Gaza, Israele continua l’assedio ad Hamas: raid su Khan Yunis e Maghazi
Continua l'assedio ad Hamas: raid su Khan Yunis e Maghazi. Intelligence egiziana al lavoro con Jihad islamica per ripresa negoziati
E' stato un incontro ''teso'' quello tra il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Mahmoud Abbas e il Segretario di Stato Antony Blinken, ricevuto a Ramallah. Un incontro segnato da ''discussioni'' tra le parti, come ha riferito Sky News Arabiya citando proprie fonti a condizione di anonimato. Durante l'incontro, spiega l'emittente, Abbas ha chiesto a Blinken di fare pressione su Israele affinché rilasci i fondi congelati dell'Autorità nazionale palestinese. ''Se non si ha la capacità di stanziare fondi, come si potrà fare pressione su Israele e raggiungere la pace e uno Stato palestinese?'', avrebbe chiesto Abbas a Blinken.
Il Segretario di Stato americano ha chiesto al leader palestinese di assumersi la responsabilità di riformare l'Anp, alla quale potrebbe toccare un ruolo nell'amministrazione della Striscia di Gaza al termine del conflitto e ha ribadito che "gli Stati Uniti sostengono misure concrete per la creazione di uno Stato palestinese".
Secondo quanto riferito dal portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller, Blinken ha anche assicurato che diversi Paesi della regione si sono già impegnati per dare il loro contributo per la ricostruzione e la governance di Gaza dopo la guerra, aggiungendo che una più ampia normalizzazione arabo-israeliana è ancora possibile, ma solo se esiste "un percorso verso uno Stato palestinese".
Mahmoud Abbas, da parte sua, ha ribadito che "Gaza è una parte inseparabile dello Stato palestinese e non permetteremo alcun tentativo di sradicare il nostro popolo in Cisgiordania, a Gerusalemme e nella Striscia". Secondo l'agenzia di stampa palestinese Wafa, Abbas ha messo in guardia del "pericolo" derivante dalle misure adottate dalle "autorità di occupazione" israeliane volte, a suo dire, a sfollare i palestinesi dai Territori, sottolineandone il suo "totale rifiuto".
Abbas e Blinken, sempre stando alla Wafa, hanno discusso degli ultimi sviluppi della crisi, degli sforzi compiuti per fermare l'operazione militare israeliana a Gaza e dell'importanza di accelerare l'ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia. Il leader palestinese, si precisa, ha evidenziato l'importanza di mettere fine immediatamente alla "guerra di sterminio" contro il popolo palestinese a Gaza e in Cisgiordania e ha auspicato l'attuazione di una soluzione politica basata sulla legittimità internazionale e la convocazione di una conferenza internazionale di pace.
Blinken farà poi una tappa a sorpresa in Bahrain, ha reso noto un portavoce del Dipartimento di Stato americano annunciando un incontro in programma tra Blinken e re Hamad bin Isa Al Khalifa in Bahrain, base della Quinta Flotta americana. I colloqui si concentreranno su come prevenire un'escalation regionale della guerra tra Israele e Hamas a Gaza. Nell'agenda originaria, al termine dell'incontro con il leader dell'Anp, Blinken sarebbe dovuto partire per la Giordania, dove erano in programma colloqui con re Abdullah II.
Raid su Khan Yunis e Maghazi
Prosegue intanto senza sosta l'assedio di Israele ad Hamas nella Striscia di Gaza. Secondo le ultime news di oggi, 10 gennaio 2024, le truppe di Tel Aviv continuano a bombardare le aree dentro e intorno a Maghazi e Khan Younis e nelle ultime 24 ore sono stati colpiti oltre 150 obiettivi appartenenti al gruppo terroristico. In particolare a Maghazi le truppe della Brigata Golani hanno diretto attacchi aerei contro numerosi esponenti di Hamas e hanno scoperto 15 tunnel. Durante un raid nella zona i soldati hanno trovato lanciarazzi, razzi, droni ed esplosivi.
A Khan Younis, la 98a divisione ha diretto attacchi aerei su oltre 10 esponenti di Hamas nella loro area di operazioni. Decine di altri miliziani sono stati uccisi dalle unità della 98a divisione nel corso della giornata, secondo l'Idf, e sempre a Khan Younis, i riservisti della Brigata Kiryati hanno identificato un agente di Hamas che piazzava un ordigno esplosivo nei pressi di una strada utilizzata dalle truppe. I soldati hanno disposto un intervento aereo, si legge sul Times of Israel.
Gantz: "Dobbiamo andare avanti"
"La gran parte della Striscia di Gaza oggi non è più controllata da Hamas, né politicamente né militarmente. Dobbiamo andare avanti. Se ci fermiamo ora, Hamas riprenderà il controllo". Ad affermarlo è Benny Gantz, l'ex capo di stato maggiore israeliano che ora fa parte del gabinetto di guerra di Israele. Per Gantz "la cosa più urgente è il ritorno dei rapiti. Questo ha la precedenza su qualsiasi decisione nei combattimenti". Per quanto riguarda il governo libanese, Gantz ha sottolineato che Beirut "deve decidere se è il 'difensore del Libano' o se i suoi cittadini sono 'lo scudo umano dell'Iran'. Se il Libano continua a fungere da avamposto terroristico iraniano, agiremo nel sud del Libano come facciamo nel nord di Gaza. Questa non è una minaccia per il Libano, è una promessa per gli abitanti del nord" di Israele.
15 palestinesi uccisi in attacco a nord di Rafah
Negli attacchi mortali israeliani notturni almeno 15 persone, per lo più donne e bambini, appartenenti alla stessa famiglia di Rafah, e sei persone rifugiate nei campi profughi nel centro di Gaza, sono state uccise in un raid aereo che ha preso di mira una casa a Tall as-Sultan. "Siamo stati bombardati stanotte mentre eravamo in una casa piena di sfollati", ha detto Harb Nofal, un residente della casa presa di mira, aggiungendo che "ci sono quattro donne tra le persone uccise e bambini innocenti fra gli uccisi".
Oltre 40 invece i morti di un bombardamento israeliano contro una casa adiacente all’ospedale dei martiri di Al-Aqsa a Deir el-Balah, nel centro di Gaza, in un’area che l’esercito israeliano aveva definito "sicura". "Questa è una continuazione degli inganni e delle invenzioni da parte dell'esercito di occupazione israeliano per fuorviare l'opinione pubblica", ha aggiunto l'ufficio stampa del governo di Gaza. "Condanniamo con la massima fermezza i massacri e i crimini dell'occupante contro il popolo palestinese e chiediamo al mondo intero di fermare la guerra genocida condotta contro i civili".
In totale è salito a 23.357 il numero delle persone che hanno perso la vita nella Striscia di Gaza dall'inizio della rappresaglia israeliana per l'attacco subito da Hamas lo scorso 7 ottobre, riferisce il ministero della Sanità di Hamas, aggiungendo al bilancio 59.410 feriti. Inoltre, afferma l'emittente al-Jazeera, ci sono circa altri ottomila palestinesi che risultano dispersi, probabilmente sotto le macerie delle case distrutte nella Striscia di Gaza.
Intelligence egiziana al lavoro con Hamas e Jihad islamica per ripresa negoziati
Il capo dell'intelligence egiziana, Abbas Kamel ha contattato la leadership di Hamas e della Jihad islamica per discutere di una possibile ripresa dei negoziati per la liberazione degli ostaggi catturati in occasione dell'attacco di Hamas ad Israele lo scorso 7 ottobre. Lo rileva il quotidiano libanese 'Al-Akhbar'. I colloqui hanno avuto luogo dopo che una delegazione di funzionari della sicurezza israeliana si è recata in Egitto lunedì e dopo che la delegazione ha presentato una nuova proposta di accordo che includeva nuove clausole relative al cessate il fuoco, agli aiuti umanitari e al meccanismo per il rilascio di ostaggi e prigionieri palestinesi.
Secondo le fonti citate dal quotidiano libanese, l'Egitto ha chiesto alle organizzazioni palestinesi di inviare urgentemente rappresentanti al Cairo e ha discusso la questione anche con il Qatar. Secondo Il Cairo, "Hamas non mostra alcun desiderio di negoziare a meno che non veda un documento coerente con le sue richieste". Gli egiziani hanno risposto che avrebbero "lavorato per formulare una nuova proposta e inviarla alla leadership di Hamas prima che venga decisa una data per l'invio della delegazione al Cairo".
Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majid Al-Ansari, ha confermato ieri che "la mediazione qatariota sta continuando e che c'è uno scambio di idee tra il Qatar e varie parti al riguardo". L'ultima proposta del Qatar per un accordo sugli ostaggi includerebbe l'esilio dei leader di Hamas dalla Striscia di Gaza. Lo sostiene l'emittente Channel 13, precisando che il piano sostenuto da Doha dovrebbe essere discusso stasera dal gabinetto di sicurezza israeliano. Secondo la proposta, Israele dovrebbe permettere l'esilio dei leader di Hamas fuori da Gaza ed il ritiro completo dei suoi soldati dall'enclave in cambio del rilascio graduale di tutti gli ostaggi ancora nelle mani del gruppo palestinese.
Gabinetto di sicurezza Israele si riunisce
Il gabinetto di sicurezza israeliano, guidato dal premier Benjamin Netanyahu e composto da numerosi ministri, si riunirà stasera per riprendere le discussioni sui piani per il futuro della Striscia di Gaza dopo la fine del conflitto.
Un altro incontro sul tema era stato annullato dopo che le precedenti discussioni erano degenerate in uno scontro con il capo di stato maggiore delle Forze di difesa Herzi Halevi sul tema dell'inchiesta sulle mancanze dal punto di vista della sicurezza precedenti l'attacco del 7 ottobre. A riferirne è il 'Times of Israel'.
Cinque palestinesi feriti durante raid a Nablus
12 palestinesi sono rimasti feriti dopo che le forze israeliane hanno preso d'assalto la città occupata di Nablus, in Cisgiordania, e ne hanno assediato la città vecchia. Lo riferisce la Mezzaluna Rossa. Tra i feriti, anche due sedicenni colpiti agli arti inferiori. Una donna di 70 anni ha avuto un attacco di panico ed è stata curata sul campo. L'Idf ha arrestato anche cinque persone. Il raid su Nablus è stato una delle numerose incursioni notturne nelle aree vicino a Ramallah, Hebron, Tulkarem, el-Bireh e Tubas.
Houthi rivendicano nuovo attacco nel Mar Rosso
Il portavoce degli Houthi, Yahya Sari, ha rivendicato il lancio di numerosi missili e droni contro una nave americana nel Mar Rosso in risposta all'attacco "a tradimento" condotto domenica scorsa contro le forze navali del gruppo che controlla alcune parti dello Yemen. Sari ha spiegato sul suo canale Telegram che l'attacco è stato il risultato di un'operazione congiunta delle forze aeree e navali. "L'operazione è avvenuta come risposta preliminare all'attacco a tradimento cui sono state sottoposte le nostre forze navali da parte delle forze nemiche statunitensi", ha osservato, prima di sottolineare che gli Houthi "non esiteranno ad affrontare adeguatamente tutte le minacce ostili nel quadro del diritto all'autodifesa". "Le forze armate yemenite - ha aggiunto il portavoce - continuano a impedire alle navi israeliane o a quelle dirette nei porti della Palestina occupata di navigare nel Mar Arabo e nel Mar Rosso fino a quando l'aggressione non cesserà e l'assedio sui nostri fratelli nella Striscia di Gaza non sarà revocato".
Cronaca
Turetta, oggi parla il pm: chiederà ergastolo per omicidio...
Accusato di omicidio volontario aggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere
Filippo Turetta ha pianificato l'omicidio Giulia Cecchettin: si è appuntato su un foglio gli oggetti da comprare per immobilizzare l'ex fidanzata, ha studiato le mappe per potersi disfare del corpo e ha organizzato la sua fuga da Vigonovo (Padova). Non ha mai considerato l'idea di poter lasciare in vita chi aveva deciso di lasciarlo, tanto meno ha pensato di fare del male a se stesso. Ne è convinto il pm Andrea Petroni che lo ha incalzato durante l'interrogatorio e che oggi, davanti alla corte d'Assise di Venezia, è pronto a chiedere l'ergastolo per il ventiduenne, imputato per omicidio volontario pluriaggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere.
In aula, il pubblico ministero - nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne - ricostruirà la relazione altalenate di circa un anno e mezzo fra i due studenti di Ingegneria biomedica, la crescente ossessione dell'imputato, la scelta della vittima di allontanarsi e l'insistenza di Turetta che si trasforma in persecuzione soffocante - fino a spiarla con un'app sul cellulare - che gli costa l'aggravante dello stalking. Impossibile, per l'accusa, non sostenere la crudeltà: sono 75 le coltellate inflitte contro la vittima che lo rifiutava.
Cosa ha detto Turetta
"Ho ucciso Giulia perché non voleva tornare con me, soffrivo di questa cosa. Volevo tornare insieme e lei non voleva…mi faceva rabbia che non volesse" le parole di Turetta. E' nel patriarcato che il femminicidio di Giulia Cecchettin affonda le sue radici.
Dopo una serata insieme e l'ultimo 'no', Turetta realizza il suo piano appuntato nella lista, un elenco di oggetti da comprare e idee, che è la prima parziale confessione. "Ho ipotizzato di rapirla in macchina, di allontanarci insieme verso una località isolata per stare più tempo insieme…poi aggredirla, togliere la vita a lei e poi a me" dice interrogato. Bugie, il piano è sempre stato uno.
La ricostruzione
L'11 novembre 2023 nel parcheggio di Vigonovo, a pochi passi da casa Cecchettin, Turetta sa cosa vuole. Quando uno dei coltelli si rompe lui non si ferma: costringe l'ex a salire in macchina, la blocca con dello scotch e quando prova a scappare la finisce con un'altra lama, nella zona industriale di Fossò. Dopo cento chilometri abbandona il corpo, avvolto in sacchi neri, vicino al lago di Barcis e prosegue la fuga in solitaria tra stradine studiate in anticipo, usando solo contanti e spegnendo il telefono per non farsi trovare. Fino alla resa in Germania, una settimana dopo l'omicidio di Giulia Cecchettin.
Esteri
Ucraina studia il super missile di Putin. Zelensky:...
Kiev mostra i rottami del missile che ha colpito Dnipro. Medvedev: "Europa non può fare niente"
L'Ucraina mostra l'ultimo super missile di Vladimir Putin. L'Oreshnik, la nuova arma lanciata dalla Russia contro un impianto industriale di Dnipro nel corso della settimana, è sotto i riflettori degli esperti di Kiev. Le autorità ucraine hanno mostrato alla stampa i resti del missile che Mosca definisce non intercettabile.
Com'è fatto l'Oreshnik?
L'Oreshnik, per caratteristiche, è ancora un mistero. I servizi di Kiev affermano che il missile è stato lanciato dall'area di Kapustin Yar, nella regione russa di Astrakhan, nota per i test effettuati anche in passato. I rottami recuperati lasciano supporre che il missile fosse dotato di 6 testate. Secondo le informazioni diffuse dalla Russia, e ribadite da Putin nei suoi messaggi dei giorni scorsi, l'Oreshnik ha raggiunto una velocità massima di 11 Mach. Dal lancio all'impatto, sono trascorsi 15 minuti.
Tutto chiaro? Non proprio. Immagini satellitari relative alla zona in cui è caduto il missile, lanciato contro un impianto industriale ritenuto strategico, mostrerebbero danni estremamente limitati all'edificio colpito. L'Oreshnik non avrebbe prodotto effetti devastanti e il suo debutto sul teatro di guerra sarebbe stato sostanzialmente 'dimostrativo'. Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente Volodymyr Zelensky, è arrivato ad affermare che "non ci sono missili Oreshnik nella Federazione Russa. Questa è un'arma classica, un missile balistico intercontinentale previsto dai trattati", ha detto. Insomma, Putin avrebbe bluffato.
Zelensky: "Vediamo cosa ci minaccia"
Zelensky non si sbilancia come il suo consigliere e in attesa di pronunciarsi attende risposte dai suoi uomini: Kiev vuole capire quale nuova minaccia si può concretizzare.
"Il Servizio di sicurezza e il ministero degli Interni hanno mostrato alla stampa rottami del missile russo che ha colpito il nostro Dnipro. Sono in corso gli esami, stiamo collaborando con i partner per stabilire tutti i dettagli e tutte le caratteristiche di questo missile. Per trovare una risposta a questa escalation russa, bisogna agire insieme", dice il presidente nel suo consueto messaggio quotidiano.
"Il mondo ha sistemi di difesa aerea in grado di proteggere" da armi come il missile lanciato contro Dnipro, che sarà oggetto di discussione nel meeting Nato in programma, a livello di ambasciatori, nella giornata del 26 novembre.
"È necessario che tutti si concentrino su questo aspetto. La Russia deve sentire che ogni passo che fa per allargare la guerra comporta conseguenze. A Putin non può essere data una sola settimana per adattarsi e trovare una contromisura. È necessario fare sempre di tutto affinché la Russia sia costretta a cercare la pace. Una vera pace. E questo può essere ottenuto solo con due cose: aiutare l'Ucraina e fare pressione sulla Russia", aggiunge Zelensky.
Medvedev: "Oreshnik una catastrofe per l'Europa"
Nelle stesse ore, da Mosca, arriva il messaggio 'simmetrico' di Dmitry Medvedev. E' il numero 2 del Consiglio di sicurezza, mentre Putin si concede un giorno di silenzio dopo le esternazioni in settimana, ad alzare la tensione: "L'Europa non sa più che pesci pigliare, speculando sull'entità dei danni che il missile causerebbe con le sue testate nucleari, sulla possibilità di abbatterlo e sulla rapidità con cui i missili raggiungerebbero le capitali del Vecchio Continente", dice portando l'Oreshnik sotto i riflettori e ribadendo concetti espressi da Putin: Mosca può colpire ogni parte dell'Europa con la nuova arma.
"Permettetemi di rispondere a tutte e tre le domande: i danni sarebbero catastrofici; no, non è possibile abbatterli con i sistemi attuali; e sarà una questione di minuti. No, i rifugi antiatomici non vi salveranno. L'unica speranza è che la Russia, per bontà d'animo, avvisi in anticipo del lancio. Quindi che ne dite di smettere di sostenere la guerra?”, ha scritto su Telegram.
Esteri
Israele, l’annuncio in tv: “C’è...
Secondo quanto riferito dall'emittente pubblica Kan 11 Benjamin Netanyahu sta ora studiando come spiegarlo all'opinione pubblica
Accordo "chiuso" tra Israele e Libano. Ad annunciarlo è stata la tv israeliana Kan riferendo quanto riportato da fonti del governo di Tel Aviv. Le stesse fonti avrebbero riferito all'emittente che ora il primo ministro Benjamin Netanyahu starebbe studiando come spiegarlo all'opinione pubblica.
In Israele il mediatore americano Amos Hochstein - riferisce ancora la tv pubblica sul suo sito - ha avuto il via libera per procedere all’accordo.
Stasera Netanyahu avvierà una consultazione sulla sicurezza con i ministri. Al centro del dibattito ci sarà ora la libertà d'azione dell'Idf nella zona di confine tra Siria e Libano.
Secondo fonti vicine ai mediatori americani, Gerusalemme ha ricevuto garanzie da Washington sulla libertà d'azione in caso di violazione dell'accordo.
Nuovi raid israeliani alla periferia di Beirut
Intanto nuovi attacchi israeliani hanno colpito ieri i sobborghi meridionali di Beirut dopo l'appello dell'esercito israeliano ad evacuare alcune aree della zona considerata una roccaforte di Hezbollah. "Una serie di violenti attacchi ha preso di mira Haret Hreik, Bir al-Abed e Ghobeiry, nella periferia meridionale di Beirut", ha dichiarato l'Agenzia nazionale libanese di notizie (Ani). In precedenza, l'Ani aveva riferito di due attacchi da parte di caccia israeliani sul settore di Kaafat, sempre nella periferia meridionale della capitale, che hanno "causato massicce distruzioni".
Il portavoce in lingua araba dell'esercito israeliano, Avichay Adraee, aveva avvertito su X che l'esercito avrebbe colpito "installazioni e interessi di Hezbollah" nei quartieri di Hadath e Bourj al-Barajneh, condividendo le mappe delle aree da evacuare. In serata, ha ripetuto l'appello ad evacuare i due quartieri, elencando anche altri quartieri della periferia meridionale.
A Beirut sospese le lezioni in scuole e università
Il Ministro dell'Istruzione libanese Abbas Halabi ha annunciato con un comunicato questa sera che le lezioni in presenza saranno sospese da domani e fino alla fine di dicembre in tutti gli istituti scolastici e di insegnamento superiore di Beirut, Metn, Chouf e Baabda a causa dell'escalation di violenza tra l'esercito israeliano e Hezbollah.