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Intervista esclusiva a Fabiola Balestriere: «Non vedo l’ora di prendere la patente e di andare a votare»

Nata il 18 Febbraio 2003 sotto il segno zodiacale dell’acquario, ha appena compiuto 18 anni e già ha un curriculum di tutto rispetto, esordendo in TV nel 2007 nella celebre soap “Un posto al sole“. Stiamo parlando di Fabiola Balestriere: attrice e modella originaria di Castellammare di Stabia, a soli 8 anni ha recitato nel film internazionale per il cinema “Il Rito“, per la regia di Mikael Håfström, insieme all’attore Premio Oscar Anthony Hopkins.

Tra i suoi lavori anche i film “Babbo Natale non viene da Nord” (regia di Maurizio Casagrande), “Troppo Napoletano” (regia di Gianluca Ansanelli) e “Veleno” (regia di Diego Olivares), oltre alle serie TV “R.I.S. Roma 2“, “L’ombra del destino“, “Il Tredicesimo Apostolo“, “Squadra Antimafia“, “Sotto Copertura” e naturalmente “Un posto al sole“, dove interpreta Alice da 14 anni.

Noi di Sbircia la Notizia Magazine l’abbiamo incontrata e per l’occasione ci ha concesso un’intervista esclusiva in cui ci ha raccontato un po’ di se, del suo futuro, delle sue passioni, del suo lavoro e come se ciò non bastasse, abbiamo parlato anche di temi di attualità e molto altro.

Ciao Fabiola, benvenuta su Sbircia la Notizia Magazine. Siamo davvero felici di averti come nostra ospite! Iniziamo con la nostra fondamentale domanda di rito: come ti descriveresti nella vita di tutti i giorni, quando non sei sul set?
Ciao e grazie innanzitutto a voi per questa opportunità. Nella vita di tutti i giorni sono una “neo diciottenne”, quindi composta principalmente da scuola, studio, amici e famiglia. Amo stare con la mia famiglia ma altrettanto stare con le persone a cui voglio bene, quindi amici, cugini che per me è come se fossero amici, oltre al legame dei sangue che effettivamente abbiamo. Insomma, la mia vita è quella di una teenager qualsiasi: il fatto che io sia un’attrice non influenza in nessun modo la mia quotidianità.

Questo per te è un periodo molto importante, hai infatti compiuto 18 anni. Quali sono adesso le tue priorità? E quali sono le prime cose che farai ora che sei maggiorenne?
La prima cosa che veramente aspettavo da tantissimo è proprio quella di entrare, finalmente, a tutti gli effetti nel mondo dei grandi. Posso dire di essere stata a contatto sin da bambina con “il mondo dei grandi”, se così si può chiamare. Sono sempre stata circondata da persone molto adulte, ho sempre vissuto in ambienti diversi magari da quelli che frequentavano le ragazzine di 10 anni, 14 e così via. Per questo mi sono sentita sempre un po’ più grande rispetto agli altri, però effettivamente il fatto che io adesso abbia 18 anni è molto emozionate. Le mie priorità, attualmente, sono la patente come credo che lo sia per tutti coloro che compiono la maggiore età: sembra un po’ banale come cosa però per me è davvero un grande traguardo, un grande passo avanti perché è simbolo di libertà, un po’ come per dire al mondo “ci sono anche io adesso”. Un’altra cosa che aspettavo da molto tempo è il voto – sono molto appassionata della politica, non sono una sfegatata ma ho idee mie personali per quanto riguarda la politica ma questo è un altro discorso. In generale, quindi, ciò che mi entusiasma maggiorante è la patente, il voto e ovviamente la libertà di una persona che può avere a 18 anni. Non è un’indipendenza totale ma sicuramente un bel passo in più.

Adesso hai 18 anni ma quando sei entrata a far parte di Un posto al sole, nei panni di Alice Pergolesi, ne avevi solo 4. Come puoi descrivere questa tua prima esperienza che poi si è rivelata un successo che continua ancora oggi?
Quando ho iniziato Un posto al sole avevo circa 4/5 anni. Ero veramente piccolissima, era un mondo che non avevo mai avuto l’occasione di vivere fino ad all’ora perché a quell’età non pensi che sia quello il tuo futuro e anche adesso ho magari dei dubbi riguardo a questo, però in generale iniziare da bambina un percorso del genere mi ha segnata in tutti i sensi: mi ha aiutata proprio nella crescita personale. A 10 anni, ad esempio, sapevo molte più cose, molte più dinamiche, vivendo e lavorando nel mondo degli adulti, che mi hanno aiutata e che ancora adesso porto veramente nel mio cuore come esperienze di vita. Recitare sia in Un posto al sole che poi in tutti gli altri film mi ha aiutato, è stata per me un’esperienza che si è rivelata sicuramente un successo, che mi ha insegnato veramente molto e mi ha arricchita come persona.

Nonostante trasferte e trasferimenti, interpreti Alice da ben 14 anni. Quali sono i punti in comune tra te e il tuo personaggio che interpreti in UPAS?
I punti che ho in comune con Alice sono veramente tanti. Obiettivamente siamo due persone totalmente diverse, perché Alice è un un po’ una pazzerella ma è molto ribelle quasi quanto me e il rapporto un po’ conflittuale con la famiglia c’è ma penso che sia anche naturale a quest’età, sia per Alice che ha quattordici anni e sia per me ormai a diciotto. C’è sempre stato questo rapporto leggermente conflittuale ma è giusto così, in quanto questo è un periodo della vita in cui hai uno spirito di rivincita, uno spirito molto forte che devi far valere in un modo o nell’altro. Poi abbiamo entrambe una grande sensibilità, perché Alice è una persona molto sensibile che si nasconde dietro la sua figura ma in realtà è molto sensibile, un po’ come me.

Quali sono i valori più importanti per te che caratterizzano in modo particolare la tua vita?
Il valore più importante in assoluto per me è il rispetto, penso che sia una delle cose più importanti che i miei genitori mi abbiano insegnato e che continuo ad avere tutt’ora perché il rispetto è essenziale nella vita di tutti e soprattutto perché senza rispetto sono dell’idea che non si vada avanti in nessun modo. Bisogna sempre avere rispetto per gli altri, che sia un anziano, un amico, un animale, un familiare, le culture, una religione… Insomma, è indispensabile nella vita di tutti e quindi credo che sia uno dei valori più belli e quello su cui ho lavorato di più perché non è facile, magari in certi momenti in cui perdi il senno e inizi a delirare, a “svalvolare”, però sicuramente questo è il valore principale che mi ha insegnato la mia famiglia e che negli anni ho continuato a migliorare e a coltivare.

Quali tra le varie esperienze cinematografiche e televisive ti è rimasta particolarmente nel cuore e perché?
Tutte le esperienze lavorative che ho fatto mi hanno segnata, diciamo che ho lasciato un pezzo di cuore in qualsiasi cosa che io ho fatto. Come già ho detto prima, mi hanno aiutata a crescere, mi hanno fortificata, mi hanno aperto gli occhi dandomi lezioni di vita che un mio coetaneo magari non ha avuto o che ha avuto in maniera diversa. Io le ho avute proprio attraverso la recitazione, quindi sono veramente grata alla vita per tutte le esperienze che mi ha dato.

Come hai scoperto la tua passione per la recitazione e quali sono le altre tue più grandi passioni?
Io sono sempre stata dell’idea che la recitazione, un po’ come la musica, il canto, ecc o ce l’hai o non ce l’hai e io penso di averlo sempre avuto. Sono nata con questo modo di approcciarmi alle persone, sono una persona molto allegra, molto malleabile e quindi riesco sempre ad adattarmi nelle varie occasioni in cui mi trovo: questa è una delle caratteristiche che un attore deve assolutamente avere e io penso di esserci un po’ nata con questa “dote”, se così si può definire. Un’altra mia grande passione è sicuramente lo sport, perché mi ritengo una persona molto sportiva, anche se non sembra (ride, ndr) sono una persona molto dinamica che ama stare sempre in movimento. Amo la lettura e lo studio perché mi piace essere una persona acculturata ed avere un vocabolario più forbito, insomma mi piace molto documentarmi o se vogliamo possiamo definirla anche “curiosità”.

I tuoi genitori ti hanno sostenuta sin da subito o inizialmente erano scettici, magari perché questo è un mondo un po’ senza scrupoli, forse troppo impegnativo per una bambina?
I miei genitori mi hanno sostenuta sin da subito, mio padre forse era quello un po’ più scettico all’inizio perché ero piccola, entravo in un mondo “strano”, contorto, pericoloso sotto certi punti di vista. Però devo essere sincera, i miei genitori mi hanno subito permesso di fare questo lancio, sono stati diciamo il mio “trampolino” effettivamente, permettendomi di spiccare il volo. Poi da lì in poi me la sono vista diciamo “da sola”, loro per me ci sono sempre stati e ci sono ancora, anzi! Sicuramente senza il loro sostegno non sarei mai arrivata fino qui.

In che modo ami trascorrere il tuo tempo libero?
Amo trascorrere il mio tempo libero facendo qualsiasi cosa. Odio stare senza far niente, non mi piace poltrire perché è una cosa che mi distrugge emotivamente e psicologicamente, quindi sono una persona sempre sul molto sul pezzo, molto dinamica, molto attiva, nel senso che non sono una persona pigra che preferisce stare sul divano anziché uscire, fare una passeggiata, vedere un tramonto… Quindi il mio tempo libero lo trascorro principalmente con le persone a cui voglio più bene e soprattutto nei miei posti del cuore. Quando sono un po’ giù di morale e mi sento un po’ sola, amo scendere a piedi e farmi una lunga passeggiata sul “mio” lungomare, ovvero il lungomare della mia città.Osservare le persone e il panorama mi rilassa.

In Un posto al sole vengono trattate spesso tematiche sociali importanti, ad esempio proprio la tua Alice è stata vittima di cyberbullismo. Ci racconti le emozioni che hai provato quando hai girato delle scene così intense? Che feedback hai ricevuto da parte dei telespettatori?
Grazie ad Un posto al sole ho avuto l’opportunità di trattare argomenti molto importanti e di attualità: ad esempio l’episodio in cui Alice è stata vittima di cyberbullismo. Non nego che anche io da piccola, più o meno nel periodo delle medie, ho affrontato una situazione del genere e quindi riportarlo effettivamente in scena, insomma quando le persone vedevano quelle scene un po’ di verità c’era, non era solo finzione e comunque tutto si basa bene o male sulla sensibilità dell’attore. Io ero molto legata ed appassionata a quel tema, a quello del cyberbullismo in particolare ma anche a quello delle situazioni in cui ci sono dei genitori divorziati oppure scene anche di altri film, come ad esempio Veleno e Squadra Antimafia in cui venivano trattati argomenti importanti come “la terra dei fuochi”, la mafia, la camorra. Tematiche sicuramente molto importanti che sono piaciute ai telespettatori, alcuni ragazzi mi hanno contattata per saperne di più, anche per avere un conforto, una “spalla su cui piangere” e alla fine è anche questo il bello: sapere che non sei solo e che ogni volta che fai viene vista bene o vista male, comunque viene captata dalle persone.

Nel 2011 hai recitato nel film “Il Rito” insieme all’attore Premio Oscar Anthony Hopkins, dove sei stata selezionata tra 350 bambine. Come ti è sembrato recitare con uno dei più grandi attori di fama internazionale?
Nel 2011 ho recitato proprio con Anthony Hopkins, ammetto che è stata una delle esperienze più belle. Mentirei a dire che “ricordo tutto come se fosse ieri”: non è così perché ero piccola, sono passati molti anni e per me era tutto un po’ un gioco. Forse non sapevo neanche chi fosse effettivamente Anthony Hopkins all’inizio perché non ero ancora proprio ben inserita in quel mondo e non ero un’amante del cinema come lo sono adesso. Poi negli anni ho pensato “caspita, ho lavorato con un attore pluripremiato e non con una persona qualsiasi” e questa vi giuro che è stata una delle esperienze più belle che forse porterò nel mio cuore veramente per sempre. Vincere un provino in Italia per un film girato all’estero (con attori, troupe e produzione americani), con delle audizioni che durarono tantissimo tempo e con tantissime persone, penso che sia stata una delle cose più belle della mia vita. Alla fine “vince” chi non va li per vincere, nel senso che io ero andata lì con la consapevolezza di poter perdere ma anche di poter vincere, insomma andai lì per divertirmi e questa credo che sia la cosa più bella che in realtà mi ha aiutata anche in tutti gli altri provini. Vedevo ragazze agitate ed impaurite che dicevano “io perderò, non mi prenderanno mai, ecc…”, io invece arrivavo lì e scherzavo, giocavo, facevo altre cose… Ma ancora adesso, magari leggo i copioni in macchina e dopo non li guardo proprio più, perché io sono molto sicura di me stessa e prendo tutto questo con una grande spensieratezza.

Tocchiamo anche un argomento spinoso ma più che mai attuale: il Coronavirus ha cambiato drasticamente le abitudini di tutti, in tutto il mondo. Che impatto ha avuto la pandemia, in particolare, sulla tua vita e come hai trascorso i due lockdown?
Questo del Coronavirus è sicuramente un tema importante e che mi è molto a cuore, perché mi ha destabilizzata molto. Diciamo che il primo lockdown l’ho preso abbastanza bene in quanto vedevo che con il passar dei giorni la situazione peggiorava e ringraziavo il cielo che io e la mia famiglia stavamo bene, nonostante mio padre e mia madre lavorino in ospedale. Molti della mia famiglia sono ospedalieri quindi erano sempre molto esposti al Covid. Questo mi ha un po’ aiutato, poi è arrivata l’estate che ha portato un po’ di spensieratezza e in seguito è tornato il terrore che ancora adesso stiamo vivendo e che purtroppo, non vi nego che non sto affrontando nel miglior modo possibile. Secondo me, il segreto è fare di tutta questa situazione un grande insegnamento, anzi uno dei più grandi insegnamenti che la vita ci possa dare, ovvero innanzitutto “vivere l’attimo” che è una cosa che ho anche tatuato, tra l’altro. Vivere l’attimo senza costruirsi falsi programmi, perché la vita è imprevedibile; da un momento all’altro può succedere una cosa del genere e tu sei disarmato, devi trovare la forza di amarti e dire a te stesso “ok, puoi farcela, perché gli altri sì e tu no?”. Non bisogna mai piangersi addosso, perché più lo fai, più stai male e non vivi bene e queste situazioni devono essere vissute con grande lucidità e tanta consapevolezza. Soprattutto io alla fine mi sento in dovere di dire un grande “GRAZIE” perché io sto bene, così come la mia famiglia e le persone a cui voglio bene e mi ritengo fortunata, a differenza di altre persone che, purtroppo, non possono dire altrettanto.

Ti iscriverai all’università? Quale facoltà sceglierai?
A Settembre, se tutto va bene, mi iscriverò all’università. Mi sto già preparando per i test di psicologia, ho scelto questa facoltà perché vorrei intraprendere un percorso nuovo, diverso da quello di attrice che sicuramente non accantonerò: anzi, andrò a Roma proprio per poter seguire corsi di cinema, di teatro e così via. Ma al di là della mia professione di attrice, vorrei iniziare a lavorare un po’ sul mio futuro che attualmente non può puntare tutto sulla recitazione, per questo alternerò i due percorsi e vedremo come va.

C’è qualche progetto per il futuro di cui puoi anticiparci qualcosa?
C’è un progetto per il futuro veramente molto bello, di cui però in questo momento ancora non posso dire nulla per ragioni contrattuali ma appena potrò dire qualcosa sarete sicuramente i primi a saperlo. Si tratta di un grande progetto a cui ho lavorato veramente molto che merita davvero (ne riparleremo appena possibile, ndr).

Sei nata e vivi a Castellammare di Stabia, una bellissima città con una lunga storia alle spalle e che tu ami follemente. In futuro, per avere maggiori sbocchi professionali, hai in programma di trasferirti in una città più grande?
Castellammare per me è la città più bella del mondo. Io questo lo dico sempre: ho viaggiato, anche se non tantissimo e vi dico che Castellammare di Stabia è una città bella, piena di cultura e di storia. Negli anni, studiando in questa città, ho avuto l’opportunità di scoprirla ancora meglio. Ogni piccola parte della mia città ha una storia che è molto affascinante, a partire dal Monte Faito, poi si affaccia sul Vesuvio, di fronte abbiamo lo Scoglio di Rovigliano, le Terme… E poi a pochi passi c’è Pompei, una città ricca di storia che con i suoi Scavi è visitata dai turisti di tutto il mondo. Anche Castellammare ha molti scavi: Villa Arianna, Villa San Marco, dei posti meravigliosi che dovrebbero essere pubblicizzati il più possibile e che prima o poi giuro che riuscirò a far riemergere. Ogni città merita di avere “un posto nel mondo” e qualcuno che se la ricordi per sempre. Io penso che Castellammare sia uno dei più bei ricordi che mi porterò per sempre; adesso non so dove mi porterà la vita, in quale posto abiterò, non so dove andrò. Magari rimarrò qui per tutta la vita, oppure andrò in America, all’estero… Non lo so, però da settembre se tutto va bene andrò a Roma, un’altra città che mi piace da morire: ci sono stata già molte volte perché molti provini e molti film li ho girati proprio lì. Però Castellammare rimarrà per sempre il mio posto del cuore, è la mia “casa”.

Quali consigli ti senti di dare ad un tuo coetaneo intenzionato ad intraprendere la tua professione?
Ai miei coetanei posso dire di seguire sempre il proprio cuore senza farsi influenzare dalle idee altrui, dai vostri genitori, dalla famiglia… Ognuno deve avere la libertà di seguire quello che vuole, tutti devono “rincorrere” qualcosa, ma qualcosa che effettivamente si vuole rincorrere perché quando qualcuno ti obbliga a fare qualcosa ma tu non te la senti, non vivrai mai bene. Soprattutto è importante lavorare e studiare, perché non è una cosa da prendere alla leggera – per diventare un attore, così come un regista, un cameraman, ecc studiare è fondamentale. È un mondo particolare che cambia giorno dopo giorno, quindi devi sempre essere pronto alle novità e ad interagire con gli altri.

Parliamo infine del web. Che rapporto hai con i social network e quanto credi che siano importanti, al giorno d’oggi e nel bel mezzo di una pandemia, social come Instagram e Facebook?
Il mio rapporto con i social è un po’ odio e amore, ci sono giorni in cui non ho proprio voglia di postare, né di vedere e fare stories. Invece ci sono altri giorni in cui ho proprio bisogno di sfogarmi con i miei follower, che non sono tantissimi perché non sono una persona che si lega molto ai numeri, anche perché alla fine il “numero” è una cosa molto relativa… C’è chi si impegna per avere milioni di follower, io invece penso molto di più alla sostanza. L’idea dei social è comunque bella perché è un mezzo importantissimo di comunicazione, di scambi di interessi, di dibattiti. Molto spesso mi ritrovo dei veri e propri dibattiti sui social che mi fanno stare veramente bene perché vedo persone che magari vivono dall’altra parte del mondo che però la pensano come me ed altre che, invece, la pensano diversamente e che mi fanno ragionare spiegandomi il loro punto di vista. In generale, i social si possono definire un’arma a doppio taglio però la verità è nel mezzo, quindi non bisogna fare un eccesso ma non bisogna neanche privarsene totalmente.

Tornando a parlare del cyberbullismo, ti va di approfondire un po’ questo tema?
Il cyberbullismo è qualcosa i terribile, è una piaga del mondo attuale perché ci sono persone che nella vita magari sono sole, frustrate che per alleviare un loro dolore devono prendersela con gli altri. Questa è una cosa che non ho mai capito, io sono dell’idea che la rabbia e lo sfogo possano essere incanalati in qualcosa di più bello e costruttivo. Dal dolore si sono creati dei capolavori, dalla sofferenza si sono creati i libri… La cattiveria è sbagliata, così come lo è agire d’impulso, perché a mio parere prima di fare qualcosa bisogna sempre contare fino a dieci. La stessa cosa vale anche per chi scrive dei messaggi dietro ad uno schermo, i soliti “leoni da tastiera” che alla fine magari nella vita sono un gruppo di persone emarginate, oppure chi non ha il coraggio di dire le cose in faccia. Io penso che parlare con una persona faccia a faccia sia la cosa più costruttiva che ci possa essere, perché hai una visione diversa quando parli con una persona guardandola negli occhi, anziché dietro ad un cellulare: in questo modo ti nascondi, ti crei una copertura, una corazza e questo non va bene perché in quel momento non stai facendo del bene, stai facendo del male. Quando vedi una persona stare male dal vivo, sono dell’idea che anche la persona più cattiva del mondo si fermi ed inizi in qualche modo a ragionare.

Qual è la tua filosofia di vita?
Io ritengo che credere in se stessi, prendersi cura dei propri sogni, lavorare per i propri obiettivi e amare se stessi sia fondamentale. Queste sono le cose che mi ripeto da diciotto anni, sono i miei promemoria di vita che giorno dopo giorno mi hanno resa la persona che sono oggi: forte, determinata, solare e soprattutto “sognatrice”.

Fabiola Balestriere è attiva su Instagram con il suo profilo ufficiale.

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Animato da un’indomabile passione per il giornalismo, Junior ha trasceso il semplice ruolo di giornalista per intraprendere l’avventura di fondare la sua propria testata, Sbircia la Notizia Magazine, nel 2020. Oltre ad essere l’editore, riveste anche il ruolo cruciale di direttore responsabile, incarnando una visione editoriale innovativa e guidando una squadra di talenti verso il vertice del giornalismo. La sua capacità di indirizzare il dibattito pubblico e di influenzare l’opinione è un testamento alla sua leadership e al suo acume nel campo dei media.

Interviste

Intervista a Nicol Angelozzi, dal set a Madrina del Catania...

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Nicol Angelozzi è un’attrice emergente dal talento e dalla determinazione straordinari. Nonostante la giovane età, ha già conquistato ruoli importanti, arrivando al pubblico televisivo con la serie Confusi, disponibile su RaiPlay, in cui ha interpretato un ruolo da protagonista. Ora è pronta a ricoprire il prestigioso ruolo di Madrina al prossimo Catania Film Fest, evento di spicco nel panorama del cinema indipendente.

In questa intervista, Nicol condivide la sua passione per la recitazione, i sogni ed i progetti che la attendono nel futuro.

Nicol, sei giovanissima ma hai già fatto passi importanti nella tua carriera di attrice, come ad esempio il ruolo da protagonista in Confusi. Come è nata questa passione per la recitazione e cosa ti ha spinta ad intraprendere questa strada?
“Da quando ero piccola ho sempre amato il mondo dello spettacolo. Ricordo che appena trovavo una spazzola in giro per casa, la prendevo e iniziavo a cantare, ballare e ad inventare storie. A scuola, non perdevo occasione di partecipare alle recite; ero sempre in prima linea. Da lì ho capito che quello poteva essere il mio mondo. La recitazione mi rende viva e mi fa provare emozioni intense. Per questo, mi impegno ogni giorno con tutta me stessa per inseguire il mio sogno.”

Sarai la Madrina della prossima edizione del Catania Film Fest, che si terrà dal 13 al 17 novembre 2024. Cosa significa per te questo ruolo e quale contributo speri di portare al festival?
“Sono molto emozionata di poter ricoprire un ruolo così importante, tornare nella mia città Catania e aprire le porte del festival. Spero di portare tanta freschezza e gioia, e di contribuire al successo di questo evento che valorizza il cinema indipendente.”

Il Catania Film Fest è un importante evento per il cinema indipendente. Secondo te, qual è il valore di questi festival per i giovani attori e per l’industria cinematografica in generale?
“Ieri in un’intervista dicevo che i festival avvicinano le persone al mondo del cinema e permettono di approfondire le proprie conoscenze. Avere l’opportunità di vedere film che in sala sono spesso difficili da trovare è un’occasione preziosa. Tantissime scuole ed università parteciperanno al programma del festival, e questa adesione mi rende molto felice.”

Guardando alla tua esperienza professionale, c’è un ruolo o un progetto che consideri particolarmente significativo nel tuo percorso?
“Sicuramente il ruolo di Maria Grazia in Confusi mi ha segnato particolarmente. Avere la possibilità di interpretare un personaggio per un mese intero è una sfida bellissima: ti permette di creare e cucirti il personaggio addosso, di viverlo davvero dall’inizio alla fine.”

Quali sono i tuoi progetti futuri?
“Ci sono dei progetti di cui purtroppo non posso ancora parlare, ma che saranno molto entusiasmanti. Soprattutto, continuerò a studiare ed a formarmi, perché credo che lo studio faccia davvero la differenza in questo mestiere.”

Quali attori o registi ti ispirano di più nel tuo lavoro, e con chi sogni di collaborare in futuro per continuare a crescere professionalmente?
“Mi piacerebbe interpretare un ruolo action, magari sullo stile di Lara Croft—sarebbe davvero divertente! Vorrei lavorare con Ferzan Ozpetek, per la sua grande delicatezza nella narrazione. Spero di avere la possibilità di esplorare sempre di più in questo mestiere, passando dalla recitazione alla televisione, o anche alla radio.”

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Cultura

L’evoluzione dei graffiti nell’arte: intervista a Nico...

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Nico “Lopez” Bruchi è un artista poliedrico: pittore, fotografo, video-maker ed attivista sociale, incarna l’arte nella sua totalità. La sua passione per la creatività si manifesta in ogni campo in cui si esprime.

Nato a Volterra, in una famiglia di creativi, “Lopez” si è immerso fin da giovane nelle subculture urbane come lo skateboard e la street art, che hanno profondamente influenzato il suo percorso artistico e di cui, ed in breve tempo, è diventato uno dei punti di riferimento più importanti.

Oggi ricopre il ruolo di direttore artistico della EDFcrew, un ambizioso progetto di arte sociale che si dedica alla riqualificazione urbana. Con questo collettivo, Bruchi realizza decine di interventi artistici all’anno, trasformando spazi trascurati in opere d’arte, e continua a lavorare come direttore creativo su scala internazionale, collaborando a progetti innovativi che uniscono arte, design e impegno sociale. Lo incontriamo per parlare di urban art.

Cosa sono i graffiti per te?

Sono la più antica e necessaria espressione e affermazione dell’esistenza umana. Nascono nella preistoria e sono antecedenti alla scrittura. Sono cambiati i modi, ma non abbiamo mai smesso di farne, quindi si può dire che siano la più primordiale forma espressiva che abbiamo. Sono da sempre anche una forma di appropriazione di spazi e concetti, per questo motivo sono stati spesso generati in occasione di ribellione di manifestazioni di dissenso, con desiderio d’imponenza, d’invasione di spazi pubblici per autoproclamare sovversivi messaggi alla popolazione. Sono stati vera e propria pubblicità, decorazione, espressione di potenza e ricchezza (affreschi nelle ville), raffigurazione del divino (affreschi nelle chiese).

Per me, però, tutto nasce con i graffiti di Fernando Oreste Nannetti, meglio noto come NOF4, uno degli ospiti del manicomio di Volterra che, durante gli anni di reclusione, incise con le fibbie delle cinture tutte le mura esterne del padiglione manicomiali, creando un vero e proprio diario della sua mente. Considerato un capolavoro dell’Art Brut, il graffito di Nannetti, nella sua cripticità, riportava autoaffermazioni della sua esistenza e personali definizioni del proprio essere, tra le più leggibili, si distingueva questa: “…io sono un astronautico ingegnere minerario nel sistema mentale. Questa è la mia chiave mineraria. Sono anche un colonnello dell’astronautica astrale e terrestre.”

Crescere circondato da un’opera così potente ti lascia un segno profondo. La prima volta che scrissi su un muro avevo circa 7 anni, usando un pezzo di alabastro che un artigiano lasciava fuori dalla sua bottega per farci disegnare. Anni dopo, intorno ai 14, scoprii i graffiti “a bomboletta”, come i chiamo io. Praticando skateboard da rollerblading ero spesso negli skatepark ed inevitabilmente inciampai in alcuni writers milanesi e svizzeri. Rimasi affascinato e qualche anno più tardi cominciai dilettarmi nell’uso degli spray.

Vivendo a Volterra, con le sue antiche mura vincolate come beni storici, per evitare denunce iniziai a sperimentare coi graffiti nell’ex manicomio abbandonato. Passavo le giornate da solo a esercitarmi con gli spray. Quel luogo divenne il centro dei graffiti a Volterra, e per rispetto di NOF4, mi sono sempre impegnato a proteggere il suo lavoro, raccontando la sua storia agli artisti e invitandoli a dipingere altrove.

Come hai incontrato la EDFcrew?

Un giorno, un amico (Daniele Orlandi a.k.a. Umberto Staila) mi invitò a una jam di graffiti a Pontedera, dove parteciparono artisti da tutta Italia. Fu stupendo e a fine evento, lui e il suo socio (Niccolò Giannini a.k.a. Joke) mi proposero di entrare nella loro crew, la EDFcrew. Da quel momento, la mia vita cambiò e la crew divenne la mia priorità. Oggi, 20 anni dopo, sono il direttore artistico della EDFcrew, composta da sei artisti e molte figure professionali. I graffiti, da mezzo per esplorarmi e affermarmi, si sono trasformati in uno strumento di creatività sociale e comunitaria, diventando il motore della mia rivoluzione personale.

I graffiti e le opere d’arte urbana hanno attraversato un incredibile viaggio culturale, trasformandosi da attività clandestina a fenomeno celebrato ed integrato nella società contemporanea. 

Nel corso degli anni, i graffiti hanno subito una straordinaria trasformazione culturale, passando dall’essere una forma clandestina di espressione ad un fenomeno celebrato ed integrato nella società. Artisti come me hanno contribuito a questo cambiamento, trasformando i graffiti in opere d’arte che suscitano riflessioni e dialoghi. Si è verificata una separazione tra il ‘Writing’ puro, che si basa sull’auto-affermazione egotica attraverso la scrittura del proprio nome, e i graffitisti figurativi che desideravano esprimersi senza i rischi del Writing clandestino.

Gli artisti figurativi, partendo dal concetto di graffiti “Puppet”, hanno evoluto il loro stile, dedicando più tempo alla creazione rispetto ai rapidi interventi clandestini sui treni. Con il tempo, i graffiti si sono spostati in spazi legali, più adatti alla realizzazione di opere complesse e decifrabili anche da chi non appartiene alle Street Cultures. Molti artisti hanno partecipato a jam su muri concessi dalle istituzioni, portando all’integrazione dei graffiti nell’ambiente urbano e alla nascita di movimenti come la Street Art e il muralismo. Grazie a internet, i graffiti hanno raggiunto una diffusione globale, entrando anche nei musei e nel mercato dell’arte. 

E cosa succederà alle città invase dai murales, quando questi inevitabilmente si deterioreranno?

I murales che contengono un forte valore concettuale ed estetico rimarranno nei ricordi di chi li ha vissuti. Le città si evolvono costantemente, e i murales deteriorati potranno aggiungere un fascino ‘neorealista’ a certi quartieri, o essere restaurati o sostituiti. La natura effimera del muralismo lo rende affascinante: alcune persone potrebbero stancarsi, ma altri continueranno a trovare ispirazione nella loro bellezza, proprio come accade per le grandi opere d’arte.

Noi della EDFcrew ci impegniamo a creare arte sociale, coinvolgendo le comunità nei processi creativi e producendo murales che portano la loro voce. Chiudo dicendo che per molti (e mi metto anch’io tra questi) questa forma d’arte non è che l’inizio di un percorso artistico che poi, col tempo, prende nuove strade contemporanee dell’arte.

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Interviste

Intervista esclusiva a Lola Abraldes, protagonista...

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Lola Abraldes ci racconta il suo percorso in Margarita, la nuova serie legata all’universo di Floricienta (Flor speciale come te) e le sfide per interpretare Daisy, in una trama piena di colpi di scena. Ricordiamo che la serie narra le vicende della figlia di Flor e Massimo.

Lola Abraldes, a soli 21 anni, è già una promessa nel mondo dello spettacolo. È attrice, ballerina, cantante, modella e ha una determinazione che emerge chiaramente sin da bambina. La sua carriera ha radici profonde: a soli sei anni ha iniziato a lavorare nelle pubblicità, spesso al fianco di suo padre Flavio Abraldes, anche lui attore, che è stato una guida importantissima per lei. Con il suo sostegno e i suoi consigli, Lola ha affrontato ogni sfida con una sicurezza davvero invidiabile.

Ma non è solo il talento di famiglia a distinguerla: Lola ha sempre avuto una passione innata per l’arte, alimentata dai suoi studi di teatro e danza, iniziati a sette anni, e dal canto, che ha aggiunto alla sua formazione quattro anni fa. Il suo grande sogno? Lavorare con Cris Morena, un sogno che l’ha accompagnata fin da quando guardava Casi Ángeles, affascinata dal personaggio di Mar. E questo sogno, con grande determinazione, è riuscita a realizzarlo.

Lola ha dovuto insistere molto con i suoi genitori per partecipare ai primi casting. Non era facile per loro accettare che una bambina così piccola volesse già entrare in un mondo così competitivo. Ma alla fine ha prevalso la sua caparbietà e da quel momento non si è più fermata. Ha iniziato a fare pubblicità, ha continuato a studiare e poco a poco si è fatta strada nel mondo del cinema e della TV.

Nel 2021 arriva la svolta: ottiene un ruolo da coprotagonista nel film Como mueren las reinas. Un’esperienza che per lei ha significato tantissimo, perché è stato lì che ha capito di voler recitare per il resto della vita. Quei giorni lunghi sul set, per la prima volta così intensi, le hanno dato la certezza che il suo sogno stava prendendo forma.

Ma la vera sfida arriva con Margarita, una serie firmata da Cris Morena. Lola ha affrontato un casting lunghissimo e inizialmente non era stata selezionata per il laboratorio della serie. Ma la sua perseveranza è stata premiata: dopo qualche settimana, è stata richiamata per partecipare, e alla fine, tra cinque attrici, è stata scelta per interpretare Daisy. Un momento di felicità indescrivibile per lei.

Il personaggio di Daisy non è affatto semplice. Cresciuta tra bugie e inganni, Daisy non conosce la sua vera identità e Lola ha lavorato mesi per costruire un ruolo così complesso. Ogni scena è stata analizzata a fondo, ogni dettaglio studiato. Grazie alla sua formazione artistica, Lola ha saputo dare a Daisy una profondità che rende il personaggio credibile e coinvolgente.

Lola ha lavorato duramente per far emergere in Daisy il conflitto tra la voglia di conoscere la verità e la paura di affrontarla. Daisy, infatti, sceglie inconsciamente di vivere nella menzogna, per evitare il dolore di scoprire chi è davvero. Un personaggio pieno di sfumature, che Lola ha reso unico, grazie anche all’aiuto della sua coach di recitazione e di suo padre, sempre presente a darle consigli.

Il rapporto tra Daisy e la vera Margarita, interpretata da Mora Bianchi, è stato uno degli aspetti più interessanti da sviluppare. La loro amicizia nella vita reale ha reso tutto più semplice: ore e ore passate insieme sul set hanno creato una complicità autentica che si riflette anche nei loro personaggi. E questa autenticità è ciò che rende il legame tra Daisy e Margarita così vero e coinvolgente sullo schermo.

Anche la relazione tra Daisy e Merlín, interpretato da Nicolás Goldschmidt, ha rappresentato una grande sfida per Lola. Dopo aver subito tanto dolore a causa di Merlín, Daisy trova la forza di perdonarlo, dimostrando la sua dolcezza e la sua capacità di comprendere. Una delle scene più intense, ci racconta Lola, è stata quella sull’isola, dove Daisy affronta Merlín chiedendogli “Perché mi fai questo?”. Quella battuta, inserita da Lola stessa, ha dato ancora più profondità al suo personaggio e alla scena.

Non è mancata la pressione da parte del fandom di Floricienta, una serie amatissima che ha lasciato un’eredità importante. Lola ha sentito questa responsabilità, ma ha affrontato tutto con grande rispetto, riguardando la serie originale per immergersi completamente nel contesto e fare suo il ruolo di Daisy.

E per il futuro? Lola ha le idee molto chiare. Vuole continuare a recitare, esplorare nuovi personaggi, nuovi paesi, nuove storie. Sogna di lavorare in Italia o in Spagna, due paesi che ama moltissimo e continua a formarsi per crescere sempre di più come attrice.

L’intervista con Lola Abraldes ci ha regalato uno sguardo unico sul suo percorso, fatto di determinazione, passione e tanto talento. Una giovane artista che ha sempre creduto nei suoi sogni e che, con impegno e sacrificio, li sta realizzando uno dopo l’altro. E noi non vediamo l’ora di vedere dove la porteranno i prossimi passi.

La nostra intervista esclusiva

Ciao, Lola! È un vero onore averti con noi di Sbircia la Notizia Magazine per questa esclusiva in Italia. Siamo davvero entusiasti di poter raccontare la tua storia ai nostri lettori e scoprire di più su di te e sul tuo percorso. Sei un talento emergente che sta conquistando il cuore di molti e avere l’opportunità di parlare con te è un privilegio. Grazie per aver accettato questa intervista.

Hai iniziato a lavorare nel mondo dello spettacolo giovanissima, partecipando in pubblicità e lavori di modella già a sei anni. Quanto ti ha aiutato questa esperienza iniziale ad affrontare i casting e il ruolo di Daisy in “Margarita”? C’è qualcosa che hai imparato in quegli anni, magari anche dai lavori insieme a tuo padre Flavio Abraldes?

Lavorare nel mondo della recitazione fin da piccola mi ha aiutato tantissimo ad affrontare i lunghi casting di Margarita. Mi ha dato una formazione solida non solo nella recitazione, ma anche nella danza e nel canto, poiché la mia esperienza precedente mi aveva già insegnato molto sul mondo dell’arte. Grazie ai miei lavori precedenti, sapevo già come studiare i copioni, come pormi davanti alla telecamera e come comportarmi sul set. Inoltre, i consigli che mio padre mi ha sempre dato mi hanno permesso di affrontare i casting con molta sicurezza e calma. È stato un processo lungo e difficile, ma sono riuscita a rimanere in piedi senza permettere alla pressione di abbattermi. Se non avessi fatto tanti casting durante la mia infanzia e non avessi già sperimentato cosa significhi non essere scelta per un progetto, il processo di selezione per Margarita sarebbe stato impossibile per me.

Fin da bambina, guardavi “Casi Ángeles” e sognavi di lavorare nelle produzioni di Cris Morena, ispirata dal personaggio di Mar. Raccontaci cosa hai provato quando hai saputo che eri stata ammessa alla scuola “Otro Mundo” di Cris Morena, e qual è stato per te il momento più emozionante di questo percorso, passando da fan a parte integrante di questo mondo che tanto ammiravi?

Come dici tu, ero una grande fan di Casi Ángeles, e vedere Mar mi ha ispirata a diventare attrice. Entrare in Otro Mundo è stato un sogno che si realizzava per me, perché era lo spazio dove potevo imparare arte tutto il giorno, tutti i giorni, come avevo sempre desiderato. E, inoltre, sotto la guida della grande Cris Morena. Quando ho saputo di essere stata ammessa a Otro Mundo, ho pianto di gioia abbracciata a mia madre, ansiosa di iniziare a imparare da Cris. Il momento più emozionante di quel percorso è stato poche settimane dopo, quando Cris mi ha invitato a un incontro per conoscerci. Abbiamo parlato a lungo e mi ha detto che era interessata a me e che le piaceva molto il mio lavoro. Mi ha raccontato che dal giorno in cui ci siamo incontrate per la mia audizione, aveva il desiderio di sedersi a parlare con me. È stata una conversazione molto piacevole e mi ha consigliato di continuare a formarmi con la stessa energia e voglia.

Il processo di selezione per il ruolo di Daisy è stato particolarmente intenso e competitivo, passando attraverso due fasi di casting e poi un laboratorio con altre quattro attrici in lizza per lo stesso ruolo. Qual è stata, secondo te, la chiave del tuo successo in quelle audizioni, e come hai vissuto quei momenti di incertezza, specialmente quando inizialmente ti avevano detto che non eri stata scelta?

“Credo che la chiave del successo sia stata mantenere la sicurezza in me stessa, lavorare duramente nonostante la stanchezza e appoggiarmi sui miei compagni di cast, amici e famiglia. Ho sempre mantenuto un buon rapporto con le altre ragazze che facevano il casting per Daisy, consigliandoci a vicenda, trattandoci con affetto e rispetto. Questo è stato fondamentale perché ha evitato che si creasse un ambiente ostile e competitivo. La mia famiglia è stata sempre presente, sostenendomi nei giorni in cui mi sentivo più giù o insicura, aiutandomi a ritrovare le energie per continuare. Inoltre, mio padre Flavio mi aiutava molto a provare le scene a casa. Continuavo a prendere lezioni per crescere e formarmi come artista.”

Daisy è un personaggio complesso, cresciuto in un mondo di bugie senza conoscere la verità sulla sua identità, adottata da Delfina solo per sfruttare l’eredità di Margarita. Come hai costruito il carattere di Daisy per renderlo autentico, e quali sono state le sfide emotive più grandi nel rappresentare il conflitto interiore di un personaggio che vive in un inganno così profondo?

“Il laboratorio (o casting) che abbiamo fatto per la serie è stato molto lungo e questo mi ha dato mesi per costruire la personalità di Daisy e conoscerla a fondo. L’ho conosciuta a tal punto che l’ho fatta mia. Mio padre Flavio e la nostra coach di recitazione, Cecilia Echague, sono stati di grande aiuto per trovare tutte le sfaccettature di Daisy e trasformarla in un personaggio profondo e complesso. Ho preso ogni scena del copione e l’ho analizzata a fondo, cercando tutti i colori e i dettagli. Ho dedicato molto tempo e passione. La sfida più grande nel rappresentare il conflitto interno di Daisy è stata far sì che lei davvero non volesse scoprire la sua vera identità. Nel corso della sua vita, Daisy ha molti indizi che la portano a sospettare di non essere chi crede di essere e ho dovuto trovare una giustificazione per il suo non voler approfondire la ricerca. Ho deciso di rendere Daisy una ragazza che sceglie di vivere nella menzogna. Lei sa che ci sono cose che non quadrano, ma per evitare dolore e sofferenza, inconsciamente sceglie di non indagare e di essere felice nonostante il piccolo vuoto che sente. È il suo meccanismo di difesa.”

Hai studiato teatro e danza fin da quando avevi sette anni, e canto da quattro anni. Quanto è stato importante il tuo background artistico nel dare vita al personaggio di Daisy? Come queste esperienze ti hanno aiutato a portare profondità e credibilità a un ruolo che richiede non solo recitazione, ma anche un’espressività fisica e vocale che la rendono così unica?

“La mia formazione artistica è stata fondamentale per dare vita a Daisy. Essendo un personaggio molto complesso con molti conflitti interni, ho avuto bisogno di molta tecnica recitativa per interpretarla senza problemi. Tutta quella formazione mi ha permesso di creare una dualità in Daisy, con il dilemma del sapere e non sapere, e del credere e non credere. Daisy è una ragazza molto dolce e calma, con tanto amore da dare ma che soffre e piange molto. Tutto questo l’ho costruito grazie alla mia esperienza e formazione passata.”

In “Margarita”, il legame tra Daisy e la vera Margarita è intriso di una drammaticità inconsapevole, poiché entrambe vivono immerse in una bugia e sono ignare delle loro vere identità. Come hai lavorato insieme a Mora Bianchi per creare questa intensa e delicata amicizia tra due personaggi che, pur non sapendolo, sono in competizione per una vita che non appartiene loro?

“L’amicizia tra Daisy e Margarita si è sviluppata in modo molto naturale, perché con Mora abbiamo costruito quella stessa amicizia nella vita reale. Tante ore insieme, risate e conversazioni profonde ci hanno dato una complicità assolutamente autentica, che ci ha aiutato entrambe sul set. Credo che questa sia stata la chiave per far sì che il nostro legame nella fiction apparisse così genuino e naturale. Inoltre, ci ha permesso di goderci le ore sul set e di supportarci emotivamente mentre eravamo lontane dalle nostre famiglie – la serie è stata girata in Uruguay.”

La relazione tra Daisy e Merlin è ricca di tensione e segreti: inizialmente Daisy non conosceva la vera identità di Merlin e le sue motivazioni, ma dopo la rivelazione di questo, la dinamica tra loro è cambiata profondamente. Qual è stata la sfida più grande nel rappresentare questa transizione e c’è una scena tra voi che ti ha toccato o lasciato una huella?

“La sfida più grande nel rappresentare questa transizione è stata far sì che Daisy si permettesse di condividere lo stesso spazio con Merlin, dopo che lui le aveva causato tanto dolore. Ci sono riuscita facendo sì che Daisy, con la sua dolcezza e bontà, capisse che lui non aveva agito con cattive intenzioni e che era una persona giusta e nobile. Una scena molto importante per me in questo rapporto è quella che loro hanno sull’isola, nella capanna. In quella scena, lei dice a Merlin che sa che lui non l’ha amata. A un certo punto gli dice: ‘Perché mi fai questo?’. Aggiunsi io quella battuta, perché mi sembrava importante per rappresentare ciò che Daisy sentiva e come lei si chiedeva davvero perché fosse necessario soffrire così. È stata anche molto bella da girare.”

Interpretare Daisy significa entrare a far parte di un universo legato a “Floricienta”, una serie iconica con una fanbase molto affezionata. Hai avvertito la pressione di soddisfare le aspettative di chi ha amato la serie originale e come hai gestito questa responsabilità, specialmente sapendo che i fan attendevano con ansia di scoprire cosa fosse successo a Flor e Massimo?

Sì, ho sicuramente sentito molta pressione da parte del fandom di Floricienta, ma posso dire che ho sempre affrontato questo personaggio e questo progetto con grande rispetto. Ho rivisto Floricienta prima di iniziare le riprese, per comprendere meglio il contesto e capire a fondo la storia precedente, il che è stato fondamentale per le riprese. Inoltre, come fan di Floricienta, mi piace che il pubblico continui a provare tanto amore per Massimo e Florencia, proprio come ne provo io.

Hai avuto un percorso unico e affascinante nel mondo dello spettacolo, dai primi passi nelle pubblicità fino ai ruoli di spicco in serie TV e film. C’è un momento nella tua carriera che consideri particolarmente significativo, un punto in cui hai sentito di aver trovato veramente la tua strada? Come il sostegno dei tuoi genitori, inizialmente restii a farti entrare nel mondo dello spettacolo, ha influenzato le tue scelte?

Sì, per me è stato fondamentale il mio ruolo nel film Como mueren las reinas. È stato il mio primo progetto da coprotagonista e il periodo di riprese è stato lungo. Essere sul set tutti i giorni per la prima volta mi ha fatto capire che questo era davvero il mio sogno e che volevo recitare su un set per il resto della mia vita. Il sostegno dei miei genitori è stato sempre fondamentale per me, perché, una volta che hanno capito che questo era davvero il mio sogno, hanno iniziato a supportarmi al 100%, con tutto il loro amore e la loro dedizione. Questo è stato importantissimo per me, perché mi ha fatto sentire sempre accompagnata dalle persone che amo di più.”

Guardando al futuro, ci sono ruoli o storie che sogni di esplorare come attrice? Hai un progetto o un personaggio che senti particolarmente vicino e che ti piacerebbe interpretare?

“Guardando al futuro, sogno semplicemente di continuare a recitare per tutta la vita. Di esplorare personaggi completamente diversi, girando in Paesi diversi e per progetti diversi. Sogno di continuare a formarmi e crescere come attrice, e di affrontare storie di ogni tipo. Mi piacerebbe molto partecipare a un progetto in Spagna o Italia, poiché sono due Paesi che amo e adoro le persone che li abitano. Mi farebbe tantissimo piacere vivere lì per un po’ di tempo.”

Cosa diresti a chi, come te, sogna di entrare nel mondo dello spettacolo e affronta le sfide dei primi casting e delle prime delusioni? Qual è il consiglio più importante che hai ricevuto e che vorresti condividere con chi sta muovendo i primi passi in questo ambiente?

“Direi loro di lottare per i propri sogni. Con tanto impegno, lavoro e dedizione, i sogni si realizzano. Bisogna essere pronti ad affrontare il rifiuto, il vuoto e la tristezza, ma se riusciamo a superare quei momenti, quelli belli arriveranno. I miei genitori mi hanno sempre consigliato di continuare a crescere, di non lasciarmi abbattere dalle difficoltà e di non permettere che l’opinione di un direttore di casting mi definisse. Penso che questo sia molto importante, perché è facile sentirsi ‘poco talentuosi’, ‘brutti’ o ‘inadeguati’ quando un direttore di casting non ti sceglie per un ruolo. Ma bisogna tenere presente che non dipende da noi. Spesso non si viene scelti perché stavano cercando qualcos’altro, o per mille ragioni che non hanno a che fare con la bellezza, il talento o le capacità di una persona. È importante ricordarselo per poter essere felici in questa carriera.”

Se potessi tornare indietro e incontrare la Lola bambina che guardava “Casi Ángeles” con gli occhi pieni di sogni, cosa le diresti ora? Come ti senti sapendo che ogni passo ti ha portato esattamente a dove volevi essere, recitando in una serie firmata da Cris Morena?

“Sarebbe meraviglioso poter parlare qualche minuto con la Lola bambina. Le direi che tutti i suoi sforzi valgono la pena. Che perdere tanti compleanni, tante serate in pigiama con le amiche e tanti viaggi per continuare a formarsi o girare progetti più piccoli, varrà la pena. Le direi di credere in se stessa, di permettersi di divertirsi e giocare con la sua arte. Di non prendersi tutto troppo sul serio. Che tutti i suoi sogni si realizzeranno.”

Sebbene siamo ancora all’inizio, i fan sono già curiosi: ci sarà una seconda stagione di “Margarita” o i 40 episodi sono gli unici in programma? Hai qualche anticipazione che puoi svelarci?

Mi piacerebbe potervi raccontare tutto, ma per ora posso solo dirvi che sono molto entusiasta di tutto ciò che sta accadendo con Margarita. Presto arriveranno cose meravigliose che mi emozionano tantissimo. Una seconda stagione? Lo spero tanto! Sarebbe bellissimo. Mettendoci tanto impegno e desiderio, potrebbe essere possibile, quindi continuiamo a sognarla finché si realizza 💘”

Parlando un po’ della tua vita privata, se posso chiedere, sei fidanzata? E se sì, il tuo compagno condivide la tua stessa passione per la recitazione o è impegnato in un settore diverso?

“Non sono fidanzata, sono sola ma circondata da famiglia e amici che amo profondamente e con cui mi godo la vita.”

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