Al via le consultazioni del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per la formazione del nuovo governo. Il primo colloquio al Quirinale è stato con la presidente del Senato Elisabetta Casellati.
Poi al Colle il presidente della Camera Roberto Fico: “Siamo tutti al lavoro per il bene del Paese”, ha detto al termine del colloquio.
“Tirano in ballo il mio nome col chiaro intento di mettermi contro il presidente Conte. Sanno benissimo che sto lavorando al fianco con lui, con la massima lealtà, per trovare una soluzione a questa inspiegabile crisi”, ha detto, secondo quanto si apprende, il ministro Luigi Di Maio, commentando le parole dell’esponente Iv Teresa Bellanova. Nella stessa riunione Di Maio ha confermato l’intenzione del M5S di salire al Colle in occasione delle consultazioni facendo come “unico nome quello di Giuseppe Conte”.
“Noi non poniamo veti su Conte e non subiamo veti da nessuno ma sicuramente non c’è solo Conte. Quello che ci interessa è come si affronta la crisi. Non discutiamo gli uomini , discutiamo prima dell’impianto programmatico”, aveva detto detto la presidente di Iv ed ex ministro Teresa Bellanova a Tgcom24.
“Io condivido e chiedo il mandato sulla proposta a Mattarella di un incarico a Conte per dare vita ad un governo che raccolga il suo appello a un nuovo governo europeista che possa contare su ampia base parlamentare”, ha detto Nicola Zingaretti in direzione Pd. Anche grazie al Recovery plan “non dobbiamo avere come obiettivo di restaurare l’Italia che c’era prima ma costruirne una nuova. Per questo non si può consegnare a questa destra il nostro Paese”, ha aggiunto Zingaretti.
“Il tema del rapporto con Iv non ha nulla a che vedere con il risentimento per il passato ma di legittimi dubbi fondati per il futuro – ha affermato ancora –. Nessun veto ma un aspetto politico da tenere in considerazione perché verremo giudicati in merito alla sincerità e credibilità delle parole per definire il governo che decideremo insieme di sostenere”.
“Proviamo perché noi non abbiamo mai voluto o auspicato elezioni politiche anticipate e non le vogliamo ora”, ha detto Zingaretti. “Hanno fatto bene coloro che in questi giorni, dopo l’apertura della crisi al buio, hanno segnalato questo pericolo perché esso è reale. Segnalare per la strada il pericolo di una buca è l’opposto della volontà di volerci finire dentro”.
“Il Pd ha guardato con simpatia e aiutato la nascita di un gruppo europeista, è importante in termini di logica politica e può essere che il gruppo possa attrarre altri favorevoli a questa nuova avventura governativa, ma che non hanno il luogo fisico in cui sedersi. Io penso che anche la maggioranza precedente fosse risicata, quindi abbiamo l’esigenza di allargarla. Ben venga il nuovo gruppo e ben venga la riapertura del dialogo tra Conte e Renzi su patti chiari”. L’ha detto Andrea Marcucci, presidente dei senatori del Pd, a ‘L’aria che tira’ su La7.
Alla domanda se Marcucci sappia se si è riaperto il dialogo fra il premier dimissionario e il leader di Italia Viva, il senatore ha risposto: “Non lo so, però credo che se ci sarà, come auspico un re-incarico a Conte, ci sarà un confronto con tutte le forze politiche” ricordando che “la critica rispetto alla responsabilità dell’apertura della crisi è stata unanime dentro il Pd, poi ci sono le considerazioni politiche e deve prevalere l’interesse del Paese”.
Intanto al Senato si è costituito il nuovo gruppo parlamentare Europeisti Maie Centro democratico“. I componenti sono: Maurizio Buccarella, Adriano Cairo, Andrea Causin, Saverio De Bonis, Gregorio De Falco, Raffaele Fantetti, Gianni Marilotti, Riccardo Merlo, Mariarosaria Rossi e Tatjana Rojc. Si tratta di 10 parlamentari. Fantetti sarà il presidente del gruppo, Causin il vice presidente. Merlo chiede che anche il nuovo gruppo parlamentare venga convocato al Colle per le consultazioni. E “al presidente della Repubblica – assicura – avanzeremo la proposta di un nuovo governo Conte, perché è lui il nostro punto di riferimento”. Non aderisce la senatrice Sandra Lonardo: “Non avevo rifiutato la proposta in sè, ma poi ho scoperto che il gruppo si sarebbe chiamato Maie-Centro democratico con una particolare attenzione quindi a una forza politica esistente come quella di Tabacci. Non ho niente contro di lui e il Cd ma io sono di una componente diversa. A quel punto il progetto non mi convinceva e non ho aderito”. “Ho proposto di togliere il nome Cd tornando solo al Maie o di aggiungere ‘Noi campani’ (lista e associazione politica fondata dal marito Clemente Mastella per sostenere il centrosinistra in Campania, ndr) a cui tengo molto – aggiunge – ma non è stato così. Comunque auguro lunga vita a questo gruppo”. La senatrice ribadisce comunque il proprio sostegno all’attuale maggioranza. E dicono no i parlamentari di ‘Cambiamo-Idea’ Gaetano Quagliariello e Paolo Romani e dell’Udc con Antonio De Poli.
“Dopo un confronto aperto sui temi e le proposte che abbiamo portato avanti fin dall’inizio del nostro mandato parlamentare, abbiamo deciso di aderire alla componente del Gruppo Misto Centro Democratico“, hanno annunciato deputate del Gruppo Misto Piera Aiello e Alessandra Ermellino, elette nel M5S. La componente Cd del Misto con le nuove entrate arriva a quindici deputati.
E il centrodestra incalza con il leader della Lega Matteo Salvini che dice “mai un governo con il Pd”. Sullo sblocco della crisi politica, dichiara, “la questione non sono i nomi. Per fare cosa? Se si mette al centro il taglio delle tasse, l’apertura dei cantieri, il salvataggio dell’Ilva, il rilancio di Alitalia e Mps, noi ci siamo. Se qualcuno ci da una mano a salvare quota 100, tagliare le tasse e aiutare le famiglie, noi ci sediamo al tavolo con tutti”. “Un governo con il Pd che vuole azzerare quota 100 e tornare alla legge Fornero, per me è impossibile”, assicura Salvini.
Intanto la senatrice M5S Barbara Lezzi punta i piedi e ribadisce il no a Italia Viva. “Non ci sto – dichiara – Renzi deve restare fuori dal nuovo governo che deve essere presieduto da Conte. Non mi interessano le critiche sui transfughi, su Ciampolillo, su questo o su quello. Abbiamo detto mai più con Renzi e questo deve avere un valore. Deve avere un peso. E deve essere difesa la nostra intenzione”. “Confesso il mio disagio, il mio disorientamento nell’ascoltare colleghi che, in totale assenza di pudore, aprono a Renzi come se niente fosse successo” spiega la parlamentare vicina ad Alessandro Di Battista.
Politica
“Netanyahu benvenuto in Italia”, opposizione...
Per il ministro Crosetto, la sentenza della Cpi sull'arresto internazionale per il leader israeliano "è sbagliata, ma il mandato va eseguito". Secondo Tajani le decisioni saranno prese "insieme agli alleati". Ma per il leghista "i criminali di guerra sono altri". E scoppia la polemica
Il mandato d'arresto nei confronti del premier israeliano Netanyahu e dell'ex ministro Gallant emesso dalla Corte penale internazionale? "Sbagliato, ma va eseguito". Questo, almeno, secondo il ministro della Difesa Guido Crosetto. Perché per il vicepremier Matteo Salvini, il leader dello Stato ebraico sarebbe invece "il benvenuto in Italia", così come altri esponenti israeliani. E inevitabilmente scoppia la polemica.
Dal Pd a Italia Viva, arriva infatti l'accusa da un lato al leghista di delegittimare la sentenza della Cpi e dall'altro al governo di non avere una posizione chiara, ufficiale e univoca sul caso, vista anche la terza posizione espressa dal ministro e vicepremier Antonio Tajani, secondo il quale l'Italia sostiene la Cpi, "ma siamo altresì convinti che la Corte debba svolgere un ruolo giuridico e non politico. Per quanto riguarda le decisioni le prenderemo insieme ai nostri alleati", ha detto.
Cosa ha detto Salvini
“Conto di incontrare presto esponenti del governo israeliano e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto. I criminali di guerra sono altri”, le parole del vicepremier Matteo Salvini, pronunciate oggi a margine dell’assemblea nazionale di Anci e finite nel mirino dell'opposizione. “Non entro nel merito delle dinamiche internazionali - ha aggiunto -. Israele è sotto attacco da decenni, i cittadini israeliani vivono con l’incubo dei missili e con i bunker sotto le case da decenni, adesso dire che il criminale di guerra da arrestare è il premier di una delle poche democrazie che ci sono in Medioriente mi sembra irrispettoso, pericoloso perché Israele non difende solo se stesso ma difende anche le libertà le democrazie e i valori occidentali”.
“Mi sembra evidente che sia una scelta politica dettata da alcuni paesi islamici che sono maggioranze in alcuni istituzioni internazionali”, ha osservato ancora Salvini.
Poi il leader leghista, incalzato dai cronisti sulle differenze nelle dichiarazioni dei membri dell'esecutivo, assicura: "Sono convinto che Giorgia Meloni troverà una sintesi, ma il problema è a livello internazionale", la spiegazione a margine degli Stati Generali della Sanità della Lega, in corso a Milano.
"Ringrazio Giorgia Meloni e il governo italiano che stanno cercando di portare pace ed equilibrio - ha poi aggiunto -. Conto che la vittoria di Trump sia salvifica per l’Occidente, per la pace. Alcune uscite non mi sembra che avvicinino né la pace né l’equilibrio. E anche su questo troveremo sintesi come l’abbiamo sempre trovata".
I cronisti hanno poi chiesto al ministro Salvini se non gli desse fastidio che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, prendesse le distanze da lui. Il vicepremier ha ribadito che "non mi da fastidio nulla" perché "ottimista per natura".
Dal Pd a Italia Viva, scoppia la polemica
Come ampiamente prevedibile, le parole del leghista hanno scatenato le proteste dell'opposizione. "Dopo la sentenza della corte penale internazionale non sappiamo ancora quale sarà la posizione ufficiale del governo italiano sull’arresto di Netanyahu. Prima il ministro della Difesa Crosetto che dice ok all’esecuzione del mandato. Poi il vicepremier Salvini, che lo smentisce, e afferma che il capo del governo israeliano sarebbe il benvenuto nel nostro Paese", attaccano Chiara Braga e Francesco Boccia, capigruppo del PD alla Camera dei Deputati e al Senato. "Presidente Meloni può dirci come si comporterà l’Italia? Seguirà il suo amico Orban che lo invita a Budapest? Chi è che decide della credibilità del nostro paese? Non è accettabile che in una fase così delicata per la politica internazionale il governo si esprima in modo così confuso e contraddittorio. È il momento che la premier faccia sentire la sua voce", continuano.
"La Lega di Salvini annuncia il voto contrario alla nuova Commissione europea, quella in cui figura un commissario italiano come Fitto. Una posizione irresponsabile e in palese contraddizione con l’interesse nazionale che la premier Meloni dice di voler difendere, mentre invece è sempre più ostaggio delle divisioni della sua maggioranza”, afferma quindi Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione Affari europei alla Camera. “Per settimane - aggiunge - Meloni ha attaccato il Partito democratico per cercare di nascondere che è il suo stesso vicepremier a sabotare gli interessi italiani alleandosi con le forze più estremiste e antieuropee, gettando discredito sul nostro Paese. Meloni esca dal silenzio e chiarisca la posizione del suo Governo: sta dalla parte dell’Europa o dei suoi alleati nazionalisti e antieuropei?”.
“Matteo Salvini difende e giustifica Netanyahu, un criminale di guerra che sta infangando la tradizione democratica di Israele. Tra un po’, magari, indosserà una maglietta con il suo viso come fece con Putin. Salvini sta sempre dalla parte sbagliata. Va sempre fuori binario”, la nota del deputato del Partito Democratico Roberto Morassut.
"Il conflitto israelo-palestinese non nasce il 7 ottobre ma è frutto di un secolo di violenza, di occupazione, di diritti negati, di Stati non riconosciuti. Il 7 ottobre è nei nostri occhi e l’abbiamo condannato ma questo non vuol dire legittimare e giustificare il genocidio che Netanyahu ha già compiuto nei confronti dei palestinesi", sottolinea Vittoria Baldino vicecapogruppo M5S alla Camera a L’Aria che tira su La7. Continua la pentastellata: "Parliamo di un premier che ha messo al bando Unrwa a Gaza, un’agenzia che ha dato modo a 300.000 bambini di curarsi, di non morire di poliomielite, che ha dato assistenza ai palestinesi. Dalla Corte penale internazionale su Netanyahu solo una constatazione di fatto: stiamo parlando di un criminale di guerra. Perché anche la guerra ha dei codici da rispettare codici che non sono stati rispettati da Israele. Governo Meloni attendista? Non lo era nel 2023 quando la Corte penale internazionale ha emesso mandato di arresto anche per Putin. Siamo davanti a vergognoso doppiopesismo".
"Delegittimare la Corte Penale Internazionale è di una gravità inaudita: non si può acclamare quando chiede l’arresto di Putin per la guerra in Ucraina e poi bollarla come irresponsabile se chiede l’arresto di Netanyahu che è colpevole di circa 44 mila morti tra i civili e di aver raso al suolo Gaza". Così il portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli. "Noi pensiamo che sia irresponsabile aver chiuso gli occhi di fronte al massacro del popolo palestinese. Il vero atto di irresponsabilità è consentire a Netanyahu di continuare a massacrare il popolo palestinese, perché c'è una strategia: occupare Gaza e cacciare i palestinesi. A differenza di quanto sostiene Salvini, Netanyahu non è il benvenuto in Italia e va arrestato. Salvini non si cura minimamente del sangue, del dolore, delle vite umane perse a Gaza".
"Pur essendo convinto che il Governo israeliano e Netanyahu abbiano superato i limiti della difesa, considero sbagliato che si possa pensare di innescare un processo di pace attraverso i mandati di cattura”, ha affermato quindi Davide Faraone, capogruppo di Italia viva alla Camera, a Rainews24. “Credo anche non sia corretto -ha aggiunto- mettere sullo stesso piano i terroristi di Hamas e il Governo democratico come quello di Israele. Lo Stato israeliano è una democrazia che come tale va difesa dalle aggressioni subite per la sua stessa volontà di esistere. Ci sono gruppi di terroristi, organizzati attorno all’Iran, che si adoperano per cancellarla dalle cartine geografiche. È naturale che Israele lavori per difendersi. Quanto al Governo italiano, è ridicolo e irresponsabile che due ministri della stessa Repubblica come Crosetto e Tajani, dicano cose così diverse su un tema tanto delicato”.
"Matteo Salvini ha dichiarato che Benjamin Netanyahu sarebbe il 'benvenuto' in Italia, ignorando deliberatamente la realtà dei fatti. È una vergogna giuridica, politica e morale. Vi è infatti un mandato d’arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale contro l’attuale premier israeliano, l’ex Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e il leader militare di Hamas Mohammed Deif per i crimini di guerra e crimini contro l’umanità", afferma quindi Marco Tarquinio, eurodeputato S&D.
"La CPI, il cui Statuto è stato ratificato anche dall’Italia, ha dichiarato riguardo a Netanyahu e Gallant di ritenerli responsabili di aver commesso 'il crimine di guerra della fame come metodo di guerra e i crimini contro l'umanità di omicidio, persecuzione e altri atti disumani'. Rifiutare questa realtà significa calpestare il diritto internazionale e mancare di rispetto alle vittime innocenti in Medio Oriente".
"Salvini, con le sue dichiarazioni, si allinea a Viktor Orbán, scegliendo di schierarsi dalla parte di chi è incriminato per violazione dei diritti umani e rinunciando con ostentazione a sostenere i principi democratici e lo stato di diritto. Si può e si deve trattare con chiunque per fermare massacri e costruire percorsi di pace, ma non si devono mai 'bombardare' il diritto internazionale e le istituzioni che lo presidiano. L'Italia non può permettersi di essere rappresentata da chi deliberatamente ignora giustizia e legalità internazionale".
Politica
Violenza su donne, appello Semenzato per una mozione...
La presidente della Comm. Femminicidio, 'la data è un simbolo importantissimo, ma puntiamo a buon provvedimento condiviso'
"Io conto ancora che si possa lavorare per l'unitarietà". Lo afferma all'Adnkronos la presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere Martina Semenzato, deputata di Coraggio Italia e del Gruppo parlamentare di Noi Moderati, che dopo il rinvio di martedì scorso dell’esame delle mozioni contro la violenza sulle donne, invita a lasciarsi alle spalle "questa corretta diatriba politica" e lancia "un appello alle commissarie della Commissione, con le quali abbiamo lavorato ed eravamo già arrivate a una sintesi, per riprendere il lavoro fatto e dare un esempio superando lo stereotipo del 25 novembre (Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne ndr)".
"Trovo giusto che ci siano le espressioni politiche ed è ovvio che di fronte a certe affermazioni ci sia una risposta politica da parte delle opposizioni: è la base della democrazia tra una maggioranza e una opposizione - sottolinea Semenzato facendo riferimento alle polemiche dopo le parole del ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara sulla violenza sulle donne e il patriarcato - Però ci vuole poi la messa a terra pratica di un lavoro comune".
Secondo Semenzato bisogna quindi guardare oltre la data del 25 novembre: "Se si vuole lavorare su un provvedimento insieme, lo possiamo fare anche dopo. E' un appello che faccio di riprendere in mano tutto il lavoro che avevamo fatto nelle scorse settimane: sappiamo che la mozione è una dichiarazione di intenti, ma è una dichiarazione di intenti importante perché è una linea programmatica. Non ha la forza legislativa di altri provvedimenti, ma ha la forza programmatica". "Non facciamoci prendere dall'angoscia della data, che è un simbolo importantissimo, 'scolliniamo' il perimetro della data e raggiungiamo l'obiettivo - conclude Semenzato - Preferisco fare un buon provvedimento condiviso piuttosto che ascriverne uno il 25 novembre".
Politica
M5S, la carica dei 90mila per la Costituente: la galassia...
Serve la maggioranza assoluta degli iscritti per la votazione di presidente e garante
La carica dei 90mila al voto per la Costituente del Movimento 5 Stelle. Sono 88.943, per la precisione, gli iscritti M5S che fino a domenica potranno prendere parte alla consultazione online per disegnare l'identikit del Movimento che sarà. Ma come si presenta la truppa pentastellata all'appuntamento con Nova?
Lo scontro Grillo-Conte
Lontani i tempi delle varie anime che attraversavano trasversalmente (a volte a geometrie variabili) il mondo grillino. Con l'addio di tanti big, il M5S di oggi è riconducibile in gran parte a Giuseppe Conte. Ma nessuno nasconde che il vero scontro in atto è tra il leader pentastellato e il fondatore Beppe Grillo. La metamorfosi è compiuta: dall'uno 'vale' uno' si è passati all'uno 'contro' uno. E, a meno di imprevedibili colpi di scena, in campo ne resterà solo uno.
L'appuntamento di domenica sarà uno snodo cruciale, tanto per il garante, quanto per il presidente. Se, infatti, la figura di Grillo rischia di essere cancellata con un colpo di penna, anche Conte è pronto a farsi da parte "se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora" dalla sua leadership, dice in un'intervista. Il riferimento è alla collocazione nel campo progressista, ma non c'è solo quello a far traballare la posizione del presidente pentastellato, che dalla sua ha sicuramente l''intellighenzia' del Movimento che, anche oggi, esorta la base a partecipare al voto.
Lo fa Roberto Fico con un post sui social, poco dopo aver spiegato che i problemi ci sono, ma non dipendono "dall'alleanza con il Pd. Sarebbe così anche se ci tenessimo a distanza", ma è proprio per questo motivo che "stiamo facendo l'Assemblea costituente, che deve essere un momento di ripartenza".
I big si schierano con l'ex premier
Fico, ex presidente della Camera e in odore di un nuovo posto al sole in Campania, non è l'unico a essersi esposto in tal senso: della collocazione nel campo progressista e di un 'matrimonio' con i dem ne ha più volte parlato anche l'unica governatrice regionale in quota Movimento 5 stelle, la sarda Alessandra Todde. E sulla stessa lunghezza d'onda viaggia anche il capogruppo al Senato, Stefano Patuanelli, uno dei primi ad applaudire il voto, tutt'altro che lusinghiero per il M5S, in Emilia-Romagna e Umbria. L'analisi di quelle percentuali un po' risicate ha sollevato qualche dubbio su Chiara Appendino, vicepresidente scelta da Conte. Ma è stata lei, sempre via social, a chiarire cosa intendeva quando ha parlato di un "Pd che ci sta fagocitando".
Dopo l'invito alla partecipazione, l'ex sindaca di Torino confermerà che voterà "per confermarci progressisti perché è quello che sono e sono sempre stata", oltre che per non cambiare nome e simbolo. E quindi: nessun problema con il presidente, che incassa l'encomio pubblico del capogruppo alla Camera dei pentastellati, Francesco Silvestri, e di Riccardo Ricciardi, anche lui vicepresidente del M5S.
Il toscano, che ruota nella galassia dei Cinquestelle dai meetup del 2007, è quello che più si è impegnato a portare acqua al mulino dell'ex premier, ammettendo gli errori - molti causati da scelte di qualcun altro e non di Conte -, ma evidenziando soprattutto la volontà di evolversi rispetto al passato. "Quando il Movimento era bambino - scrive su Facebook Ricciardi -, era giusto che vedessimo il mondo in quel modo, era giusto e normale che pensassimo che la politica fosse più semplice. Oggi il Movimento è adulto. E sarebbe ridicolo pensare come pensavamo allora". Un messaggio che, a giudicare dai numeri del post, fa breccia anche tra gli iscritti.
Toninelli e Raggi tifano Grillo
Tra i big, tra i quali Paola Taverna, vicepresidente vicaria del movimento, Vito Crimi, consulente del gruppo parlamentare pentastellato, Michele Gubitosa, Mario Turco, Pasquale Tridico, c'è anche qualcuno che non si schiera dalla parte di Conte. Tra i più critici c'è sicuramente Danilo Toninelli, che quasi quotidianamente tiene una rubrica sui social in cui spara a zero sulle scelte del presidente, una su tutte quella di non essere stato riconoscente a Grillo per averlo messo là, a capo del governo. Anche Virginia Raggi, che di fatto non si è mai esposta pubblicamente sull'argomento, è molto più vicina all'ala grillina e movimentista che a quella contiana. A fare il tifo per il garante, poi, ci sono tanti esponenti locali e attivisti.
Ormai lontani dal M5S, i due ex enfant prodige Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista hanno preso strade diverse. Il primo, oggi inviato Ue per il Golfo Persico, in un'intervista non ha voluto prendere posizione tra Conte e Grillo: "Ho vissuto anni straordinari, quando è nato mio figlio ho ricevuto messaggi bellissimi. Anche da Conte e da Grillo''. Il secondo, resta per molti una 'riserva' del Movimento, nonostante abbia abbandonato da tempo i pentastellati. Altro personaggio di spicco, che ha vissuto la stagione del Vaffa con Grillo e Gianroberto Casaleggio ma è stato anche lo spin doctor di Conte a palazzo Chigi, Rocco Casalino non si è espresso pubblicamente sulla contesa in atto. Ma intanto conta la base.
Sul ruolo del presidente, del garante, sulle modalità di votazione per le modifiche statutarie, sul Comitato di Garanzia e sul nome e sul simbolo serve che almeno la maggioranza assoluta degli iscritti partecipi affinché la votazione non debba essere ripetuta: in pratica 44.473 persone devono trovare del tempo tra oggi e domenica per collegarsi al sito e dare il proprio contributo. Per tutti gli altri quesiti, il quorum non serve, ma sarebbe auspicabile che si raggiungesse, anche perché è la prima volta, in Europa, che è la base a decidere, come spesso ha raccontato Conte nell'ultimo periodo.