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New York, sindaco democratico fa causa a 17 aziende bus che trasferiscono migranti dal Texas

Chiesto risarcimento di 708 milioni di dollari

La città di New York (Afp)

La città di New York fa causa a 17 aziende di trasporto coinvolte nel trasferimento di migranti dal Texas, chiedendo un risarcimento di 708 milioni di dollari. "La città ha sempre fatto e farà sempre la sua parte per gestire questa crisi umanitaria ma non può farsi carico dei costi di schemi politici senza scrupolo dello stato del Texas", ha affermato il sindaco democratico, Eric Adams, puntando il dito contro il governatore repubblicano e trumpiano, Greg Abbott.

L'annuncio è stato fatto dopo che anche i sindaci democratici di Chicago, Brandon Johnson, e Denver, Mike Johnson, in un'intervista congiunta, hanno riconosciuto la "crisi" al confine meridionale del Paese, accusando anche loro Abbott di creare "ulteriore caos", coordinando aerei e autobus carichi di migranti verso le loro città.

"Oggi lanciamo un'azione legale contro aziende che hanno partecipato al piano del governatore del Texas Greg Abbott per trasportare decine di migliaia di migranti a New York City nel tentativo di rovesciare il sistema dei nostri servizi sociali", ha aggiunto. "Queste aziende hanno violato le leggi dello stato non facendosi carico dei costi per la cura di questi migranti ed è per questo che chiediamo il risarcimento del denaro già speso per la cura dei migranti spediti qui negli ultimi due anni dal Texas".

Da quando Abbott ha dato il via all'operazione 'Lone Star', nell'agosto del 2022, sono stati inviati 33.600 migranti a New York. Le compagnie accusate hanno guadagnato milioni di dollari con la 'tratta' dei profughi, "in attuazione ai piani del governatore". Abbott si difende citando la clausola sul commercio della Costituzione, sul diritto costituzionale di spostamento riconosciuto dalla Corte suprema. "Ogni migrante trasportato a Nyc lo ha fatto volontariamente, dopo essere stato autorizzato dall'Amministrazione Biden a rimanere negli Usa".

Johnson ha reso noto che i migranti arrivati a Denver sono 35mila che "abbiamo aiutato a integrarsi con successo", a lavorare "che è quello che vogliono". "Ma non vogliamo che le persone arrivino alle due del mattino di fronte al comune alla contea, con donne e bambini all'aperto al gelo e senza sostegno", ha aggiunto chiedendo che gli autobus "facciano come tutti gli altri autobus, vale a dire che arrivino a una stazione degli autobus in orari decenti, quando possiamo organizzare un'accoglienza".

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Esteri

Non solo Putin, anche Kim avverte gli Usa: “Continue...

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La nota del ministero della Difesa: "Conflitto possibile in qualsiasi momento". Migliaia di soldati di Pyongyang "presto" contro le forze di Kiev: cosa dice il Pentagono

Kim Jong un - Fotogramma /Ipa

Non solo Putin e la minaccia nucleare russa. Anche Kim Jong un avverte gli Usa sulla possibilità di un conflitto armato "in qualsiasi momento". E lo fa attraverso il ministero della Difesa della Corea del Nord, che parla di una situazione che giustificherebbe l'adozione di misure di autodifesa a causa di continue "provocazioni statunitensi".

"Avvertiamo con forza gli Stati Uniti e i loro sostenitori ostili alla Repubblica Democratica Popolare di Corea" affinché "cessino immediatamente gli atti ostili che generano ulteriori provocazioni e instabilità e che possono portare il confronto militare nella penisola coreana e nelle sue vicinanze a un vero e proprio conflitto armato", si legge in una dichiarazione riportata dall'agenzia di stampa ufficiale KCNA.

I funzionari della Difesa affermano poi che "l'avventurismo militare" degli Stati Uniti ha "oltrepassato la linea rossa su scala globale". Le "provocazioni militari" di Washington "rappresentano la fonte per far precipitare la situazione regionale in una catastrofe irreparabile".

Per il governo nordcoreano è un "dovere costituzionale" per le sue forze armate adottare "misure di autodifesa per proteggere l'ambiente di sicurezza dello Stato e mantenere la stabilità strategica e l'equilibrio di potere nella regione", dove "due parti in guerra sono in stato di massima allerta" e "persiste la possibilità di un conflitto militare in corso".

"L'Esercito sta monitorando attentamente i movimenti militari degli Stati Uniti e dei suoi alleati, tenendo aperta la possibilità di tutte le opzioni nella sua preparazione. Se si riterrà necessario, adotterà misure immediate per contenere il pericolo", avverte la Nordcorea.

Usa: "Presto scontri soldati Pyongyang con forze Ucraina"

Gli Stati Uniti prevedono intanto che migliaia di soldati nordcoreani di stanza in Russia combatteranno "presto" contro le forze ucraine. A dichiararlo è stato il capo del Pentagono Lloyd Austin. Il segretario alla Difesa statunitense stima che circa 10mila militari dell'esercito nordcoreano si trovino nella regione russa di Kursk, che confina con l'Ucraina ed è in parte occupata dalle forze di Kiev, e siano "integrati nelle formazioni russe".

"Sulla base di ciò che sono stati addestrati" a fare e "di come sono stati integrati nelle formazioni russe, mi aspetto di vederli presto impegnati in combattimento", ha detto Austin ai giornalisti dalle Figi, dove si trova in visita, precisando di non avere conoscenza di "alcuna informazione significativa" di soldati nordcoreani "attivamente impegnati in combattimento" ad oggi.

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Esteri

Russia, l’analista: “Bomba nucleare? Putin non...

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Le parole a QN di Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali

Vladimir Putin - Afp

Le minacce nucleari di Putin all'Europa? "C'è un rischio chiaro, evidente e concreto che la Russia non stia assolutamente bluffando. Al momento i russi stanno vincendo la guerra. Non hanno dunque bisogno di ricorrere a uno strumento come il lancio di un’arma tattica. Fatta questa premessa, Putin ha firmato la nuova dottrina nucleare e l’altro giorno i russi hanno fatto una cosa gigantesca come lanciare un missile ipersonico caricandolo con testate convenzionali. Mi auguro di avere torto, ma da analista separo i miei desiderata e mi attengo ai fatti". A lanciare l'allarme, in una intervista a QN, è Andrea Margelletti, analista e presidente del Centro Studi Internazionali.

"Nel giro di tre anni conflitto con Russia sarà inevitabile"

"Se dovesse essere usato uno strumento del genere da parte russa, questo porterebbe immediatamente all’ingresso di alcune nazioni europee all’interno dell’Ucraina. Penso che nel giro di tre anni un conflitto convenzionale con la Russia sia pressoché inevitabile, anche se i russi non dovessero lanciare alcuna bomba nucleare - ha aggiunto -. Alcune nazioni europee non vogliono che l’Ucraina cada. Non se lo possono semplicemente permettere. Diciamo che c’è anche una difformità di visione fra l’Europa centro-settentrionale e quella centro-meridionale. Credo anche il motivo che possa avere spinto alcuni Paesi europei a un atteggiamento diverso sia stato l’arrivo di migliaia di soldati nordcoreani a combattere in Russia”.

L'incognita Trump

Il prossimo 20 gennaio Donald Trump si insedia alla Casa Bianca, determinato a trovare una soluzione diplomatica.

"Il rischio vero è che Trump ripeta la modalità afgana, ossia facendo un accordo che non tenga conto del volere degli ucraini, com’è successo appunto in Afghanistan. Per questo l’amministrazione Biden sta cercando di dare più risorse, perché se si arrivasse a un tavolo di trattativa, gli ucraini vi possano partecipare da un rapporto di forza maggiore", spiega ancora Margelletti -. Un eventuale dialogo continua a essere fondamentalmente nelle fantasie degli occidentali. I russi in questi anni non hanno dato la minima dimostrazione di voler trattare. È una meravigliosa fantasia nostra, perché siamo terrorizzati all’idea di un confronto militare".

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Esteri

Ucraina-Russia, Zelensky: “Guerra può finire nel...

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Il presidente ucraino e l'incognita della nuova amministrazione Usa: "Voglio sentire le proposte di Trump"

Volodymyr Zelensky - Afp

L'Ucraina punta su Donald Trump per chiudere la guerra con la Russia nel 2025. Mentre Vladimir Putin spaventa l'Europa con il nuovo missile Oreshnik che "può colpire ovunque" nel Vecchio Continente, Kiev attende l'insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti per una svolta negoziale che apra la strada alla pace. Trump, com'è noto, da mesi si dice convinto di poter portare Ucraina e Russia al tavolo per una rapida intesa.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky continua a dirsi fiducioso che la guerra con la Russia possa finire nel 2025 e che "a gennaio avremo un piano", ribadisceai media stranieri a margine della terza conferenza internazionale 'Grain from Ukraine'.

Cosa ha detto Zelensky

"Per quanto riguarda il momento in cui la guerra finirà... finirà quando la Russia deciderà di farla finire. Quando gli Stati Uniti assumeranno una posizione più forte. Quando il Sud globale si schiererà con l'Ucraina e a favore della fine della guerra", dice Zelensky, sottolineando di essere fiducioso che questi sviluppi si verificheranno prima o poi e che verranno prese delle decisioni.

"Sarà un percorso difficile, ma sono convinto che abbiamo tutte le possibilità di raggiungere questo obiettivo l'anno prossimo - afferna - capiamo che la Russia non sarà d'accordo con tutti questi passi, ma c'è la Carta delle Nazioni Unite e tutte le nostre azioni si basano su di essa. Speriamo che siano sostenute dai nostri partner".

"Voglio sentire le proposte di Trump"

L'incognita maggiore per Zelensky - e allo stesso tempo la principale speranza - è la nuova amministrazione Usa. È necessario ascoltare le proposte d Trump sul piano per porre fine al conflitto. "Siamo aperti - dice Zelensky -; lo dirò ancora una volta, e tra l'altro, ai leader dei paesi africani, asiatici e arabi... Siamo pronti a vedere le loro proposte. Voglio anche vedere quelle del nuovo presidente degli Stati Uniti d'America. Penso che avremo queste proposte a gennaio e che avremo un piano per porre fine a questa guerra".

"Sono sicuro che l'anno prossimo avremo tutte le possibilità di porre fine alla guerra - aggiunge il presidente ucraino - Ci sono passi appropriati per questo... Comprendiamo che la Russia non farà tutti questi passi. Ma esiste una carta delle Nazioni Unite e tutti i nostri passi basati sulla Carta delle Nazioni Unite saranno sostenuti dai partner".

Il messaggio (quotidiano) da Mosca

Putin, particolarmente loquace negli ultimi giorni con 2 messaggi, tace lasciando spazio ai proclami di Dmitry Medvedev, ex presidente e attuale numero 2 del Consiglio di sicurezza. Il presidente, dopo il lancio di un nuovo missile a medio raggio contro il territorio ucraino, ha avvertito in particolare l'Europa: "Possiamo colpire ovunque", ha detto come reazione alle azioni condotte da Kiev, che ha colpito il territorio russo con missili americani (Atacms) e britannici (Storm Shadow).

A stretto giro, tocca a Medvedev indicare la soluzione ideale del conflitto per i parametri russi: "Se il blocco Nato smette di soffiare sul fuoco della guerra in Ucraina, questo conflitto può finire senza alcun ulteriore costo per l'umanità", dice Medvedev.

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