Il Medico risponde: Che cos’è l’attacco di panico?
“Il Medico risponde”
Che cos’è l’attacco di panico?
DOMANDA
Salve dottore sono Isabella una vostra assidua lettrice online. Complimenti per le sue belle risposte e per il giornale.
Per favore potrei sapere qualcosa sugli attacchi di panico, mi può rispondere, non si dimentichi ci tengo tanto, mi raccomando. Grazie infinitamente e buona serata.
Isa 72
RISPOSTA
A cura del Dr. Ferdinando Martinez
ATTENZIONE: "Le informazioni contenute in questa rubrica medica, non devono ASSOLUTAMENTE, in alcun modo, sostituire il rapporto Medico di Famiglia/Assistito. Si raccomanda per buona regola, di chiedere SEMPRE il parere del proprio Medico di Famiglia, o Specialista di fiducia, il quale conosce in dettaglio la storia clinica del proprio Paziente. La nostra rubrica, non avendo fatto un'anamnesi di chi ci scrive, impossibile online, ha il solo ed esclusivo scopo informativo, decliniamo quindi tutte le responsabilità nel mettere in pratica qualsiasi chiarimento o indicazione riportata al solo scopo esplicativo e divulgativo. Qualsiasi domanda umanamente intrattabile via web, verrà automaticamente cestinata. Grazie per la gentile comprensione."
Isabella grazie per la cortese mail, certo le rispondo volentieri subito e non dubiti nel ricontattarmi in qualsiasi momento lei abbia bisogno di delucidazioni.
Le spiego quindi l’attacco di panico di cui lei mi chiede informazioni. Isabella la crisi di ansia acuta o attacco di panico, è un’intensa sensazione di paura, d’ insorgenza improvvisa e di solito transitoria. I sintomi fisici associati possono includere sudorazione, palpitazioni, sensazione di soffocamento (dispnea), dolore toracico, nausea, formicolio parestesia. Questi sintomi sono associati a sensazioni di perdita di controllo o pericolo imminente non correlato alla realtà.
Isabella gli attacchi di panico possono essere anche spontanei o seguire un trigger. Alcuni fattori come lo stress possono sicuramente favorirli. Possono far parte di molti disturbi, come la depressione, alcune psicosi, stati di intossicazione e soprattutto disturbi d’ansia.
Il trattamento degli attacchi di panico consiste principalmente nel rassicurare il soggetto; un ansiolitico viene utilizzato in caso di situazioni continue e ripetitive. La prevenzione si basa sulla gestione del disturbo da cui si integrano o si scaturiscono.
La maggior parte dei pazienti con attacchi di panico spesso riferisce di aver paura di morire, d’ impazzire, di perdere il controllo delle proprie emozioni, del comportamento, delle forze, del respiro. Queste impressioni molto dolorose, generano spesso la necessità di sfuggire allo sguardo degli altri cercando un luogo isolato dove chiudersi da soli fino a quando la sensazione di disagio non si attenua parzialmente o totalmente o al contrario, si cerca la vicinanza delle persone care come conforto, affetto e rassicurazione.
Isabella deve sapere che un attacco di panico è segnalato dal verificarsi di molti altri sintomi come ad esempio:
- una forte sensazione di ansia immotivata
- un’acuta percezione di disastro imminente, per esempio paura di avere un attacco di cuore o un ictus
- sudorazione fredda, vampate di calore, brividi
- palpitazioni, sensazione di un cuore che batte troppo forte e veloce
- tremori
- un sentore di soffocamento o strangolamento
- nausea
- vertigini e senso di svenimento;
- una presagio di irrealtà o dissociazione da se stessi, derealizzazione o spersonalizzazione
- un’impressione di pesante intorpidimento generale
- fastidioso formicolio
Ciò che caratterizza un attacco di panico è anche la repentinità della sua insorgenza, in qualsiasi momento della giornata e spesso vissuta come una sensazione brutale. Si svolge in un periodo di tempo ben definito e dura generalmente pochi minuti.
Isabella si ricordi che, le cause più note sono l’ansia, lo stress, le preoccupazioni, le fobie ricorrenti e alcuni tipi di trauma. Spesso anche l’ambiente a livello familiare o professionale a volte non coerente, possono portare a una crisi involontaria. Alcune sostanze possono causare o addirittura amplificare gli attacchi di panico, come l’alcol e vari tipi di narcotici.
L’iperventilazione è un fattore scatenante che crea alcalosi sistemica e l’alta sudorazione potrebbe causare alcalosi contribuendo alla generazione degli attacchi.
Un attacco di panico può essere spontaneo, senza trigger (può svegliare improvvisamente qualcuno che sta dormendo) o essere scatenato dal confronto con l’oggetto di una fobia o di ricordi.
Isabella il paziente può a volte associare gli attacchi di panico ad uno o più luoghi precisi in cui si sono verificati la prima volta, oppure ad uno o più momenti particolari della giornata e quindi, innescarli in un momento temporale o in un luogo, questo può spingerlo a rimanere rinchiuso a casa, o al contrario, a non volerci più tornare nel luogo imputato, agorafobia.
Anche i disturbi della tiroide possono scatenarne la crisi. Tuttavia, è imperativo eliminare prima qualsiasi patologia di cui lo stato di ansia è solo una conseguenza ( ipotiroidismo , ipertiroidismo, ecc.). L’errore diagnostico classico è quello di analizzare l’ansia come conseguenza causa (origini psicologiche), mentre può essere uno dei tanti sintomi della stessa malattia. In questo senso, il trattamento della malattia elimina rapidamente questi sintomi. In un individuo i cui sintomi si manifestano senza una causa particolare (solitamente individuo a bassa ansia, rapida insorgenza di uno stato ansioso), è quindi essenziale escludere qualsiasi patologia biologica al fine di evitare trattamenti inappropriati (antidepressivi, benzodiazepine, ecc.) che sarebbero praticamente inutili.
La tiroide dovrebbe essere monitorata sistematicamente, eseguire esami specifici per attestarne la normale funzionalità, in caso di ansia, soprattutto se accompagnata da altri sintomi suggestivi come affaticamento, rallentamento intellettuale, aumento di peso, cambiamenti di umore, palpitazioni, freddo eccessivo o persino intolleranza al calore. Infatti, anche se queste patologie sono molto frequenti all’interno della popolazione italiana a causa della mancanza di iodio (quasi 6 milioni di italiani hanno un problema alla tiroide), rimangono relativamente sconosciute e il paziente può rimanere per un certo tempo nel “vagabondaggio della diagnosi” a causa di una mancanza di screening adeguato.
Isabella, ci sono poi, cause legate a varie sostanze come: l’alcol, la cannabis, la cocaina, gli allucinogeni (LSD), le anfetamine, gli anoressizzanti, i prodotti anticolinergici, i nitrati, gli ormoni tiroidei, i solventi, gli oppiacei, l’avvelenamento da monossido di carbonio, i corticosteroidi, la caffeina, le benzodiazepine e gli antipertensivi.
Anche l’interruzione o la riduzione drastica della dose del trattamento antidepressivo (sindrome da sospensione degli antidepressivi) può causare attacchi di panico.
Le cause legate a stati psicologi, tipo una fobia può provocare un attacco di panico in reazione all’esposizione all’oggetto scatenante della fobia. Questi attacchi sono generalmente brevi e si risolvono quando cessa l’esposizione.
L’ambiente che circonda la persona (genitori ansiosi, attività professionale che sottopone l’individuo a uno stress significativo) può anche portare ad attacchi di ansia che possono diventare ricorrenti se il soggetto interessato non si allontana dall’ambiente stressante.
Quando una persona ha un disturbo da stress post-traumatico, accade spesso che si abbiano dei flashback dell’evento traumatico, che possono creare attacchi di panico piuttosto forti in cui la persona può persino perdere il contatto con la realtà traumatica.
Il trattamento di un attacco di panico inizia con la totale rassicurazione, la rimozione di possibili fattori ansiogeni che spesso sono sufficienti e relax assoluto. Semplici suggerimenti per sfocare l’attenzione, rilassarsi e rallentare la frequenza respiratoria con inspirazioni ed espirazioni in totale distensione, possono aiutare notevolmente.
Il trattamento farmacologico può essere preso in considerazione in assenza dell’effetto delle precedenti misure generali. I farmaci ansiolitici consigliati sono quelli della famiglia delle benzodiazepine, prescritti sotto severo e oculato controllo medico.
Isabella le ricordo che la mia risposta, non intende in alcun modo sostituirsi all’autorevole parere del Medico di famiglia, Medico Curante o di altre Figure Sanitarie di fiducia, preposte alla corretta interpretazione del problema in oggetto, a cui rimando, rigorosamente, per ottenere una più precisa indicazione incline sulle origini di qualsiasi sintomo stesso, grazie per la cortese comprensione, le auguro una meravigliosa domenica.
“Quam est felix vita, quae sine odiis transiit.”
Quanto è felice la vita trascorsa senza odio.
(Publilio Siro)
Aspettiamo le vostre domande, inviatecele via mail a info@sbircialanotizia.it
Curiosità
Cioccolato fondente: Benefici sorprendenti per cuore, mente...
Chi non ama l’idea di mordere un quadretto di pura delizia scura? Ma aspettate, non è solo questione di golosità: è molto più di questo. Dietro quell’aroma intenso e quel sapore unico si nasconde un piccolo tesoro di benefici per la nostra salute. Parliamo di un piacere che sa essere alleato del nostro corpo, della mente e anche dell’umore. Ma vediamo di cosa si tratta e come mai il cioccolato fondente meriti davvero tutto questo amore.
Il cioccolato fondente: più di un dolce
Il cioccolato fondente non è solo un altro dessert sul tavolo. Se guardiamo un po’ più a fondo, ci accorgiamo che è davvero speciale e non solo per quel sapore un po’ amaro che rimane sul palato. Deriva dai semi del cacao, una pianta straordinaria, con un contenuto di cacao che di solito supera il 70%. Sì, avete capito bene, è proprio questo che lo rende diverso dalle altre varianti, come quello al latte o quello bianco. Insomma, più è scuro, meglio è.
Il cioccolato fondente, quello vero, quello che metti in bocca e ti fa chiudere gli occhi senza neanche rendertene conto, non ha bisogno di altro. Pochi ingredienti, ma quelli che contano davvero. Massa di cacao, burro di cacao, un po’ di zucchero, giusto quel tanto che serve per bilanciare l’amaro. E se siamo fortunati, magari un pizzico di vaniglia, quel piccolo tocco che lo rende ancora più speciale, come un segreto tutto tuo. Ah, e certo, c’è anche la lecitina di soia. Ma sai cosa? È lì solo per fare in modo che tutto si leghi, che resti insieme come dovrebbe. E basta. Nient’altro. La sua magia è proprio questa. Nella semplicità. Niente superfluo, solo l’essenziale. Come tutte quelle cose belle che non fanno rumore, che non devono urlare per farsi notare. La bellezza vera è sempre nascosta nella semplicità, in quel piccolo gesto che ti fa vibrare dentro. E il cioccolato fondente è esattamente questo. La prova più dolce che, a volte, meno è davvero di più.
Allora, cosa c’è davvero in quei 100 grammi di cioccolato fondente, quello buono, quello con il 70-85% di cacao? Beh, ci sono circa 600 calorie. Sì, lo so, può sembrare tanto, ma aspetta un attimo. Non è solo una questione di numeri. Dentro c’è molto, molto di più. Ci sono le fibre, e non sono poche: 10-12 grammi di pura soddisfazione. Quelle fibre che ti riempiono, che ti fanno sentire sazio, come se dicessero: “Ehi, adesso va bene così”. E poi, incredibile ma vero, ci sono anche le proteine. Sì, 7-8 grammi di proteine, in un dolcetto! Chi l’avrebbe mai detto? È quasi un regalo. E i grassi? Certo, ci sono anche loro, ma sono quelli buoni, quelli che il tuo corpo apprezza. Come l’acido oleico, lo stesso che trovi nell’olio d’oliva. È roba buona, capisci? Poi… ci sono i minerali: ferro, magnesio, rame, manganese. Tutto ciò di cui il tuo corpo ha bisogno, racchiuso in un piccolo morso delizioso. Incredibile, vero?! Un autentico concentrato di energia e salute. Un piccolo tesoro nascosto, un gesto di gentilezza che fai a te stesso. Ogni volta che ne prendi un pezzetto, è come dire a te stesso: “Oggi mi voglio bene“. Ed è proprio questo, alla fine, che fa la differenza. Prendersi cura di sé, un morso alla volta.
Gli antiossidanti: i veri supereroi del cacao
Ma chi l’avrebbe mai detto che il cioccolato potesse essere un vero supereroe? Non sto scherzando. Sotto quella scorza scura e quel gusto intenso, c’è una vera e propria forza della natura. Il cioccolato fondente è pieno zeppo di antiossidanti. Sì, quei piccoli guerrieri invisibili, come i polifenoli, i flavanoli e le catechine, pronti a combattere contro i radicali liberi. Sapete chi sono i radicali liberi? Quelle molecole impazzite che vagano per il nostro corpo, danneggiando le cellule e facendoci invecchiare più in fretta. Beh, il cioccolato, con i suoi flavonoidi, agisce come uno scudo. Ci protegge. Aiuta il nostro corpo a resistere ai guai. Meno rughe, meno malattie. Meno rischio di diabete, di problemi al cuore e, perché no, magari anche di quei malanni che fanno davvero paura, come certi tipi di cancro. Ogni morso è come un piccolo alleato che entra in battaglia per noi. Chi lo avrebbe mai immaginato, vero? Un superfood che si gusta, che si sente, e che ci fa anche del bene.
Immaginate questo: uno studio del Journal of the American Heart Association ci dice che il cioccolato fondente, quello buono, con tanto cacao, è addirittura più potente dei mirtilli o del melograno quando si tratta di antiossidanti. Roba da non credere, vero? Ma è proprio così. Ogni singolo boccone è come un piccolo regalo che facciamo al nostro corpo, un gesto che va ben oltre la golosità. Un morso che ci coccola e, allo stesso tempo, ci protegge. Chi avrebbe mai pensato che il piacere potesse essere così salutare?
Un cuore più forte con il fondente
Ok, parliamo di cose concrete. Il cioccolato fondente fa anche un gran bene al cuore. Sì, proprio così. Sono i flavanoli i veri eroi qui, quelli che fanno la differenza. Hanno questo superpotere: stimolano la produzione di ossido nitrico. Ora, non voglio essere troppo tecnico, ma l’ossido nitrico è quella molecola che rilassa i vasi sanguigni, li allarga un po’, lasciando scorrere meglio il sangue e quindi, abbassando la pressione. Praticamente come una carezza che il cioccolato fa al nostro sistema circolatorio. Magia? No, pura e semplice scienza, ma con un pizzico di meraviglia.
Ma sapete qual è l’altro superpotere del cioccolato fondente? Aiuta a migliorare il colesterolo, quello buono. Proprio l’HDL, quello che fa bene al nostro cuore. E nel frattempo combatte l’LDL, il colesterolo cattivo, quello che fa guai nelle arterie. Meno placche, meno rischi. Insomma, meno preoccupazioni per il nostro cuore. Non è una cosa da poco, eh? E pensate che uno studio pubblicato su Nature dice che mangiare cioccolato fondente regolarmente può ridurre il rischio di malattie cardiovascolari del 37%. Vi rendete conto? Tutto questo per un quadretto di cioccolato. Io dico che ogni tanto, un pezzettino, ce lo meritiamo davvero.
Un boost per il cervello: concentrati e felici
Anche la nostra testa ne trae beneficio e alla grande. Quei composti bioattivi che si trovano nel cacao? Sono come un’iniezione di energia per il cervello. Migliorano il flusso di sangue alla testa e questo significa più memoria, più concentrazione. Sai quei giorni in cui hai bisogno di essere sveglio e attento? Bene, il cioccolato è tuo amico. C’è anche un po’ di caffeina e teobromina, quelle piccole sostanze che danno quella carica giusta, quella spinta quando serve davvero. Non è magia ma… quasi.
I flavanoli, nel cacao, sono come quei vecchi amici che ci stanno accanto nei momenti difficili, quelli che ci danno una mano a restare svegli, attenti, vivi. Sono piccole magie che fanno la differenza, davvero. Sono dei perfetti alleati nel ridurre quel declino cognitivo che, inevitabilmente, arriva con l’età… Ma non solo superficialmente: aiutano anche a tenere lontane quelle malattie che fanno paura, come l’Alzheimer! Il cioccolato fondente è come un abbraccio per il cervello, un compagno che ci fa restare lucidi, che ci aiuta a ricordare chi siamo, a restare noi stessi più a lungo. Un pezzetto e ti senti quasi protetto, come se qualcuno stesse dicendo: ‘Tranquillo, ci sono io‘.
Il cioccolato fondente e il buonumore: una dolce medicina
Il cioccolato ci rende felici, su questo non c’è dubbio. Ma avete mai davvero pensato al perché? Non è solo per quel sapore inconfondibile, quel mix perfetto di dolcezza e amarezza che ci avvolge e ci fa sorridere. C’è qualcosa di più profondo. Il cioccolato fondente è come un piccolo mago che lavora dietro le quinte, stimola la produzione di endorfine, quegli ormoni che ci fanno sentire bene, che ci regalano quella sensazione di “va tutto bene, per un attimo è tutto a posto“. E non finisce qui, oh no. Aiuta anche il rilascio di serotonina, quella sostanza che ti fa sentire sereno, in pace, come se fossi avvolto in una coperta calda durante una giornata fredda.
Il cioccolato ha un piccolo segreto romantico che non tutti conoscono. C’è un pizzico di magia nascosta dentro ogni morso: la feniletilamina. Sì, lo so, sembra un termine complicato, ma fidatevi, è più semplice di quanto sembri. Questa è quella sostanza chimica che il nostro cervello produce quando ci innamoriamo. Avete presente quel batticuore, quel brivido che ti corre lungo la schiena quando vedi qualcuno di speciale? Bene, è un po’ come se il cioccolato potesse farci provare qualcosa di simile. Ogni volta che ne mordiamo un pezzo, il nostro corpo reagisce, come se ci stessimo innamorando di nuovo. Ecco perché, quando siamo giù, una tavoletta di cioccolato è molto più di un semplice dolce. È una piccola promessa che, anche solo per un attimo, tutto tornerà ad andare bene. Non risolverà tutti i problemi, certo, ma quel piccolo morso riesce a farci sentire, almeno per un attimo, un po’ più leggeri, un po’ più sereni.
La pelle ringrazia: un beneficio inaspettato
E chi l’avrebbe mai detto? Il cioccolato fa bene anche alla pelle! Sì, proprio così. Ci sono quegli antiossidanti nel cacao che sembrano fatti apposta per proteggerci dai danni del sole, come se ci dessero uno scudo in più contro quei fastidiosi raggi UV. Ci sono pure studi – sì, roba seria, condotti in Germania – che ci dicono che una dieta ricca di flavanoli può rendere la pelle più resistente al sole, più idratata, più densa. Insomma, più forte. Ebbene sì, è un alleato anche per quello che vediamo ogni giorno nello specchio.
Questi antiossidanti sono veri combattenti, riducono lo stress ossidativo che è dietro a tante infiammazioni e, sì, anche a quel fastidioso problema chiamato acne. Quindi, pensateci: il cioccolato potrebbe significare anche una pelle più sana, più luminosa. Una piccola coccola che, aiuta anche a far risplendere il viso. Non è meraviglioso?
Controllo del peso: sembra un paradosso?
Lo so, sembra strano, vero? Parliamo di cioccolato, e chi mai penserebbe che possa aiutarci a controllare il peso? Ma il fondente, quello buono, ha delle sorprese. È pieno di fibre, e quelle fibre ci danno quel senso di sazietà che ci fa dire ‘ok, basta così’. Ci aiutano a non cedere ai mille spuntini fuori pasto, a quel bisogno di mangiare qualcosa solo per riempire un vuoto. Certo, non è un lasciapassare per mangiarne a chili, è pur sempre calorico. Ma se lo usiamo con un po’ di testa, può essere davvero un alleato, un piccolo trucco per sentirsi appagati senza esagerare.
Ma aspetta, alcuni studi ci raccontano che i flavanoli del cacao aiutano a migliorare la sensibilità all’insulina. Vuol dire che il nostro corpo gestisce meglio lo zucchero nel sangue, lo regola, lo tiene sotto controllo. Non è forse incredibile? Questo è un aiuto vero e proprio, soprattutto per chi ha qualche problema con l’insulina o per chi è a rischio di diabete. Un piccolo morso e magari, un grande aiuto. Sì, davvero un alleato inaspettato.
Non dimentichiamo la moderazione
Tutto ha un limite, anche il cioccolato. Nonostante tutti questi benefici, è bene ricordare che il cioccolato fondente contiene calorie, grassi e zuccheri. Quindi, come ogni cosa nella vita, è questione di equilibrio.
Ok, lo so, tutto ha un limite, anche il cioccolato. Per quanto sia buono e pieno di benefici, non possiamo esagerare. Gli esperti ci dicono di non superare i 30 grammi al giorno. Sì, lo so, non è tantissimo, ma è abbastanza per darci quel piccolo momento di gioia senza far danni. E poi, scegliete sempre quello buono, con tanto cacao, almeno il 70% o più. Così vi godete tutto il meglio senza esagerare con gli zuccheri. Ah e attenti alla caffeina: se siete un po’ sensibili, il cioccolato può darvi quella carica che diventa agitazione, magari anche un po’ di insonnia.
E le allergie? Ah, sì, parliamone. Non è uno di quei dettagli che possiamo ignorare. C’è chi è allergico al cacao stesso, pensa un po’, e poi ci sono tutte quelle altre cose che magari non ci pensi: la lecitina di soia, le tracce di frutta a guscio, tutte quelle piccole aggiunte che per qualcuno possono fare la differenza tra un momento di piacere e uno di fastidio o peggio. Il cioccolato fondente è un capolavoro, sì, ma è importante conoscere cosa c’è dentro. Bisogna leggere bene l’etichetta, prendere quel minuto in più per assicurarsi che sia tutto a posto, soprattutto se sai di avere qualche intolleranza o allergia. Perché la cosa bella del cioccolato è che va gustato senza preoccupazioni, con la testa tranquilla e il cuore leggero. Quindi, occhio agli ingredienti e poi goditelo, davvero, senza pensieri.
Un piccolo momento di benessere
Il cioccolato fondente, dunque, ti aiuta a stare meglio, ti fa bene al cuore, ti coccola il cervello, solleva l’umore e, incredibile ma vero, fa bene anche alla pelle. Sì, basta davvero poco, solo un pezzettino, ma buono. Un cioccolato di qualità, scelto con cura. Non bisogna esagerare, è vero, ma goderselo piano, con moderazione. Perché è così che le cose buone fanno la differenza.
E allora, perché non prenderci un attimo per noi? Un quadratino di cioccolato fondente al giorno, niente di complicato, solo un piccolo gesto che ci regala un po’ di felicità. Quel pezzettino che sciogliendosi in bocca ti fa sorridere, che sembra dire: “Tranquillo, va tutto bene“. Non è solo il sapore, è un modo per volerci bene, per prenderci cura di noi stessi, senza troppi fronzoli. Un momento semplice, ma pieno di significato. Ogni morso è un atto d’amore che facciamo alla nostra mente, al nostro cuore. Lasciatevi andare, concedetevi questo piccolo piacere senza pensarci troppo, con tutto l’entusiasmo che merita.
Salute e Benessere
Infertilità maschile, trovati batteri in liquido seminale...
Un aumento di ceppi di Prevotella e Pseudomonas e l'incremento di Lactobacillus iners fattori di rischio per la concentrazione spermatica nel liquido seminale
L’eccesso di alcuni ceppi di Pseudomonas, Prevotella e Lattobacilli nel liquido seminale "sarebbe in grado di alterare la concentrazione degli spermatozoi favorendo un micro-ambiente infiammatorio, nemico della fertilità maschile". A dimostrarlo due review condotte dai ricercatori dell’Università di Napoli 'Federico II', insieme a colleghi brasiliani e danesi, e dagli esperti dell’Università di Padova, pubblicate di recente su 'Frontiers in Endocrinology' e 'Cells'. Dai due lavori, che hanno preso in considerazione rispettivamente 37 ricerche e 27 studi, è emerso come "un aumento di ceppi di Prevotella e Pseudomonas e l’incremento di Lactobacillus iners siano fattori di rischio per la concentrazione spermatica nel liquido seminale causandone una riduzione sotto la soglia minima stabilita" dall’Organizzazione mondiale della sanità e necessaria per la fertilità maschile.
Gli esperti della Società italiana di Andrologia (Sia), in occasione del VI Congresso Natura, Ambiente, Uomo (Nau) che si tiene oggi e domani nelle Langhe, focalizzeranno l’attenzione su questo tema di primaria importanza, in quanto "si stima che un numero ridotto di spermatozoi sia causa o concausa di almeno il 30% dei casi di infertilità di coppia - ricorda la Sia - Sono infatti numerosi gli studi che hanno rilevato come negli ultimi 50 anni ci sia stato un significativo declino globale della concentrazione e della conta spermatica totale, il cui numero si è dimezzato negli ultimi decenni e il cui ritmo di riduzione è più che raddoppiato dal 2000".
“Un tempo si riteneva che il liquido seminale fosse naturalmente privo di batteri; qualsiasi microbo trovato tra gli spermatozoi era considerato un segno di infezione. Ma le ricerche più recenti, seppur ancora in fase iniziale, stanno ora dimostrando che lo sperma ha una propria comunità microbica, proprio come ad esempio già individuato per l’intestino e la vagina – spiega Alessandro Palmieri, presidente Sia e professore di Urologia all’Università Federico II di Napoli -. Il microbioma dello sperma può contenere un ampio insieme di microbi, la maggior parte proviene dalle ghiandole del tratto riproduttivo superiore, compresi i testicoli, le vescicole seminali e la prostata. Tali batteri, se in equilibrio, lavorano per il nostro benessere, ma se in eccesso potrebbero avere un potenziale ruolo nell’infertilità”.
"Da tempo l’alterazione del microbioma riproduttivo femminile è stata associata a esiti ridotti o negativi della gravidanza, ma ora sempre più studi stanno evidenziando come anche gli uomini che presentano alterazioni nell’ottimale fisiologia spermatica abbiano una differente composizione del microbiota rispetto agli individui fertili e come questa possa essere associata a condizioni di oligozoospermia, quando cioè lo sperma maschile contiene un numero di spermatozoi più basso del normale – sottolinea Palmieri - In particolare, l’analisi a cui hanno partecipato i ricercatori dell’Università di Napoli 'Federico II', che ha preso in considerazione 37 studi condotti tra il 1980 e il 2023 su oltre 9300 uomini, ha rilevato un eccesso di ceppi di Prevotella e Lactobacillus negli individui con ridotto numero di spermatozoi, rispetto a uomini con conta spermatica normale. Risultati confermati dalla review condotta dai ricercatori dell’Università di Padova, su 27 lavori raccolti sulla piattaforma 'PubMed' fino al 2023, che ha identificato anche la presenza di alte concentrazioni di ceppi di Pseudomonas. Le ricerche hanno rilevato che, soprattutto l’eccesso di Lactobacillus, può produrre acido lattico, portando potenzialmente a un ambiente infiammatorio a livello locale che può influire in modo negativo sul numero degli spermatozoi”.
“I dati che si stanno accumulando, e il livello di prove in questo campo, è certamente in constante crescita, ma lo studio del microbiota del liquido seminale rappresenta ancora un aspetto trascurato della diagnostica dedicata all’analisi dell’infertilità maschile. Ha però grandi potenzialità nel migliorare la comprensione delle forme cosiddette 'idiopatiche' o 'sine causa' - sottolinea il presidente Sia -. Queste conoscenze potrebbero cambiare le cure e aprire la strada a nuove strategie terapeutiche per correggere le alterazioni dei parametri spermatici e migliorare la fertilità maschile”, conclude Palmieri.
Salute e Benessere
Malattie rare, Rafanelli (Slafood): “Per disfagia...
'Da paziente Sla cerco di aiutare chi è disfagico a non rinunciare a gusto e convivialità’
"La Sclerosi laterale amiotrofica tenta di rubarti il futuro, di portarti via i tuoi sogni, ma non riuscirà mai a rubarti il tuo presente. Quando mi è stata diagnosticata la malattia ho dovuto riorganizzare ogni cosa. Una vita che io ho deciso di continuare a vivere aiutando chi come me affronta la Sla e le sue difficoltà. La difficoltà ad alimentarci è una tra queste perché essere costretti a mangiare in un certo modo per non correre rischi determina isolamento e rinuncia alla convivialità. E contro la disfagia stiamo lavorando ad una dieta adatta, che non sia soltanto il solito cibo frullato ma un’alimentazione migliore affinché nessuno di noi rinunci al gusto e alla convivialità". Lo ha detto Davide Rafanelli, presidente di Slafood in un’intervista a Radio Deejay diffusa questa sera durante la diretta streaming della campagna 'Una promessa per la Ricerca' promossa da Aisla (Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica) trasmessa su YouTube e sui canali social dell'associazione.
Slafood unisce il talento degli chef affiancandoli ai professionisti della scienza, per sostenere la raccolta fondi per la ricerca e specifici progetti di presa in carico nutrizionale delle persone malate di Sla, malattia neurodegenerativa caratterizzata dalla perdita delle cellule motoneuronali, che progressivamente determina una paralisi dei muscoli volontari e per la quale non esiste ancora una cura.
"Stiamo cercando di aiutare a migliorare la qualità di vita per pazienti come me – ha poi aggiunto Rafanelli – con una dieta adatta, un cibo studiato attraverso la collaborazione dei nutrizionisti, dei nostri chef di Slafood, di Aisla in modo da creare un'alimentazione bilanciata, ma che abbia anche una sorta di riscoperta della convivialità".