Intervista esclusiva ad Alessandra Tumolillo: «Raccontarsi è sempre bello, con la musica ancora di più!»
Giovanissima ma a un passo dalla fama mondiale: Alessandra Tumolillo, in questi giorni molto chiacchierata per esser stata ospite del noto tenore Andrea Bocelli. Affiancata dalla presenza promettente di Diego Russello, alla sua giovane età ha già incontrato un artista di tale calibro che avendo ascoltato i suoi pezzi è già un grande sostenitore della Tumolillo.
Alessandra Tumolillo, cantautrice, classe 2000, nasce nella bella Napoli sotto il segno della vergine. Benché questa sia una delle città col maggior numero di cantanti, Alessandra ha già tutte le carte in regola per primeggiare nel mondo musicale. Figlia d’arte di due validi musicisti; madre pianista e padre violinista. Si è fatta notare sul web appena adolescente e a 17 anni è stata scelta da Peppe Barra per partecipare alla ‘Cantata dei Pastori‘, nel programma ‘Quanno nascette Ninno‘. Nel 2018 è riuscita a dar voce alla colonna sonora di un film di Alessandro Siani con un suo brano, nello stesso anno è stata ospite a ‘The Voice of Italy‘, per poi partecipare come concorrente del programma televisivo ‘Amici‘, nel 2020.
A Maggio del 2019 nasce il brano “Il Cammino”, scritto durante un momento di pausa dalle riprese del film “Alessandra, un grande amore e niente più”. «Fui ispirata dalla musica dei Beatles, dalle progressioni armoniche e dalle melodie», ci spiega Alessandra. Ed è così che prende vita “Il Cammino”, unendo il mondo Partenopeo e quello “Liverpooliano” (così lo ha definito simpaticamente Alessandra).
«Il brano fa cenno alla speranza, senza esplicitarne troppo il senso. Fa uso metafore, è introspettivo. Nasce come ninnananna ma si evolve come brano maturo. “Il Cammino” è stato utilizzato come colonna sonora nel film “Anime Borboniche”», racconta entusiasta Alessandra ai nostri microfoni.
Nonostante la sua giovane età, Alessandra già vanta collaborazioni di successo con artisti illustri come Ernesto Vitolo, pianista, tra l’altro, dell’album “Nero a metà” di Pino Daniele; Sergio Cammariere, cugino del cantautore Rino Gaetano; Jake Sherman, cantautore e produttore americano; Michael Rosen; Elisabetta Serio; Roberto Giangrande…
A Dicembre 2021, Alessandra pubblica su YouTube il brano “Auguri al mio pianeta“, un progetto musicale intorno al quale si sono aggregati alcuni tra i più bravi musicisti napoletani. La canzone, scritta da Felice Iovino è una vera propria esplosione di positività e di allegria, condivisione e felicità collettiva, un invito, almeno per qualche minuto, a guardare il futuro senza le paure imposte dalla pandemia.
Alessandra ha una voce calda, profonda, potente e passionale. La sua carriera è rappresentata dalla cover di Andrea Sannino, ‘Abbracciame‘. La giovane interpreta il brano con una verve invidiabile e un candore inimitabile. Davvero brava a suonare e cantare con l’anima; un’artista a tutto tondo.
Un brano che ci ha fatto sognare ad occhi aperti, accorciando in qualche modo le distanze durante i lockdown. Noi ascoltandolo ci siamo molto emozionati, e voi? Ecco il video, direttamente dal canale YouTube di Alessandra.
Oggi nella vita di Alessandra ci son nuovi progetti in vista, dalla collaborazione con artisti di fama mondiale alla partnership con Diego Russello, uno dei migliori imprenditori del momento. Cerchiamo di capirne di più attraverso quest’intervista esclusiva.
Ciao Alessandra! Benvenuta su Sbircia la Notizia Magazine. Iniziamo con la nostra domanda di rito: chi è Alessandra Tumolillo nella vita di tutti i giorni?
“Alessandra oggi è una ragazza di ventun anni che ama tuffarsi in tutto ciò che si può definire “Arte”: dalla pittura, alla musica, al cinema… Non ho molti amici, ma quelli che hanno posto nel mio cuore, l’avranno per sempre. Sono figlia di Anna e Alessandro, entrambi musicisti, violino e pianoforte; guide indispensabili per il mio percorso artistico e primi fan della mia musica da quando ho iniziato a scrivere canzoni (avevo 12 anni). Sono iscritta al biennio di chitarra jazz al conservatorio di Napoli San Pietro a Majella e infine sono “mamma” di un cane di nome Simba (che ho tatuato sul braccio sinistro).”
Bella e radiosa come il sole, fresca di incontri promettenti. Com’è stato trovarsi di fronte Andrea Bocelli?
“Ho avuto l’onore di incontrarlo e di condividere dei momenti a casa sua insieme alla sua splendida famiglia. Sono stati dei momenti emozionanti… direi, come quello di aver cantato insieme “E po’ che fà” di Pino Daniele. Non mento, all’inizio mi tremava la voce dalla commozione!”
Come tutti i giovani sei molto presente su vari social network, sarà questo il mezzo principale della partnership con l’imprenditore Diego Russello?
“Esatto. Ho conosciuto Diego nel lontano 2020, ci siamo incrociati per caso su Facebook… All’epoca girava ancora il mio video della cover di “Abbracciame” di Andrea Sannino ed è stato proprio questo il motivo dell’avvicinamento mio e di Diego. Oggi lo considero non solo il mio manager e dunque figura importante nell’ambito professionale lavorativo, ma anche un padre.”
Sappiamo che i tuoi genitori sono stati il pilastro della tua passione musicale ma oltre a loro qual è l’artista che ti ha influenzato maggiormente?
“Sarebbe troppo scontato se dicessi Pino Daniele? (ride, ndr) In realtà la mia prima influenza più grande è stata Norah Jones… e a seguire Esperanza Spalding, John Mayer, Stevie Wonder… e last but not least Pinuccio.”
Qual è stata la tua primissima esibizione?
“La mia prima esibizione fu all’Around Midnight a Napoli nel lontano 2017: fu in trio con due musicisti molto bravi, avevo 16 anni (Domenico Peluso al basso e Giuseppe Donato alla batteria). Ricordo con grande piacere e gioia quella prima volta davanti a un pubblico, ero molto timida ma sicura che quello sarebbe stato il posto giusto per me: Il palco. A fine serata venni accompagnata anche da un pianista, a cui sono affezionata in particolar modo: Sergio Esposito, grande jazzista e anch’egli grande fonte di ispirazione per il mio percorso artistico.”
Come hai vissuto i primi successi?
“Il mio successo è stato il giorno in cui ho scoperto di amare la musica a tal punto da farne il mio lavoro, per tutta la vita. Non è una strada semplice, l’entusiasmo è il carburante che serve per ingranare la marcia e non smettere mai… ma è facile, amandone l’essenza. Aver avuto modo di interfacciarmi con persone che hanno saputo apprezzare il mio modo di fare musica è stata una vittoria, di cui sarò sempre grata.”
Perché Siani ha scelto proprio un tuo brano per la colonna sonora del suo film?
“Alessandro è una persona stupenda, potrei dire che mi ha quasi vista crescere. È stata una delle prime persone a credere in me e infatti nel 2013, quando io non sapevo ancora cosa fosse bene la musica, mi accolse nel suo camerino al Diana per farmi cantare dei pezzi. Mi chiese se fossi effettivamente pronta per cantare la mia musica (all’epoca avevo scritto solo mezza canzone) ed io ingenuamente ma con estrema sincerità gli risposi “No, non è ancora il mio momento, voglio stare in camera mia a sperimentare, voglio crescere”. Da allora ci siamo subito voluti bene e infatti nel 2017 si fidò della mia sensibilità artistica prendendo in considerazione uno dei miei brani inglesi intitolato ‘Spell’.”
Sebbene tu abbia partecipato come concorrente nel Talent di ‘Amici’, sei una dei pochi che non viene accomunata a quella tipologia di artisti: gli ‘usciti dai Talent Show’. Secondo te perché?
“Talent Show significa TV, TV significa personaggio, personaggio significa finzione. Ci ho provato, ho voluto provarci… benché all’età di 15 anni venni segnalata a dei talent e ne rifiutai le proposte (Amici e XFactor). Oggi penso di aver fatto la scelta giusta e il mio averci riprovato non è pentimento. Poi essendo parzialmente fatalista, penso che molte delle cose che succedono nella vita non succedono mai per caso, quindi chissà.”
Sei un’artista a tutto tondo ma a livello canoro non sei molto simile ai tuoi colleghi partenopei. Cosa ti ha influenzato particolarmente?
“Ho sempre ascoltato musica inglese, americana, francese… mai italiana. Oggi ovviamente ascolto di tutto, la musica italiana mi fa impazzire, anche quella napoletana. Ma il mio modo di interpretare rimane sempre molto legato alla musicalità della lingua inglese e dunque l’assenza della cadenza partenopea che è, a mio avviso, fantastica se trattata con garbo.”
Giovane, sana, bella e famosa. Si può dire che in questa vita non ti manchi nulla. C’è qualcosa che ti pesa, nonostante la cornice da favola?
“Si può avere tutto nella vita, ma se non sai canalizzare l’energia e avere il giusto equilibrio, è tutto inutile. Da bambina le scuole per me erano un inferno, ho conosciuto il bullismo. Ero in forte sovrappeso e ciò mi ha portato ad una grande insicurezza che si è insidiata nel mio subconscio negli anni… qualche stralcio forse me lo porto ancora dentro. Non avevo amici, ero molto iperattiva, non ero tranquilla. Ma al sovrapporsi di questa verve vi è sempre stata una forte sensibilità: incompresa, sola e scomoda. La musica mi ha salvato e lo fa tutti i giorni della mia vita.”
Alessandra, grazie per aver risposto alle nostre domande! Siamo felici di averti avuta a bordo e ti auguriamo di andare incontro ad un futuro sempre più ricco di soddisfazioni.
“Grazie, Junior! Raccontarsi è sempre bello… Con la musica ancora di più! ❤️ Felice di averlo fatto con voi, ciao.”
Vi ricordiamo che Alessandra è attiva su Instagram con il suo profilo ufficiale: seguitela per rimanere aggiornati sulle sue attività.
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Attualità
Nuovo Codice della Strada: tutto quello che cambia dal 2024...
Il giorno in cui il Senato ha dato il via libera definitivo al Nuovo Codice della Strada è arrivato. Una riforma che ci tocca tutti, chi più e chi meno e che introduce novità importanti per garantire una maggiore sicurezza sulle nostre strade. Tutto è pensato per ridurre gli incidenti, disciplinare meglio nuovi mezzi di trasporto come i monopattini elettrici e – diciamocelo – dare una stretta a chi proprio non riesce a seguire le regole.
Ma andiamo con ordine, perché di novità ce ne sono tante e meritano tutte un po’ della nostra attenzione.
Guida in stato di ebbrezza: tolleranza zero e nuove pene severe
Lo sappiamo tutti: mettersi al volante dopo aver bevuto o sotto l’effetto di droghe è una pessima idea. Le pene sono severe, ecco, ma ora sono ancora più dure. Perché? Beh, non c’è da stupirsi: i numeri parlano chiaro e sono terribili. Troppe vite spezzate, troppi incidenti che si potevano evitare. Che sia una birra di troppo o qualcosa di peggio, le conseguenze sono serie, pesanti e ti colpiscono dritto nel portafoglio, oltre che nella vita.
– Tassi alcolemici e sanzioni: Facciamola semplice. Se hai un tasso tra 0,5 e 0,8 g/l, preparati a pagare fino a 2.170 euro e addio patente per almeno 3-6 mesi. Superi questa soglia? Peggio per te: la multa arriva fino a 6.000 euro, patente sospesa fino a due anni e nei casi più gravi, potresti finire dietro le sbarre per un anno. Non è uno scherzo.
Ah, e poi c’è la novità dell’Alcolock. Cos’è, ti chiedi? Un dispositivo che non ti fa neanche accendere la macchina se hai bevuto. Zero tolleranza, sul serio. Sarà obbligatorio per chi è stato già beccato a guidare ubriaco. Forse, finalmente, riusciremo a evitare che qualcuno ci ricaschi.
Uso del cellulare alla guida: più che una distrazione, un pericolo
Non ci giriamo attorno: il cellulare alla guida è una piaga. Tutti lo sappiamo ma quanti riescono davvero a resistere alla tentazione di dare un’occhiata veloce al messaggio arrivato o alla notifica che vibra? Bene, ora ci sarà un motivo in più per resistere, perché le multe sono salite.
– Chi viene colto in flagrante rischia una multa tra 250 e 1.697 euro. Non solo: la patente può essere sospesa da una settimana fino a 15 giorni. E per chi insiste e viene beccato più volte? Si parla di multe fino a 2.588 euro, con sospensione della patente da uno a tre mesi e la decurtazione di 10 punti.
L’obiettivo è chiarissimo: meno distrazioni, più attenzione. Le distrazioni al volante sono un pericolo non solo per chi guida ma per tutti gli altri utenti della strada. E qui il messaggio è chiaro: basta scuse.
Neopatentati: restrizioni più lunghe per imparare meglio
I neopatentati sono considerati una categoria a rischio e non è difficile capire il perché: poca esperienza, magari un pizzico di spavalderia. Per questo, le limitazioni sono state estese.
– Il periodo in cui i neopatentati non possono guidare veicoli di elevata potenza è passato da uno a tre anni. Tre anni in cui dovranno fare pratica con auto che non superino una potenza specifica massima di 75 kW/t e comunque non oltre i 105 kW, che corrispondono a circa 142 cavalli.
È una scelta che può sembrare restrittiva, ma che mira a far crescere i nuovi conducenti in sicurezza, senza la pressione di dover gestire auto troppo potenti prima di essere veramente pronti.
Monopattini elettrici: più sicurezza, meno anarchia
Negli ultimi anni, i monopattini elettrici hanno letteralmente invaso le città italiane. Veloci, pratici, ma anche un po’ pericolosi, soprattutto per la mancanza di regole chiare. Bene, ora le regole ci sono e sono abbastanza stringenti.
- Targa e assicurazione obbligatorie: tutti i monopattini dovranno avere una targa e un’assicurazione. Sì, proprio così, non sono più chiacchiere. Basta con l’anarchia totale: ora, se succede qualcosa, bisogna sapere chi è stato, chi deve rispondere. Serve per responsabilizzare chi guida, ma soprattutto per avere un nome e un cognome in caso di incidente.
- Casco obbligatorio per tutti: Che tu sia un ragazzino o un adulto, il casco va messo. Punto. Non importa l’età, importa la sicurezza. E poi, niente strade super trafficate: solo quelle urbane e solo se il limite è sotto i 50 km/h. Insomma, ci vuole un po’ di testa.
Le sanzioni? Non sono uno scherzo. Parliamo di multe da 100 a 400 euro se vai in giro senza assicurazione e da 200 a 800 euro se ti mancano cose essenziali come i freni o le frecce. Più regole, più sicurezza, meno rischi. E meno problemi per tutti.
Autovelox e infrazioni: più precisione nei controlli
L’uso degli autovelox è stato spesso criticato, soprattutto quando sembrava più uno strumento per fare cassa che per garantire la sicurezza. Ora, con la riforma, si punta a un uso più mirato e preciso.
– Gli autovelox potranno rilevare più infrazioni contemporaneamente: oltre alla velocità, potranno segnalare la mancanza di revisione o il mancato pagamento dell’assicurazione. Saranno installati solo in zone ad alta incidentalità e vietati in strade urbane con limiti sotto i 50 km/h o extraurbane sotto i 90 km/h.
L’idea è di usarli dove davvero servono, non per riempire le casse dei Comuni ma per evitare tragedie.
Abbandono di animali: pene più severe per tutelare tutti
Una delle novità più importanti riguarda l’abbandono di animali lungo le strade. Questo comportamento non è solo crudele, ma è anche pericoloso per gli automobilisti. Chi abbandona un animale e provoca un incidente rischia fino a sette anni di carcere. La patente potrà essere sospesa da sei mesi a un anno.
È un messaggio forte: gli animali non si abbandonano, e chi lo fa non mette a rischio solo la vita di un essere indifeso ma anche quella degli altri utenti della strada.
Obiettivi della riforma: un futuro più sicuro per tutti
Con queste modifiche, il messaggio è chiaro: basta incidenti evitabili, basta rischi inutili. Serve una stretta vera, una mano ferma che riporti ordine sulle strade. Pene più severe, regole nuove per quei mezzi che finora erano un po’ fuori controllo e controlli più rigorosi. Tutto questo per cercare di ridurre il numero di tragedie che, troppo spesso, si potrebbero evitare. Le nostre strade devono tornare a essere sicure. Per tutti.
Però, diciamocelo: una legge, da sola, non può bastare. Serve anche il nostro impegno, quello di tutti. Non è solo questione di seguire le nuove regole: è questione di responsabilità, di prendersi cura gli uni degli altri quando siamo al volante. La sicurezza stradale è una sfida comune, qualcosa che riguarda ognuno di noi. E sì, con un po’ di impegno da parte di tutti, possiamo davvero fare la differenza.
Quindi, occhi aperti, testa sulle spalle e cuore in quello che facciamo: la strada è di tutti e ognuno di noi ha il dovere di renderla più sicura.
Attualità
Chi vuole parlare d’amore? La nuova docuserie che...
Ragazzi, amori, sesso e verità senza filtri. Da martedì 19 novembre, arriva in esclusiva su RaiPlay una nuova docuserie dal titolo intrigante: “Chi vuole parlare d’amore?“. Le registe Isabel Achaval e Chiara Bondì, entrambe amiche e mamme, si sono lanciate in un’avventura per capire davvero cosa passa per la testa dei ragazzi quando si parla di sentimenti. Cos’è cambiato dall’epoca in cui loro stesse erano adolescenti? E cos’è invece rimasto lo stesso?
Immaginate due donne che camminano per le strade di Roma, con un microfono in mano e mille domande che fanno battere il cuore. Si fermano davanti ai ragazzi nei posti più autentici: fuori dalle scuole, nelle piazze dove ci si perde in chiacchiere fino a tardi, in biblioteca. Vogliono capire cosa c’è davvero dietro quegli sguardi quando si parla di amore. Così nasce “Chi vuole parlare d’amore?”. Non è solo un’indagine sociale, è molto di più: è un viaggio profondo, un tuffo nelle emozioni più vere, senza filtri, senza barriere.
La verità? Spesso i ragazzi parlano poco di queste cose. Un po’ perché sono timidi, un po’ perché hanno paura di non essere capiti. E va bene, è normale. Ma Isabel e Chiara non si fermano. Loro vogliono andare oltre, vogliono capire davvero. E così, puntata dopo puntata, esplorano ogni aspetto della vita sentimentale e sessuale dei giovani. Senza moralismi, senza pregiudizi, senza filtri. Si comincia dai “Primi amori” – quei primi batticuori che ti travolgono e ti fanno sentire come se niente altro al mondo contasse. Poi si passa agli “Amori difficili”, quelli che ti mettono alla prova e si arriva fino alla scoperta del sesso. Una puntata in cui si parla anche di educazione sessuale, con tutte quelle domande che i ragazzi spesso non trovano il coraggio di fare, né a scuola né a casa. Ecco, qui possono finalmente farle.
In questa docuserie non ci sono risposte preconfezionate: ci sono ragazzi veri, con le loro storie e i loro dubbi. C’è chi si chiede cosa sia il vero amore, chi si sente insicuro rispetto alla propria identità sessuale, chi fatica a capire cosa significhi avere una relazione sana nell’era del digitale. Le questioni di identità, di orientamento e il rapporto con il mondo digitale sono tutti temi che emergono, a volte con leggerezza, altre con più difficoltà.
Il bello è che questo viaggio non lo fanno da soli. In ogni episodio c’è una guida speciale: psichiatri, scrittrici, ginecologhe e persino filosofi, come Vittorio Lingiardi, Maria Grazia Calandrone e Violeta Benini, che aiutano a dare profondità e chiarezza a temi che spesso sembrano complicati da affrontare. È un percorso che si conclude guardando avanti, con l’episodio sul “Futuro”, in cui si parla di desideri, di speranze e perché no, della poesia che può educare ai sentimenti.
“Chi vuole parlare d’amore?” è un’occasione per fermarsi e riflettere su come cambiano le emozioni, su cosa significa oggi amare, essere vulnerabili, crescere. Noi crediamo che questo progetto rappresenti un punto di partenza per aprire un dialogo vero, senza barriere. Parlarne non dovrebbe mai essere un tabù, anzi, è un primo passo bellissimo per iniziare a capirsi e non possiamo che supportare un’iniziativa così importante, che arriva da Rai Contenuti Digitali.
Dal 19 novembre, su RaiPlay. Lasciatevi conquistare da questi racconti. Chissà, magari ci ritroveremo un po’ tutti in quelle storie.
Attualità
Matteo Fraziano trionfa a “Tu si que vales...
Ci sono serate che restano impresse nella memoria e quella del 16 novembre scorso, con la finale di Tu si que vales 2024, è stata senza dubbio una di queste. In diretta TV, milioni di spettatori hanno visto trionfare un giovane artista, Matteo Fraziano, che con la sua arte delle ombre cinesi ha conquistato cuori e applausi. È un talento che nasce dal niente, quasi per caso, e finisce per toccare le corde più profonde dell’anima.
La magia delle ombre e un giovane romano autodidatta
A soli 23 anni, Matteo Fraziano, romano, ha sorpreso tutti con la sua abilità straordinaria di trasformare mani e luce in pura poesia visiva. Parliamo di ombre cinesi, una forma d’arte antica che pochi oggi padroneggiano davvero, e che lui ha appreso da autodidatta. Ha passato notti insonni davanti a una lampada, le dita che disegnavano figure in continuo divenire, a sperimentare senza sosta, inseguendo una passione che sembrava tanto strana quanto irresistibile.
“È stato un percorso solitario“, ha raccontato Matteo poco dopo la vittoria, con il sorriso stanco di chi ha vissuto un sogno diventare realtà. La sua dedizione è stata totale, un viaggio fatto di prove e errori, che lo ha portato, passo dopo passo, a padroneggiare una tecnica che trasforma semplici giochi di luce in autentiche emozioni. E come se non bastasse, Matteo è anche uno studente di psicologia: tra libri e ombre, ha trovato un modo tutto suo per comprendere e interpretare le emozioni umane.
Un percorso indimenticabile a “Tu si que vales”
Quando Matteo è salito sul palco per la prima volta, il pubblico è rimasto senza parole. Le sue mani diventavano animali, persone, scene che raccontavano storie di ogni genere. Maria De Filippi ha voluto fortemente che Matteo arrivasse fino in finale e l’ha dimostrato attivando la sua clessidra senza esitazioni. Già da allora, per chi lo guardava, era chiaro: Matteo non è solo tecnica. Lui ha la capacità unica di creare emozioni da qualcosa di così semplice come la luce e le mani. “Era evidente sin dall’inizio che aveva qualcosa di speciale“, ha sottolineato Rudy Zerbi durante la semifinale.
La finale di Tu si que vales è stata un vero spettacolo di talenti. C’erano i Ssaulabi, un gruppo di ballerini acrobatici provenienti dalla Corea, e i The Phobias, un collettivo teatrale che esplora le paure umane attraverso il mimo e la recitazione. Ma tra tutte queste incredibili performance, Matteo si è distinto. Con la sua arte delle ombre, ha dipinto il palco di emozioni vere, regalando al pubblico momenti che nessuno dimenticherà.
Un talento premiato con il cuore del pubblico
Alla fine, il pubblico non ha avuto dubbi, il voto è stato chiaro. Matteo Fraziano ha stravinto, senza mezzi termini, perché quello che ha fatto, quello che ha mostrato, è arrivato dritto al cuore, senza filtri, senza fronzoli. Nel momento della premiazione, Matteo era lì, con la voce che gli tremava dall’emozione e ha detto poche parole, ma potentissime: “Questo è per mia madre, che ha sempre creduto in me“. Centomila euro in gettoni d’oro, sì, ma il valore vero era in quelle parole semplici, genuine, piene di amore. E in quel momento, lo abbiamo sentito tutti, quell’amore. Ci ha scaldato il cuore, ci ha fatto sentire parte di qualcosa di grande.
La passione che ha conquistato l’Italia
Matteo non è diventato un artista per caso. La sua è una storia di dedizione. Cresciuto in un quartiere popolare di Roma, è stato un video su internet a farlo innamorare delle ombre cinesi. E così, inizia il suo percorso: giornate intere passate a perfezionare una tecnica che sembrava quasi dimenticata, senza un maestro, senza una scuola. Un percorso da autodidatta che lo ha portato a fare piccoli spettacoli in teatri locali, fino al palco di uno dei programmi più seguiti in Italia.
“All’inizio non sapevo nemmeno se ci fosse un futuro per me con le ombre cinesi“, ha raccontato Matteo. Ma la sua passione era troppo grande per fermarsi. Oggi, il suo sogno è quello di portare quest’arte nei teatri di tutto il mondo, dimostrando che un’arte così antica può ancora incantare, stupire e soprattutto emozionare.
Il futuro di Matteo: nuove sfide e grandi sogni
Il successo ottenuto a Tu si que vales ha aperto a Matteo numerose porte. I social media sono esplosi, con l’hashtag #MatteoFraziano che è subito diventato virale. “È incredibile come qualcosa di così semplice possa toccare così tanti cuori“, ha scritto un utente su Twitter (X). E proprio grazie a questo clamore, si parla già di possibili collaborazioni importanti: festival internazionali, compagnie teatrali, forse anche uno spettacolo tutto suo.
Il giovane artista, dal canto suo, sembra avere le idee chiare: “Voglio portare l’arte delle ombre nei teatri di tutto il mondo. Voglio far vedere alla gente che anche una forma d’arte semplice e antica può ancora raccontare qualcosa di nuovo“.
Un’edizione di “Tu si que vales” che resterà nei cuori
La finale di Tu si que vales 2024 è stata una serata memorabile, ricca di talenti straordinari e sorprese. Domenico De Martino, con la sua simpatia e la sua energia contagiosa, ha conquistato la “Scuderia di Gerry Scotti” aggiudicandosi un viaggio a Parigi, un premio simbolico ma significativo per chi ha saputo strappare sorrisi a tutti.
Matteo Fraziano, invece, ha fatto qualcosa che è andato oltre, qualcosa di più profondo, qualcosa che ti prende e ti scuote. Ha dimostrato che anche in questo mondo tutto pieno di tecnologia, in mezzo a talent show che sembrano copie l’uno dell’altro, c’è ancora spazio per la magia. Quella magia vera, quella che non riesci nemmeno a descrivere a parole, ma che la senti, la senti dentro di te. Le sue ombre, semplici giochi di luce, erano molto più di quello che vedevi: c’era qualcosa che andava oltre lo schermo, oltre la performance. Un tocco di magia che ci ha fermato tutti per un attimo, ci ha fatto sentire qualcosa di vero.
Per questo, la sua vittoria non è stata solo un trofeo, non era solo un premio. No, era molto di più. Era la prova che i sogni, quelli veri, quelli che ci portiamo nel cuore, possono ancora vivere. Era per chi ci crede ancora, per chi sa che l’arte ha questo potere straordinario di emozionare, di toccare, di stupire. E forse, chissà, anche di cambiare un po’ il mondo.