Intervista esclusiva a Giulia Fiorentini, designer di gioielli ed ideatrice del brand “tuDiva”
Giulia Fiorentini, figlia d’arte, classe 2000, disegnatrice CAD, con tanto impegno e professionalità ha fondato a soli 21 anni il suo brand di gioielli, “tuDiva”, con sede a Viareggio e con tutte le carte in tavola per potersi espandere in tutto il mondo. Lei vive nell’ambiente orafo sin dalla nascita e la sua passione per i gioielli è cresciuta negli anni, fino a diventare un vero e proprio lavoro – basti pensare che la sua prima creazione l’ha realizzata quando aveva solo 6 anni.
Giulia mette sempre il cuore in tutto ciò che fa e questo il cliente lo percepisce: ogni gioiello che realizza viene infatti curato nei più minimi dettagli, secondo la migliore tradizione orafa italiana, dalla creazione della base, passando dall’incastonatura fino ai vari trattamenti che permettono al gioiello di mantenere le sue caratteristiche nel tempo. Proprio per rendere l’esperienza di acquisto unica ed indimenticabile, è possibile richiedere un qualsiasi tipo di gioiello personalizzato, che sia un anello, un bracciale, una collana, un baciamano, degli orecchini… Il tutto partendo anche da una foto o da una semplice idea. Il risultato finale, realizzato rigorosamente a mano e con materiali di primissima qualità, soddisferà a pieno le aspettative anche del cliente più esigente.
È possibile interfacciarsi via mail, scrivendo a info@tudiva.it: Giulia e il suo team saranno lieti di rispondere ad ogni vostra richiesta. Sul sito ufficiale del brand, www.tuDiva.it, è possibile sfogliare comodamente online il catalogo tuDiva, oltre che effettuare acquisti in tutta sicurezza, utilizzando i principali metodi di pagamento. Molto interessante la sezione ”Gioielli personalizzati”, qui si può richiedere un preventivo o anche direttamente un rendering, inserendo una breve descrizione della propria idea, una foto (se disponibile) e i propri recapiti per essere ricontattati in tempi brevissimi.
Noi Giulia l’abbiamo incontrata e ne abbiamo voluto sapere di più: come nasce un brand di gioielli? Come si realizza un gioiello? Cosa vuol dire essere “disegnatrice CAD”? In quest’intervista, un po’ diversa dal solito, Giulia ci porta nel cuore della gioielleria di famiglia “L’arte del Gioiello”, nonché della prima sede “tuDiva”, raccontandoci questo e tanto altro!
Ogni creazione realizzata nel laboratorio de “L’arte del Gioiello” ha la sua storia da raccontare e ogni collezione il suo tratto distintivo: non troverete mai un gioiello uguale ad un altro ed è anche grazie ai sofisticati macchinari di ultima generazione di cui è dotato che si distingue per la ricercatezza della sua produzione artistica artigianale. Se volete regalare o regalarvi un sogno, tuDiva è la scelta vincente!
Questo non è un articolo promozionale, abbiamo deciso di incontrare Giulia spinti dalla nostra curiosità e per proporvi un’intervista fuori dall’ordinario. Siete curiosi? E allora bando alle ciance, andiamo dritti al sodo… Buona lettura!
Ciao Giulia, come è nata l’idea di aprire un brand tutto tuo?
“Sono nata nell’ambiente orafo nell’azienda di mio padre “L’arte del gioiello” e fin da piccola mi sono appassionata a questo lavoro. Oggi che sono diventata una disegnatrice Cad ho voluto realizzare una linea di gioielli interamente ideati e disegnati da me: ed è proprio così che il 26 febbraio 2022 è nato il mio brand, tuDiva di Giulia Fiorentini.”
Perché hai scelto il nome “tuDiva”?
“Il nome tuDiva è nato dall’idea che ciascuna di noi può essere una diva; i miei prodotti infatti rappresentano la qualità, l’unicità del design ed è questo che contraddistingue chi lo indossa o chi decide di regalarlo.”
I gioielli del marchio tuDiva sono tutti ideati da te?
“Sì, come dicevo prima ho voluto ideare ben sei linee di gioielli diverse tra loro partendo dalla mia idea, riportandola su carta a mano e infine al computer. Ciascuna linea è completa di parure mentre la sesta linea è composta da baciamano, abbinabili per colori alle altre linee.”
E’ possibile richiedere gioielli personalizzati?
“Sì, certamente: possiamo personalizzare qualsiasi tipo di gioiello con tecniche innovative e nel pieno rispetto della migliore tradizione orafa italiana. Tramite i render del gioiello diamo la possibilità al cliente di vederlo in dimensioni e colori reali in anteprima.”
Dove si trova la sede del tuo brand?
“La sede del mio brand si trova a Viareggio, in centro, nella famosa via Fratti 178, dove si può ammirare la vetrina del mio brand e tuDiva come primo punto vendita.”
Cosa vuol dire essere disegnatrice CAD? Di cosa ti occupi principalmente?
“In tanti mi hanno fatto questa domanda, io sono diventata una disegnatrice Cad specializzata in gioielleria e ciò mi permette di progettare un disegno di un gioiello nei minimi particolari al computer, tramite dei programmi specifici per la gioielleria.”
Quale percorso di studi bisogna intraprendere per diventare disegnatrice CAD?
“Io ho scelto un percorso privato di studi con diversi professori, una tra questi Svizzera, concludendo gli studi con gli attestati ufficiali: ad esempio l’attestato di livello due McNeel.”
Parlaci un po’ della gioielleria di famiglia, “L’arte del gioiello”
“L’arte del gioiello è l’azienda di mio padre, Mirko Fiorentini, dove io ho iniziato a muovere i miei primi passi nel laboratorio orafo, nella sala progettazione e in negozio. Tutto è situato in un’unica palazzina dove da sempre c’è stata la mia stanza, quella che oggi è diventata il mio studio. L’azienda progetta e realizza qualsiasi tipo di gioiello di altissima qualità, grazie alla passione, l’esperienza e alla professionalità di mio padre che in tutti questi anni mi ha trasmesso.”
Quali sono i momenti più difficili nel tuo lavoro e quali invece ti fanno sentire al massimo del potenziale?
“Non definirei nel mio lavoro momenti difficili ma piuttosto li chiamerei momenti più impegnativi. Succede quando ad esempio devo realizzare un nuovo progetto di disegno Cad. Dopo tanto impegno e professionalità, vedere il mio progetto realizzato è bellissimo: è quello il momento più entusiasmante e soddisfacente.”
Qual è stata la tua prima creazione?
“La mia prima creazione l’ho realizzata all’età di sei anni: ho fatto un anello con la lavorazione a cera persa, molto particolare e realizzato su più livelli, utilizzando diverse lime. Condivido con molto piacere le foto con voi.”
Partendo dalla progettazione sul pc alla realizzazione, come funziona il processo creativo di un gioiello?
“Il processo di realizzazione parte da un piccolo disegno a mano, successivamente viene disegnato al computer e fatto il render del gioiello da inviare al cliente. Dopodiché si stampa con le nostre stampanti 3D e il modello in resina va in fusione (in oro o argento), dopo ci sono vari processi di rifiniture, eventuali incastonature per le pietre, per ultimo la lucidatura e sgrassatura e il gioiello è pronto.”
A quale collezione sei particolarmente legata?
“È molto difficile rispondere a questa domanda perché avendole create tutte io, ovviamente sono legata a tutte perché ognuna ha una sua storia da raccontare. Diciamo che spesso la mia scelta di mettere un gioiello tuDiva rispetto ad un altro va in base a come sono vestita!”
Quanto è importante la scelta del colore e dei materiali in un gioiello?
“È molto importante la scelta dei metalli. Infatti per potersi definire gioiello deve essere realizzato con metalli preziosi come ad esempio l’oro, il platino o l’argento. Per quanto riguarda i colori dell’oro o dell’argento, in abbinamento con le pietre colorate, direi che è più un gusto personale.”
Che rapporto hai con i social network?
“Con i social network ho davvero un buon rapporto. Ad esempio su TikTok ho raggiunto in pochissimo tempo tanti follower, ma non sono solo numeri: sono persone reali che mi seguono e che si sono appassionate al mio lavoro. Infatti tanti di loro sono diventati miei clienti sia tuDiva, sia dell’arte del gioiello, con gioielli personalizzati!”
Progetti per il futuro?
“Un progetto che spero di poter portare avanti è quello di aprire più punti vendita tuDiva distribuiti a livello internazionale. Ho anche un sogno nel cassetto, ovvero quello di lavorare in tv per fare una nuova esperienza di vita. Inoltre vorrei continuare ad intrattenere le persone che mi seguono sui social proponendo contenuti interessanti, esperimenti e novità che riguardano il mondo dei gioielli: ci sono così tante cose da scoprire… E poi chissà, la vita non smette mai di sorprenderci, ogni nuovo progetto è una sfida e io amo cogliere l’attimo, lasciando sempre il segno in tutto ciò che faccio.”
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Attualità
Nuovo Codice della Strada: tutto quello che cambia dal 2024...
Il giorno in cui il Senato ha dato il via libera definitivo al Nuovo Codice della Strada è arrivato. Una riforma che ci tocca tutti, chi più e chi meno e che introduce novità importanti per garantire una maggiore sicurezza sulle nostre strade. Tutto è pensato per ridurre gli incidenti, disciplinare meglio nuovi mezzi di trasporto come i monopattini elettrici e – diciamocelo – dare una stretta a chi proprio non riesce a seguire le regole.
Ma andiamo con ordine, perché di novità ce ne sono tante e meritano tutte un po’ della nostra attenzione.
Guida in stato di ebbrezza: tolleranza zero e nuove pene severe
Lo sappiamo tutti: mettersi al volante dopo aver bevuto o sotto l’effetto di droghe è una pessima idea. Le pene sono severe, ecco, ma ora sono ancora più dure. Perché? Beh, non c’è da stupirsi: i numeri parlano chiaro e sono terribili. Troppe vite spezzate, troppi incidenti che si potevano evitare. Che sia una birra di troppo o qualcosa di peggio, le conseguenze sono serie, pesanti e ti colpiscono dritto nel portafoglio, oltre che nella vita.
– Tassi alcolemici e sanzioni: Facciamola semplice. Se hai un tasso tra 0,5 e 0,8 g/l, preparati a pagare fino a 2.170 euro e addio patente per almeno 3-6 mesi. Superi questa soglia? Peggio per te: la multa arriva fino a 6.000 euro, patente sospesa fino a due anni e nei casi più gravi, potresti finire dietro le sbarre per un anno. Non è uno scherzo.
Ah, e poi c’è la novità dell’Alcolock. Cos’è, ti chiedi? Un dispositivo che non ti fa neanche accendere la macchina se hai bevuto. Zero tolleranza, sul serio. Sarà obbligatorio per chi è stato già beccato a guidare ubriaco. Forse, finalmente, riusciremo a evitare che qualcuno ci ricaschi.
Uso del cellulare alla guida: più che una distrazione, un pericolo
Non ci giriamo attorno: il cellulare alla guida è una piaga. Tutti lo sappiamo ma quanti riescono davvero a resistere alla tentazione di dare un’occhiata veloce al messaggio arrivato o alla notifica che vibra? Bene, ora ci sarà un motivo in più per resistere, perché le multe sono salite.
– Chi viene colto in flagrante rischia una multa tra 250 e 1.697 euro. Non solo: la patente può essere sospesa da una settimana fino a 15 giorni. E per chi insiste e viene beccato più volte? Si parla di multe fino a 2.588 euro, con sospensione della patente da uno a tre mesi e la decurtazione di 10 punti.
L’obiettivo è chiarissimo: meno distrazioni, più attenzione. Le distrazioni al volante sono un pericolo non solo per chi guida ma per tutti gli altri utenti della strada. E qui il messaggio è chiaro: basta scuse.
Neopatentati: restrizioni più lunghe per imparare meglio
I neopatentati sono considerati una categoria a rischio e non è difficile capire il perché: poca esperienza, magari un pizzico di spavalderia. Per questo, le limitazioni sono state estese.
– Il periodo in cui i neopatentati non possono guidare veicoli di elevata potenza è passato da uno a tre anni. Tre anni in cui dovranno fare pratica con auto che non superino una potenza specifica massima di 75 kW/t e comunque non oltre i 105 kW, che corrispondono a circa 142 cavalli.
È una scelta che può sembrare restrittiva, ma che mira a far crescere i nuovi conducenti in sicurezza, senza la pressione di dover gestire auto troppo potenti prima di essere veramente pronti.
Monopattini elettrici: più sicurezza, meno anarchia
Negli ultimi anni, i monopattini elettrici hanno letteralmente invaso le città italiane. Veloci, pratici, ma anche un po’ pericolosi, soprattutto per la mancanza di regole chiare. Bene, ora le regole ci sono e sono abbastanza stringenti.
- Targa e assicurazione obbligatorie: tutti i monopattini dovranno avere una targa e un’assicurazione. Sì, proprio così, non sono più chiacchiere. Basta con l’anarchia totale: ora, se succede qualcosa, bisogna sapere chi è stato, chi deve rispondere. Serve per responsabilizzare chi guida, ma soprattutto per avere un nome e un cognome in caso di incidente.
- Casco obbligatorio per tutti: Che tu sia un ragazzino o un adulto, il casco va messo. Punto. Non importa l’età, importa la sicurezza. E poi, niente strade super trafficate: solo quelle urbane e solo se il limite è sotto i 50 km/h. Insomma, ci vuole un po’ di testa.
Le sanzioni? Non sono uno scherzo. Parliamo di multe da 100 a 400 euro se vai in giro senza assicurazione e da 200 a 800 euro se ti mancano cose essenziali come i freni o le frecce. Più regole, più sicurezza, meno rischi. E meno problemi per tutti.
Autovelox e infrazioni: più precisione nei controlli
L’uso degli autovelox è stato spesso criticato, soprattutto quando sembrava più uno strumento per fare cassa che per garantire la sicurezza. Ora, con la riforma, si punta a un uso più mirato e preciso.
– Gli autovelox potranno rilevare più infrazioni contemporaneamente: oltre alla velocità, potranno segnalare la mancanza di revisione o il mancato pagamento dell’assicurazione. Saranno installati solo in zone ad alta incidentalità e vietati in strade urbane con limiti sotto i 50 km/h o extraurbane sotto i 90 km/h.
L’idea è di usarli dove davvero servono, non per riempire le casse dei Comuni ma per evitare tragedie.
Abbandono di animali: pene più severe per tutelare tutti
Una delle novità più importanti riguarda l’abbandono di animali lungo le strade. Questo comportamento non è solo crudele, ma è anche pericoloso per gli automobilisti. Chi abbandona un animale e provoca un incidente rischia fino a sette anni di carcere. La patente potrà essere sospesa da sei mesi a un anno.
È un messaggio forte: gli animali non si abbandonano, e chi lo fa non mette a rischio solo la vita di un essere indifeso ma anche quella degli altri utenti della strada.
Obiettivi della riforma: un futuro più sicuro per tutti
Con queste modifiche, il messaggio è chiaro: basta incidenti evitabili, basta rischi inutili. Serve una stretta vera, una mano ferma che riporti ordine sulle strade. Pene più severe, regole nuove per quei mezzi che finora erano un po’ fuori controllo e controlli più rigorosi. Tutto questo per cercare di ridurre il numero di tragedie che, troppo spesso, si potrebbero evitare. Le nostre strade devono tornare a essere sicure. Per tutti.
Però, diciamocelo: una legge, da sola, non può bastare. Serve anche il nostro impegno, quello di tutti. Non è solo questione di seguire le nuove regole: è questione di responsabilità, di prendersi cura gli uni degli altri quando siamo al volante. La sicurezza stradale è una sfida comune, qualcosa che riguarda ognuno di noi. E sì, con un po’ di impegno da parte di tutti, possiamo davvero fare la differenza.
Quindi, occhi aperti, testa sulle spalle e cuore in quello che facciamo: la strada è di tutti e ognuno di noi ha il dovere di renderla più sicura.
Attualità
Chi vuole parlare d’amore? La nuova docuserie che...
Ragazzi, amori, sesso e verità senza filtri. Da martedì 19 novembre, arriva in esclusiva su RaiPlay una nuova docuserie dal titolo intrigante: “Chi vuole parlare d’amore?“. Le registe Isabel Achaval e Chiara Bondì, entrambe amiche e mamme, si sono lanciate in un’avventura per capire davvero cosa passa per la testa dei ragazzi quando si parla di sentimenti. Cos’è cambiato dall’epoca in cui loro stesse erano adolescenti? E cos’è invece rimasto lo stesso?
Immaginate due donne che camminano per le strade di Roma, con un microfono in mano e mille domande che fanno battere il cuore. Si fermano davanti ai ragazzi nei posti più autentici: fuori dalle scuole, nelle piazze dove ci si perde in chiacchiere fino a tardi, in biblioteca. Vogliono capire cosa c’è davvero dietro quegli sguardi quando si parla di amore. Così nasce “Chi vuole parlare d’amore?”. Non è solo un’indagine sociale, è molto di più: è un viaggio profondo, un tuffo nelle emozioni più vere, senza filtri, senza barriere.
La verità? Spesso i ragazzi parlano poco di queste cose. Un po’ perché sono timidi, un po’ perché hanno paura di non essere capiti. E va bene, è normale. Ma Isabel e Chiara non si fermano. Loro vogliono andare oltre, vogliono capire davvero. E così, puntata dopo puntata, esplorano ogni aspetto della vita sentimentale e sessuale dei giovani. Senza moralismi, senza pregiudizi, senza filtri. Si comincia dai “Primi amori” – quei primi batticuori che ti travolgono e ti fanno sentire come se niente altro al mondo contasse. Poi si passa agli “Amori difficili”, quelli che ti mettono alla prova e si arriva fino alla scoperta del sesso. Una puntata in cui si parla anche di educazione sessuale, con tutte quelle domande che i ragazzi spesso non trovano il coraggio di fare, né a scuola né a casa. Ecco, qui possono finalmente farle.
In questa docuserie non ci sono risposte preconfezionate: ci sono ragazzi veri, con le loro storie e i loro dubbi. C’è chi si chiede cosa sia il vero amore, chi si sente insicuro rispetto alla propria identità sessuale, chi fatica a capire cosa significhi avere una relazione sana nell’era del digitale. Le questioni di identità, di orientamento e il rapporto con il mondo digitale sono tutti temi che emergono, a volte con leggerezza, altre con più difficoltà.
Il bello è che questo viaggio non lo fanno da soli. In ogni episodio c’è una guida speciale: psichiatri, scrittrici, ginecologhe e persino filosofi, come Vittorio Lingiardi, Maria Grazia Calandrone e Violeta Benini, che aiutano a dare profondità e chiarezza a temi che spesso sembrano complicati da affrontare. È un percorso che si conclude guardando avanti, con l’episodio sul “Futuro”, in cui si parla di desideri, di speranze e perché no, della poesia che può educare ai sentimenti.
“Chi vuole parlare d’amore?” è un’occasione per fermarsi e riflettere su come cambiano le emozioni, su cosa significa oggi amare, essere vulnerabili, crescere. Noi crediamo che questo progetto rappresenti un punto di partenza per aprire un dialogo vero, senza barriere. Parlarne non dovrebbe mai essere un tabù, anzi, è un primo passo bellissimo per iniziare a capirsi e non possiamo che supportare un’iniziativa così importante, che arriva da Rai Contenuti Digitali.
Dal 19 novembre, su RaiPlay. Lasciatevi conquistare da questi racconti. Chissà, magari ci ritroveremo un po’ tutti in quelle storie.
Attualità
Matteo Fraziano trionfa a “Tu si que vales...
Ci sono serate che restano impresse nella memoria e quella del 16 novembre scorso, con la finale di Tu si que vales 2024, è stata senza dubbio una di queste. In diretta TV, milioni di spettatori hanno visto trionfare un giovane artista, Matteo Fraziano, che con la sua arte delle ombre cinesi ha conquistato cuori e applausi. È un talento che nasce dal niente, quasi per caso, e finisce per toccare le corde più profonde dell’anima.
La magia delle ombre e un giovane romano autodidatta
A soli 23 anni, Matteo Fraziano, romano, ha sorpreso tutti con la sua abilità straordinaria di trasformare mani e luce in pura poesia visiva. Parliamo di ombre cinesi, una forma d’arte antica che pochi oggi padroneggiano davvero, e che lui ha appreso da autodidatta. Ha passato notti insonni davanti a una lampada, le dita che disegnavano figure in continuo divenire, a sperimentare senza sosta, inseguendo una passione che sembrava tanto strana quanto irresistibile.
“È stato un percorso solitario“, ha raccontato Matteo poco dopo la vittoria, con il sorriso stanco di chi ha vissuto un sogno diventare realtà. La sua dedizione è stata totale, un viaggio fatto di prove e errori, che lo ha portato, passo dopo passo, a padroneggiare una tecnica che trasforma semplici giochi di luce in autentiche emozioni. E come se non bastasse, Matteo è anche uno studente di psicologia: tra libri e ombre, ha trovato un modo tutto suo per comprendere e interpretare le emozioni umane.
Un percorso indimenticabile a “Tu si que vales”
Quando Matteo è salito sul palco per la prima volta, il pubblico è rimasto senza parole. Le sue mani diventavano animali, persone, scene che raccontavano storie di ogni genere. Maria De Filippi ha voluto fortemente che Matteo arrivasse fino in finale e l’ha dimostrato attivando la sua clessidra senza esitazioni. Già da allora, per chi lo guardava, era chiaro: Matteo non è solo tecnica. Lui ha la capacità unica di creare emozioni da qualcosa di così semplice come la luce e le mani. “Era evidente sin dall’inizio che aveva qualcosa di speciale“, ha sottolineato Rudy Zerbi durante la semifinale.
La finale di Tu si que vales è stata un vero spettacolo di talenti. C’erano i Ssaulabi, un gruppo di ballerini acrobatici provenienti dalla Corea, e i The Phobias, un collettivo teatrale che esplora le paure umane attraverso il mimo e la recitazione. Ma tra tutte queste incredibili performance, Matteo si è distinto. Con la sua arte delle ombre, ha dipinto il palco di emozioni vere, regalando al pubblico momenti che nessuno dimenticherà.
Un talento premiato con il cuore del pubblico
Alla fine, il pubblico non ha avuto dubbi, il voto è stato chiaro. Matteo Fraziano ha stravinto, senza mezzi termini, perché quello che ha fatto, quello che ha mostrato, è arrivato dritto al cuore, senza filtri, senza fronzoli. Nel momento della premiazione, Matteo era lì, con la voce che gli tremava dall’emozione e ha detto poche parole, ma potentissime: “Questo è per mia madre, che ha sempre creduto in me“. Centomila euro in gettoni d’oro, sì, ma il valore vero era in quelle parole semplici, genuine, piene di amore. E in quel momento, lo abbiamo sentito tutti, quell’amore. Ci ha scaldato il cuore, ci ha fatto sentire parte di qualcosa di grande.
La passione che ha conquistato l’Italia
Matteo non è diventato un artista per caso. La sua è una storia di dedizione. Cresciuto in un quartiere popolare di Roma, è stato un video su internet a farlo innamorare delle ombre cinesi. E così, inizia il suo percorso: giornate intere passate a perfezionare una tecnica che sembrava quasi dimenticata, senza un maestro, senza una scuola. Un percorso da autodidatta che lo ha portato a fare piccoli spettacoli in teatri locali, fino al palco di uno dei programmi più seguiti in Italia.
“All’inizio non sapevo nemmeno se ci fosse un futuro per me con le ombre cinesi“, ha raccontato Matteo. Ma la sua passione era troppo grande per fermarsi. Oggi, il suo sogno è quello di portare quest’arte nei teatri di tutto il mondo, dimostrando che un’arte così antica può ancora incantare, stupire e soprattutto emozionare.
Il futuro di Matteo: nuove sfide e grandi sogni
Il successo ottenuto a Tu si que vales ha aperto a Matteo numerose porte. I social media sono esplosi, con l’hashtag #MatteoFraziano che è subito diventato virale. “È incredibile come qualcosa di così semplice possa toccare così tanti cuori“, ha scritto un utente su Twitter (X). E proprio grazie a questo clamore, si parla già di possibili collaborazioni importanti: festival internazionali, compagnie teatrali, forse anche uno spettacolo tutto suo.
Il giovane artista, dal canto suo, sembra avere le idee chiare: “Voglio portare l’arte delle ombre nei teatri di tutto il mondo. Voglio far vedere alla gente che anche una forma d’arte semplice e antica può ancora raccontare qualcosa di nuovo“.
Un’edizione di “Tu si que vales” che resterà nei cuori
La finale di Tu si que vales 2024 è stata una serata memorabile, ricca di talenti straordinari e sorprese. Domenico De Martino, con la sua simpatia e la sua energia contagiosa, ha conquistato la “Scuderia di Gerry Scotti” aggiudicandosi un viaggio a Parigi, un premio simbolico ma significativo per chi ha saputo strappare sorrisi a tutti.
Matteo Fraziano, invece, ha fatto qualcosa che è andato oltre, qualcosa di più profondo, qualcosa che ti prende e ti scuote. Ha dimostrato che anche in questo mondo tutto pieno di tecnologia, in mezzo a talent show che sembrano copie l’uno dell’altro, c’è ancora spazio per la magia. Quella magia vera, quella che non riesci nemmeno a descrivere a parole, ma che la senti, la senti dentro di te. Le sue ombre, semplici giochi di luce, erano molto più di quello che vedevi: c’era qualcosa che andava oltre lo schermo, oltre la performance. Un tocco di magia che ci ha fermato tutti per un attimo, ci ha fatto sentire qualcosa di vero.
Per questo, la sua vittoria non è stata solo un trofeo, non era solo un premio. No, era molto di più. Era la prova che i sogni, quelli veri, quelli che ci portiamo nel cuore, possono ancora vivere. Era per chi ci crede ancora, per chi sa che l’arte ha questo potere straordinario di emozionare, di toccare, di stupire. E forse, chissà, anche di cambiare un po’ il mondo.