborto vieta assolutamente a chiunque di rivelare l’identità di una donna che ha eseguito un aborto, anche se l’aborto viene eseguito legalmente.
Queste donne riferiscono che si sentono mancate di rispetto. Hanno detto che sentono che le loro libertà e diritti sono stati violati. In particolare la loro libertà di scelta, di pensiero, di comportamento, ma anche la loro libertà religiosa. Alcune donne hanno umilmente confidato che sono atee oppure hanno altre credenze religiose e la democrazia non vieta l’orientamento religioso, quindi basta colpevolizzare chi abortisce.
La legge 285 del 1990, sul “Regolamento nazionale di polizia mortuaria”, prevede che, nel caso in cui una donna non desideri farlo personalmente, il Comune si debba occupare della sepoltura del feto, in forma rigorosamente anonima. Al contrario, se si tratta ancora di resti abortivi, quindi sotto le 20 settimane di vita, è la stessa Azienda Sanitaria a provvedere all’incenerimento. Da sottolineare che l’anonimato è fondamentale. L’articolo 21 della legge 194 prevede che chiunque riveli il nome della donna che abortisce è passibile di denuncia ai sensi dell’articolo 622 del codice penale.
Ma, il problema è, nello specifico, l’articolo 7 della 285, in cui c’è scritto che la donna o “chi per essa” può seppellire il feto entro 24 ore dalla sua estrazione. Molte associazioni cattoliche, infatti, si pongono proprio “al posto della donna”, spesso fornendo dei pareri legali. Ciò è gravissimo, perché è chiaro che la legge non si riferisce nel modo più assoluto a loro, semplici estranei, ma esclusivamente ai parenti o a chi ne fa le veci.
Cimiteri del genere organizzati da estranei alla famiglia, non dovrebbero esistere. La legge 285, in particolare per l’articolo 92 comma 4, specifica che non si possono concedere aree a terzi per sepolture private che “mirino a fare lucro e speculazione”, compresa la speculazione sociale o religiosa e per l’articolo 100, per cui sono previste aree speciali nei cimiteri per coloro che professano un culto, sì, ma solo se diverso da quello cattolico.
Ecco in dettaglio cosa prevede la legislazione
L’art. 7 del Regolamento di Polizia Mortuaria del 1990 fa distinzione tra tre casi possibili in caso di aborto.
1) Bimbi nati morti, oltre le 28 settimane, in questo caso la sepoltura avviene sempre
2) Prodotti abortivi, quelli di presunta età di gestazione tra le 20 e le 28 settimane e dei feti che abbiano 28 settimane di età intrauterina, cui spetta l’interramento in campo comune con permessi rilasciati dall’unità sanitaria locale.
3) Prodotti del concepimento, presunta età inferiore alle 20 settimane, considerati rifiuti speciali ospedalieri, perché non riconoscibili, quindi non destinati alla sepoltura, ma alla termodistruzione, non cremazione.
Cronaca
Superenalotto, numeri combinazione vincente oggi 22...
Nessun '6' né '5+1' al concorso del Superenalotto di oggi
Nessun '6' né '5+1' al concorso del Superenalotto di oggi, 22 novembre 2024. Realizzati invece cinque '5' che vincono 24.957 euro ciascuno dopo la penultima estrazione della settimana. Il jackpot per il prossimo concorso sale a 35,6 milioni di euro. Si torna a giocare domani, sabato 23 novembre.
Quali sono i punteggi vincenti?
Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:
- con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;
- con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;
- con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;
- con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;
- con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro.
Quanto costa una schedina?
La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro. L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi.
La giocata minima della schedina è 1 colonna che con Superstar costa quindi 1,5 euro. Se si giocano più colonne basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 per sapere quanto costa complessivamente la giocata.
Come faccio a sapere se ho vinto
E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.
La combinazione vincente
Estratta la combinazione vincente del concorso di oggi del Superenalotto: 6, 26, 51, 53, 78, 89. Numero Jolly: 79. Numero SuperStar: 70.
Cronaca
Sarah Scazzi, Michele Misseri in tv: “Il mio carcere...
Lo zio della 15enne uccisa ad Avetrana ospite di Salvo Sottile a FarWest: "Sabrina e Cosima, perdonatemi per quello che ho fatto"
FarWest torna ad occuparsi del delitto di Avetrana, ospitando per la prima volta in uno studio televisivo Michele Misseri, lo zio della 15enne morta il 26 agosto 2010. “Sabrina e Cosima, perdonatemi per quello che ho fatto. Cosima non ti ho mai messo in mezzo, ma Sabrina me l'hanno fatta mettere in mezzo, non è stata colpa mia, mi hanno imbambolato tutti, mi hanno portato in garage con i tranquillanti. Non ricordo niente. Forza e coraggio vedrai che ce la faremo". Con questo appello Michele Misseri, tornato in libertà a febbraio del 2024, si siede nello studio della trasmissione condotta da Salvo Sottile, in onda questa sera alle 21,25 su Rai 3, per ribadire ancora una volta di essere lui l'unico colpevole dell'omicidio di Sarah Scazzi. "Il mio carcere è adesso che sono tornato a casa", conclude Misseri
Secondo la sentenza ad uccidere la ragazza sarebbero state la cugina Sabrina Misseri e la zia Cosima Serrano, mentre Michele avrebbe solo occultato il cadavere. Oggi, però, alle domande di Salvo Sottile, Misseri torna a dirsi l'unico colpevole dell'omicidio e di averlo fatto dopo che la nipote avrebbe respinto un suo approccio sessuale.
Nel corso dell'inchiesta in onda durante la puntata si analizzerà l’ipotesi di tracce mai rinvenute di Dna estraneo sul corpo di Sarah Scazzi Fino ad una conclusione su cui mai si è ragionato: "Non sono mai state analizzate le unghie della vittime. Sotto di queste potrebbero esserci tracce di Dna che si è conservato fino ad oggi", afferma il medico legale. Da qui l'opportunità di riesumare la salma di Sarah Scazzi.
Cronaca
Piper, risse e aggressioni: questore Roma chiude locale per...
Lo storico locale di via Tagliamento, nel cuore del quartiere Coppedè, resterà chiuso
Sigilli al Piper di Roma. Lo storico locale di via Tagliamento, nel cuore del quartiere Coppedè, resterà chiuso per dieci giorni. A disporre il provvedimento il questore di Roma, dopo i ripetuti controlli che hanno fatto emergere evidenti criticità connesse all’ordine e alla sicurezza pubblica, tra cui anche risse e aggressioni che si sono verificate da gennaio a oggi. La sospensione dell’autorizzazione alla somministrazione di alimenti e bevande e di esecuzioni musicali e trattenimento danzanti è stato notificato questa mattina alla titolare del locale dagli agenti del II Distretto Salario Parioli e della Divisione Polizia Amministrativa della questura.
Diversi i motivi della chiusura, come la presenza nel locale di più di mille persone a fronte delle 390 consentite e l'omessa vigilanza sull’osservanza del divieto di fumo. Inoltre alcuni dipendenti identificati dal gestore del locale con la qualifica di steward erano privi del titolo necessario. Infine era stato rilevato assembramento all’entrata tale da costituire non solo un disturbo per la quiete pubblica, ma anche un problema per la circolazione stradale.
Nel provvedimento emesso dal questore di Roma in base all’articolo 100 del Tulps sono anche elencati e illustrati, da gennaio a oggi, i numerosi episodi di risse e aggressioni verificatisi all’interno del locale o nelle sue immediate vicinanze e nei quali sono rimasti coinvolti i frequentatori. La sospensione per 10 giorni dell’attività dell’esercizio, si sottolinea nel provvedimento, ''si giustifica in considerazione dell’esigenza di garantire l’ordine e l’incolumità dei cittadini nella misura in cui, alla luce di quanto emerso, l’attività svolta dallo stesso, oltre che costituire un pericolo per la sicurezza, favorisce la perpetrazione di condotte illecite e costituisce ricettacolo di persone violente e, pertanto, socialmente pericolose''.