Direttore medico sopravvissuto ad assalto di Hamas: ”In ospedale 7 giorni su 7 per colmare vuoto”
''Per 13 ore sotto assedio, ho visto morire amici e vicini. Ora curo i soldati feriti a Gaza, che vogliono tornare a combattere il prima possibile. Difficilissimo dormire''
Sono due mesi che non riesce a dormire Ron Lobel, direttore dei Servizi di emergenza del Barzilai Medical Center di Ashkelon, 17 chilometri dalla Striscia di Gaza. Due mesi che lavora in ospedale sette giorni su sette, senza mai fermarsi, per cercare di ''riempire, aiutando il più possibile gli altri, il vuoto'' lasciato dal massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre scorso, per cercare di ''gestire il peso di quelli che sono stati ammazzati mentre io sono sopravvissuto''. Lobel, 73 anni, dice ad Adnkronos di sentirsi ''vivo per miracolo'' e di ''non riuscire a capire perché abbiano evitato la mia casa, abbiano ucciso i miei vicini, i miei amici e non siano entrati da noi''. La sua abitazione nel villaggio di Netiv Hasara, uno dei primi a essere attaccato da Hamas, ''dista 300 metri dal confine con la Striscia di Gaza'' e lì, durante l'assalto, è stato ''per 13 ore chiuso nel rifugio insieme alla mia famiglia pregando che non entrassero mentre sparavano tutto intorno. Fino a quando le Idf non ci hanno liberato''. A quel punto è corso in ospedale dove c'era ''un'emergenza mai vista, duecento feriti arrivati solo nelle prime due ore di sabato, il 25 per cento dei quali non è sopravvissuto alla giornata''.
Ora ''quando sono in ospedale sto meglio, ho deciso di non riposare mai'', ma ''la notte è il momento più difficile. A volte riesco a dormire assumendo farmaci, altre nemmeno con quelli''. I ricordi vanno alla ''mia cara amica, che mi ha mandato un messaggio whatsapp durante l'assalto. Poi un altro, per dirmi che i terroristi di Hamas erano entrati in casa sua. Poi più nulla. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato tre giorni dopo''. Da medico, un altro ricordo che torna alla mente di Lobel è quando ''mentre ero in rifugio mi hanno chiamato dall'ospedale per dirmi che c'erano 50 morti e mi sembrava terribile. Solo giorni dopo abbiamo scoperto il vero numero delle vittime e quel momento è stato difficilissimo''. Come quando ''ho scoperto che miei amici erano stati massacrati''. O quando ''ho visto il video delle atrocità commesse nel kibbutz Be'eri, quelle immagini tornano sempre''.
'soldati feriti vogliono tornare prima possibile a combattere a Gaza'
Per scacciarle, Lobel lavora, cura feriti, gestisce le emergenze. Il suo ruolo è proprio quello, preparare l'ospedale a situazioni di emergenza, a disastri, all'arrivo di feriti in massa. ''Ora il 90 per cento dei feriti sono soldati dalla Striscia di Gaza. Ma esplodono anche razzi ad Ashkelon'', racconta. ''La maggior parte sono ferite trattabili, ma ci sono anche soldati gravi e alcuni che non ce la fanno, muoiono'', afferma. Le testimonianze dei militari feriti vengono raccolte soprattutto degli psicologi. ''La maggioranza non racconta, chi parla lo fa con gli psicologi, con i social worker. A me - racconta il medico - dicono che vogliono essere curati in fretta per poter tornare, il prima possibile, nel loro reggimento e nella loro unità per rientrare a combattere nella Striscia di Gaza''.
Da medico, Lobel analizza ''l'esssere umano, è in grado di superare qualsiasi trauma''. E quindi ''ci riuscirà anche questa volta, ci riusciremo anche questa volta. Per alcuni ci vorranno settimane o mesi, per altri ci vorranno anni. Ma la vita continua. Abbiamo dei figli, dei nipoti. C'è un futuro avanti a noi'', conclude.
Esteri
Iran indebolito si prepara a Trump: Teheran pronta a...
Dai disordini sociali al crollo degli alleati, leadership iraniana davanti a grandi sfide
All'interno i disordini sociali e una crisi economica sempre più profonda. All'esterno il collasso degli alleati, con la leadership di Hamas e Hezbollah decimata da Israele e il regime di Bashar al-Assad deposto dal gruppo jihadista guidato da Abu Mohammed al-Jawlani. E' un Iran indebolito quello che si appresta ad affrontare il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. La cui Amministrazione starebbe già valutando nuove sanzioni contro Teheran oltre che raid aerei preventivi per impedirgli di costruire un'arma nucleare. Insomma, dichiara al Wall Street Journal Sanam Vakil, direttrice del programma Medio Oriente e Nord Africa presso la Chatham House di Londra, la leadership iraniana "probabilmente sta vivendo le sfide più profonde che abbia mai visto" da anni. E questo potrebbe anche spingere Teheran a negoziare un compromesso con l'Occidente.
"C'è una finestra ristretta nella quale il regime sarà desideroso di negoziare e Trump avrà lo slancio per ottenere ciò che vuole vendere", ha detto Vakil. "Ma il tempo non è dalla parte di Trump. La sua squadra vorrà un compromesso che Teheran potrebbe non essere pronto ad accettare. Quindi per l'Iran si prospetta una situazione dolorosa in arrivo", sostiene. Perché per raggiungere un accordo, entrambe le parti dovranno allontanarsi dal livore. L'approccio di Trump all'Iran è probabilmente influenzato dalla consapevolezza che agenti di Teheran hanno cercato di assassinarlo, hanno affermato ex funzionari della sua prima Amministrazione citati dal Wall Street Journal. E la guida spirituale dell'Iran, l'Auatollah Ali Khamenei, evoca spesso il ricordo di Qassem Soleimani, il comandante militare iraniano che Trump ha ordinato di uccidere nel 2020.
Nel frattempo la debolezza dell'Iran si vede nella sua valuta, che ha chiuso il 2024 a un minimo storico di 821.500 rial per dollaro, in calo del 40% rispetto all'inizio dell'anno. Il prodotto interno lordo pro capite è sceso del 45% dal 2012, quando le sanzioni sono aumentate sul suo programma nucleare a 4.465,60 dollari l'anno scorso, secondo la Banca Mondiale. Inoltre le proteste per questioni economiche stanno diventando più frequenti in tutto l'Iran e in tutti i settori. Hanno iniziato i commercianti, protestando contro l'inflazione alle stelle, hanno proseguito i pensionati, gli infermieri, gli insegnanti e i lavoratori nel settore delle telecomunicazioni per i ritardi nei pagamenti.
Il malcontento si sta diffondendo al settore petrolifero, l'industria più strategica del paese e la sua fonte di maggiori entrate in valuta estera. I lavoratori dell'impianto petrolchimico di Abadan, uno dei più grandi del paese, hanno protestato per tre mesi per gli stipendi non pagati, secondo i media statali e i sindacati iraniani. Le manifestazioni stanno diventando sempre più politicizzate, con alcune persone che criticano il regime per essere troppo concentrato sulla sua agenda ideologica e non sull'economia. "Basta essere guerrafondai, la nostra tavola è vuota", si legge su uno striscione portato dai pensionati in protesta ad Ahvaz. "Lasciate stare il velo e pensate a noi", recita un altro striscione.
La carenza di energia dovuta ad anni di cattiva gestione e di investimenti insufficienti ha aggravato la crisi. A dicembre gli impianti industriali hanno prodotto al 41% della loro capacità per la carenza di elettricità e gas naturale, ha affermato la Camera di commercio iraniana. A rischio anche la sicurezza alimentare per la conseguente minore produzione tra i fornitori di pollame e carne. Le fabbriche sono in preda a "una profonda recessione", ha affermato Mahmoud Najafi Arab, direttore della Camera di commercio, e "le attività di queste imprese non possono essere economicamente redditizie" agli attuali tassi di utilizzo.
La carenza di energia ha messo in stand-by 22 cementifici e rallentato la produzione farmaceutica, secondo l'agenzia di stampa semi-ufficiale Iran Labour News Agency. I problemi di energia sono destinati a danneggiare il raccolto iraniano quest'anno, chiudendo le pompe idriche e interrompendo la fornitura di fertilizzanti dipendenti dal gas naturale, ha detto al quotidiano economico Tejarat News Ali Gholi Imani, capo della National Wheat Farmers Association.
In questo contesto, con la prospettiva di nuovi aumenti dei prezzi dei generi alimentari e 32 milioni di iraniani, più di un terzo della popolazione, che vivono ora al di sotto della soglia di povertà, Teheran punta a evitare la prospettiva di nuove sanzioni. Il ministro degli esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha dichiarato venerdì che il suo paese era pronto a riprendere i negoziati sul nucleare "senza indugio" in cambio della revoca delle sanzioni. Ma a novembre, Araghchi aveva affermato che il programma nucleare di Teheran aveva dimostrato di poter far fronte a qualsiasi nuova restrizione.
Sta di fatto che Teheran si prepara per quello che potrebbe essere un tira e molla epocale con Trump, scrive il Wall Street Journal, affermando che allo stato attuale l'Iran ha molto meno margine di manovra.
Esteri
Italia-Space X, verso accordo da 1,5 miliardi per...
L'indiscrezione di Bloomberg: contratto di 5 anni. Il piano avrebbe subito un'accelerazione dopo l'incontro tra il premier e Donald Trump in Florida
L'Italia è in trattative avanzate con la SpaceX di Elon Musk per un accordo da 1,5 miliardi di euro che prevede la fornitura di servizi di telecomunicazioni sicure al governo italiano. Lo riferisce 'Bloomberg' sottolineando che "le discussioni sono in corso e non è stato raggiunto ancora un accordo finale sul contratto quinquennale", ma il progetto è già stato approvato dai servizi di intelligence e dal ministero della Difesa italiano.
L'accordo prevederebbe la fornitura di una gamma completa di servizi crittografia di alto livello per le comunicazioni telefoniche e i servizi internet utilizzati dal governo, per i servizi di comunicazione per l’esercito italiano nell’area del Mediterraneo e l’implementazione di servizi satellitari in Italia per l’uso in situazioni di emergenza come attacchi terroristici o disastri naturali.
Secondo Bloomberg, il piano avrebbe subito un'accelerazione dopo l'incontro tra il premier Giorgia Meloni e il presidente designato degli Usa Donald Trump in Florida.
Musk non presente a cena Trump-Meloni
Musk non era presente alla cena a Mar-a-Lago. Secondo quanto apprende l'Adnkronos da fonti ben informate, il patron di Tesla, amico e estimatore della premier italiana, non sarebbe stato nella residenza del Tycoon durante la cena con i vertici della prossima amministrazione Usa e la leader italiana, per via di un precedente impegno.
Esteri
Musk contro Farage: “Non ha la stoffa, al Reform Uk...
Nuovo attacco del fondatore e proprietario di Tesla e Space X contro la politica del Regno Unito
Elon Musk ancora contro la Gran Bretagna. Dopo essersi scagliato direttamente contro il premier Keir Starmer, accusandolo di "facilitare gli stupri sui minori", il fondatore e proprietario di Tesla e Space X torna a parlare della situazione politica nel Regno Unito chiedendo a sorpresa la sostituzione di Nigel Farage come leader del partito sovranista Reform Uk. "Il Reform Party ha bisogno di un nuovo leader. Farage non ha la stoffa" per guidare il partito, ha scritto in un post su 'X'.
La dichiarazione arriva poche settimane dopo che lo stesso Farage aveva annunciato che era in trattativa con il miliardario sudafricano naturalizzato statunitense per ricevere una sostanziosa donazione economica.
Farage aveva difeso Musk alla Bbc, sottolineando che "la libertà di parola è tornata", dopo che l'imprenditore proprietario di 'X' aveva attaccato la risposta del governo britannico alle 'grooming gangs' ('bande di adescatori') nel Regno Unito. Musk, nei giorni scorsi, aveva attacco l'attuale premier britannico e leader del Partito Laburista Keir Starmer accusandolo di essere stato complice nell'insabbiamento iniziale di abusi sessuali perpetrati su bambine e ragazze da gang di pedofili all'interno di comunità di radici asiatiche in Inghilterra del nord negli anni in cui Starmer era procuratore capo del Crown Prosecution Service.
Nei giorni scorsi Musk ha chiesto inoltre il rilascio dell'attivista anti-Islam Tommy Robinson, una figura controversa in Gran Bretagna e da cui anche Nigel Farage ha preso le distanze. Robinson, noto per aver organizzato manifestazioni di massa contro l'immigrazione, lo scorso ottobre è stato incarcerato per 18 mesi per oltraggio alla corte, per aver violato un ordine del tribunale ripetendo affermazioni diffamatorie su un adolescente rifugiato siriano. Musk ha condiviso decine di tweet di ammirazione e sostegno a Robinson. Farage ha creato Reform Uk nel 2018, quando si chiamava Brexit Party, ed è tornato come leader del partito prima di essere eletto deputato nel 2024. Farage ha mantenuto stretti legami con il presidente eletto Donald Trump, di cui Musk è diventato consigliere.
Starmer accusato di 'facilitare' stupri su minori
Nei giorni scorsi Musk aveva condiviso e scritto oltre 60 tra post e opinioni su vari temi caldi della politica londinese, accusando anche il premier Keir Starmer, accusandolo di "facilitare gli stupri sui minori".
In uno degli ultimi, numerosi attacchi rivolti a Starmer, Musk ha condiviso un meme in cui il premier viene descritto come più preoccupato di controllare i post sui social media che gli stupri. Ma questo è solo uno delle decine di post contro l'establishment politico e giudiziario britannico, colpevole - secondo il magnate - di non aver indagato adeguatamente su presunti giri di abusi sessuali su minori, tra cui il più tristemente noto è quello della città di Rochdale, in cui decine di ragazzine furono violentate tra il 2004 e il 2013. Esponenti della destra britannica sostengono che gli abusi fossero stati nascosti perché gli autori erano prevalentemente di origine pakistana.
Musk ha attaccato la ministra laburista Jess Phillips, il cui posto dovrebbe essere “in prigione” - sostiene il consigliere di Donald Trump - per aver rifiutato l'idea di un'indagine nazionale su abusi sessuali su minori del passato. Sullo slancio della campagna social di Musk, anche la leader del partito conservatore Kemi Badenoch ha dichiarato che un'indagine nazionale era “attesa da tempo”. In un altro tweet, il magnate ha detto di sostenere una ripetizione delle elezioni e che “solo la riforma può salvare la Gran Bretagna”.