F1 GP Bahrain, oggi le qualifiche: orari e dove vederle in tv e in streaming
Sul circuito di Sakhir si decide la griglia di partenza del primo appuntamento del Mondiale 2024
Giornata di qualifiche oggi, venerdì 1° marzo, per il GP del Bahrain, primo appuntamento del Mondiale 2024 di F1. Dopo le prime due sessioni di prove libere (FP1 e FP2) di ieri, sul circuito di Sakhir sono in programma le Libere 3 e le qualifiche che decideranno e a chi andrà la prima pole-position della stagione. Domani, sabato 2 marzo, la gara che assegna i primi punti iridati dell'anno.
Hamilton leader nella prima giornata
Ieri Lewis Hamilton è stato il più veloce nella seconda sessione di prove libere. L'inglese della Mercedes gira in 1'30"374 precedendo il connazionale e compagno di squadra George Russell (1'30"580) e lo spagnolo dell'Aston Martin Fernando Alonso (1'30"660). Quarto posto per la migliore delle Ferrari, quella dello spagnolo Carlos Sainz (1'30"769) che si lascia alle spalle l'australiano della McLaren Oscar Piastri (1'30"784) e il campione del mondo in carica, l'olandese della Red Bull Max Verstappen (1'30"851). Nono posto per l'altra Rossa, quella del monegasco Charles Leclerc (1'31"113). Si torna in pista domani con le terze libere alle 13.30, alle 17 ci saranno invece le qualifiche ufficiali.
La prima sessione delle prove libere
La prima sessione ha invece visto protagonista Daniel Ricciardo. L'australiano al volante della Racing Bulls ha girato in 1'32"869 precedendo le due McLaren dell'inglese Lando Norris (1'32"901) e di Piastri (1'33"113). Sesto tempo per Verstappen (1'33"238) e ottavo posto per la migliore delle Ferrari, quella di Leclerc (1'33"268). Undicesimo crono per la rossa dello spagnolo Sainz (1'33''385).
La prima analisi delle prestazioni nelle prove libere
Premessa: sono solo i primi collaudi e la pretattica regna sovrana. Dopo le prove libere, emerge però un primo parziale quadro che può offrire spunti di analisi in vista delle qualifiche e della gara. Mercedes e Red Bull Racing, se si considerano anche i risultati dei test sull'asfalto di Sakhir, appaiono già in palla. Ferrari e McLaren, rispetto al complicato avvio del Mondiale 2023, si avvicinano al primo semaforo verde lasciando intravedere una crescita e un potenziale che, quantomeno, potrebbero portare a ridurre il gap rispetto al 'mostro Verstappen'. Categoria outsider: lecito aspettarsi sorprese positive da Alpine, Aston Martin e AlphaTauri.
Orari TV e dove vederlo in streaming
L’appuntamento in tv con le Prove Libere 3 è alle 13:30 su Sky Sport F1, Sky Sport Uno, Sky Sport 4K e in streaming su NOW e SkyGo. Le qualifiche e la gara saranno trasmesse in differita anche in chiaro sul digitale terrestre su TV8, rispettivamente alle ore 22 e alle 21.30.
Sport
Ancelotti: “Io alla Roma? Se ne parla molto, potrei...
Il tecnico del Madrid ha parlato della possibilità di abbracciare la panchina giallorossa nella prossima stagione
Carlo Ancelotti è uno dei nomi che fanno sognare i tifosi della Roma. I giallorossi, in risalita in classifica grazie alla cura Ranieri, sono alla ricerca di un tecnico per la prossima stagione, con l'ex allenatore, tra le altre, di Leicester e Cagliari che lascerà la panchina per un ruolo in dirigenza. Proprio Ranieri sarà decisivo nella scelta del nuovo tecnico, cruciale dopo quanto accaduto in questa prima parte di stagione con gli esoneri di De Rossi prima e Juric poi.
Tra i tanti nomi accostati alla panchina giallorossa quello dell'attuale tecnico del Real è senza dubbio uno dei più graditi alla piazza, e a parlarne è stato proprio Ancelotti: "Sento che se ne sta parla molto, ma io sto molto bene qui e voglio lavorare per rimanere il più possibile al Real Madrid", ha detto ai microfoni di Radio anch'io sport, "con Ranieri siamo amici e lui sta facendo molto bene da quando è tornato alla Roma, ne sono molto contento. Io sono ovviamente molto legato ai giallorossi, ho ottimi ricordi, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Per ora sto bene qui e non voglio pensare al mio futuro. Ho un contratto di due anni qui, ma sappiamo bene che i contratti si possono rompere o allungare".
Una battuta anche su Paulo Fonseca, esonerato dalla panchina del Milan: Fa parte del lavoro, anche io sono stato esonerato. Quando ci sono dei problemi in una squadra la responsabilità cade sull’uomo solo, che è l’allenatore. Purtroppo è così. L’allenatore soprattutto nei momenti di difficoltà è abbastanza solo
Sport
Da Sinner e Yamal fino a Tebogo, i 10 atleti rivelazione...
L'anno che sta per chiudersi ha consacrato atleti diventati campioni e rivelato protagonisti inattesi
Calcio, tennis, fino alle Olimpiadi di Parigi. Nel 2024 lo sport si è preso la scena, consacrando atleti diventati campioni e rivelando protagonisti inattesi. Nella speciale classifica delle 10 rivelazioni sportive dell’anno ci sono esclusioni eccellenti e nomi meno conosciuti, diventati però rilevanti non solo per i risultati ottenuti, ma per l’impatto stesso che hanno avuto sul proprio sport. Alcuni sono diventate bandiere del proprio Paese nel mondo, altri hanno aperto nuovi orizzonti e scatenato discussioni. Tutti, per un motivo o per l’altro, sono entrati nei libri di storia.
Jannik Sinner
Il primo della lista non poteva che essere lui: Jannik Sinner. L’azzurro, a soli 23 anni, ha riscritto la storia del tennis in Italia, battendo ogni record e ascendendo inevitabilmente all’Olimpo dello sport azzurro. Il 2023 si era chiuso in dolceamaro: prima la sconfitta all’ultimo atto delle Finals di Torino, per mano di Novak Djokovic, poi il trionfo in Coppa Davis. L’onda emotiva con è finita la stagione è continuata nel 2024: a gennaio Sinner festeggia il suo primo titolo Slam vincendo l’Australian Open. Poi Jannik trionfa anche a Rotterdam, Miami e Halle. Nel mezzo viene sconfitto da Carlos Alcaraz in semifinale al Roland Garros ed eliminato ai quarti di Wimbledon.
Nonostante la delusione però Sinner può celebrare un traguardo storico, tanto per lui quanto per l’Italia: diventa numero 1 del ranking Atp, come nessun tennista azzurro era riuscito a fare prima. Sinner si riscatta sul cemento, vincendo prima a Cincinnati e poi allo US Open, che gli vale il secondo titolo Slam in pochi mesi. Il trionfo a Shanghai, ma anche al ricchissimo Six Kings Slam di Riad, è il preludio a un finale di stagione da incorniciare. Jannik domina le Finals di Torino, battendo in finale, proprio come a New York, Taylor Fritz e vola a Malaga, dove trascina l’Italia al secondo successo consecutivo in Coppa Davis. Una delle macchie dell’anno magico di Sinner è ovviamente rappresentata dal caso doping, scoppiato dopo la positività riscontrata al Closterbol. La sentenza definitiva del Tas, dopo una prima assoluzione e il conseguente ricorso della Wada, arriverà non prima del prossimo febbraio.
Jasmine Paolini
Ma l’anno da sogno del tennis azzurro ha riguardato anche il circuito Wta, con Jasmine Paolini che è stata assoluta protagonista del 2024. Paolini ha portato a casa titoli e qualche delusione. L'azzurra ha conquistato quattro trofei, uno in singolare e tre in doppio: a Dubai Paolini ha vinto il suo primo Masters 1000, mentre in coppia con Errani si è aggiudicata l'Upper Austria Ladies di Linz e altri due Masters 1000, gli Internazionali d’Italia e il China Open. L'apice però lo ha raggiunto, sempre nel doppio, alle Olimpiadi Parigi, quando ha vinto la medaglia d'oro.
Dagli Slam invece sono arrivate le delusioni, nonostante il percorso di Paolini durante l'intera stagione sia andato ben oltre le aspettative. Jasmine ha raggiunto tre finali, due in singolare e una in doppio: al Roland Garros è stata battuta da Iga Swiatek nel singolare, e dalla coppia formata da Coco Gauff e Katerina Siniakova in doppio, mentre sull'erba di Wimbledon si è dovuta arrendere a Barbora Krejcikova. Paolini però è stata decisiva nel trionfo dell’Italia nella Billie Jean King Cup, riuscendo a chiudere l’anno con uno strepitoso quarto posto nel ranking.
Lamine Yamal
Nell’anno che sta per concludersi c’è una stella che nel calcio ha brillato più lucente delle altre. Lamine Yamal, 17 anni compiuti lo scorso luglio, ha vinto il Golden Boy 2024, il premio destinato al miglior giovane dell’anno. Il riconoscimento suggella un anno da sogno per Yamal, che ha infranto record su record. Già nel 2023 Lamine aveva festeggiato la vittoria della Liga con il suo Barcellona, il club che lo ha cresciuto. Figlio di padre marocchino e madre guineana, la sua infanzia l’ha trascorsa tutta nelle strade di Matarò, città a pochi chilometri da Barcellona. Yamal non ha mai dimenticato da dove viene, tanto che, quando esulta, disegna con le mani il numero ‘304’, il codice postale di Rocafonda, il suo quartiere.
L’ascesa di Yamal viene dalle strade della periferia catalana e attraversa i campi della cantera blaugrana, uno dei migliori vivai del mondo, in cui Lamine perfeziona la tecnica e valorizza l’estro. Nel 2023, come detto, Yamal è protagonista della Liga vinta con il Barcellona di Xavi, l’anno successivo invece è l’uomo copertina di qualcosa, se possibile, di ancora più grande. La Spagna vince gli Europei e lui, sempre titolare, chiude il torneo con un gol, quattro assist e molteplici record abbattuti. L’esordio con la Croazia lo fa diventare il più giovane di sempre a scendere in campo, a 16 anni e 338, in un Europeo; il gol capolavoro in semifinale alla Francia invece lo rende il più giovane a segnare un gol, a 16 anni e 362 giorni; e infine, il trionfo contro l’Inghilterra in finale, gli permette di diventare, a 17 anni e un giorno, il più giovane campione d’Europa di sempre. Non è un caso quindi che Yamal abbia già una valutazione di mercato da 200 milioni, e che il Barcellona abbia deciso di blindarlo con un rinnovo milionario e una clausola da un miliardo di euro.
Letsile Tebogo
Il motto del Botswana, Paese dell’Africa meridionale appena sopra il Sudafrica, è “United and Proud”, “Uniti e Orgogliosi”. Due milioni di abitanti e indipendente dal 1966, oggi l’orgoglio nazionale ha un nome e un cognome: Letsile Tebogo. A soli 21 anni, il velocista è entrato nella storia diventando il primo africano di sempre a vincere l’oro nei 200 metri, così come il primo atleta botswano a conquistare la medaglia più preziosa ai Giochi. E per capirne il valore basta pensare che il 9 agosto, il giorno seguente alla gara, il presidente del Botswana ha indetto festa nazionale. Alle Olimpiadi di Parigi, Tebogo è infatti stato il primo a tagliare il traguardo in 19”46, record africano, precedendo gli americani Kenneth Bendarek e soprattutto Noah Lyles, oro nei 100. Alla fine della gara Letsile ha mostrato le scarpe e la data incisa sopra: 23/12/1980, il compleanno della madre, scomparsa tre mesi prima per una malattia. “È stata lei a spingermi verso l’atletica, io avevo scelto il calcio”, ha raccontato commosso nel post gara, “So che mia mamma da lassù mi ha visto, ha gioito. La porto dentro in ogni passo che faccio. Questo trionfo è per lei e per tutta l’Africa: le persone cominciano a capire chi siamo”.
La sua ascesa ha raggiunto il suo apice a Parigi, ma arriva da lontano. Da piccolo si allenava senza scarpe e con vecchi pantaloncini perché la famiglia non aveva i soldi per comprarne di nuovi: “La mia famiglia è numerosa. E mi avessero comprato le scarpe, sarei sembrato il figlio prediletto. Dovevamo essere tutti uguali”. Il 2023 ha segnato l’ingresso di Tebogo nell’elite della velocità con il secondo posto nei 100 e il terzo nei 200 raggiunto ai Mondiali di Atletica di Budapest. Il 2024 è stato l’anno della sua consacrazione, ma ora Letsile non ha alcuna intenzione di interrompere la sua corsa.
Julien Alfred
I Giochi di Parigi hanno incoronato anche una nuova regina della velocità. Julien Alfred nel 2024 si è presa il trono battendo l’astro nascente dell’atletica statunitense, Sha’Carri Richardson, con un crono di 10”72. All’oro nei 100 metri si è poi aggiunto anche l’argento nei 200. Due medaglie che l’hanno spinta sulla vetta dello sport mondiale, ma Alfred non ha mai dimenticato da dove viene.
Saint Lucia è una piccola isola dei Caraibi orientali, da poco più di 180mila abitanti. Julien, 23 anni, è diventata punto di riferimento e ispirazione per le nuove generazioni, per cui si impegna in prima persona a promuovere lo sport. Alfred è cresciuta, come molti atleti della sua generazione, con il mito del velocista più grande di tutti i tempi: Usain Bolt. “Ogni volta, prima di scendere in pista riguardavo le sue gare. Osservavo il suo modo di gestire la pressione, il suo modo di esultare. È stato un’ispirazione per me: volevo essere come lui”. E dire che le cose sarebbero potute andare in maniera molto diversa.
Julien infatti è stata molto vicina a lasciare l’atletica. Ad appena 12 anni dovette affrontare la scomparsa del padre, una perdita che l’ha segnata tanto da farle mettere in discussione anche la sua passione per la corsa. “In quei momenti non avevo più motivazioni. È stato il mio vecchio allenatore a riportarmi in pista, aiutandomi ad affrontare il dolore della morte di mio padre. Lui voleva che arrivassi alle Olimpiadi, ha sempre creduto in me. Oggi sarebbe fiero di me”.
Alice D'Amato
Nel 2024 Parigi, per Alice D’Amato, si è trasformata nel suo personale Paese delle meraviglie. Tra le 40 medaglie conquistate dall’Italia, che ha eguagliato il record di Tokyo2020, una delle più sorprendenti è arrivata alla trave. La doppietta azzurra è stata firmata da Manila Esposito, bronzo, e soprattutto da Alice D’Amato, ginnasta di 21 anni, che ha vinto l’oro davanti a sua maestà Simone Biles.
D’Amato è stata anche protagonista con le Fate, che hanno vinto l’argento proprio dietro gli Stati Uniti di Biles: “Abbiamo dato l’adolescenza per essere qui”, è stato il loro urlo di gioia. E di sacrifici, crescendo, Alice ne ha fatti tanti, sempre insieme alla sorella gemella Asia, che a Parigi non ha potuto esserci a causa di un infortunio. Le due sono state protagoniste anche a Tokyo, dove D’Amato arrivò quarta nella gara a squadre, una delusione che non ha mai digerito. “Ci rifaremo a Parigi”, aveva promesso. Ai Giochi del 2024 Alice è andata oltre le aspettative, e il suo oro lo ha dedicato al padre, scomparso nel 2022: “Il mio pensiero più grande va al mio papà che sicuramente credo che da lassù abbia fatto tantissimo per me e continuerà a farlo”.
Imane Khelif
Il nome di Imane Khelif è stato tra i più cercati su Google, in Italia, nel 2024. Ma della pugile algerina non si è parlato soltanto per i risultati raggiunti sul ring alle Olimpiadi di Parigi. Khelif è stata infatti al centro delle polemiche per dei presunti livelli di testosterone non in regola e addirittura cromosomi XY (maschili). La sua partecipazione aveva generato polemiche specialmente dopo essere stata esclusa dai Mondiali 2023 per il mancato superamento di un imprecisato gender test, come sostiene l'International Boxing Association, ente non riconosciuto dal Cio. La sua vicenda ha avuto un eco particolare In Italia dopo l’incontro con l'azzurra Angela Carini, ritiratasi dopo pochi secondi dal via del match.
“Sono una donna come tutte le altre”, disse Imane dopo aver vinto l’oro nella categoria 66 kg, “Ho fatto tante dichiarazioni: posso competere o no, sono una donna o no... Ho partecipato a pieno titolo a questa competizione, sono una donna come tutte le altre. Sono nata donna, ho vissuto da donna, ho gareggiato da donna: non ci sono dubbi. Chi dice il contrario osteggia il mio successo, sono nemici del successo. E questi attacchi danno un sapore speciale alla mia vittoria, la mia dignità e il mio onore sono salvi”. In finale Imane ha battuto la cinese Yang Liu con un verdetto unanime e, al suo rientro in Algeria, ha sfilato su un autobus scoperto a due piani, con migliaia di persone che si sono riversate in strada per celebrare il suo trionfo.
Biniam Girmay
L’1 luglio 2024 è stato un giorno storico per il ciclismo. La vittoria di Biniam Girmay nella terza tappa del Tour de France è stata anche la prima per un africano nero nella Grande Boucle. Girmay, alla fine, riuscirà a raccogliere ben tre tappe e a conquistare la maglia verde, quella dedicata ai velocisti, successi che si aggiungono alla vittoria in una frazione del Giro d’Italia e a quella nella Gand-Wevelgem.
“Vincere qui è incredibile, dedico questa vittoria a mio padre, a mia madre, a tutta la mia famiglia che mi ha sempre supportato. Da dove arrivo non è facile emergere e diventare un corridore professionista”, ha detto a caldo il 24enne della Intermarché-Wanty. In Eritrea, in effetti, non si vedono molte biciclette, e così Biniam inizia a giocare a calcio. A 12 anni però il padre, con qualche sacrificio, gli regala una mountain bike e lui sogna di seguire le orme di un altro corridore eritreo, Daniel Teklehaimanot, il primo africano a vestire, nel 2015, la maglia a pois del Tour de France.
“Let me open the door”, scrisse sui social Girmay dopo una vittoria al Tour, “Fatemi aprire la porta”. E queste parole trascendono la gara e abbracciano la politica applicata allo sport. Nel 2023 i corridori neri erano sei su 534, nel 2024, al Tour de France, c’era solo Biniam. La sua presenza è diventata una bandiera e un orgoglio per un continente intero, che il prossimo anno si prepara a ospitare i Mondiali di ciclismo. Il Ruanda mostrerà un ciclismo sempre più globalizzato, dove iniziano a emergere talenti da ogni continente, e in cui è Girmay, per una volta, a tirare la volata al resto del mondo.
Ruth Chepnegetich
Nel 2024 c’è anche chi, si può dire senza il rischio di cadere nell’esagerazione, ha superato i limiti umani. Ruth Chepnegetich ha firmato, lo scorso 13 ottobre, il nuovo record del mondo femminile di maratona. L’atleta keniota ha percorso 42,195 chilometri in 2 ore 09’56”, abbassando così di quasi due minuti, 1’57” ad essere precisi, primato stabilito nel 2023 dall’etiope Tigst Assefa. Il Kenya si è così confermato patria della maratona nel mondo, bissando il record maschile siglato da Kelvin Kiptum, scomparso lo scorso febbraio in un incidente stradale. Ed è proprio a lui che Chepnegetich ha voluto dedicare questo traguardo: “Questo record mondiale lo dedico a Kiptum perché forse avrebbe potuto difendere il suo titolo e raggiungere un altro record mondiale”.
Prima della grande gioia però, Ruth aveva assaporato anche l’amarezza della delusione. Il Kenya aveva infatti deciso di escluderla dalle convocate per le Olimpiadi di Parigi a causa dei limiti imposti dal Cio. Ogni Paese può infatti convocare un massimo di tre atleti per partecipare alle gare di maratona in base ai risultati maturati nel corso dell’anno, e fino a quel momento la stagione di Chepnegetich era stata al di sotto delle aspettative. Eppure Ruth in carriera si era già tolta grandi soddisfazioni, come la vittoria ai Mondiali di Doha del 2019. Il trionfo a Chicago, di gran lunga la sua corsa preferita visto che l’ha vinta già nel 2021 e 2022, ha avuto, insomma, il sapore della rivincita, con il 2024 che è destinato a rimanere un anno storico per la maratona.
Victor Wembanyama
Nella stagione Nba che ha incoronato i Boston Celtics, c’è un giocatore che ha stupito più degli altri. Victor Wembanyama è stato eletto a furor di popolo ‘rookie dell’anno’ dopo aver concluso un’annata da record, la sua prima nella massima serie di basket statunitense. Il francese, 20 anni e di ruolo centro, è attualmente il più alto cestista in attività (2,21 m) e di lui il compagno di squadra Sandro Mamukelashvili dice: “Per lui il limite non è il cielo. È un alieno”. Prima scelta del Draft 2023, ‘Wemby’ ha collezionato numeri eccezionali nella sua prima stagione in Nba, che alla fine è stata, statistiche alla mano, persino migliore di quella d’esordio di James, nel 2003. LeBron riuscì a fare meglio soltanto negli assist (6 contro 4) e nelle palle rubate (1,6 contro 1,2), per il resto Victor lo ha ‘battuto’ in tutto, dai punti fino alle stoppate e ai rimbalzi, peraltro giocando 10 minuti in meno del fuoriclasse dei Lakers.
Il confronto con uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi serve per comprendere l’impatto che Wembanyama ha avuto sull’Nba. Il francese ha giocato 71 partite su 82, in risposta a chi aveva dubbi sulla sua tenuta fisica: in media ha collezionato 21,4 punti, 10,6 rimbalzi, 3,9 assist, 3,6 stoppate (primo in questa statistica) e 1,2 palle rubate, a cui si aggiungono medie altissime al tiro (46,5% complessivo dal campo, 32,5 dall’arco e quasi 80 dalla lunetta). Soltanto Kareem Abdul-Jabbar era riuscito a collezionare numeri migliori in ogni categoria, nel lontano 1975-76. In una partita contro i Washington Wizards poi, Wembanyama è entrato ancor di più nella storia degli Spurs diventando il primo giocatore di sempre a realizzare 50 punti con 8 triple in una singola partita. “Il mio primo pensiero è che, alla fine, voglio che le mie future prestazioni oscurino questa partita. Voglio fare in modo che, con il tempo, questa diventi una partita come le altre”, ha detto Victor poco dopo la fine del match. Parole di chi, secondo molti, è destinato a dominare i parquet americani per i prossimi vent’anni.
(di Simone Cesarei)
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Milan-Roma 1-1, Dybala risponde a Reijnders
Indebolita ulteriormente la panchina di Fonseca
Il Milan non va oltre ad un pareggio per 1-1 in casa con la Roma nel posticipo domenicale della 18esima giornata di Serie A. Al vantaggio rossonero con Reijnders al 16' risponde Dybala al 23'. Un punto che non può soddisfare i padroni di casa e che indebolisce ulteriormente la panchina di Fonseca, oggi espulso per proteste nel finale del primo tempo e sempre più a rischio esonero. Ora il Milan è ottavo in classifica con 27 punti e un match da recuperare (con il Bologna in trasferta), mentre i giallorossi sono decimi insieme al Torino a quota 20.
La prima occasione della partita è per la Roma, al 3', con Dybala che arriva al tiro dal limite dell'area su suggerimento dalla sinistra di Angeliño. La conclusione della Joya è centrale e Maignan para. Al 5' ammonito Koné per un fallo su Jimenez. Un minuto dopo punizione di Reijnders: Svilar blocca in due tempi con qualche brivido. Al 10' Dovbyk lavora un pallone spalle alla porta, poi scambio uno-due con Salemaekers e tiro dal centro destra dell'area con la palla che si stampa in pieno sul palo. Al 13' giallo anche per Hummels che stende in scivolata Theo Hernandez lanciato sulla sinistra.
Al 16' il Milan passa in vantaggio: bella ripartenza rossonera con Fofana che allarga per Morata, lo spagnolo ritrova Fofana al limite che smarca Reijnders sulla destra dell'area: tiro forte sotto la traversa e 1-0. Al 18' Jimenez si smarca sulla sinistra e cerca Morata a centro area, immediato il tocco in mezzo a cercare la porta, ma il suo tiro esce di poco. Al 23' il pareggio degli ospiti: Dovbyk riceve in area spalle alla porta e alza il pallone con un tocco di prima per l'arrivo di Dybala a rimorchio, conclusione al volo di destro dell'argentino dall'altezza del dischetto e palla in rete.
Al 32' Milan vicino al nuovo vantaggio: Angeliño perde malamente palla in disimpegno e lancia Chukwueze sulla destra: in mezzo c'è Morata tutto solo, pronto a spingere il pallone in rete, ma Ndicka salva tutto. Al 39' duro intervento di Saelemaekers su Jimenez non segnalato da Fabbri: Fonseca protesta e viene ammonito.
Al 42' proteste Milan per un contatto su Reijnders in area. L'olandese riceva dalla destra, prova a sterzare verso il centro e va giù nel contatto con Pisilli. Per Fabbri è tutto regolare, sul proseguo dell'azione Theo Hernandez ferma Dybala e viene ammonito. Nelle proteste Fonseca si becca un secondo giallo e viene espulso. Ammonizione anche per Morata.
Al 46' grande azione di Chukwueze sulla destra: salta tutti e penetra sul fondo, ma non trova per poco Reijnders in mezzo. Si ritorna in campo con tre giocatori cambiati, Celik e Pellegrini per Hummels e Koné nella Roma, mentre nel Milan torna in campo Bennacer, al posto di Terracciano. Al 5' ospiti pericolosi con Pellegrini che ruba palla a Bennacer e guida il contropiede, palla allargata per Dovbyk che può calciare dalla destra, anche se un po' defilato: Maignan c'è e para in tuffo. Al 7' mischia in area su corner del Milan, Fofana arriva al tiro in precario equilibrio e manda alto.
Al 10' sinistro di Bennacer da fuori area: Svilar si allunga e respinge in tuffo. Al 12' ancora Milan pericoloso con un sinistro a giro dal limite dell'area di Chukwueze, dal centro destra, diretto sul secondo palo: Svilar di nuovo bravissimo in tuffo a salvare. Al 17' cambio forzato nel Milan: Chukwueze esce per un problema muscolare, al suo posto l'ex giallorosso Abraham. Al 22' giallo per Paredes per un intervento duro su Morata. Passamo quattro minuti e c'è l'ammonizione anche per Celik per un fallo su Theo Hernandez in ripartenza.
Nel finale cresce la squadra di Ranieri. Al 33' percussione centrale di Pisilli che preferisce il tiro allo scarico verso Dovbyk: la conclusione non è delle migliori e finisce larga. Subito dopo entra un altro ex in campo: El Shaarawy subentra a Saelemaekers tra gli applausi dei suoi ex tifosi. Al 39' sponda di Pellegrini per il piazzato di Dybala dal limite, l'argentino calcia a colpo sicuro ma Fofana si immola e devia il pallone in angolo. Al 40' ancora Roma pericolosa: El Shaarawy raccoglie sulla destra dell'area, molto defilato, un corner dalla sinistra, gran botta sul primo palo, con Maignan che salva in tuffo.
Un minuto dopo scocca l'ora di Camarda, esce Morata, tra gli ospiti esce Dovbyk, al suo posto Shomourodov. Al 43' punizione dalla tre quarti di sinistra di Paredes: Shomurodov tocca di testa e prende la traversa ma era in posizione di fuorigioco. Al 46' tentativo di Dybala da fuori area che finisce alto non di molto. Al 49' Gabbia spende un giallo sulla 'Joya' per evitare la ripartenza. Si chiude tra i fischi di San Siro.