Neuralink, chip nel cervello follia o futuro? Il parere dell’esperto
Silvestro Micera, bioingegnere e papà di super protesi hi-tech: "Tecnologia solida, accelera progresso"
"E' un annuncio che fa ovviamente grande rumore per via del tweet di Elon Musk, ma in realtà", dietro al primo impianto in un essere umano di un chip di Neuralink, la compagnia del magnate che si occupa di interfacce cervello-computer, oltre al rumore c'è di più, spiega all'Adnkronos Salute Silvestro Micera, professore di Bioelettronica e Ingegneria neurale alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e al Politecnico (Epfl) di Losanna, scienziato noto per il suo lavoro su braccia robotiche e protesi sempre più 'umane'. "Questa tecnologia - assicura, parlando dei chip di Neuralink - è molto interessante e molto robusta. Mi è stato chiesto: non è una fuga in avanti, una follia? Conosco il gruppo di bioingegneri che ci sta lavorando, alcuni di loro molto bene, e sono bravi, seri. E quello che vogliono fare e che stanno facendo è tecnologicamente interessante perché ha alcuni vantaggi molto importanti rispetto ai precedenti sistemi".
"Utilizzare interfacce impiantabili nel cervello per leggere il pensiero, leggere informazioni dai neuroni e controllare dispositivi è una cosa che già hanno fatto vari gruppi nel passato. L'idea non è nuova - osserva - quello che è nuovo è la tecnologia. Il primo vantaggio è che ha un sistema per impiantare basato su un robot, che permette di impiantare degli elettrodi meno invasivi, dei fili, dei 'capelli' molto piccoli, in maniera veramente precisa. E, in aggiunta, il numero di elettrodi passa da un centinaio a molte migliaia e questo è molto interessante perché maggiore è il numero, maggiore è il campionamento del cervello e maggiori sono le informazioni che riusciamo a estrarre, maggiore è" teoricamente "la possibilità per il paziente di controllare più cose e meglio. Questo però si dovrà vedere, è una delle scommesse che bisognerà poi vedere se effettivamente si riesce a vincere". Nel dettaglio, come spiega l'azienda online, l'impianto creato da Neuralink registra l'attività neurale attraverso 1.024 elettrodi distribuiti su 64 fili altamente flessibili e ultrasottili.
Che tempistiche aspettarsi?
"Ci sono degli aspetti differenti - ragiona Micera - Nei prossimi mesi vedremo se almeno inizialmente sembra essere vinta la scommessa Neuralink. Ma in generale ci sono molte tecnologie, è un momento molto fertile per le neurotecnologie e la neuroingegneria. Quindi è possibile che, non domani ma nei prossimi 5 o 10 anni, cominceranno a esserci sempre più sistemi commerciali in giro". Insomma, è una fase "di grande speranza, per i pazienti e anche per noi che ci occupiamo di queste attività. Bisognerà capire quante di queste speranze, speriamo molte, diventeranno realtà".
C'è poi un altro elemento da considerare, per Micera: "L'arrivo di Neuralink ha dato una scossa molto forte e ulteriore al mercato. In qualche maniera l'arrivo di uno degli uomini più ricchi del mondo inevitabilmente da un lato catalizza attenzione per il settore e rende più facile magari acquisire fondi. Dall'altro lato, anche i competitor si sono svegliati ancora di più e hanno deciso di andare ancor più veloce. Almeno dall'esterno, la mia impressione è che si sia velocizzato ulteriormente lo sviluppo" in questo campo. Chi sono i principali competitor di Neuralink? "Ne citerei due in particolare - elenca - Uno sembra essere Blackrock Neurotech, la prima azienda a fare impianti in pazienti dal 2006, azienda storica che sembra aver avuto anche di recente un'accelerazione, e poi c'è un'altra realtà molto interessante, è australiana e si chiama Synchron, che ha un metodo innovativo di fare impianti nel cervello passando dal sistema vascolare, sicuramente meno invasivo poiché non ha bisogno di aprire il cervello".
Le ricerche italiane
Quello delle interfacce cervello-computer è un campo che, riflette l'esperto, "anche a noi interesserà sempre di più. Con Pietro Mortini", primario dell'Unità di Neurochirurgia e Radiochirurgia stereotassica all'Irccs ospedale San Raffaele di Milano, "abbiamo creato un laboratorio qualche mese fa proprio per potenziare tutta questa serie di attività, unendo l'aspetto ingegneristico del Sant'Anna alle potenzialità cliniche neurochirurgiche del San Raffaele. Abbiamo pazienti impiantati con elettrodi nel midollo spinale". E' finita per esempio alla ribalta delle cronache la storia di una 32enne con lesione midollare causata da un incidente sportivo, tornata a camminare con l'impianto del neurostimolatore midollare.
"E l'obiettivo che ci siamo posti - prosegue il bioingegnere - è di ampliare la tipologia di pazienti e anche la tipologia di impianti. Immaginare dunque in futuro una collaborazione" con realtà come Neuralink e le altre citate "per fare impianti nel cervello di pazienti. Dal nostro punto di vista questo è molto interessante e il laboratorio col San Raffaele è stato proprio pensato per aiutarci a cogliere queste opportunità. Obiettivo: aiutare i pazienti". Quali potrebbero beneficiare in generale dei chip cerebrali di cui si parla in questi giorni? I primi per cui Neuralink è stata autorizzata sono persone con Sla o quadriplegie causate da lesioni del midollo spinale. "Sono pazienti con gravissime problematiche a livello di riduzione dei comandi volontari, quindi loro sono sicuramente i primi candidati. E in futuro - conclude Micera - quando la tecnologia sarà un po' più pronta, è possibile immaginare magari anche un'applicazione per l'ictus".
Cronaca
Caos decreto tariffe, problema liste d’attesa e nodo...
Sindacato medici ospedalieri: "Valzer delle incompetente". Cittadinanzattiva: "Non attuare nuovi Lea è negare diritto alla salute"
Anno nuovo problemi vecchi per la sanità pubblica. Il 2024 è stato complicato, tra lo sciopero dei medici (e degli infermieri) e le infinite polemiche dentro e fuori dal Parlamento sulla quantità di risorse, in più o in meno, nella legge di Bilancio. E poi i nuovi e attesi Lea, che dopo anni e anni dovevano essere aggiornati ed entrare in vigore con il nuovo anno insieme alle nuove tariffe per la specialistica. Ora il 2025 si è aperto con gli strascichi, tra ministero della Salute e associazioni dei laboratori-cliniche private accreditate, su ricorsi e controricorsi al Tar del Lazio per il decreto tariffe: il Tar prima ha sospeso il decreto sul nuovo nomenclatore e poi ha fatto marcia indietro. Un 'teatro dell'assurdo' che rischia di mandare in tilt il Paese, osservano da più parti. Nel messaggio dell'ultimo dell'anno il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato chiaro: "Vi sono lunghe liste d'attesa per esami che, se tempestivi, possono salvare la vita. Numerose persone rinunciano alle cure e alle medicine perché prive dei mezzi necessari". Sulla lotta alle liste d'attesa "stiamo dedicando massima attenzione" e "occorre uno sforzo maggiore anche da parte delle Regioni", ha chiarito oggi il ministro della Salute Orazio Schillaci in una nota.
Sul decreto tariffe "è chiaro il valzer delle incompetenze e dell'approssimazione", afferma all'Adnkronos Salute Pierino Di Silverio, segretario nazionale del sindacato dei medici dirigenti del Servizio sanitario nazionale Anaao-Assomed. "Occorreva riformare i Lea? Sì. Sono sufficienti le risorse messe in campo? Probabilmente no, visto quello che sta accadendo - prosegue - Per come sono oggi organizzati i Lea, non sono del tutto economicamente sostenibili perché occorrono più risorse. E' chiaro che quelle stanziate manderebbero in difficoltà sia il pubblico che il privato convenzionato". Quanto alle liste d'attesa, "se aumenti i costi delle prestazioni straordinarie senza avere il personale che le faccia, non trovi la soluzione, ma metti in difficoltà il sistema", avverte Di Silverio.
Il rinnovo dei Lea "è collegato alla tutela della salute e se lo Stato è il garante del livelli d'assistenza, ma poi questi non sono garantiti, allora non tuteliamo la salute di tutti gli italiani", rimarca Francesca Moccia, vice segretario generale Cittadinanzattiva. Ora, per quanto accaduto rispetto al nuovo decreto tariffe e i ricorsi al Tar del Lazio, "si deve trovare una soluzione. Una strada - propone Moccia - potrebbe essere quella di capire tutti insieme dove è necessario disinvestire rispetto alle prestazione obsolete, considerando che ogni decisione deve essere basata sui dati e sulle evidenze. Se ci sono, ipotizzo, dispositivi e presidi obsoleti che sono superati e non rispondono più alle esigenze sempre più personalizzate dei pazienti, lì si può provare a trovare risorse in più".
All'orizzonte c'è un altro fronte per la sanità e chi la amministra: il rinnovo dei contratti dei medici e degli infermieri. "Siamo alla solita manfrina, i medici sono nella Funzione pubblica e quindi è in quel perimetro che si deve operare ed emergono logiche ideologiche. Ma il contratto non può essere usato come strumento per fare politica", evidenzia il segretario dell'Anaao. "E' scandaloso che devo aspettare 6 mesi per discutere un rinnovo".
"Sarà un 2025 di lotta e protesta - conclude Di Silverio - Vogliamo coinvolgere tutti i professionisti per ritrovare compatezza. Non corporativa, ma di tutela della professione per il rispetto verso i cittadini".
Cronaca
Aereo per Londra dirottato a Bari, 16enne aveva provato ad...
La ragazza ha anche minacciato un membro dell'equipaggio e ha tirato le proprie scarpe ad altri passeggeri
Il volo EZY8556 era diretto a Londra, ma è stato dirottato all'aeroporto di Bari quando una ragazza di 16 anni ha minacciato un membro dell'equipaggio e ha tentato di aprire il portellone dell'aereo, causando la rottura della maniglia. A raccontare l'accaduto è il tabloid britannico 'The Sun', che ha raccolto la testimonianza di Nadine, passeggera di 39 anni.
Cosa è successo
Il 27 dicembre alle 11.20 locali l'aereo in questione è decollato da Adalia, in Turchia, e sarebbe dovuto atterrare all'aeroporto londinese di Gatwick dopo circa quattro ore. La situazione ha iniziato a scaldarsi perché una bambina di 10 anni ha avuto un attacco di tosse e la sedicenne che le sedeva accanto le ha chiesto di smettere. La bambina è andata al bagno e la ragazza l'ha seguita per impedirle di uscire e tornare al suo posto. A quel punto è intervenuta la madre della bambina, ma l'adolescente non si è fermata nemmeno di fronte all'arrivo di un adulto e ha continuato a urlare a entrambe. In quel momento è intervenuto l'equipaggio che ha preferito allontanare la bambina e sua madre per farle sedere nella parte anteriore dell'aereo, lontano dalla ragazza.
La situazione è peggiorata quando l'equipaggio ha chiesto alla 16enne di tornare a sedersi. Secondo quanto Nadine ha raccontato al 'The Sun' la giovane avrebbe iniziato a insultare l'equipaggio, "ha provato ad aprire il portellone in fondo all'aereo e ha rotto la maniglia. L'equipaggio l'ha spinta via e l'ha bloccata. Era circondata da tutto l'equipaggio e uno di loro cercava di calmarla. Lei ha iniziato a urlare a ha minacciato di accoltellare uno dei membri dell'equipaggio".
Secondo il racconto di Nadine, la giovane si sarebbe a quel punto tolta le scarpe e le avrebbe tirate ai passeggeri. È allora che lo staff di easyJet ha deciso di dirottare il volo e atterrare in Italia. "L'equipaggio di cabina di EasyJet - si legge ancora sul 'The Sun - è addestrato a valutare tutte le situazioni e ha agito rapidamente e in modo appropriato per garantire che la sicurezza del volo e degli altri passeggeri non fosse compromessa in nessun momento. Sebbene tali incidenti siano rari, li prendiamo molto sul serio e non tolleriamo comportamenti offensivi o minacciosi a bordo. La sicurezza e il benessere dei nostri passeggeri e dell'equipaggio sono sempre la priorità di easyJet".
Il disagio dei passeggeri
Sul disagio causato ai passeggeri easyJet ha spiegato che "dal momento che la causa della deviazione è stato il comportamento di un passeggero ed era al di fuori del controllo della compagnia aerea, in linea con le normative, non è dovuto alcun risarcimento". easyJet ha affermato di aver fatto "tutto il possibile per ridurre al minimo l'impatto della deviazione per i clienti", ad esempio organizzando hotel e pasti per i suoi passeggeri, e rimborserà tutte le spese che potrebbero aver sostenuto.
Cronaca
Università, Bernini firma decreti per rafforzare...
Così in una nota il Ministero dell'Università e della Ricerca, dopo l'udienza privata fra il ministro Bernini e Papa Francesco.
"Il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha firmato due decreti per rafforzare la cooperazione tra il sistema della formazione superiore dell'Italia e quello della Santa Sede. Il primo decreto, di concerto con il Ministero della Cultura, prevede il riconoscimento della Scuola vaticana di paleografia, diplomatica e archivistica come istituzione della formazione superiore di rilevanza scientifica sul piano internazionale. I diplomi biennali conseguiti presso la Scuola saranno ora considerati equivalenti ai diplomi di specializzazione rilasciati dalle università italiane e al Diploma di specializzazione per gli archivisti". Così in una nota il Ministero dell'Università e della Ricerca, dopo l'udienza privata fra il ministro Bernini e Papa Francesco.
"Un secondo decreto - prosegue la nota - prevede la possibilità per gli studenti che hanno conseguito il titolo di licenza in Psicologia presso alcune istituzioni accademiche afferenti la Santa Sede, come la Pontificia Facoltà Auxilium, la Pontificia Università Salesiana e la Pontificia Università Gregoriana, di acquisire l’abilitazione all’esercizio della professione di psicologo in Italia. Tale abilitazione richiede il superamento di un tirocinio pratico-valutativo e di una prova pratica valutativa. I due decreti si inseriscono in un percorso di rafforzamento della collaborazione accademica tra Italia e Santa sede. A marzo scorso, infatti, il Ministro Bernini aveva già firmato un decreto che ha riconosciuto una corrispondenza tra i titoli rilasciati dalle istituzioni accademiche della Santa Sede operanti nel nostro Paese e i titoli accademici di primo e secondo ciclo dell'ordinamento italiano".
"Questi decreti rappresentano il frutto di un importante lavoro congiunto con il Dicastero per la Cultura e l’Educazione. Si tratta di un ulteriore passo avanti per tutte le studentesse e gli studenti che potranno beneficiare di un percorso semplificato per il riconoscimento dei loro studi universitari. È fondamentale - sottolinea il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini - continuare a lavorare per avvicinare il sistema della formazione superiore italiana a quello delle università della Santa Sede, che si distinguono per la solidità della loro offerta e qualità e per la rilevanza del loro contributo culturale, anche a livello internazionale".