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Il medico risponde: Che cos’è l’obesità, complicanze, prevenzione e cura

“Il Medico risponde”

Che cos’è l’obesità, complicanze, prevenzione e cura

DOMANDA

Dottore buonasera, sono Vittoria una affezionata lettrice del giornale Sbircia la Notizia Magazine, posso farle qualche domanda? Mi dice per favore che cos’è l’obesità, le cause che la favoriscono, la sua evoluzione, le complicazioni, come trattarla e prevenirla. Quale specialità medica tratta questa patologia? Ho sentito parlare di un “cervello dello stomaco” che cos’è? Se possibile mi dia una spiegazione globale per cortesia. Mi può mandare le risposte anche sulla mia mail, grazie tante. Buona serata.
Vittoria C.

RISPOSTA

A cura del Dr. Ferdinando Martinez

ATTENZIONE: "Le informazioni contenute in questa rubrica medica, non devono ASSOLUTAMENTE, in alcun modo, sostituire il rapporto Medico di Famiglia/Assistito. Si raccomanda per buona regola, di chiedere SEMPRE il parere del proprio Medico di Famiglia, o Specialista di fiducia, il quale conosce in dettaglio la storia clinica del proprio Paziente. La nostra rubrica, non avendo fatto un'anamnesi di chi ci scrive, impossibile online, ha il solo ed esclusivo scopo  informativo, decliniamo quindi tutte le responsabilità nel mettere in pratica qualsiasi chiarimento o indicazione riportata al solo scopo esplicativo e divulgativo. Qualsiasi domanda umanamente  intrattabile via web, verrà automaticamente cestinata. Grazie per la gentile comprensione."

Salve Vittoria, grazie per avermi ed averci preferito.

L’obesità che cos’è?

Vittoria, secondo l’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’obesità è definita come un accumulo anormale ed eccessivo di grasso corporeo che può essere molto dannoso per la salute.
Il grasso corporeo “normale” è solitamente inferiore negli uomini (10–15% del peso corporeo) rispetto alle donne (20–25% del peso corporeo).

Per caratterizzare l’obesità, utilizziamo l’indice corporeo BMI acronimo della dicitura inglese Body Mass Index che viene calcolato dividendo il peso (in kg) per l’altezza (in m) al quadrato.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità utilizza una tabella di riferimento per controllare lo stato fisico corrispondente:
  • Inferiore a 16: grave magrezza
  • Inferiore a 18.5: sottopeso
  • Tra 18.5 e 25: peso forma
  • Tra 25 e 30: sovrappeso
  • Superiore a 30: adiposità (obesità classe 1)
  • Superiore a 35: obesità classe 2
  • Superiore 40: obesità classe 3

Il valore normale è compreso tra 20 e 25 negli uomini e tra 19 e 24 nelle donne.
Questo indice è più efficace nella valutazione dell’obesità rispetto alla semplice misurazione del peso.

Per i bambini, questo calcolo è irrilevante Vittoria, poiché durante la fase di crescita i vari parametri sono molto variabili e legati al sesso e all’età di ciascun bambino o ragazzo. Per questo il modo migliore per tenere sotto controllo il peso dei bambini rimane quello di calcolare i percentili, ossia le unità di misura che aiutano a monitorare lo sviluppo fisico di quest’ultimi.
Il calcolo dei percentili è un calcolo statistico, basato fondamentalmente su gruppi da 1.000 bambini della stessa età, che vengono suddivisi considerando il peso e la statura. Codificati successivamente in 100 sottogruppi formati da 10 bambini. Ciascuno di questi sottogruppi è un centile e ogni centile rappresenta (1%) l’uno per cento della popolazione infantile dell’età anagrafica esaminata.

Nel primo centile i bambini più minuti, nel centesimo quelli più alti e grossi
  • Inferiore al 5° Percentile: sottopeso
  • Dal 5° all’85° Percentile: normale
  • Dal 85° al 95° Percentile: A rischio di sovrappeso
  • Superiore al 95° percentile: sovrappeso

Quali cause favoriscono l’obesità?

Vittoria, le cause sono numerose e spesso multifattoriali, l’accumulo di diversi fattori porta all’obesità:

  • Fattori genetici: il 70% delle persone obese ha almeno un genitore nella stessa situazione. Le anomalie genetiche comportano una diminuzione del dispendio a riposo e durante lo sforzo fisico, una diminuzione del dispendio energetico dopo i pasti e una particolare distribuzione del tessuto adiposo o della massa grassa.
    Tuttavia, non sono considerati sufficienti per spiegare l’insorgenza dell’obesità, ad eccezione della malattia di Prader-Willi (molto rara).
  • Fattori dietetici: un eccesso d’apporto calorico, cibi grassi, condimenti abbondanti, fritture e alimenti zuccherini, porta all’obesità. Inoltre, anche i disturbi alimentari (spuntini continui, compulsioni alimentari abnormi per determinati cibi, bulimia) sono coinvolti nell’aumento di peso.
  • Fattori psicologici: in caso di forte disagio o stress, si osserva una compensazione tramite il cibo, in particolare con cibi confortanti molto calorici, zuccherini e grassi.
  • Un disturbo dell’assunzione di cibo: le molecole responsabili della trasmissione dei messaggi nel cervello, i neurotrasmettitori, sono coinvolte nella regolazione dell’assunzione di cibo. Alcuni lo stimolano, altri lo inibiscono, sono in parte coinvolti nel verificarsi di disturbi alimentari.
  • Insufficiente dispendio energetico giornaliero: l’assenza di esercizi fisici quotidiani e uno stile di vita troppo sedentario ( in particolare lo sguardo passivo davanti agli schermi ) portano ad una riduzione del dispendio energetico e ad uno squilibrio sfavorevole in relazione all’assunzione di cibo.
  • Mancanza sufficiente di sonno ristoratore : la durata del sonno tra i 18-55 anni è di 7 ore, con un terzo degli adulti che dorme meno di 6 ore a notte.
    Per quanto riguarda gli adolescenti, la metà di loro dorme meno di 8 ore a notte, mentre si consiglia un periodo di sonno di 8, 9 ore circa.

Tuttavia, vari studi hanno dimostrato un’associazione epidemiologica tra una breve durata del sonno e un indice di massa corporea IMC elevato, legato all’obesità. Quando la durata del sonno è inferiore alle 5 ore per notte, il rischio di obesità aumenta del 60%.

Infatti, ogni ora di aumento del tempo di sonno è associata a una riduzione del 9% del rischio di obesità. Pertanto, un sonno inferiore alle 6 ore moltiplica per 4 il rischio di obesità rispetto a un sonno superiore a 7 ore. Questo impatto è quindi molto maggiore di quello dell’assunzione di cibo o della mancanza di attività fisica. IL fenomeno è scientificamente spiegato da una riduzione della leptina e da un aumento della grelina, un ormone secreto nello stomaco che stimola l’appetito.

La sua evoluzione

L’obesità è un fenomeno complesso che evolve per fase e ha molte possibili spiegazioni, si evolve in due fasi.

  • La fase dinamica (o fase di costituzione) è caratterizzata da un aumento di peso. Deriva da una rottura dell’equilibrio tra l’energia fornita dal cibo e quella spesa dall’organismo, cioè cibo in eccesso e/o riduzione della spesa.
  • La fase statica , detta anche “fase di mantenimento” durante la quale il peso rimane elevato.

Durante la prima fase, le cellule adipose si riempiono di grasso a causa dell’eccessivo apporto calorico, si parla di obesità ipertrofica. Successivamente, abbiamo poi l’obesità iperplastica, in cui le cellule adipose, dopo essersi ingrandite, si moltiplicano a dismisura.

Un malfunzionamento del tessuto adiposo bruno (tessuto adiposo così denominato per la sua colorazione bruna data dall’elevata presenza di ferro associato ai citocromi presenti nei mitocondri di origine genetica), favorisce l’aumento di peso. Il tessuto adiposo bruno è solitamente responsabile del dispendio energetico indotto dall’assunzione di cibo e del dispendio energetico indotto per combattere il freddo.

La causa principale dell’obesità e del sovrappeso è uno squilibrio energetico tra le calorie consumate e quelle consumate.

  • Un maggiore consumo di cibi ipercalorici ad alto contenuto di grassi e zuccheri ma a basso contenuto di vitamine, minerali e altri micronutrienti.
  • Un calo dell’esercizio fisico dovuto alla natura sempre più sedentaria di molte forme di lavoro, al cambiamento delle modalità di trasporto e all’urbanizzazione.

Quali complicazioni?

Le complicanze dell’obesità sono comuni, le più gravi sono cardiovascolari e respiratorie. L’obesità androide, in cui il grasso si trova principalmente nell’addome, ha più complicazioni cardiache rispetto all’obesità ginoide.
Può essere causa di ipertensione, insufficienza cardiaca o incidenti cardiovascolari.

L’insufficienza venosa, responsabile dell’edema degli arti inferiori, delle vene varicose, delle flebiti o delle ulcere varicose, è, da parte sua, molto comune nelle persone obese di tipo ginoide.

I disturbi della ventilazione sono molto comuni nei casi di sovrappeso e obesità.
L’accumulo di grasso nel torace ostacola l’espansione della gabbia toracica durante la respirazione.
Molte persone obese soffrono di affanno durante lo sforzo (dispnea).

Le persone obese corrono il rischio di sperimentare l’apnea notturna, che è la cessazione spontanea della respirazione che si verifica durante il sonno, più volte all’ora. Tuttavia, queste apnee possono essere la causa di gravi incidenti cardiaci o cerebrali.

Inoltre, l’obesità ha effetti sulla produzione di ormoni sessuali. Nelle donne ad esempio i disturbi del ciclo sono molto comuni mentre, gli uomini possono presentare ipogonadismo.

Sempre dal lato endocrino, l’obesità ha gravi conseguenze con la comparsa di insulino-resistenza e diabete di tipo 2 o addirittura una sindrome metabolica (ipertensione, eccesso di colesterolo e diabete).

Quali trattamenti?

Vittoria, attenzione, i trattamenti farmacologici per l’obesità devono essere consigliati, prescritti e controllati solo ed esclusivamente dal proprio medico di famiglia o dallo specialista.

È opportuno ricordare che l’obiettivo del trattamento non è quello di raggiungere un normale Indice di Massa Corporea IMC (o BMI) a tutti i costi nella maniera più rapida possibile. Gli obiettivi di dimagrimento vengono stabiliti caso per caso, con oculata cautela con il medico di fiducia a seconda del contesto e delle condizioni generali di ogni singola persona.

Il trattamento farmacologico è prescritto se, dopo un follow-up con sane regole di vita quotidiana, modificate con dieta corretta e regolare attività fisica, il peso è rimasto stabile.

Tra i farmaci ricordiamo:

  • Orlistat riduce l’assorbimento dei grassi dal cibo, aumentando la quantità di grasso nelle feci. Se il farmaco prescritto è efficace, il trattamento viene continuato per uno o due anni a seconda della perdita di peso da sostenere.
  • Mucillagini assorbendo i liquidi donano un senso di sazietà. In secondo luogo, in caso di fallimento dopo il trattamento con orlistat o mucillagini per tre mesi. Il farmaco viene cambiato: se è stato prescritto orlistat, viene abbandonato per le mucillagini e viceversa.
  • Sibutramina, in caso di fallimento nonostante il cambio di trattamento dopo tre mesi, la sibutramina può essere prescritta da un endocrinologo, un cardiologo o uno specialista in medicina interna. Questa molecola agisce come farmaco anoresizzante, facilitando la comparsa del naturale senso di sazietà postprandiale aumenta la produzione di calore (termogenesi).

Quali sono le precauzioni da prendere con questi farmaci?

Con la sua azione, l’orlistat può essere all’origine di disturbi digestivi minori (flatulenza, emissione di feci oleose, perdite untuose). Più grasso è un pasto, più gravi sono questi disturbi.

Le mucillagini non possono essere prescritte a persone che soffrono di un disturbo stenosante del tubo digerente, cioè quando c’è un ostacolo che impedisce il normale transito attraverso il tubo digerente.

Poiché la sibutramina agisce sui processi che coinvolgono molecole chiave dei sistemi nervoso e cardiovascolare, il suo uso è controindicato in una serie di situazioni tra cui gravi disturbi psichiatrici, patologie cardiovascolari, insufficienza epatica o renale. Questo è il motivo per cui la sua prescrizione è riservata ad un piccolo numero di persone obese e deve essere presa seriamente in considerazione solo ed esclusivamente da uno specialista.

Trattamento chirurgico

La chirurgia può essere indicata in alcune obesità
C’è un solo trattamento chirurgico: la chirurgia bariatrica .
Eseguito in modo eccezionale perché può avere profonde conseguenze psicologiche, riguarda solo le persone con un BMI maggiore di 40 o quelle con un BMI maggiore di 35 che hanno gravi complicazioni: diabete o disturbi articolari e deambulazione per l’eccessivo peso.

Questo intervento prevede due tipi di tecniche:

  • In quelli basati sulla restrizione gastrica, la procedura chirurgica mira a ridurre il volume dello stomaco. Il chirurgo pone quindi un bendaggio gastrico che costringe la persona a ridurre l’assunzione di cibo. Questa operazione è reversibile in quanto l’anello può essere allentato.
  • Il secondo tipo di intervento, rappresentato dal bypass gastrico, consiste nel creare, dallo stomaco, un bypass per bypassare appunto parte dell’intestino tenue. Questa operazione provoca una diminuzione dell’assimilazione del cibo e, soprattutto, dei grassi.

In queste due tipologie di intervento il calo ponderale nei mesi successivi all’intervento è notevole: dal 40 al 75% del peso in eccesso.

Tuttavia, poiché questi interventi non sono privi di gravissimi rischi e complicazioni, si consigliano quattro consulti di follow-up nel primo anno dopo l’intervento, poi da uno a due all’anno e questo per tutta la vita.

Come prevenirla?

La prevenzione associa soprattutto una sana dieta equilibrata e un’attività fisica costante e regolare.
La prevenzione oggi è ancora il modo migliore per combattere l’obesità perché una volta acquisito con facilità l’eccesso di peso, spesso diviene molto difficile rimettersi in forma.

La prevenzione dovrebbe iniziare in tenera età. Un bambino in età prepuberale obeso ha una probabilità del 20-50% di rimanere obeso da adulto, con un rischio fino al 50-70% dopo la pubertà.

Fin dai primi anni, i genitori quindi, dovrebbero essere vigili per non lasciare che le principali cause dell’obesità nei bambini prendano piede (mancanza di sport, eccessivo tempo statico davanti alla televisione, spuntini continui, merendine contenenti grassi idrogenati e saturi, dieta squilibrata che lascia poco spazio a frutta e verdura …).

Per tutta la vita bisogna fare attenzione ad avere una dieta equilibrata e varia, possibilmente di tipo mediterraneo, ripartita su tre pasti reali durante la giornata.

Infine, la pratica di un’attività fisica regolare, se non consente di per sé di dimagrire in mabiera reoentina, permette col tempo di regolare le riserve energetiche aumentando l’utilizzo dei grassi e degli zuccheri. È anche un fattore importante per mantenere il peso forma una volta ottenuti i risultati desiderati.

Quale branca della medicina?

Vittoria, l’endocrinologia, è la branca della medicina che studia il funzionamento, il metabolismo, le malattie e le modalità di cura delle ghiandole endocrine (quelle che producono ormoni per intenderci) e del metabolismo (tutte le funzioni del corpo essenziali alla vita come, ad esempio, la produzione e l’uso del glucosio). Gli ormoni sono sostanze che vengono trasportate dal sangue e agiscono su diversi organi: così il testosterone prodotto dai testicoli agisce sulle ossa, sulla pelle, sui tessuti adiposi. Molte funzioni metaboliche (regolazione della glicemia, livello di calcio, ecc.) dipendono dagli ormoni.

Qualsiasi funzionamento anormale delle ghiandole endocrine (iperfunzione o ipofunzione) o dell’organo recettore (“sensibile”) a un ormone (la pelle e i capelli per gli ormoni femminili e maschili, per esempio) provocherà disturbi più o meno gravi o malattia endocrina.

I disturbi ormonali sono molto vari: disturbi della crescita, perdita di peso o, al contrario, aumento di peso, obesità, diabete, disturbi della regolazione dei lipidi, infertilità, problemi del ciclo…

Il ​​cervello nello stomaco

L’assorbimento di cibi grassi e zuccherini durante l’infanzia interrompe lo sviluppo dei neuroni situati sulle pareti del nostro sistema digerente. Questo potrebbe spiegare alcuni disturbi nell’assunzione di cibo.

Si Vittoria, abbiamo tutti “il ​​cervello nello stomaco”. Una rete di neuroni situati sulle pareti del tubo digerente regola le funzioni digestive. Questo sistema nervoso enterico (ENS), composto da oltre 100 milioni di neuroni, è il secondo organo neurologico del nostro corpo in grado di liberare neurotrasmettitori come la serotonina.

Tuttavia, un team di ricercatiri ha appena dimostrato che una dieta troppo ricca di grassi e zuccheri ha interrotto il suo sviluppo nei topi. I loro risultati pubblicati su The Journal of Physiology aprono nuove prospettive per la comprensione dei meccanismi che portano all’obesità.

I ricercatori hanno iniziato rendendo i giovani topi obesi dando loro una dieta ricca e dolce come la “pizza-soda”. Sorprendentemente, hanno scoperto che questo tipo di cibo modifica la naturale evoluzione di questo cervello secondario prevenendo la naturale scomparsa di parte dei neuroni.

Il cervello immaturo accelera lo svuotamento gastrico

Tutto quindi accade come se una dieta troppo ricca stesse riprogrammando il nostro mini-cervello. La dieta ricca di grassi e zuccheri impedisce al tratto digerente di adattarsi a una dieta corrispondente all’età adulta e mantiene il suo fenotipo giovane corrispondente a un periodo della vita in cui l’assunzione di cibo è massima.

I ricercatori osservano anche nelle cavie, come nei pazienti obesi, un’accelerazione dello svuotamento gastrico che potrebbe essere collegata a questo disturbo del sistema nervoso enterico. In altre parole, il nostro “secondo cervello” darebbe l’ordine di accelerare il transito del cibo. Si sospetta che questo fenomeno riduca la sensazione di sazietà e promuova l’assunzione di cibo. Questo circolo vizioso potrebbe spiegare parte dei casi di obesità.

L’influenza del cibo sul nostro “secondo cervello” potrebbe anche, a lungo termine, portare alla prevenzione di patologie neurodegenerative digestive attraverso approcci nutrizionali.

Vittoria le ricordo che la mia risposta, non intende in alcun modo sostituirsi all’autorevole parere del Medico di famiglia, Medico Curante o di altre Figure Sanitarie di fiducia, preposte alla corretta interpretazione del problema in oggetto, a cui rimando, rigorosamente, per ottenere una più precisa indicazione incline sulle origini di qualsiasi sintomo stesso, grazie per la cortese comprensione, le auguro una meravigliosa domenica.

Non ut edam, vivo; sed ut vivam, edo.
Non vivo per mangiare, ma mangio per vivere.

(Marco Fabio Quintiliano)

Aspettiamo le vostre domande, inviatecele via mail a info@sbircialanotizia.it

Docente di Medicina Clinica e Chirurgia Generale: si occupa principalmente della nostra rubrica “Il medico risponde”, ma anche della creazione di articoli riguardanti il campo della medicina. Tutti gli articoli vanno considerati a scopo esclusivamente informativo.

Salute e Benessere

Università: teatro in corsia, alla Sapienza progetto...

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Rosalba Panzieri, ideatrice del progetto, 'si deve ripartire da una relazione autentica in cui arte e scienza cooperano per sostenere la persona malata'

Rosalba Panzieri

Domani durante il convegno il Teatro e la cura all'Università Sapienza di Roma, attraverso il teatro e la letteratura Rosalba Panzieri - scrittrice e attrice e ideatrice del progetto di umanizzazione della medicina - sarà presenterà agli studenti la Cartella clinica umanizzata, un protocollo di sperimentazione per sostenere la psiche della persona malata e favorire il rapporto medico paziente. Il progetto cartella clinica umanizzata, sostenuto da Cnr, Fnomceo, riprende il tour di sperimentazione negli ospedali italiani e sarà presentato agli studenti anche attraverso una performance teatrale dell’autrice.

"Arte e medicina sono strumenti contigui e primari di cura e questo evento di studio e di incontro con i cittadini e si connotano come una risorsa e una riflessione necessaria per promuovere e sostenere una nuova cultura di dialogo tra arte e scienza, tra medico e paziente. Infatti - spiega Rosalba Panzieri - soltanto superando la separazione e la frammentazione tanto dei saperi quanto degli individui è possibile dare una formazione e una risposta evoluta alla richiesta di cura". Il convegno è organizzato dalla professoressa Sonia Bellavia, ordinario di storia del teatro, in collaborazione con Rosalba Panzieri, Alessandro Frolli, professore associato Psicologia Sviluppo e Comunicazione di Unint e la dottoressa Palma Guida, docente presso Unint, insieme a Roberto Calabrese, psicologo e musicoterapeuta. "Il convegno è stato pensato per far dialogare tra loro, in modo virtuoso, discipline diverse, per una rivalutazione globale dell’umano e rendere partecipi gli studenti", ha sottolineano Sonia Bellavia.

Paolo Petralia, già direttore Generale del Gaslini di Genova e vice presidente vicario della Fiaso, interverrà nella giornata di sabato, "nella relazione medico-paziente si esprime la necessità del prendersi cura, che precede e moltiplica gli effetti delle cure”. Cristoforo Pomara, professore di Medicina Legale all’Università di Catania, altro relatore della giornata di sabato, ricorda che "come sancito dalla legge, la comunicazione è tempo di cura ed è lo strumento più efficace nella prevenzione dei conflitti". Conclude Panzieri, "uno degli scopi primari del progetto è creare una nuova cultura dell’uomo che rivoluziona, e al contempo restituisce alle origini, la relazione medico-paziente. Soltanto ripartendo da una relazione autentica in cui arte e scienza cooperano per sostenere la persona malata è possibile superare la personalizzazione restituire una cura che sia rispondente al concetto di salute sancito dalla nostra costituzione".

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Curiosità

Cioccolato fondente: Benefici sorprendenti per cuore, mente...

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Chi non ama l’idea di mordere un quadretto di pura delizia scura? Ma aspettate, non è solo questione di golosità: è molto più di questo. Dietro quell’aroma intenso e quel sapore unico si nasconde un piccolo tesoro di benefici per la nostra salute. Parliamo di un piacere che sa essere alleato del nostro corpo, della mente e anche dell’umore. Ma vediamo di cosa si tratta e come mai il cioccolato fondente meriti davvero tutto questo amore.

Il cioccolato fondente: più di un dolce

Il cioccolato fondente non è solo un altro dessert sul tavolo. Se guardiamo un po’ più a fondo, ci accorgiamo che è davvero speciale e non solo per quel sapore un po’ amaro che rimane sul palato. Deriva dai semi del cacao, una pianta straordinaria, con un contenuto di cacao che di solito supera il 70%. Sì, avete capito bene, è proprio questo che lo rende diverso dalle altre varianti, come quello al latte o quello bianco. Insomma, più è scuro, meglio è.

Il cioccolato fondente, quello vero, quello che metti in bocca e ti fa chiudere gli occhi senza neanche rendertene conto, non ha bisogno di altro. Pochi ingredienti, ma quelli che contano davvero. Massa di cacao, burro di cacao, un po’ di zucchero, giusto quel tanto che serve per bilanciare l’amaro. E se siamo fortunati, magari un pizzico di vaniglia, quel piccolo tocco che lo rende ancora più speciale, come un segreto tutto tuo. Ah, e certo, c’è anche la lecitina di soia. Ma sai cosa? È lì solo per fare in modo che tutto si leghi, che resti insieme come dovrebbe. E basta. Nient’altro. La sua magia è proprio questa. Nella semplicità. Niente superfluo, solo l’essenziale. Come tutte quelle cose belle che non fanno rumore, che non devono urlare per farsi notare. La bellezza vera è sempre nascosta nella semplicità, in quel piccolo gesto che ti fa vibrare dentro. E il cioccolato fondente è esattamente questo. La prova più dolce che, a volte, meno è davvero di più.

Allora, cosa c’è davvero in quei 100 grammi di cioccolato fondente, quello buono, quello con il 70-85% di cacao? Beh, ci sono circa 600 calorie. Sì, lo so, può sembrare tanto, ma aspetta un attimo. Non è solo una questione di numeri. Dentro c’è molto, molto di più. Ci sono le fibre, e non sono poche: 10-12 grammi di pura soddisfazione. Quelle fibre che ti riempiono, che ti fanno sentire sazio, come se dicessero: “Ehi, adesso va bene così”. E poi, incredibile ma vero, ci sono anche le proteine. Sì, 7-8 grammi di proteine, in un dolcetto! Chi l’avrebbe mai detto? È quasi un regalo. E i grassi? Certo, ci sono anche loro, ma sono quelli buoni, quelli che il tuo corpo apprezza. Come l’acido oleico, lo stesso che trovi nell’olio d’oliva. È roba buona, capisci? Poi… ci sono i minerali: ferro, magnesio, rame, manganese. Tutto ciò di cui il tuo corpo ha bisogno, racchiuso in un piccolo morso delizioso. Incredibile, vero?! Un autentico concentrato di energia e salute. Un piccolo tesoro nascosto, un gesto di gentilezza che fai a te stesso. Ogni volta che ne prendi un pezzetto, è come dire a te stesso: “Oggi mi voglio bene“. Ed è proprio questo, alla fine, che fa la differenza. Prendersi cura di sé, un morso alla volta.

Gli antiossidanti: i veri supereroi del cacao

Ma chi l’avrebbe mai detto che il cioccolato potesse essere un vero supereroe? Non sto scherzando. Sotto quella scorza scura e quel gusto intenso, c’è una vera e propria forza della natura. Il cioccolato fondente è pieno zeppo di antiossidanti. Sì, quei piccoli guerrieri invisibili, come i polifenoli, i flavanoli e le catechine, pronti a combattere contro i radicali liberi. Sapete chi sono i radicali liberi? Quelle molecole impazzite che vagano per il nostro corpo, danneggiando le cellule e facendoci invecchiare più in fretta. Beh, il cioccolato, con i suoi flavonoidi, agisce come uno scudo. Ci protegge. Aiuta il nostro corpo a resistere ai guai. Meno rughe, meno malattie. Meno rischio di diabete, di problemi al cuore e, perché no, magari anche di quei malanni che fanno davvero paura, come certi tipi di cancro. Ogni morso è come un piccolo alleato che entra in battaglia per noi. Chi lo avrebbe mai immaginato, vero? Un superfood che si gusta, che si sente, e che ci fa anche del bene.

Immaginate questo: uno studio del Journal of the American Heart Association ci dice che il cioccolato fondente, quello buono, con tanto cacao, è addirittura più potente dei mirtilli o del melograno quando si tratta di antiossidanti. Roba da non credere, vero? Ma è proprio così. Ogni singolo boccone è come un piccolo regalo che facciamo al nostro corpo, un gesto che va ben oltre la golosità. Un morso che ci coccola e, allo stesso tempo, ci protegge. Chi avrebbe mai pensato che il piacere potesse essere così salutare?

Un cuore più forte con il fondente

Ok, parliamo di cose concrete. Il cioccolato fondente fa anche un gran bene al cuore. Sì, proprio così. Sono i flavanoli i veri eroi qui, quelli che fanno la differenza. Hanno questo superpotere: stimolano la produzione di ossido nitrico. Ora, non voglio essere troppo tecnico, ma l’ossido nitrico è quella molecola che rilassa i vasi sanguigni, li allarga un po’, lasciando scorrere meglio il sangue e quindi, abbassando la pressione. Praticamente come una carezza che il cioccolato fa al nostro sistema circolatorio. Magia? No, pura e semplice scienza, ma con un pizzico di meraviglia.

Ma sapete qual è l’altro superpotere del cioccolato fondente? Aiuta a migliorare il colesterolo, quello buono. Proprio l’HDL, quello che fa bene al nostro cuore. E nel frattempo combatte l’LDL, il colesterolo cattivo, quello che fa guai nelle arterie. Meno placche, meno rischi. Insomma, meno preoccupazioni per il nostro cuore. Non è una cosa da poco, eh? E pensate che uno studio pubblicato su Nature dice che mangiare cioccolato fondente regolarmente può ridurre il rischio di malattie cardiovascolari del 37%. Vi rendete conto? Tutto questo per un quadretto di cioccolato. Io dico che ogni tanto, un pezzettino, ce lo meritiamo davvero.

Un boost per il cervello: concentrati e felici

Anche la nostra testa ne trae beneficio e alla grande. Quei composti bioattivi che si trovano nel cacao? Sono come un’iniezione di energia per il cervello. Migliorano il flusso di sangue alla testa e questo significa più memoria, più concentrazione. Sai quei giorni in cui hai bisogno di essere sveglio e attento? Bene, il cioccolato è tuo amico. C’è anche un po’ di caffeina e teobromina, quelle piccole sostanze che danno quella carica giusta, quella spinta quando serve davvero. Non è magia ma… quasi.

I flavanoli, nel cacao, sono come quei vecchi amici che ci stanno accanto nei momenti difficili, quelli che ci danno una mano a restare svegli, attenti, vivi. Sono piccole magie che fanno la differenza, davvero. Sono dei perfetti alleati nel ridurre quel declino cognitivo che, inevitabilmente, arriva con l’età… Ma non solo superficialmente: aiutano anche a tenere lontane quelle malattie che fanno paura, come l’Alzheimer! Il cioccolato fondente è come un abbraccio per il cervello, un compagno che ci fa restare lucidi, che ci aiuta a ricordare chi siamo, a restare noi stessi più a lungo. Un pezzetto e ti senti quasi protetto, come se qualcuno stesse dicendo: ‘Tranquillo, ci sono io‘.

Il cioccolato fondente e il buonumore: una dolce medicina

Il cioccolato ci rende felici, su questo non c’è dubbio. Ma avete mai davvero pensato al perché? Non è solo per quel sapore inconfondibile, quel mix perfetto di dolcezza e amarezza che ci avvolge e ci fa sorridere. C’è qualcosa di più profondo. Il cioccolato fondente è come un piccolo mago che lavora dietro le quinte, stimola la produzione di endorfine, quegli ormoni che ci fanno sentire bene, che ci regalano quella sensazione di “va tutto bene, per un attimo è tutto a posto“. E non finisce qui, oh no. Aiuta anche il rilascio di serotonina, quella sostanza che ti fa sentire sereno, in pace, come se fossi avvolto in una coperta calda durante una giornata fredda.

Il cioccolato ha un piccolo segreto romantico che non tutti conoscono. C’è un pizzico di magia nascosta dentro ogni morso: la feniletilamina. Sì, lo so, sembra un termine complicato, ma fidatevi, è più semplice di quanto sembri. Questa è quella sostanza chimica che il nostro cervello produce quando ci innamoriamo. Avete presente quel batticuore, quel brivido che ti corre lungo la schiena quando vedi qualcuno di speciale? Bene, è un po’ come se il cioccolato potesse farci provare qualcosa di simile. Ogni volta che ne mordiamo un pezzo, il nostro corpo reagisce, come se ci stessimo innamorando di nuovo. Ecco perché, quando siamo giù, una tavoletta di cioccolato è molto più di un semplice dolce. È una piccola promessa che, anche solo per un attimo, tutto tornerà ad andare bene. Non risolverà tutti i problemi, certo, ma quel piccolo morso riesce a farci sentire, almeno per un attimo, un po’ più leggeri, un po’ più sereni.

La pelle ringrazia: un beneficio inaspettato

E chi l’avrebbe mai detto? Il cioccolato fa bene anche alla pelle! Sì, proprio così. Ci sono quegli antiossidanti nel cacao che sembrano fatti apposta per proteggerci dai danni del sole, come se ci dessero uno scudo in più contro quei fastidiosi raggi UV. Ci sono pure studi – sì, roba seria, condotti in Germania – che ci dicono che una dieta ricca di flavanoli può rendere la pelle più resistente al sole, più idratata, più densa. Insomma, più forte. Ebbene sì, è un alleato anche per quello che vediamo ogni giorno nello specchio.

Questi antiossidanti sono veri combattenti, riducono lo stress ossidativo che è dietro a tante infiammazioni e, sì, anche a quel fastidioso problema chiamato acne. Quindi, pensateci: il cioccolato potrebbe significare anche una pelle più sana, più luminosa. Una piccola coccola che, aiuta anche a far risplendere il viso. Non è meraviglioso?

Controllo del peso: sembra un paradosso?

Lo so, sembra strano, vero? Parliamo di cioccolato, e chi mai penserebbe che possa aiutarci a controllare il peso? Ma il fondente, quello buono, ha delle sorprese. È pieno di fibre, e quelle fibre ci danno quel senso di sazietà che ci fa dire ‘ok, basta così’. Ci aiutano a non cedere ai mille spuntini fuori pasto, a quel bisogno di mangiare qualcosa solo per riempire un vuoto. Certo, non è un lasciapassare per mangiarne a chili, è pur sempre calorico. Ma se lo usiamo con un po’ di testa, può essere davvero un alleato, un piccolo trucco per sentirsi appagati senza esagerare.

Ma aspetta, alcuni studi ci raccontano che i flavanoli del cacao aiutano a migliorare la sensibilità all’insulina. Vuol dire che il nostro corpo gestisce meglio lo zucchero nel sangue, lo regola, lo tiene sotto controllo. Non è forse incredibile? Questo è un aiuto vero e proprio, soprattutto per chi ha qualche problema con l’insulina o per chi è a rischio di diabete. Un piccolo morso e magari, un grande aiuto. Sì, davvero un alleato inaspettato.

Non dimentichiamo la moderazione

Tutto ha un limite, anche il cioccolato. Nonostante tutti questi benefici, è bene ricordare che il cioccolato fondente contiene calorie, grassi e zuccheri. Quindi, come ogni cosa nella vita, è questione di equilibrio.

Ok, lo so, tutto ha un limite, anche il cioccolato. Per quanto sia buono e pieno di benefici, non possiamo esagerare. Gli esperti ci dicono di non superare i 30 grammi al giorno. Sì, lo so, non è tantissimo, ma è abbastanza per darci quel piccolo momento di gioia senza far danni. E poi, scegliete sempre quello buono, con tanto cacao, almeno il 70% o più. Così vi godete tutto il meglio senza esagerare con gli zuccheri. Ah e attenti alla caffeina: se siete un po’ sensibili, il cioccolato può darvi quella carica che diventa agitazione, magari anche un po’ di insonnia.

E le allergie? Ah, sì, parliamone. Non è uno di quei dettagli che possiamo ignorare. C’è chi è allergico al cacao stesso, pensa un po’, e poi ci sono tutte quelle altre cose che magari non ci pensi: la lecitina di soia, le tracce di frutta a guscio, tutte quelle piccole aggiunte che per qualcuno possono fare la differenza tra un momento di piacere e uno di fastidio o peggio. Il cioccolato fondente è un capolavoro, sì, ma è importante conoscere cosa c’è dentro. Bisogna leggere bene l’etichetta, prendere quel minuto in più per assicurarsi che sia tutto a posto, soprattutto se sai di avere qualche intolleranza o allergia. Perché la cosa bella del cioccolato è che va gustato senza preoccupazioni, con la testa tranquilla e il cuore leggero. Quindi, occhio agli ingredienti e poi goditelo, davvero, senza pensieri.

Un piccolo momento di benessere

Il cioccolato fondente, dunque, ti aiuta a stare meglio, ti fa bene al cuore, ti coccola il cervello, solleva l’umore e, incredibile ma vero, fa bene anche alla pelle. Sì, basta davvero poco, solo un pezzettino, ma buono. Un cioccolato di qualità, scelto con cura. Non bisogna esagerare, è vero, ma goderselo piano, con moderazione. Perché è così che le cose buone fanno la differenza.

E allora, perché non prenderci un attimo per noi? Un quadratino di cioccolato fondente al giorno, niente di complicato, solo un piccolo gesto che ci regala un po’ di felicità. Quel pezzettino che sciogliendosi in bocca ti fa sorridere, che sembra dire: “Tranquillo, va tutto bene“. Non è solo il sapore, è un modo per volerci bene, per prenderci cura di noi stessi, senza troppi fronzoli. Un momento semplice, ma pieno di significato. Ogni morso è un atto d’amore che facciamo alla nostra mente, al nostro cuore. Lasciatevi andare, concedetevi questo piccolo piacere senza pensarci troppo, con tutto l’entusiasmo che merita.

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Salute e Benessere

Malattie cardiovascolari bimbi, da pediatri 5 consigli per...

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Malattie cardiovascolari bimbi, da pediatri 5 consigli per prevenirle

Le malattie cardiovascolari iniziano in età pediatrica ed è proprio durante l’infanzia che occorre prevenirle, individuando precocemente i fattori di rischio. A lanciare l’allarme è la Società italiana di Pediatria (Sip) in occasione del suo congresso nazionale, in corso a Firenze. "A partire dagli 8-10 anni, nei bambini con fattori di rischio, come obesità o predisposizione familiare, è importante monitorare il profilo lipidico attraverso gli screening per le dislipidemie, che misurano i livelli di colesterolo e trigliceridi, entrambi fattori di rischio per malattie cardiovascolari", ricordano i pediatri che hanno elaborato 5 consigli per prevenire le malattie cardiovascolari in età pediatrica.

I consigli: 1) Prevenire il sovrappeso. Promuovere stili di vita sani, con un'alimentazione equilibrata, attività fisica a partire dal bambino più piccolo, evitare il fumo (anche passivo); 2) Monitorare la pressione arteriosa. A partire dai 5 anni, includere la misurazione della pressione nei bilanci di salute del pediatra di famiglia; 3) Se il bambino è in sovrappeso o con ipertensione è bene eseguire esami approfonditi; 4) Valutare la predisposizione familiare. Raccogliere un’anamnesi familiare aggiornata e, in caso di familiarità per patologie cardiovascolari precoci o disturbi del metabolismo glucidico (diabete) o lipidico (aumento del colesterolo o dei trigliceridi) oppure ipertensione arteriosa sottoporre i bambini a una valutazione approfondita; 5) Colesterolo alto. A partire dagli 8-10 anni, introdurre gli screening delle dislipidemie nei bambini con fattori di rischio come obesità o predisposizione familiare.

'Prime alterazioni vascolari sono già evidenti nei vasi di molti soggetti nella prima decade di vita'

L’ipertensione arteriosa e le dislipidemie sono, con il diabete mellito, tra i più frequenti e importanti fattori di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari. "Fortunatamente gli eventi cardiovascolari si manifestano clinicamente quasi esclusivamente nell’età adulta. Tuttavia, le prime alterazioni vascolari, le strie lipidiche, sono già evidenti nei vasi di molti soggetti nella prima decade di vita e molti fattori di rischio, quali ipertensione e dislipidemie, se ricercati, sono già presenti in un numero non trascurabile di bambini e ragazzi. Secondo alcuni studi condotti sia su scala italiana che internazionale, l’ipertensione arteriosa nella popolazione pediatrica si attesta intorno al 4-5%. Nei bambini obesi, però, l’incidenza arriva fino al 20-25%", sottolinea Marco Giussani, segretario Gruppo di studio Sip dell’Ipertensione arteriosa e del rischio cardiovascolare.

Quando preoccuparsi? "In alcuni casi, il cuore del bambino può presentare condizioni come il 'soffio innocente', che non richiedono interventi e si risolvono con l’età. Tuttavia, situazioni di dubbio vanno indirizzate a un centro cardiologico pediatrico per escludere problemi gravi", spiega Gianni Bona, Clinica Pediatrica dell'Università del Piemonte Orientale.

'Un bambino con un peso eccessivo è già un problema'

Ciò che invece deve destare preoccupazione è il sovrappeso, che ormai riguarda una percentuale sempre più vasta di bambini e adulti, tanto da parlare di pandemia metabolica. "Un bambino con un peso eccessivo è già un problema, poiché non di rado la sua condizione resterà invariata anche dopo l’adolescenza. In alcune regioni d’Italia, circa il 40% della popolazione tra gli 8 e i 10 anni è in sovrappeso. E questo deve creare preoccupazione", avverte Gianni Bona, Clinica pediatrica dell'Università del Piemonte Orientale. Queste condizioni di rischio, se non trattate, nella maggior parte dei casi si trascinano dall’età pediatrica a quella adulta. Ipertensione arteriosa e dislipidemie sono, di gran lunga, più frequenti tra i bambini e gli adolescenti in eccesso ponderale. «La prevenzione deve puntare a individuare precocemente nei singoli bambini i principali fattori di rischio cardiovascolare per trattarli con un intervento personalizzato che, nella maggior parte dei casi, sarà solo dietetico-comportamentale», interviene ancora Giussani.

Screening cardiovascolari: quando e perché iniziare. "A partire dai 5 anni, è consigliabile misurare annualmente la pressione arteriosa a tutti i bambini. Se i parametri di pressione, peso, altezza e Bmi sono normali, non è necessario uno screening cardiaco specifico. In caso di sovrappeso o ipertensione, invece, sono raccomandati esami più approfonditi, come un'ecocardiografia e test ematici (glicemia, colesterolo, trigliceridi)", precisa la Sip. Anche nei bambini normopeso, ma con una predisposizione familiare per le malattie cardiovascolari, è importante effettuare uno screening che includa gli stessi esami. "La familiarità può raddoppiare il rischio di malattie cardiovascolari, per cui è essenziale condurre un’anamnesi familiare aggiornata, includendo anche i parenti di secondo grado", conclude Bona.

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