Ucraina, intensi combattimenti nel Donetsk: oltre 10.000 famiglie senza elettricità
Gli insediamenti in prima linea sono sottoposti quotidianamente ad attacchi russi, che provocano numerose vittime civili e distruzioni su larga scala. Abbattuti nella notte 26 droni russi
Proseguono intensi i combattimenti nella regione ucraina del Donetsk, dove "per settimane" più di 10.000 famiglie sono rimaste senza elettricità nella parte occupata dai russi dell'oblast. Lo ha riferito il Centro di resistenza nazionale ucraino spiegando che gli insediamenti in prima linea sono sottoposti quotidianamente ad attacchi russi, che provocano numerose vittime civili e distruzioni su larga scala.
"A causa della guerra, molti lavoratori del settore energetico hanno lasciato i territori temporaneamente occupati - ha affermato in un rapporto il centro, gestito dalle forze speciali ucraine - La situazione dell'approvvigionamento energetico è più difficile nella città di Horlivka e in alcuni quartieri di Donetsk, il capoluogo della regione".
L'Ucraina ha abbattuto nella notte 26 dei 28 droni russi intercettati in corrispondenza delle regioni di Odessa, Kharkiv, Dnipropetrovsk e Zaporizhzhia, ha reso noto il comandante delle forze aeree di Kiev, Mykola Oleshchuk. Le forze di Mosca hanno anche lanciato missili da crociera e anti rafar.
Perdite russe secondo Kiev
La Russia ha perso 439.970 soldati in Ucraina dall’inizio della guerra, il 24 febbraio 2022. Lo ha riferito lo Stato maggiore delle forze armate ucraine. Questo numero include 780 vittime subite dalle forze russe nell'ultimo giorno.
Secondo il rapporto , la Russia ha perso anche 6.914 carri armati, 13.237 veicoli corazzati da combattimento, 14.595 veicoli e serbatoi di carburante, 10.963 sistemi di artiglieria, 1.021 sistemi di razzi a lancio multiplo, 729 sistemi di difesa aerea, 347 aerei, 325 elicotteri, 8.600 droni, 26 imbarcazioni e un sottomarino
Esteri
Israele ricorrerà in appello contro mandato d’arresto...
L'anticipazione del giornalista di Axios Barak Ravid, poi la conferma dell'ufficio del primo ministro israeliano
Israele ricorrerà in appello contro la decisione della Corte penale internazionale sui mandati d'arresto per il primo ministro Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa, Yoav Gallant. Ad anticipare la notizia su X è il giornalista di Axios Barak Ravid, spiegando di averlo appreso da un funzionario israeliano. L'indiscrezione è stata poi confermata dall'ufficio di Netanyahu in una nota, secondo cui la richiesta di Israele alla Cpi è di sospendere i mandati di arresto nei confronti del primo ministro e Gallant in attesa dell'esito dell'appello.
Nel comunicato si spiega che il ricorso di Israele "espone nel dettaglio quanto sia stata assurda l'emissione di mandati di arresto e quanto sia priva di qualsiasi base fattuale o legale". Si aggiunge, inoltre, che se la Cpi respingesse il ricorso ciò non farebbe altro che "sottolineare agli amici di Israele negli Stati Uniti e nel mondo quanto la Corte penale internazionale sia faziosa nei confronti di Israele".
Accuse di crimini di guerra e crimini contro l'umanità
La Cpi ha emesso giovedì 21 novembre scorso tre mandati di cattura per crimini di guerra nei confronti del primo ministro israeliano, il suo ex ministro della Difesa oltre che per il capo del braccio armato di Hamas, Mohammed Deif.
I tre giudici hanno deciso all'unanimità sulla base delle accuse di crimini contro l'umanità e crimini di guerra: sia Netanyahu sia Gallant saranno passibili di arresto se si recheranno in uno degli oltre 120 Paesi che fanno parte della Cpi. La Corte ha invece emesso anche il mandato per Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri, noto anche come Mohammed Deif, per il massacro del 7 ottobre 2023. Israele afferma di aver ucciso Deif in un attacco aereo ad agosto, ma Hamas non ne ha mai riconosciuto formalmente la morte. Le implicazioni pratiche della decisione potrebbero essere limitate, dal momento che Israele e il suo principale alleato, gli Stati Uniti, non sono membri della Corte.
"Ci sono ragionevoli prove per credere che entrambi abbiano intenzionalmente e coscientemente privato la popolazione civile di Gaza dei mezzi indispensabili per la loro sopravvivenza, compreso cibo, acqua, medicine e forniture mediche, insieme a carburante ed elettricità" scriveva nelle motivazioni la Corte penale internazionale.
I giudici, che hanno accolto la richiesta che era stata presentata lo scorso maggio dal procuratore capo della Corte, Karim Khan, hanno scritto inoltre di credere che vi siano ragionevoli prove che entrambi "abbiano responsabilità penale per i seguenti crimini, come co-autori per aver commesso gli atti insieme ad altri: il crimine di guerra dell'utilizzo della morte per fame come arma di guerra e i crimini contro l'umanità di omicidio, persecuzione e altri atti disumani". Viene considerato, inoltre, che "entrambi abbiano responsabilità penale come superiori civili per il crimine di guerra di aver intenzionalmente ordinato un attacco contro la popolazione civile".
Riguardo alle accuse di utilizzo della fame come arma di guerra, i giudici fanno riferimento al fatto che "le decisioni di permette o aumentare l'assistenza umanitaria a Gaza sono state spesso condizionate" e non per rispettare gli obblighi di Israele rispetto alla legge umanitaria internazionale, facendo riferimento anche "alle dichiarazioni di Netanyahu che collegavano lo stop dei beni primari e umanitari agli obiettivi della guerra".
Esteri
La pianista ucraina Anna Fedorova: “Da quasi tre anni...
Domani, 28 novembre, si esibirà al Teatro Argentina per l’Accademia Filarmonica Romana
"Da quasi 3 anni siamo coinvolti nella terribile guerra contro la Russia, la mia speranza per l'Ucraina e per il mondo in generale è che, come nell'ultima immagine di Quadri di un'esposizione di Musorgskij che è simbolicamente chiamata 'La grande porta di Kyiv', la luce trionfi sulle tenebre e il bene sconfigga il male. Spero davvero che questo accada molto presto!”. E’ quanto ha dichiarato all’Adnkronos la pianista ucraina Anna Fedorova che domani si esibirà in concerto al Teatro Argentina per l’Accademia Filarmonica Romana.
Ospite delle istituzioni musicali e sale da concerto più prestigiose al mondo, Anna Fedorova, che suonerà per la prima volta nella stagione della Filarmonica, fra le più note e apprezzate pianiste dell'Europa dell'Est, è stata una delle prime musiciste ad attivarsi per concerti e progetti di beneficenza a sostegno del popolo ucraino colpito dalla guerra (di grande richiamo la tournée europea nell’estate 2022 solista con l’Ukrainian Freedom Orchestra), continuando ancora oggi nella campagna di raccolta fondi. Quadri di un'esposizione di Modest Musorgskij è la più celebre opera pianistica del compositore russo, fra i brani più amati dalla pianista, all’interno del suo personalissimo repertorio fin dalla giovanissima età, ed è il brano che concluderà il suo atteso recital di domani in cui sono previste anche pagine di Maurice Ravel e Manuel de Falla.
Esteri
Israele-Libano, l’analista Zehavi: ”Sfiducia...
''Il governo libanese deve cambiare il suo rapporto con Hezbollah, l'Iran deve essere tenuto fuori dalla ricostruzione e per far tornare gli israeliani al nord servono maggiori garanzie di sicurezza''
''Le promesse libanesi non sono sufficienti'' per garantire che il cessate il fuoco raggiunto tra Israele e Hezbollah sia efficace. Occorrono ''garanzie che Hezbollah non sia più in grado di minacciare noi e le nostre famiglie al nord'' di Israele, serve superare ''il paradosso che Hezbollah fa parte del governo libanese'' e serve capire se ''davvero la Francia e le Nazioni Unite saranno in grado di impedire che l'Iran partecipi al processo di ricostruzione del Libano e che rafforzi Hezbollah''. Sono queste le perplessità espresse all'Adnkronos dal colonnello e analista israeliana Sarit Zehavi, presidente e fondatrice dell'istituto di ricerca sulla sicurezza Alma Research and Education Center.
''Non ho fiducia'' in questo accordo, dice Zehavi che vive nella Galilea occidentale al confine con il Libano. ''I prossimi 60 giorni saranno cruciali, permetteranno a Israele di fare le sue valutazioni, di vedere se gli Stati Uniti stanno dalla nostra parte, se non sarà permesso all'Iran di aiutare Hezbollah nel processo di ricostruzione, se il governo libanese sarà in grado di avere un rapporto diverso con Hezbollah''. In questo ''la comunità internazionale ci aiuti, faccia pressione sul Libano perché modifichi i rapporti con Hezbollah''.
'servono altre garanzie perché israeliani tornino a vivere al confine con il Libano'
Insomma, prosegue la riservista che per 15 anni ha servito nelle Idf specializzandosi nell'intelligence militare, ''il problema principale non è tanto che sia stato raggiunto un accordo di cessate il fuoco o cosa ci sia dietro. Il problema è che si tratta di un accordo politico che le parti coinvolte possono interpretare in un modo diverso. La vera domanda è, come questo accordo politico si applicherà alla realtà''. Perché ''nessuno ne sta parlando, ma Hezbollah fa parte del governo libanese e noi ci aspettiamo che il governo libanese faccia rispettare una risoluzione che parla della limitazione del potere di Hezbollah. Questa è la chiave per il successo di questo processo, ma non crediamo che possa accadere''.
Zehavi ritiene che ''né il governo libanese, né l'Unifil hanno fatto rispettare la risoluzione 1701'' ed è per questo che ''Israele ha insistito perché gli venga riconosciuta la capacità di far rispettare la risoluzione dell'Onu, se non lo faranno altri''. Tra l'altro ''Hezbollah ha ancora la capacità di lanciare missili e razzi contro Israele'' ed è per questo che ''non sono sicura che molti israeliani vogliano tornare al nord'' dopo l'accordo, ''non quelli che vivono nelle immediate vicinanze al confine con il Libano. Per loro ci vorranno ulteriori garanzie''. Inoltre, prosegue, ''è molto importante che il governo israeliano continui con i finanziamenti e i risarcimenti. Quando saranno interrotti, non ci saranno alternative''. Ma ''già nelle scorse ore si sono registrati incidenti al confine. Hezbollah vive nel sud del Libano. E con il ritorno dei cittadini libanesi nelle loro case nel sud, anche Hezbollah tornerà''.