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“Il Medico risponde”

TIA, Attacco Ischemico Transitorio

DOMANDA

Professore buon pomeriggio… Complimenti per la sua interessante e scrupolosa rubrica… Anch’io sono un’affezionata lettrice di Sbircia la notizia magazine… Scusi se la disturbo, per favore se non le arreca troppo fastidio, sarei lieta di sapere che cos’è un TIA, attacco ischemico transitorio, cosa lo determina, quali sono i sintomi, quali sono i fattori di rischio ed a quali esami sottoporsi…
Grazie anticipatamente per le cortesi risposte che vorrà gentilmente fornirmi sia online che per e-mail…
Saluti a lei e tutta l’attenta équipe del giornale…
Anna ( no Facebook, no Twitter )

RISPOSTA

A cura del Dr. Ferdinando Martinez

ATTENZIONE: "Le informazioni contenute in questa rubrica medica, non devono ASSOLUTAMENTE, in alcun modo, sostituire il rapporto Medico di Famiglia/Assistito. Si raccomanda per buona regola, di chiedere SEMPRE il parere del proprio Medico di Famiglia, o Specialista di fiducia, il quale conosce in dettaglio la storia clinica del proprio Paziente. La nostra rubrica, non avendo fatto un'anamnesi di chi ci scrive, impossibile online, ha il solo ed esclusivo scopo  informativo, decliniamo quindi tutte le responsabilità nel mettere in pratica qualsiasi chiarimento o indicazione riportata al solo scopo esplicativo e divulgativo. Qualsiasi domanda umanamente  intrattabile via web, verrà automaticamente cestinata. Grazie per la gentile comprensione."

Salve Anna, grazie per la sua cortese mail e grazie per i suoi complimenti e grazie per avermi ed averci preferito, ne siamo profondamente lusingati.
Lei, con la sua mail, tocca un argomento serissimo, delicatissimo ed importantissimo e, per tal motivo, sono lieto ed onorato di risponderle a scopo semplicemente chiarificatore.

TIA Attacco Ischemico Transitorio

Che cos’è?

Anna, un TIA è una perdita della funzione cerebrale oppure oculare, dovuta alla mancanza di irrigazione di questi organi, una temporanea interruzione o riduzione dell’afflusso del sangue al cervello. L’attacco Ischemico Transitorio è un episodio neurologico di breve durata e presenta un completo recupero. Si manifesta in un’ampia varietà di modi e crea sintomi che sono spesso discreti e che non dovrebbero assolutamente, per tal motivo, oscurare la sua potenziale gravità apparentemente celata. La durata dell’incidente è un elemento fondamentale, in genere è compreso tra cinque minuti, mezz’ora o meno di un’ora. Il 25% dei TIA dura meno di cinque minuti, il 40% meno di 15 minuti ed il 60% meno di un’ora. Gli uomini sono più colpiti delle donne (2/3) e la frequenza aumenta con l’avanzare dell’età, il 75% di questo incidente si verifica dopo i 65 anni.

Il rischio di trombosi, embolia o di un conseguente AVC Accidente Vascolare Cerebrale è molto alto se non vengono affrontate immediatamente le cure specifiche ad ogni singolo caso. Ciò rende un’emergenza seria un TIA, da non sottovalutare assolutamente, poiché, generalmente, una persona su tre con Attacco Ischemico Transitorio che non venga scrupolosamente assistita e curata sembrerebbe essere colpita successivamente da un ictus nel giro di un anno. Dunque, un paziente attento e coscienzioso, dopo i sintomi, se si rivolge subito al proprio medico per accertamenti e le le cure specifiche, correrà meno rischi di sviluppare disturbi analoghi o più gravi problemi, come appunto l’ictus. Al contrario, un paziente che, trascorsi i sintomi del TIA, sottovaluta e trascura il grave episodio subito, quindi non si sottopone agli esami e alle cure specifiche del caso, è purtroppo a forte rischio di ricadute e di ictus.

Cosa lo determina?

Anna, l’aterosclerosi con placca aterosclerotica e suoi depositi di piastrine, i cristalli di colesterolo che si staccano e formano coaguli all’interno dei vasi che creano a distanza l’occlusione di un vaso di calibro inferiore. La conseguenza: un’occlusione arteriosa transitoria e un breve attacco ischemico. Gli emboli di origine cardiaca, conseguenze dell’aritmia cardiaca e soprattutto della fibrillazione atriale, complicanze delle protesi valvolari, cardiopatia valvolare aortica o mitralica essenzialmente. Anche una storia familiare di TIA, ictus e attacco di cuore è una causa determinante.

Quali sono i sintomi?

Anna, i segnali avvertiti sono estremamente variabili. I disturbi presentati possono essere motori, sensoriali, visivi o addirittura riguardano il linguaggio. Tra questi sintomi di Attacchi Ischemici Transitori (TIA) ricordiamo:

  • Emiparesi: diminuzione della forza muscolare di un arto superiore o inferiore o di entrambi contemporaneamente, dallo stesso lato, per diversi minuti, perdita dell’equilibrio e della coordinazione motoria;
  • Disturbi sensoriali unilaterali, percepiti su un lato del corpo;
  • Parestesie: formicolio, intorpidimento, indolenzimento in metà del corpo;
  • Difficoltà nella deambulazione;
  • Difficoltà visive, offuscamento della vista, cecità monoculare transitoria, ovvero possibilità di vedere solo con un occhio per pochi minuti;
  • Difficoltà a parlare, disartria: difficoltà di articolazione o addirittura disturbi della deglutizione, disturbi del linguaggio che vanno da un disturbo dell’articolazione anartria o un gergo incomprensibile gergonafasia, alla completa perdita temporanea afasia della parola;
  • Panico: sintomi come dolore toracico, senso di soffocamento, vertigini, nausea e respiro affannoso;
  • Ipotermia: alterati processi di termoregolazione con ridotta produzione di calore;
  • Atassia: disturbi dell’equilibrio senza o con vertigini;
  • Sensazione di intorpidimento della faccia e degli arti;
  • Difficoltà a comprendere.

Qualsiasi sintomo di questo tipo che sia regredito, indipendentemente dalla sua durata, deve essere necessariamente considerato un’emergenza sia per confermare la diagnosi o escluderla, sia per avviare ulteriori importanti esplorazioni e trattamenti oculati in merito.

Quali sono i fattori di rischio?

Anna, i fattori di rischio sono gli stessi di quelli per l’ictus in generale. Molti sono legati allo stile di vita e quindi possono essere controllati. Gli studi epidemiologici sono inequivocabili:

  • Ipertensione arteriosa (HTA): questo è il fattore dominante. Un aumento di 5-10 mmHg millimetri di mercurio, della normale pressione diastolica aumenta il rischio di ictus del 40%;
  • Fumo: il rischio relativo di ictus correlato al fumo attivo e passivo rispetto a quello dell’ipertensione è 1,5 per il tabacco contro 4 per l’ipertensione. Ma nonostante ciò, il fumo è pericoloso, trasformando il rischio relativo in un rischio elevato;
  • Colesterolo: il rischio di ictus in caso di ipercolesterolemia sarebbe compreso tra 1,3 e 2,9;
  • Malattia cardiaca: il rischio di TIA aumenta con la cardiopatia ischemica, infarto del miocardio o insufficienza cardiaca e, con la cardiopatia embologenica fibrillazione atriale. Il rischio relativo è quindi da 4 a 5;
  • Diabete: rischio relativo da 1,5 a 2;
  • Alcol: i risultati degli studi sono contraddittori. Un consumo giornaliero di un bicchiere di vino rosso, sembrerebbe protettivo. Il rischio aumenta vertiginosamente se si superano i due, tre bicchieri. Vietati perentoriamente gli altri tipi di alcolici e super alcolici come Brandy, Cognac, Armagnac, Gin, Grappa, Liquori, Rum, Tequila, Mezcal e Vodka;
  • Ormoni: terapia ormonale sostitutiva per la menopausa;
  • Omocisteina: elevati livelli di omocisteina nel sangue;
  • Estrogeni, contraccettivi: diversi studi hanno riscontrato un aumento del rischio;
  • Droghe: uso di allucinogeni, droghe, cocaina, anfetamine e metanfetamine;
  • Ereditarietà: storia familiare di TIA, ictus e attacco di cuore;
  • Anemia falciforme: i globuli rossi, per via della loro forma, tenderebbero a formare degli agglomerati che ostruiscono i vasi sanguigni;
  • Obesità, sovrappeso;
  • Inattività fisica, vita sedentaria.

A quali esami sottoporsi?

Anna, l’Attacco Ischemico Transitorio richiede l’effettuazione di esami urgenti. La valutazione deve essere effettuata con impellenza in una Unità Neurovascolare Dedicata o, in mancanza, in un centro atto a far fronte alle emergenze neurovascolari e dotato delle attrezzature necessarie.

  • Elettrocardiogramma (ECG): misura il ritmo e l’attività elettrica dell’apparato cardiocircolatorio;
  • Radiografia toracica: per individuare eventuali ingrossamenti o segni di infezioni o congestione nel cuore;
  • Ecocardiogramma: test tramite ultrasuoni, per ottenere informazioni accurate circa la struttura, il funzionamento e le valvole del cuore;
  • Test di funzionalità polmonare: si tratta prevalentemente di una spirometria, che valuta in che misura e a quale velocità l’aria viene introdotta ed espulsa dai polmoni;
  • Test cardiovascolare da sforzo con cicloergometro: utile per individuare patologie coronariche e valutare la resistenza allo sforzo fisico;
  • Risonanza magnetica cardiaca: permette di effettuare, attraverso onde magnetiche e radio, fotografie dettagliate della struttura del cuore e dei vasi sanguigni;
  • Tecniche di medicina nucleare: prevedono l’inserimento di traccianti nella circolazione del sangue per rendere chiaramente visibili, tramite appositi scanner, cuore e vasi sanguigni;
  • Tomografia multistrato computerizzata TAC multistrato: tecnica di recente sviluppo, non invasiva, per valutare la funzionalità del cuore e delle arterie coronariche;
  • L’EcocolorDoppler dei Tronchi Sovraortici TSA: ecografia delle carotidi o dei vasi epiaortici, valutaetermina se il vaso presenti una stenosi, cioè un punto in cui l’arteria, ridotta di calibro, consente il passaggio di una minore quantità di sangue;
  • L’Angiografia cerebrale: per studiare lo stato delle arterie intra ed extra craniche, per verificare eventuali ostruzioni vascolari a causa della presenza di un trombo o di una stenosi dovuta ad aterosclerosi.

È possibile sottoporsi anche ad esami del sangue indicati per individuare eventuali problemi. Inoltre il BNP o il suo analogo NT-proBNP è importante per la diagnosi e la prognosi dello scompenso cardiaco.

  • Capacità di coagulazione sanguigna: la tendenza a formare, coaguli di sangue potrebbe predisporre alla formazione di trombi o emboli all’interno dei vasi sanguigni;
  • Pressione sanguigna: l’ ipertensione è una delle cause principali di TIA e ictus;
  • Livelli di colesterolo nel sangue: alti livelli comportano una predisposizione a TIA, ictus e problemi di cuore;
  • Livelli di glucosio nel sangue, la cosiddetta glicemia: il diabete, è uno dei fattori di rischio principali di TIA e ictus;
  • Livelli di omocisteina: alti livelli sono generalmente legati a TIA, ictus e disturbi cardiovascolari.

Quali trattamenti?

Anna, l’obiettivo del trattamento e del controllo dei fattori di rischio è prevenire le fatidiche recidive. Innanzitutto, ad ogni Attacco Ischemico Transitorio di origine indeterminata, viene prescritto un trattamento antitrombotico a base di Anticoagulanti come l’eparina, il warfarin il coumadin. O Antiaggreganti piastrinici ad esempio l’aspirina, il clopidogrel, il dipiridamolo. Sarebbe opportuno trattare quindi, la gestione dei fattori di rischio cardiovascolare, con inflessibili e severe misure dietetiche igieniche, come ad esempio:

  • Smettere di fumare;
  • Controllo del peso seguendo un regime dietetico sano: il sovrappeso è deleterio, la circonferenza della vita dovrebbe essere inferiore a 88 cm per le donne e 102 cm per l’uomo;
  • Pratica regolare e costante di un’attività fisica: almeno 30 minuti al giorno, rispettando ovviamente eventuali controindicazioni e le possibilità di ciascun individuo che verranno valutate dal proprio medico o specialista;
  • Evitare gli alcolici e super alcolici;
  • Mantenere normali i valori di pressione arteriosa;
  • Controllo glicemico ad intervalli regolari;
  • Controllo costante dei parametri lipidici, in particolare del colesterolo LDL;
  • Consigliabile un serio monitoraggio continuo e disciplinato, sotto il diretto controllo del medico curante o dello specialista.

In casi estremi si ricorre al trattamento chirurgico. Le carotidi, vengono così analizzate internamente, dato che potrebbero essere occluse da un trombo o da una placca aterosclerotica. Se tale occlusione è seria, espone il paziente ad un episodio di ictus, pertanto è opportuno liberare il passaggio e permettere un normale flusso di sangue. Gli interventi possibili sono due:

  • Endoarteriectomia carotidea: tramite un’incisione a livello del collo, interviene sull’arteria carotidea, sostituendo la porzione occlusa dalla placca aterosclerotica con piccoli pezzi di tessuto artificiale;
  • Angioplastica e stent: viene infilato uno stent, ovvero un tubicino metallico espandibile, a livello della carotide. Condotto nel punto dove c’è l’occlusione, il tubicino viene gonfiato per riaprire il vaso ostruito dalla placca aterosclerotica.

Anna, le ricordo che le mie risposte sono semplicemente a scopo strettamente divulgativo e, pertanto, non intendono in alcun modo sostituirsi all’autorevole parere del Medico di famiglia, del Medico Curante o di altre Figure Sanitarie di fiducia o specialistiche, preposte alla corretta interpretazione del problema in oggetto, a cui rimando, obbligatoriamente e rigorosamente, per ottenere una più precisa indicazione incline sulle origini di qualsiasi eventuale sintomo inerente alle domande da lei gentilmente poste. Per presumibili dubbi o eventuali informazioni specifiche più personali, è pertanto correttamente opportuno, consultare il proprio Medico curante e/o lo Specialista.

Anna la ringrazio nuovamente per la preferenza accordatami e le auguro una meravigliosa domenica.

Rumores fuge, ne incipias novus auctor haberi: nam nulli tacuisse nocet, nocet esse locutum
Fuggi le chiacchiere, per non essere reputato un loro fomentatore: a nessuno nuoce aver taciuto, nuoce aver parlato.
(Marco Porcio Catone)

Aspettiamo le vostre domande, inviatecele via mail a info@sbircialanotizia.it

Docente di Medicina Clinica e Chirurgia Generale: si occupa principalmente della nostra rubrica “Il medico risponde”, ma anche della creazione di articoli riguardanti il campo della medicina. Tutti gli articoli vanno considerati a scopo esclusivamente informativo.

Salute e Benessere

Università: teatro in corsia, alla Sapienza progetto...

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Rosalba Panzieri, ideatrice del progetto, 'si deve ripartire da una relazione autentica in cui arte e scienza cooperano per sostenere la persona malata'

Rosalba Panzieri

Domani durante il convegno il Teatro e la cura all'Università Sapienza di Roma, attraverso il teatro e la letteratura Rosalba Panzieri - scrittrice e attrice e ideatrice del progetto di umanizzazione della medicina - sarà presenterà agli studenti la Cartella clinica umanizzata, un protocollo di sperimentazione per sostenere la psiche della persona malata e favorire il rapporto medico paziente. Il progetto cartella clinica umanizzata, sostenuto da Cnr, Fnomceo, riprende il tour di sperimentazione negli ospedali italiani e sarà presentato agli studenti anche attraverso una performance teatrale dell’autrice.

"Arte e medicina sono strumenti contigui e primari di cura e questo evento di studio e di incontro con i cittadini e si connotano come una risorsa e una riflessione necessaria per promuovere e sostenere una nuova cultura di dialogo tra arte e scienza, tra medico e paziente. Infatti - spiega Rosalba Panzieri - soltanto superando la separazione e la frammentazione tanto dei saperi quanto degli individui è possibile dare una formazione e una risposta evoluta alla richiesta di cura". Il convegno è organizzato dalla professoressa Sonia Bellavia, ordinario di storia del teatro, in collaborazione con Rosalba Panzieri, Alessandro Frolli, professore associato Psicologia Sviluppo e Comunicazione di Unint e la dottoressa Palma Guida, docente presso Unint, insieme a Roberto Calabrese, psicologo e musicoterapeuta. "Il convegno è stato pensato per far dialogare tra loro, in modo virtuoso, discipline diverse, per una rivalutazione globale dell’umano e rendere partecipi gli studenti", ha sottolineano Sonia Bellavia.

Paolo Petralia, già direttore Generale del Gaslini di Genova e vice presidente vicario della Fiaso, interverrà nella giornata di sabato, "nella relazione medico-paziente si esprime la necessità del prendersi cura, che precede e moltiplica gli effetti delle cure”. Cristoforo Pomara, professore di Medicina Legale all’Università di Catania, altro relatore della giornata di sabato, ricorda che "come sancito dalla legge, la comunicazione è tempo di cura ed è lo strumento più efficace nella prevenzione dei conflitti". Conclude Panzieri, "uno degli scopi primari del progetto è creare una nuova cultura dell’uomo che rivoluziona, e al contempo restituisce alle origini, la relazione medico-paziente. Soltanto ripartendo da una relazione autentica in cui arte e scienza cooperano per sostenere la persona malata è possibile superare la personalizzazione restituire una cura che sia rispondente al concetto di salute sancito dalla nostra costituzione".

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Curiosità

Cioccolato fondente: Benefici sorprendenti per cuore, mente...

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Chi non ama l’idea di mordere un quadretto di pura delizia scura? Ma aspettate, non è solo questione di golosità: è molto più di questo. Dietro quell’aroma intenso e quel sapore unico si nasconde un piccolo tesoro di benefici per la nostra salute. Parliamo di un piacere che sa essere alleato del nostro corpo, della mente e anche dell’umore. Ma vediamo di cosa si tratta e come mai il cioccolato fondente meriti davvero tutto questo amore.

Il cioccolato fondente: più di un dolce

Il cioccolato fondente non è solo un altro dessert sul tavolo. Se guardiamo un po’ più a fondo, ci accorgiamo che è davvero speciale e non solo per quel sapore un po’ amaro che rimane sul palato. Deriva dai semi del cacao, una pianta straordinaria, con un contenuto di cacao che di solito supera il 70%. Sì, avete capito bene, è proprio questo che lo rende diverso dalle altre varianti, come quello al latte o quello bianco. Insomma, più è scuro, meglio è.

Il cioccolato fondente, quello vero, quello che metti in bocca e ti fa chiudere gli occhi senza neanche rendertene conto, non ha bisogno di altro. Pochi ingredienti, ma quelli che contano davvero. Massa di cacao, burro di cacao, un po’ di zucchero, giusto quel tanto che serve per bilanciare l’amaro. E se siamo fortunati, magari un pizzico di vaniglia, quel piccolo tocco che lo rende ancora più speciale, come un segreto tutto tuo. Ah, e certo, c’è anche la lecitina di soia. Ma sai cosa? È lì solo per fare in modo che tutto si leghi, che resti insieme come dovrebbe. E basta. Nient’altro. La sua magia è proprio questa. Nella semplicità. Niente superfluo, solo l’essenziale. Come tutte quelle cose belle che non fanno rumore, che non devono urlare per farsi notare. La bellezza vera è sempre nascosta nella semplicità, in quel piccolo gesto che ti fa vibrare dentro. E il cioccolato fondente è esattamente questo. La prova più dolce che, a volte, meno è davvero di più.

Allora, cosa c’è davvero in quei 100 grammi di cioccolato fondente, quello buono, quello con il 70-85% di cacao? Beh, ci sono circa 600 calorie. Sì, lo so, può sembrare tanto, ma aspetta un attimo. Non è solo una questione di numeri. Dentro c’è molto, molto di più. Ci sono le fibre, e non sono poche: 10-12 grammi di pura soddisfazione. Quelle fibre che ti riempiono, che ti fanno sentire sazio, come se dicessero: “Ehi, adesso va bene così”. E poi, incredibile ma vero, ci sono anche le proteine. Sì, 7-8 grammi di proteine, in un dolcetto! Chi l’avrebbe mai detto? È quasi un regalo. E i grassi? Certo, ci sono anche loro, ma sono quelli buoni, quelli che il tuo corpo apprezza. Come l’acido oleico, lo stesso che trovi nell’olio d’oliva. È roba buona, capisci? Poi… ci sono i minerali: ferro, magnesio, rame, manganese. Tutto ciò di cui il tuo corpo ha bisogno, racchiuso in un piccolo morso delizioso. Incredibile, vero?! Un autentico concentrato di energia e salute. Un piccolo tesoro nascosto, un gesto di gentilezza che fai a te stesso. Ogni volta che ne prendi un pezzetto, è come dire a te stesso: “Oggi mi voglio bene“. Ed è proprio questo, alla fine, che fa la differenza. Prendersi cura di sé, un morso alla volta.

Gli antiossidanti: i veri supereroi del cacao

Ma chi l’avrebbe mai detto che il cioccolato potesse essere un vero supereroe? Non sto scherzando. Sotto quella scorza scura e quel gusto intenso, c’è una vera e propria forza della natura. Il cioccolato fondente è pieno zeppo di antiossidanti. Sì, quei piccoli guerrieri invisibili, come i polifenoli, i flavanoli e le catechine, pronti a combattere contro i radicali liberi. Sapete chi sono i radicali liberi? Quelle molecole impazzite che vagano per il nostro corpo, danneggiando le cellule e facendoci invecchiare più in fretta. Beh, il cioccolato, con i suoi flavonoidi, agisce come uno scudo. Ci protegge. Aiuta il nostro corpo a resistere ai guai. Meno rughe, meno malattie. Meno rischio di diabete, di problemi al cuore e, perché no, magari anche di quei malanni che fanno davvero paura, come certi tipi di cancro. Ogni morso è come un piccolo alleato che entra in battaglia per noi. Chi lo avrebbe mai immaginato, vero? Un superfood che si gusta, che si sente, e che ci fa anche del bene.

Immaginate questo: uno studio del Journal of the American Heart Association ci dice che il cioccolato fondente, quello buono, con tanto cacao, è addirittura più potente dei mirtilli o del melograno quando si tratta di antiossidanti. Roba da non credere, vero? Ma è proprio così. Ogni singolo boccone è come un piccolo regalo che facciamo al nostro corpo, un gesto che va ben oltre la golosità. Un morso che ci coccola e, allo stesso tempo, ci protegge. Chi avrebbe mai pensato che il piacere potesse essere così salutare?

Un cuore più forte con il fondente

Ok, parliamo di cose concrete. Il cioccolato fondente fa anche un gran bene al cuore. Sì, proprio così. Sono i flavanoli i veri eroi qui, quelli che fanno la differenza. Hanno questo superpotere: stimolano la produzione di ossido nitrico. Ora, non voglio essere troppo tecnico, ma l’ossido nitrico è quella molecola che rilassa i vasi sanguigni, li allarga un po’, lasciando scorrere meglio il sangue e quindi, abbassando la pressione. Praticamente come una carezza che il cioccolato fa al nostro sistema circolatorio. Magia? No, pura e semplice scienza, ma con un pizzico di meraviglia.

Ma sapete qual è l’altro superpotere del cioccolato fondente? Aiuta a migliorare il colesterolo, quello buono. Proprio l’HDL, quello che fa bene al nostro cuore. E nel frattempo combatte l’LDL, il colesterolo cattivo, quello che fa guai nelle arterie. Meno placche, meno rischi. Insomma, meno preoccupazioni per il nostro cuore. Non è una cosa da poco, eh? E pensate che uno studio pubblicato su Nature dice che mangiare cioccolato fondente regolarmente può ridurre il rischio di malattie cardiovascolari del 37%. Vi rendete conto? Tutto questo per un quadretto di cioccolato. Io dico che ogni tanto, un pezzettino, ce lo meritiamo davvero.

Un boost per il cervello: concentrati e felici

Anche la nostra testa ne trae beneficio e alla grande. Quei composti bioattivi che si trovano nel cacao? Sono come un’iniezione di energia per il cervello. Migliorano il flusso di sangue alla testa e questo significa più memoria, più concentrazione. Sai quei giorni in cui hai bisogno di essere sveglio e attento? Bene, il cioccolato è tuo amico. C’è anche un po’ di caffeina e teobromina, quelle piccole sostanze che danno quella carica giusta, quella spinta quando serve davvero. Non è magia ma… quasi.

I flavanoli, nel cacao, sono come quei vecchi amici che ci stanno accanto nei momenti difficili, quelli che ci danno una mano a restare svegli, attenti, vivi. Sono piccole magie che fanno la differenza, davvero. Sono dei perfetti alleati nel ridurre quel declino cognitivo che, inevitabilmente, arriva con l’età… Ma non solo superficialmente: aiutano anche a tenere lontane quelle malattie che fanno paura, come l’Alzheimer! Il cioccolato fondente è come un abbraccio per il cervello, un compagno che ci fa restare lucidi, che ci aiuta a ricordare chi siamo, a restare noi stessi più a lungo. Un pezzetto e ti senti quasi protetto, come se qualcuno stesse dicendo: ‘Tranquillo, ci sono io‘.

Il cioccolato fondente e il buonumore: una dolce medicina

Il cioccolato ci rende felici, su questo non c’è dubbio. Ma avete mai davvero pensato al perché? Non è solo per quel sapore inconfondibile, quel mix perfetto di dolcezza e amarezza che ci avvolge e ci fa sorridere. C’è qualcosa di più profondo. Il cioccolato fondente è come un piccolo mago che lavora dietro le quinte, stimola la produzione di endorfine, quegli ormoni che ci fanno sentire bene, che ci regalano quella sensazione di “va tutto bene, per un attimo è tutto a posto“. E non finisce qui, oh no. Aiuta anche il rilascio di serotonina, quella sostanza che ti fa sentire sereno, in pace, come se fossi avvolto in una coperta calda durante una giornata fredda.

Il cioccolato ha un piccolo segreto romantico che non tutti conoscono. C’è un pizzico di magia nascosta dentro ogni morso: la feniletilamina. Sì, lo so, sembra un termine complicato, ma fidatevi, è più semplice di quanto sembri. Questa è quella sostanza chimica che il nostro cervello produce quando ci innamoriamo. Avete presente quel batticuore, quel brivido che ti corre lungo la schiena quando vedi qualcuno di speciale? Bene, è un po’ come se il cioccolato potesse farci provare qualcosa di simile. Ogni volta che ne mordiamo un pezzo, il nostro corpo reagisce, come se ci stessimo innamorando di nuovo. Ecco perché, quando siamo giù, una tavoletta di cioccolato è molto più di un semplice dolce. È una piccola promessa che, anche solo per un attimo, tutto tornerà ad andare bene. Non risolverà tutti i problemi, certo, ma quel piccolo morso riesce a farci sentire, almeno per un attimo, un po’ più leggeri, un po’ più sereni.

La pelle ringrazia: un beneficio inaspettato

E chi l’avrebbe mai detto? Il cioccolato fa bene anche alla pelle! Sì, proprio così. Ci sono quegli antiossidanti nel cacao che sembrano fatti apposta per proteggerci dai danni del sole, come se ci dessero uno scudo in più contro quei fastidiosi raggi UV. Ci sono pure studi – sì, roba seria, condotti in Germania – che ci dicono che una dieta ricca di flavanoli può rendere la pelle più resistente al sole, più idratata, più densa. Insomma, più forte. Ebbene sì, è un alleato anche per quello che vediamo ogni giorno nello specchio.

Questi antiossidanti sono veri combattenti, riducono lo stress ossidativo che è dietro a tante infiammazioni e, sì, anche a quel fastidioso problema chiamato acne. Quindi, pensateci: il cioccolato potrebbe significare anche una pelle più sana, più luminosa. Una piccola coccola che, aiuta anche a far risplendere il viso. Non è meraviglioso?

Controllo del peso: sembra un paradosso?

Lo so, sembra strano, vero? Parliamo di cioccolato, e chi mai penserebbe che possa aiutarci a controllare il peso? Ma il fondente, quello buono, ha delle sorprese. È pieno di fibre, e quelle fibre ci danno quel senso di sazietà che ci fa dire ‘ok, basta così’. Ci aiutano a non cedere ai mille spuntini fuori pasto, a quel bisogno di mangiare qualcosa solo per riempire un vuoto. Certo, non è un lasciapassare per mangiarne a chili, è pur sempre calorico. Ma se lo usiamo con un po’ di testa, può essere davvero un alleato, un piccolo trucco per sentirsi appagati senza esagerare.

Ma aspetta, alcuni studi ci raccontano che i flavanoli del cacao aiutano a migliorare la sensibilità all’insulina. Vuol dire che il nostro corpo gestisce meglio lo zucchero nel sangue, lo regola, lo tiene sotto controllo. Non è forse incredibile? Questo è un aiuto vero e proprio, soprattutto per chi ha qualche problema con l’insulina o per chi è a rischio di diabete. Un piccolo morso e magari, un grande aiuto. Sì, davvero un alleato inaspettato.

Non dimentichiamo la moderazione

Tutto ha un limite, anche il cioccolato. Nonostante tutti questi benefici, è bene ricordare che il cioccolato fondente contiene calorie, grassi e zuccheri. Quindi, come ogni cosa nella vita, è questione di equilibrio.

Ok, lo so, tutto ha un limite, anche il cioccolato. Per quanto sia buono e pieno di benefici, non possiamo esagerare. Gli esperti ci dicono di non superare i 30 grammi al giorno. Sì, lo so, non è tantissimo, ma è abbastanza per darci quel piccolo momento di gioia senza far danni. E poi, scegliete sempre quello buono, con tanto cacao, almeno il 70% o più. Così vi godete tutto il meglio senza esagerare con gli zuccheri. Ah e attenti alla caffeina: se siete un po’ sensibili, il cioccolato può darvi quella carica che diventa agitazione, magari anche un po’ di insonnia.

E le allergie? Ah, sì, parliamone. Non è uno di quei dettagli che possiamo ignorare. C’è chi è allergico al cacao stesso, pensa un po’, e poi ci sono tutte quelle altre cose che magari non ci pensi: la lecitina di soia, le tracce di frutta a guscio, tutte quelle piccole aggiunte che per qualcuno possono fare la differenza tra un momento di piacere e uno di fastidio o peggio. Il cioccolato fondente è un capolavoro, sì, ma è importante conoscere cosa c’è dentro. Bisogna leggere bene l’etichetta, prendere quel minuto in più per assicurarsi che sia tutto a posto, soprattutto se sai di avere qualche intolleranza o allergia. Perché la cosa bella del cioccolato è che va gustato senza preoccupazioni, con la testa tranquilla e il cuore leggero. Quindi, occhio agli ingredienti e poi goditelo, davvero, senza pensieri.

Un piccolo momento di benessere

Il cioccolato fondente, dunque, ti aiuta a stare meglio, ti fa bene al cuore, ti coccola il cervello, solleva l’umore e, incredibile ma vero, fa bene anche alla pelle. Sì, basta davvero poco, solo un pezzettino, ma buono. Un cioccolato di qualità, scelto con cura. Non bisogna esagerare, è vero, ma goderselo piano, con moderazione. Perché è così che le cose buone fanno la differenza.

E allora, perché non prenderci un attimo per noi? Un quadratino di cioccolato fondente al giorno, niente di complicato, solo un piccolo gesto che ci regala un po’ di felicità. Quel pezzettino che sciogliendosi in bocca ti fa sorridere, che sembra dire: “Tranquillo, va tutto bene“. Non è solo il sapore, è un modo per volerci bene, per prenderci cura di noi stessi, senza troppi fronzoli. Un momento semplice, ma pieno di significato. Ogni morso è un atto d’amore che facciamo alla nostra mente, al nostro cuore. Lasciatevi andare, concedetevi questo piccolo piacere senza pensarci troppo, con tutto l’entusiasmo che merita.

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Salute e Benessere

Malattie cardiovascolari bimbi, da pediatri 5 consigli per...

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Malattie cardiovascolari bimbi, da pediatri 5 consigli per prevenirle

Le malattie cardiovascolari iniziano in età pediatrica ed è proprio durante l’infanzia che occorre prevenirle, individuando precocemente i fattori di rischio. A lanciare l’allarme è la Società italiana di Pediatria (Sip) in occasione del suo congresso nazionale, in corso a Firenze. "A partire dagli 8-10 anni, nei bambini con fattori di rischio, come obesità o predisposizione familiare, è importante monitorare il profilo lipidico attraverso gli screening per le dislipidemie, che misurano i livelli di colesterolo e trigliceridi, entrambi fattori di rischio per malattie cardiovascolari", ricordano i pediatri che hanno elaborato 5 consigli per prevenire le malattie cardiovascolari in età pediatrica.

I consigli: 1) Prevenire il sovrappeso. Promuovere stili di vita sani, con un'alimentazione equilibrata, attività fisica a partire dal bambino più piccolo, evitare il fumo (anche passivo); 2) Monitorare la pressione arteriosa. A partire dai 5 anni, includere la misurazione della pressione nei bilanci di salute del pediatra di famiglia; 3) Se il bambino è in sovrappeso o con ipertensione è bene eseguire esami approfonditi; 4) Valutare la predisposizione familiare. Raccogliere un’anamnesi familiare aggiornata e, in caso di familiarità per patologie cardiovascolari precoci o disturbi del metabolismo glucidico (diabete) o lipidico (aumento del colesterolo o dei trigliceridi) oppure ipertensione arteriosa sottoporre i bambini a una valutazione approfondita; 5) Colesterolo alto. A partire dagli 8-10 anni, introdurre gli screening delle dislipidemie nei bambini con fattori di rischio come obesità o predisposizione familiare.

'Prime alterazioni vascolari sono già evidenti nei vasi di molti soggetti nella prima decade di vita'

L’ipertensione arteriosa e le dislipidemie sono, con il diabete mellito, tra i più frequenti e importanti fattori di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari. "Fortunatamente gli eventi cardiovascolari si manifestano clinicamente quasi esclusivamente nell’età adulta. Tuttavia, le prime alterazioni vascolari, le strie lipidiche, sono già evidenti nei vasi di molti soggetti nella prima decade di vita e molti fattori di rischio, quali ipertensione e dislipidemie, se ricercati, sono già presenti in un numero non trascurabile di bambini e ragazzi. Secondo alcuni studi condotti sia su scala italiana che internazionale, l’ipertensione arteriosa nella popolazione pediatrica si attesta intorno al 4-5%. Nei bambini obesi, però, l’incidenza arriva fino al 20-25%", sottolinea Marco Giussani, segretario Gruppo di studio Sip dell’Ipertensione arteriosa e del rischio cardiovascolare.

Quando preoccuparsi? "In alcuni casi, il cuore del bambino può presentare condizioni come il 'soffio innocente', che non richiedono interventi e si risolvono con l’età. Tuttavia, situazioni di dubbio vanno indirizzate a un centro cardiologico pediatrico per escludere problemi gravi", spiega Gianni Bona, Clinica Pediatrica dell'Università del Piemonte Orientale.

'Un bambino con un peso eccessivo è già un problema'

Ciò che invece deve destare preoccupazione è il sovrappeso, che ormai riguarda una percentuale sempre più vasta di bambini e adulti, tanto da parlare di pandemia metabolica. "Un bambino con un peso eccessivo è già un problema, poiché non di rado la sua condizione resterà invariata anche dopo l’adolescenza. In alcune regioni d’Italia, circa il 40% della popolazione tra gli 8 e i 10 anni è in sovrappeso. E questo deve creare preoccupazione", avverte Gianni Bona, Clinica pediatrica dell'Università del Piemonte Orientale. Queste condizioni di rischio, se non trattate, nella maggior parte dei casi si trascinano dall’età pediatrica a quella adulta. Ipertensione arteriosa e dislipidemie sono, di gran lunga, più frequenti tra i bambini e gli adolescenti in eccesso ponderale. «La prevenzione deve puntare a individuare precocemente nei singoli bambini i principali fattori di rischio cardiovascolare per trattarli con un intervento personalizzato che, nella maggior parte dei casi, sarà solo dietetico-comportamentale», interviene ancora Giussani.

Screening cardiovascolari: quando e perché iniziare. "A partire dai 5 anni, è consigliabile misurare annualmente la pressione arteriosa a tutti i bambini. Se i parametri di pressione, peso, altezza e Bmi sono normali, non è necessario uno screening cardiaco specifico. In caso di sovrappeso o ipertensione, invece, sono raccomandati esami più approfonditi, come un'ecocardiografia e test ematici (glicemia, colesterolo, trigliceridi)", precisa la Sip. Anche nei bambini normopeso, ma con una predisposizione familiare per le malattie cardiovascolari, è importante effettuare uno screening che includa gli stessi esami. "La familiarità può raddoppiare il rischio di malattie cardiovascolari, per cui è essenziale condurre un’anamnesi familiare aggiornata, includendo anche i parenti di secondo grado", conclude Bona.

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