Attacchi Houthi nel Mar Rosso, il piano Usa per una ‘lunga campagna militare’
Timori che un'operazione a tempo indefinito possa "trascinare" gli Stati Uniti in un "altro conflitto imprevedibile". Intanto il Regno Unito potenzia i missili usati dalla Royal Navy
Un piano Usa contro gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso, con l'amministrazione Biden che definisce la strategia per una 'campagna militare prolungata' contro il gruppo armato in Yemen, che l'Iran è accusato da anni di sostenere. Lo scrive il Washington Post, dopo dieci giorni di raid che non sono riusciti a fermare gli attacchi degli Houthi, che ostacolano il traffico marittimo, alimentando i timori tra alcuni funzionari che un'operazione a tempo indefinito possa "far deragliare la fragile pace" nel Paese e "trascinare" gli Usa in un "altro conflitto imprevedibile".
Il Post scrive di funzionari di alto livello convocati mercoledì alla Casa Bianca per parlare delle opzioni per il futuro della risposta dell'Amministrazione agli Houthi.
La strategia Usa in Yemen, l'incertezza sui tempi e sugli sviluppi
Da novembre, secondo il giornale, sono stati più di 30 gli attacchi contro mercantili sferrati dagli Houthi con missili e droni. E la risposta Usa in "rapida espansione" rischia di trascinare Biden in un'altra campagna incerta nella regione. Funzionari dell'Amministrazione hanno descritto la strategia in Yemen come un lavoro per intaccare le capacità militari di alto livello degli Houthi.
"Abbiamo le idee chiare su chi siano gli Houthi e sulla loro visione del mondo - ha detto un funzionario - Quindi non siamo sicuri che si fermeranno immediatamente, ma stiamo cercando di ridurre e distruggere le loro capacità". I funzionari non si aspettano che l'operazioine andrà avanti per anni come per Iraq, Afghanistan o Siria, ma affermano che è difficile prevederne la fine.
Né è possibile prevedere quando saranno adeguatamente intaccate le capacità militari degli Houthi, che dal settembre 2014 controllano la capitale yemenita Sana'a e che adesso con i loro attacchi stanno ridefinendo la mappa del trasporto marittimo globale. Le forze Usa lavorano anche per intercettare le forniture di armi dall'Iran. "Non stiamo cercando di sconfiggere gli Houthi. Non c'è alcuna voglia di invadere lo Yemen", ha detto un diplomatico. Secondo un funzionario Usa, i primi raid statunitensi e britannici sono riusciti a "danneggiare in modo significativo" gli asset militari presi di mira, ma gli Houthi hanno un arsenale significativo.
"E' impossibile prevedere esattamente cosa accadrà", ha detto un funzionario. Per Mohammed al-Basha, esperto di Yemen del Navanti Group, gli Houthi sono molto incentivati ad andare avanti. "Quando attaccarono l'aeroporto di Abu Dhabi ebbero molta attenzione, ancor di più quando attaccarono Aramco - ha ricordato riferendosi ad attacchi degli anni scorsi negli Emirati Arabi Uniti e in Arabia Saudita - Ma l'attenzione che stanno ricevendo oggi per gli attacchi nel Mar Rosso è inaudita e ne sono molto felici".
E, di fronte all'iniziativa americana, il Post scrive di funzionari Usa che hanno espresso il timore che l'intervento militare Usa possa vanificare i successi diplomatici per porre fine al conflitto in Yemen o aggravare ulteriormente la già disperata situazione umanitaria nel Paese, il più povero del mondo arabo. Ci sono voci al Dipartimento di Stato e all'Usaid che temono gli Houthi vengano spinti a espandere gli attacchi contro obiettivi sauditi, raffinerie per prime, provocando il fallimento del lavoro per un accordo di pace e la fine di una guerra che in nove anni in Yemen ha fatto centinaia di migliaia di morti. Perché mancano ancora molti passi per consolidare un accordo di pace.
Timori su exit strategy e costi
Non manca tra i funzionari americani chi teme che gli Usa si siano spinti in un conflitto con poca exit strategy e un sostegno limitato da parte dei principali alleati. Senza contare i partner nel Golfo. Per il Qatar, alleato chiave degli Usa, "va affrontata la questione centrale, che è Gaza". Qui, secondo il ministero della Salute dell'enclave palestinese finita nel 2007 sotto il controllo di Hamas, si contano 25.000 dall'avvio della campagna militare israeliana lanciata dopo l'attacco del 7 ottobre in Israele.
A Washington ci sono anche preoccupazioni per i costi dell'operazione Usa. Il senatore Jack Reed, presidente della commissione Servizi armati, ha sottolineato come alcuni dei missili sinora impiegati potrebbero costare due milioni di dollari ciascuno. E il senatore Richard Blumenthal non dimentica che gli Stati Uniti in passato hanno tentato di indebolire altri gruppi, come i Talebani, da oltre due anni di nuovo al potere in Afghanistan. "Gli Houthi si riorganizzavano anche se i sauditi li bombardavano - ha detto riferendosi all'intervento saudita in Yemen iniziato nel 2015 - Fa riflettere".
Regno Unito potenzia missili della Royal Navy
Saranno intanto potenziati i missili usati dalla Royal Navy per contrastare gli attacchi lanciati dagli Houthi, ha annunciato il governo britannico. Il sistema di difesa aerea Sea Viper avrà missili più efficaci dotati di una nuova testata ed è previsto un aggiornamento del software per contrastare la minaccia rappresentata da missili balistici, tracciare e abbattere obiettivi a più di 112 chilometri di distanza.
Un 'aggiornamento' da 405 milioni di sterline assegnato a Mbda che sarà completato entro il 2032 e assicurerà 350 posti di lavoro. Così Sea Viper diventerà "il miglior sistema di difesa aerea navale mai sviluppato per la Royal Navy". "Mentre la situazione in Medio Oriente peggiora, è fondamentale adattarsi per mantenere al sicuro il Regno Unito, i nostri alleati e partner", ha detto il ministro della Difesa, Grant Shapps.
Il bilancio dei raid Usa e Gb dal 12 gennaio
Raid aerei americani e britannici contro obiettivi degli Houthi in Yemen hanno fatto dal 12 gennaio almeno 75 morti, anche tra le fila dei Guardiani della Rivoluzione (i Pasdaran iraniani) e degli Hezbollah libanesi, riferisce Sky News Arabia che cita fonti yemenite secondo cui tra le persone uccise ci sono tre "esperti" dei Pasdaran e sei di Hezbollah.
La maggior parte delle persone sono state uccise, secondo le notizie dell'emittente, in raid aerei contro siti militari degli Houthi a Hodeidah, Hajjah, Dhamar, Taiz e Al-Bayda e le operazioni hanno distrutto piattaforme per il lancio dei missili e magazzini in cui venivano 'custoditi' i droni usati per gli attacchi contro il trasporto marittimo nel Mar Rosso.
Esteri
Ucraina studia il super missile di Putin. Zelensky:...
Kiev mostra i rottami del missile che ha colpito Dnipro. Medvedev: "Europa non può fare niente"
L'Ucraina mostra l'ultimo super missile di Vladimir Putin. L'Oreshnik, la nuova arma lanciata dalla Russia contro un impianto industriale di Dnipro nel corso della settimana, è sotto i riflettori degli esperti di Kiev. Le autorità ucraine hanno mostrato alla stampa i resti del missile che Mosca definisce non intercettabile.
Com'è fatto l'Oreshnik?
L'Oreshnik, per caratteristiche, è ancora un mistero. I servizi di Kiev affermano che il missile è stato lanciato dall'area di Kapustin Yar, nella regione russa di Astrakhan, nota per i test effettuati anche in passato. I rottami recuperati lasciano supporre che il missile fosse dotato di 6 testate. Secondo le informazioni diffuse dalla Russia, e ribadite da Putin nei suoi messaggi dei giorni scorsi, l'Oreshnik ha raggiunto una velocità massima di 11 Mach. Dal lancio all'impatto, sono trascorsi 15 minuti.
Tutto chiaro? Non proprio. Immagini satellitari relative alla zona in cui è caduto il missile, lanciato contro un impianto industriale ritenuto strategico, mostrerebbero danni estremamente limitati all'edificio colpito. L'Oreshnik non avrebbe prodotto effetti devastanti e il suo debutto sul teatro di guerra sarebbe stato sostanzialmente 'dimostrativo'. Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente Volodymyr Zelensky, è arrivato ad affermare che "non ci sono missili Oreshnik nella Federazione Russa. Questa è un'arma classica, un missile balistico intercontinentale previsto dai trattati", ha detto. Insomma, Putin avrebbe bluffato.
Zelensky: "Vediamo cosa ci minaccia"
Zelensky non si sbilancia come il suo consigliere e in attesa di pronunciarsi attende risposte dai suoi uomini: Kiev vuole capire quale nuova minaccia si può concretizzare.
"Il Servizio di sicurezza e il ministero degli Interni hanno mostrato alla stampa rottami del missile russo che ha colpito il nostro Dnipro. Sono in corso gli esami, stiamo collaborando con i partner per stabilire tutti i dettagli e tutte le caratteristiche di questo missile. Per trovare una risposta a questa escalation russa, bisogna agire insieme", dice il presidente nel suo consueto messaggio quotidiano.
"Il mondo ha sistemi di difesa aerea in grado di proteggere" da armi come il missile lanciato contro Dnipro, che sarà oggetto di discussione nel meeting Nato in programma, a livello di ambasciatori, nella giornata del 26 novembre.
"È necessario che tutti si concentrino su questo aspetto. La Russia deve sentire che ogni passo che fa per allargare la guerra comporta conseguenze. A Putin non può essere data una sola settimana per adattarsi e trovare una contromisura. È necessario fare sempre di tutto affinché la Russia sia costretta a cercare la pace. Una vera pace. E questo può essere ottenuto solo con due cose: aiutare l'Ucraina e fare pressione sulla Russia", aggiunge Zelensky.
Medvedev: "Oreshnik una catastrofe per l'Europa"
Nelle stesse ore, da Mosca, arriva il messaggio 'simmetrico' di Dmitry Medvedev. E' il numero 2 del Consiglio di sicurezza, mentre Putin si concede un giorno di silenzio dopo le esternazioni in settimana, ad alzare la tensione: "L'Europa non sa più che pesci pigliare, speculando sull'entità dei danni che il missile causerebbe con le sue testate nucleari, sulla possibilità di abbatterlo e sulla rapidità con cui i missili raggiungerebbero le capitali del Vecchio Continente", dice portando l'Oreshnik sotto i riflettori e ribadendo concetti espressi da Putin: Mosca può colpire ogni parte dell'Europa con la nuova arma.
"Permettetemi di rispondere a tutte e tre le domande: i danni sarebbero catastrofici; no, non è possibile abbatterli con i sistemi attuali; e sarà una questione di minuti. No, i rifugi antiatomici non vi salveranno. L'unica speranza è che la Russia, per bontà d'animo, avvisi in anticipo del lancio. Quindi che ne dite di smettere di sostenere la guerra?”, ha scritto su Telegram.
Esteri
Israele, l’annuncio in tv: “C’è...
Secondo quanto riferito dall'emittente pubblica Kan 11 Benjamin Netanyahu sta ora studiando come spiegarlo all'opinione pubblica
Accordo "chiuso" tra Israele e Libano. Ad annunciarlo è stata la tv israeliana Kan riferendo quanto riportato da fonti del governo di Tel Aviv. Le stesse fonti avrebbero riferito all'emittente che ora il primo ministro Benjamin Netanyahu starebbe studiando come spiegarlo all'opinione pubblica.
In Israele il mediatore americano Amos Hochstein - riferisce ancora la tv pubblica sul suo sito - ha avuto il via libera per procedere all’accordo.
Stasera Netanyahu avvierà una consultazione sulla sicurezza con i ministri. Al centro del dibattito ci sarà ora la libertà d'azione dell'Idf nella zona di confine tra Siria e Libano.
Secondo fonti vicine ai mediatori americani, Gerusalemme ha ricevuto garanzie da Washington sulla libertà d'azione in caso di violazione dell'accordo.
Nuovi raid israeliani alla periferia di Beirut
Intanto nuovi attacchi israeliani hanno colpito ieri i sobborghi meridionali di Beirut dopo l'appello dell'esercito israeliano ad evacuare alcune aree della zona considerata una roccaforte di Hezbollah. "Una serie di violenti attacchi ha preso di mira Haret Hreik, Bir al-Abed e Ghobeiry, nella periferia meridionale di Beirut", ha dichiarato l'Agenzia nazionale libanese di notizie (Ani). In precedenza, l'Ani aveva riferito di due attacchi da parte di caccia israeliani sul settore di Kaafat, sempre nella periferia meridionale della capitale, che hanno "causato massicce distruzioni".
Il portavoce in lingua araba dell'esercito israeliano, Avichay Adraee, aveva avvertito su X che l'esercito avrebbe colpito "installazioni e interessi di Hezbollah" nei quartieri di Hadath e Bourj al-Barajneh, condividendo le mappe delle aree da evacuare. In serata, ha ripetuto l'appello ad evacuare i due quartieri, elencando anche altri quartieri della periferia meridionale.
A Beirut sospese le lezioni in scuole e università
Il Ministro dell'Istruzione libanese Abbas Halabi ha annunciato con un comunicato questa sera che le lezioni in presenza saranno sospese da domani e fino alla fine di dicembre in tutti gli istituti scolastici e di insegnamento superiore di Beirut, Metn, Chouf e Baabda a causa dell'escalation di violenza tra l'esercito israeliano e Hezbollah.
Esteri
Putin e il missile Oreshnik, Ucraina non ci crede:...
La Russia spaventa l'Europa con la nuova arma. L'Ucraina: "Non esiste nessun nuovo missile"
Un'arma letale o un bluff? La Russia minaccia l'Europa agitando lo spettro del nuovo missile Oreshnik, lanciato per la prima volta contro un impianto industriale di Dnipro. L'Ucraina, però, non crede agli annunci di Vladimir Putin e sembra non giudicare fondate le analisi di esperti e osservatori: il nuovo missile, dicono a Kiev, non esiste.
Putin, in un vertice con il ministero della Difesa e industrie del comparto militare, ha tessuto le lodi della nuova arma che "non può essere intercettata da nessuno oggi al mondo". Il missile Oreshnik, secondo i pochi dati diffusi dal presidente russo, supera la velocità di 10 Mach nella fase finale della sua traiettoria ed è ritenuto un'arma ad alta precisione. Potrebbe anche essere armata con testate nucleari. Ora, la Russia avvierà la produzione in serie e parallelamente testerà nuovi missili a corto e medio raggio.
Al quadro delineato del presidente, oggi si aggiunge la 'chiosa' di Dmitry Medvedev. Il numero 2 del Consiglio di sicurezza si esprime con i toni ormai abituali: "I danni all'Europa per gli attacchi dei missili Oreshnik non saranno sopportabili. E' impossibile intercettarlo, meglio se smettono di sostenere la guerra", dice 'invitando' i paesi occidentali a sospendere la fornitura di armi a Kiev.
Nella guerra che si combatte anche con le informazioni, l'Ucraina prova a parare il colpo. Lo fa con le parole di Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente Volodymyr Zelensky. "Non ci sono missili Oreshnik nella Federazione Russa, questa persona inadeguata si inventa qualche nome", dice facendo riferimento alle comunicazioni di Putin. "Questa è un'arma classica, un missile balistico intercontinentale previsto dai trattati. È chiaro quante armi di questo tipo abbia la Federazione Russa", dice Podolyak.