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In data 29 gennaio l’incremento nazionale dei casi è +0,53% (ieri +0,57%) con 2.529.070 contagiati totali, 1.973.388 dimissioni/guarigioni (+19.879) e 87.858 deceduti (+477); 467.824 infezioni in corso (-6.793). Ricoverati con sintomi -381 (20.397); terapie intensive -18 (2.270) con 148 nuovi ingressi del giorno. Elaborati 268.750 tamponi totali (ieri 275.179) di cui 145.696 molecolari (ieri 164.216) e 123.454 test rapidi (ieri 110.963) con 81.172 casi testati (ieri 96.755); 13.574 positivi (target 4.311); rapporto positivi/tamponi totali 5,05% (ieri 5,22% – target 2%); rapporto positivi/casi testati 16,72% (ieri 14,85%, target 3%).

Nuovi casi soprattutto in: Lombardia 1.900; Emilia Romagna 1.320; Campania 1.175; Lazio 1.160; Puglia 1.069; Veneto 985; Sicilia 944; Piemonte 944. In Lombardia curva +0,35% (ieri +0,49%) con 34.156 tamponi totali (ieri 41.677) di cui 24.679 molecolari (ieri 31.142) e 9.477 test rapidi (ieri 10.535) con 8.748 casi testati (ieri 10.916); 1.900 positivi (target 1.000); rapporto positivi/tamponi totali 5,56% (ieri 6,24% – target 2%); rapporto positivi/casi testati 21,71% (ieri 23,84% – target 3%); 534.784 contagiati totali; ricoverati -47 (3.490); terapie intensive +8 (379) con 28 nuovi ingressi del giorno; 27.016 decessi (+77).

Si complicano sempre più i tempi della campagna vaccinale a causa delle continue riduzioni nella consegna di dosi rispetto a quanto definito dai contratti, centralizzati a livello di Unione europea. Ai problemi riscontrati con Pfizer-Biontech (apparentemente superati) e quelli che vedono un braccio di ferro in atto tra Ue e AstraZeneca (che ha comunicato un riduzione del 60% delle dosi previste nel primo trimestre) arriva una nuova segnalazione da parte di Moderna. L’impatto per l’Italia, nella settimana del 9 febbraio, vedrà una riduzione del 20,4% (da 166.000 a 132.000 dosi). I ritardi implicano un rallentamento della campagna vaccinale e un conseguente allontanamento dei due obiettivi chiave: la protezione rapida delle categorie più a rischio (personale sanitario e over 80) e il raggiungimento dell’immunità di gregge. Questo secondo elemento, in particolare, sta acquisendo sempre più rilevanza alla luce dell’insorgenza di alcune varianti virali: che, sia per la loro maggiore rapidità diffusionale, sia per la capacità di alcune di eludere parzialmente la risposta anticorpale, rendono la campagna vaccinale una corsa contro il tempo. Ottenere rapidamente l’immunità di gregge significa limitare, o addirittura escludere, il rischio dell’insorgenza di nuove varianti.

Occorre inoltre tenere presente che non tutti i vaccini hanno la stessa efficacia, elemento che impatta direttamente sulla quantità di popolazione da vaccinare (copertura minima vaccinale) per ottenere l’immunità di gregge. Nei giorni scorsi abbiamo visto che con i vaccini Pfizer-BioNtech e Moderna (efficacia 95%), il traguardo viene teoricamente raggiunto (usando le formule abitualmente adottate) dopo aver vaccinato il 63% della popolazione. Il vaccino della Novavax, società americana con cui l’Ue ha aperto trattative, richiede due dosi e ha un’efficacia dell’89%: in questo caso l’immunità di gregge si raggiungerebbe vaccinando il 67% della popolazione.

Il vaccino Johnson & Johnson, secondo fonti societarie riportate da alcuni media Usa, avrebbe un’efficacia del 66%: se così fosse l’immunità di gregge arriverebbe vaccinando il 91% delle persone. Il vaccino AstraZeneca è stato approvato oggi dall’Ema (l’Agenzia europea del farmaco) che in base agli studi clinici ha rilevato un’efficacia del 60%: l’immunità di gregge richiederebbe la vaccinazione del 100% della popolazione. Tutto questo nel caso in cui l’R0 delle varianti non eccedesse il valore di 2,5 (quello del Sars-CoV-2 originario): se accadesse, l’obiettivo si allontanerebbe sempre più fino a diventare, in teoria, irraggiungibile. Ma come abbiamo ricordato più volte questo vale, appunto, nella teoria: perché nella pratica, e quindi con la popolazione reale e non quella usata “a campione” negli studi clinici, si possono verificare variazioni anche importanti. Generate per esempio dalle caratteristiche della popolazione, con una maggiore o minore densità, oppure dall’adozione di misure di contenimento più o meno blande.

Prova ne sia, come abbiamo ricordato anche recentemente, che una campagna vaccinale capace di raggiungere il 95% della popolazione ha permesso di bloccare la circolazione di un virus come quello del morbillo, che esprime un R0 variabile tra 12 e 18: sulla carta inarrestabile, ma non nella realtà. Tutti i vaccini finora approvati concorreranno quindi, insieme al mantenimento delle misure di protezione individuale, a spegnere progressivamente l’epidemia. E sarà fondamentale fare presto. Restando al tema delle varianti il vaccino Pfizer-BioNtech protegge con piena efficienza da quella inglese, mentre induce una minore produzione di anticorpi nei confronti della sudafricana: non è stato ancora verificato se questa riduzione comporti una parallela perdita di efficacia, o se gli anticorpi sviluppati riescono comunque a bloccare il virus nel 95% dei casi. Il vaccino Moderna è efficace contro la variante inglese, meno contro quella sudafricana: per questo motivo sarà quasi sicuramente necessario un terzo richiamo. Il vaccino Novavax protegge dalla variante inglese, mentre contro quella sudafricana è già previsto lo sviluppo di un nuovo vaccino. Non si hanno per ora informazioni sulla risposta al vaccino della variante brasiliana, caratterizzata da mutazioni simili a quella del Sud Africa.

La complessità della risposta anticorpale che segue la vaccinazione rende per ora difficile ipotizzare una totale assenza di efficacia dei vaccini, ma anche una riduzione parziale potrebbe comportare una rapida riprogrammazione delle campagne in corso: con un terzo richiamo dello stesso vaccino (come per Moderna)? Con un richiamo con una nuova formulazione del vaccino? Da effettuare anche alle persone che hanno già completato la doppia somministrazione (al momento in Italia tutte con il vaccino Pfizer)? Tre domande per ora senza risposte, che arriveranno però a breve con il completamento degli studi in corso.

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Coronavirus

Covid, forte legame tra smog e virus: lo studio

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Ricerca Enea-Università di Roma Tor Vergata

Covid, forte legame tra smog e virus: lo studio

Uno studio Enea - Università di Roma Tor Vergata ha evidenziato una forte affinità tra il particolato atmosferico (Pm2.5) e la proteina Spike del virus Sars-Cov-2 responsabile del Covid. I risultati, che descrivono l’interazione tra le polveri sottili e il virus attraverso simulazioni di dinamica molecolare eseguite con il supercalcolatore Cresco6, sono stati pubblicati sulla rivista online Science of The Total Environment e rientrano nell’ambito del progetto Pulvirus.

“Durante la fase iniziale della pandemia la Lombardia e, in generale, tutta l’area della Pianura Padana sono state colpite più duramente dall’infezione virale rispetto al resto del Paese. Parliamo di una parte d’Italia tra le più inquinate e questo ha portato la comunità scientifica a ipotizzare un possibile ruolo del particolato atmosferico nella diffusione del virus”, spiega Caterina Arcangeli, ricercatrice Enea del Laboratorio Salute e Ambiente e coautrice dello studio insieme ai colleghi Barbara Benassi, Massimo Santoro e Milena Stracquadanio e ai ricercatori del Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tor Vergata Alice Romeo, Federico Iacovelli e Mattia Falconi.

Lo studio è partito dalla verifica e dimostrazione della presenza del genoma del virus responsabile del Covid-19 su almeno il 50% dei campioni di filtri per il Pm2.5 raccolti nella città di Bologna nell’inverno del 2021. “A seguire abbiamo realizzato al computer modelli molecolari semplificati di Pm2.5 e di Sars-Cov-2 e abbiamo valutato la loro interazione mediante simulazioni ad alte prestazioni eseguite con il supercalcolatore Cresco6”, aggiunge Arcangeli.

Le simulazioni - spiega una nota - hanno mostrato chiaramente che i glicani (zuccheri) presenti sulla superficie della proteina Spike giocano un ruolo importante nell’interazione tra virus e particolato, mediando il contatto diretto con la corrispondente superficie del nucleo di carbonio del Pm2.5. Inoltre, dallo studio emerge anche una stretta correlazione tra Pm2.5 e virus anche rispetto alle caratteristiche chimiche del particolato fine, il cui contenuto in carbonio elementare sembra avere una funzione guida nell’interazione con il Sars-Cov-2.

“Sebbene l’affinità tra Pm2.5 e Sars-Cov-2 appaia plausibile, la simulazione non permette di valutare se queste interazioni siano sufficientemente stabili per trasportare il virus nell’atmosfera o se il virione mantenga la sua infettività dopo il trasporto. La possibilità che il virus possa essere ‘sequestrato’ dal Pm, con conseguente riduzione di infettività e diffusione, o inattivato da questa forte interazione con il particolato non può essere quindi esclusa”, prosegue la ricercatrice Enea.

La forza delle simulazioni al computer effettuate da questo studio risiede nella capacità di modellare diversi tipi di particolato, variando sia la concentrazione che la composizione chimica degli inquinanti atmosferici. Queste simulazioni possono, dunque, rappresentare uno strumento utile per valutare rapidamente l’eventuale interazione delle polveri sottili con virus, batteri o altri bersagli cellulari rilevanti. “Questa possibilità potrebbe dimostrarsi utile per contrastare o controllare la diffusione di future malattie trasmesse per via aerea in regioni altamente inquinate e fornire informazioni utili per elaborare piani di controllo dell'inquinamento dell’aria”, conclude Arcangeli.

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Coronavirus

Doug Pitt: l’uomo oltre il nome famoso

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Nel mondo delle celebrità, spesso i riflettori sono puntati su nomi familiari come Brad Pitt, ma dietro ogni grande figura c’è un intero universo di individui che contribuiscono in modo significativo al loro settore e alla società nel suo complesso. Uno di questi casi è quello di Doug Pitt, fratello minore dell’acclamato attore Brad Pitt. Ma Doug è molto di più di “il fratello di”. È un imprenditore di successo, un filantropo appassionato e una figura che merita sicuramente di essere conosciuta più a fondo. Personalità sfaccettata e di grande successo, ha un nome costruito grazie alle sue aziende votate alla tecnologia e alle numerose attività di filantropo nel corso degli anni.

Dal fratello di Brad Pitt all’individuo di successo

Nato il 2 novembre 1966 a Springfield, nel Missouri, Doug Pitt è soprattutto conosciuto perché condivide lo stesso sangue con l’attore hollywoodiano Brad Pitt. Spesso cresciuto all’ombra del più celebre fratello maggiore, Doug ha intrapreso una strada di successo contando sulle proprie capacità e i propri interessi. Dopo aver completato gli studi all’università della sua contea, infatti, ha iniziato una carriera tutta in salita nei settori immobiliare e finanziario, mostrando sin da subito il suo talento nel mondo degli affari. Risale all’aprile del 1991 la fondazione della sua prima azienda, la ServiceWorld Computer, occupata nella fornitura di servizi informatici. A soli 25 anni inizia così la scalata che lo porterà nel mirino del club dei milionari.

Nel 2007 decide di cedere il 75 per cento degli interessi dell’azienda a Miami Nations Enterprises rimanendone però il proprietario e principale partner operativo. Nel 2012 fonda quindi TSI Integrated Services in collaborazione con TSI Global. Nel 2013 Pitt e Miami Nations Enterprises decidono di fondere ServiceWorld con TSI Global. Nel 2017 Pitt ricompra la sua prima società di computer creando la nuova Pitt Development Group, società specializzata in sviluppi commerciali e territoriali. Con questa azienda si è proposto come leader indiscusso nel settore.

Imprenditore e Filantropo

Doug Pitt non è solamente un uomo d’affari di successo, ma un filantropo impegnato che usa i suoi mezzi a disposizione per intervenire in aree critiche del mondo. “Care to Learn”, di cui è il fondatore, è un’organizzazione benefica che fornisce risorse essenziali a bambini che vivono in contesti difficili. L’organizzazione si concentra su bisogni fondamentali come cibo, vestiti e attrezzature scolastiche, permettendo ai più giovani di crescere e imparare in un ambiente positivo e accogliente.

Doug è anche collaboratore di Waterboys.comWorldServe International e Africa 6000 International (a cui partecipa anche la sorella Julie), organizzazioni impegnate nella fornitura di acqua potabile nei paesi africani più in difficoltà, come Tanzania e Kenya. Nel 2010 l’allora presidente della Tanzania Jakaya Kikwete lo ha insignito del titolo di Ambasciatore di buona volontà per la Repubblica Unita di Tanzania. Con questo titolo opera in qualità di intermediario per tutte quelle aziende che vogliono contribuire alla rinascita economica e culturale del paese. Nel 2011 il presidente americano Bill Clinton lo ha premiato con l’Humanitarian Leadership Award.

Dietro le quinte dell’industria del vino

Oltre al suo coinvolgimento nel settore immobiliare e nell’ambito delle opere di beneficenza, Doug Pitt ha anche sviluppato una passione per il mondo del vino. È coinvolto nella gestione di “Pitt Vineyards”, un’azienda vinicola che produce vini di alta qualità. Questa dedizione per il vino riflette la sua grande curiosità e il suo interesse per settori imprenditoriali differenti.

Una vita riservata

La famiglia di primo piano non ha impedito a Doug Pitt di mantenere un profilo relativamente basso nel mondo dei media. Ha cercato, infatti, di proteggere la sua privacy e di concentrarsi sul suo lavoro e sulle sue passioni, piuttosto che sfruttare la sua connessione familiare per attirare l’attenzione dei riflettori. Nel 1990 ha sposato Lisa Pitt, conosciuta all’università, e insieme hanno tre figli: Landon, Sydney e Reagan.

Nonostante abbia sempre cercato di non farsi notare, in certe occasioni è apparso sui media presentandosi in modo scherzoso come il fratello del più celebre Brad. Ha girato diversi spot pubblicitari, come quello per Virgin Mobile Australia, e in alcuni ha vestito persino i panni del fratello, come nella pubblicità per Mother’s Brewing Company. In diverse interviste rilasciate (come quella all’emittente Nova FM) ha anche ammesso di essere scambiato per il fratello almeno 3 volte a settimana da sconosciuti che lo incontrano per strada. Questo perché i due fratelli oltre a condividere carriere di successo, hanno effettivamente un fisico e dei lineamenti molto simili.

L’eredità di Doug Pitt

La storia di Doug Pitt dimostra come dietro a ogni individuo ci siano esperienze, imprese e passioni diverse che meritano di essere riconosciute. Pur essendo spesso additato come “il fratello di Brad Pitt”, la sua dedizione per il mondo degli affari, il suo coinvolgimento nella beneficenza e la sua capacità di perseguire le sue passioni lo rendono un esempio di impegno e di successo. Il suo lavoro nel settore imprenditoriale e filantropico dimostra come sia possibile creare un’eredità significativa indipendentemente dal nome di famiglia e che ognuno ha il potenziale per influenzare positivamente sulla vita degli altri.

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Coronavirus

È finalmente nelle sale cinematografiche il film “Tic Toc”

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E continua anche il suo tour promozionale con vari appuntamenti.

Girato a Terni negli studios di Papigno, la commedia è stata diretta dal regista Davide Scovazzo mentre la produzione è stata affidata ad Anteprima Eventi Production e Management S.r.l. di Massimiliano Caroletti. Il film vanta un cast di eccezionali attori noti al pubblico tra cui Eva Henger, Maurizio Mattioli, Sergio Vastano, Fausto Leali, Donatella Pompadour, Valentino Marini, Paolo Pasquali alias Doctor Vintage, Cristiano Sabatini alias Bike Chef, Simone Bargiacchi alias Antonio Lo cascio, Samuel Comandini Alisa Zio_ Command, Fabio Stirlani alias Stirlo , Dimitri Tincano, Jennifer Caroletti, Antonella Scarpa alias Himorta, Vanessa Padovani alias Miss Mamma Sorriso, Chaimaa Cherbal, Claudia Letizia ,Elena Colombi , Paola Caruso, Luigi Iocca, Giuseppe Lisco, Rosy Campanale, Daniel Bellinchiodo, Francesco Aquila, Michela Motoc.

E proprio Eva Henger con Massimiliano Caroletti insieme alla figlia Jennifer, al suo debutto sul grande schermo, sono ospiti della prestigiosa kermesse cinematografica Ischia Global Fest, e incontreranno il pubblico prima della proiezione con Doctor Vintage, anche lui nel cast della pellicola, nella serata del 13 luglio.

Filo conduttore del film il rapporto con i social. Tic Toc è una commedia che intreccia tante vicende e scopre tante realtà partendo dalla storia di quattro intraprendenti scansafatiche che per guadagnare qualche soldo decidono di rapire Eva Henger. Un progetto che frana a causa del Covid e che innesca un susseguirsi di intoppi divertenti: “Un gruppo di Sinti, una sorta di gang Fedeli al triste, ma vero, gioco di parole “è tutto LORO quello che luccica”, i quattro passano giornate ad invidiare le superstar di oggi , ovvero gli, e soprattutto le, Influencers, attribuendo a ognuno e a ognuna di loro vite principesche, fatte di limousines, jet privati, champagne della migliore categoria, ville gigantesche e stuoli di servitori, tutto ciò che, nella loro miseria, è loro negato dalla vita, in una maniera che, dal loro punto di vista, reputano ingiusta ed immorale. Stufi di raccogliere le briciole di quello che loro credono essere solo un mondo dorato e pieno di privilegi, i quattro mascalzoni vengono a sapere che la star Eva Henger inaugurerà una Escape Room (cosa che loro non hanno idea di cosa sia) a Terni, per cui a Zagaja, ma ben presto condiviso dagli altri pur se con qualche perplessità soprattutto da parte di Bike Chef, viene la “brillante” idea: appostarsi poco prima dell’entrata della Escape Room e rapire la Diva, che per lui è anche il suo sogno erotico da sempre, in modo da chiedere il riscatto ai suoi numerosi sponsor”, ha spiegato l’ideatore Fabio Stirlani. La trama affronta in chiave drammatica argomenti comici che riflettono l’attualità.

Un film che segna il grande ritorno al cinema di Eva Henger che per l’occasione ha interpretato se stessa. Un ruolo cucito alla perfezione su di lei: “Ho interpretato me stessa. Pensavo fosse facile, invece è stato difficilissimo. Quando si interpreta la propria persona ci si rende conto di non conoscerla realmente. Ho dovuto metterci dell’ironia, verve e passione, anche perché sarà un film comico, che farà ridere molto”. Assieme a lei sul set la figlia Jennifer Caroletti interessata a seguire le orme della madre.

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