Gaza, recuperati corpi di 6 ostaggi. Biden avverte: “Hamas si sta tirando indietro”
Fonti dei negoziatori: "Vuole far saltare i colloqui". Hamas contro Biden: "Fuorvianti sue parole sul cessate il fuoco". Il presidente Usa: "Hamas si sta tirando indietro" da negoziati. Recuperati corpi di 6 ostaggi nella Striscia. Raid Israele su Gaza City
Si terranno giovedì e venerdì al Cairo, in Egitto, nuovi negoziati per cercare di giungere a un accordo sul cessate il fuoco a Gaza e sul rilascio degli ostaggi rapiti da Hamas. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty intervistato da Sky News Arabia.
"Non sono sicuro che ci sarà un accordo", ha detto il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, durante un incontro con una delegazione di familiari degli ostaggi ancora trattenuti nella Striscia di Gaza. Secondo la delegazione, riportano i media locali, Netanyahu ha chiarito che "Israele non lascerà in alcun caso i corridoi Philadelphi e Netzarim, nonostante le enormi pressioni per farlo", sostenendo che si tratti di "asset strategici, sia militari che politici". Il primo ministro ha quindi ribadito alle famiglie degli ostaggi che la guerra andrà avanti "finché Hamas non sarà distrutta e gli obiettivi della guerra saranno raggiunti".
"Premier vuole sabotare l'accordo"
Accuse al premier israeliano Netanyahu arriverebbero da fonti coinvolte nei colloqui per un accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi trattenuti nell'enclave palestinese. Lo riferisce l'emittente Kan, secondo cui le fonti accusano Netanyahu di sabotare deliberatamente i negoziati dopo la notizia secondo cui il premier avrebbe detto ai parenti degli ostaggi che "Israele non lascerà la 'Philadelphi Route' e il 'Corridoio di Netzarim' in nessun caso".
Per una fonte citata dall'emittente, "le parole di Netanyahu sono volte a far saltare i negoziati". "Il premier sa che siamo in un periodo cruciale durante il quale lavoriamo a soluzioni per la 'Philadelphi Route' e il 'Corridoio di Netzarim' prima della prossima riunione - ha aggiunto - Sa che ci sono progressi e fa dichiarazioni che sono all'opposto di quello che è stato concordato con i mediatori".
Leader Hamas studia proposta ponte
Intanto il leader di Hamas, Yahya Sinwar, ha ricevuto la 'proposta ponte' presentata agli ultimi colloqui per un accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, riferisce l'israeliano Channel 12.
Hamas contro Biden: "Fuorvianti sue parole sul cessate il fuoco"
Per Hamas sono ''fuorvianti'' le parole usate dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden sullo stato dei negoziati per il cessate il fuoco a Gaza, in particolare quando ha affermato che Hamas si sta allontanando dall'accordo. Lo ha detto Hamas in un comunicato esprimendo ''grande stupore e costernazione'' per la dichiarazione di Biden poche ore dopo che il segretario di Stato Usa Antony Blinken aveva invitato il movimento ad accettare l'ultima proposta.
''Le parole di Biden e Blinken sono fuorvianti e non riflettono la vera posizione del movimento, che è impegnato a raggiungere la fine dell'aggressione'', afferma Hamas nella nota. ''Queste dichiarazioni riflettono la posizione americana rispetto all'occupazione sionista e la loro piena collaborazione nell'aggressione e nella guerra genocida contro i civili disarmati nella Striscia di Gaza, nonché i tentativi di eliminare la nostra causa nazionale'', aggiunge.
''Consideriamo queste dichiarazioni come un rinnovato via libera da parte degli Stati Uniti al governo sionista estremista per commettere più crimini contro i civili disarmati e per portare avanti i loro obiettivi di genocidio e sfollamento del nostro popolo'', prosegue la nota. Hamas rivolge quindi un ''invito all'amministrazione statunitense a invertire la sua politica di cieco sostegno ai criminali di guerra sionisti, a rimuovere la copertura politica e militare per la guerra genocida condotta dall'esercito di occupazione fascista contro il nostro popolo disarmato nella Striscia di Gaza e a lavorare seriamente per fermarla''.
Biden: "Hamas si sta tirando indietro"
Hamas "si sta tirando indietro" dall'accordo con Israele sui cessate il fuoco ed il rilascio degli ostaggi, aveva detto stamane Joe Biden, lasciando la convention democratica di Chicago. "È ancora in gioco, ma non si può prevedere... non parlo con il mio team da sei ore", ha affermato il presidente americano, aggiungendo: "Israele dice di poter trovare una soluzione... Hamas si sta tirando indietro".
Iran e la rappresaglia contro Israele
L'Iran darà a Israele una risposta "più severa" del passato per l'omicidio a Teheran dell'ex capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh. Lo ha dichiarato il vice comandante dei Guardiani della Rivoluzione (pasdaran), il generale di brigata Ali Fadavi, citato dall'agenzia Mehr.
"Il regime sionista fake e assassino di bambini continua con la sua stupidità e ha martirizzato Haniyeh sul suolo dell'Iran islamico. Noi risponderemo al momento e nel luogo appropriati", ha affermato Haniyeh. "Determineremo il momento e il modo della punizione", ha ribadito l'esponente dei pasdaran, aggiungendo che "il regime sionista usurpatore ha commesso un grave crimine assassinando il martire Haniyeh, e questa volta sarà punito più severamente di prima".
Per il portavoce dei Guardiani della Rivoluzione dell'Iran, Ali Mohammad Naeini, potrebbe essere "lunga" l'attesa da parte di Israele della risposta iraniana all'omicidio di Haniyeh.
Secondo il portavoce, la reazione della Repubblica islamica all'uccisione del leader palestinese potrebbe non essere in linea con le sue operazioni precedenti. "Il tempo è dalla nostra parte e il periodo di attesa per questa risposta al regime criminale sionista potrebbe essere lungo", ha spiegato Naeini, aggiungendo che i comandanti iraniani hanno "l'esperienza e le capacità tattiche per punire efficacemente il nemico e non sono inclini ad azioni affrettate".
Raid Israele su scuola Gaza City: "Centro di comando di Hamas"
Le Forze di difesa israeliane hanno condotto un raid aereo contro quello che ritengono un centro di comando di Hamas allestito all'interno della scuola 'Mustafa Hafez' di Gaza City. Secondo le Idf, la sala era utilizzata dal gruppo per pianificare e condurre attacchi contro i militari israeliani a Gaza e contro Israele. I militari affermano poi di aver compiuto “molti passi” per mitigare i danni ai civili nell'attacco, compreso l'uso di munizioni di precisione, sorveglianza aerea e altre informazioni. "L'organizzazione terroristica Hamas viola sistematicamente il diritto internazionale, sfruttando brutalmente le istituzioni civili e la popolazione come scudo umano per le attività di terrore”, denunciano le Idf.
Il bilancio del raid aereo di Israele sulla scuola è salito a 12 morti, secondo quanto riferisce la protezione civile palestinese spiegando che diverse persone sono ancora sotto le macerie e che i soccorritori non sono in grado di estrarle per carenza di materiale adatto.
Gaza, recuperati i corpi di 6 ostaggi
L'esercito israeliano ha confermato che sono stati recuperati i corpi di sei ostaggi nella Striscia di Gaza, rendendo nota anche l'identità del sesto. Si tratta di Alexander Dancyg, la cui morte era stata confermata il mese scorso dalle Forze di difesa israeliana. Israeliano di origine polacca, nato a Varsavia nel 1948 da sopravvissuti all'Olocausto, Dancyg era uno storico, collaboratore dell'Istituto Yad Vashem, agricoltore e attivo sostenitore del dialogo ebraico-polacco. Rapito da Hamas nel kibbutz Nir Oz, Dancyg aveva subito un intervento chirurgico al cuore diversi anni fa e necessitava di farmaci.
In Polonia aveva ricevuto la Croce d'argento al merito dall'allora presidente polacco Lech Kaczynski. Dopo il suo rapimento, a Varsavia sono stati dipinti diversi murales con l'hashtag "StandWithAlex".
Anche la sua ex moglie e i suoi nipoti erano nel kibbutz durante il massacro del 7 ottobre, ma sono riusciti a sopravvivere nella stanza di sicurezza dove si erano rifugiati, ha raccontato il figlio Ben a Channel 12 News.
Gli altri ostaggi identificati sono Nadav Popplewell, Yagev Buchshtab, Yoram Metzger, Haim Peri e Avraham Munder, riporta il Jerusalem Post.
Il kibbutz di Nirim, dove vivevano Nadav Popplewell e Yagev Buchshtab, ha confermato che i loro cadaveri sono stati riportati in Israele. Il kibbutz di Nir Oz, da dove erano stati rapiti lo scorso 7 ottobre, ha confermato che sono stati recuperati a Gaza i corpi di Haim Peri e Yoram Metzger durante un'operazione militare. Entrambi avevano 80 anni. Peri è stato ricordato come un ''imprenditore, umanista e attivista per la pace'' che ha salvato la moglie il 7 ottobre prima di essere rapito, scrive il Times of Israel. Metzger, che aveva lavorato in una fabbrica di vernici e in seguito in un'autofficina, è stato rapito insieme alla moglie Tami che è stata rilasciata tramite un accordo a novembre.
Inoltre il kibbutz di Nir Oz ha annunciato che l'ostaggio Avraham Munder, 79 anni, è morto durante la prigionia a Gaza, mentre suo nipote Eyal Mor ha detto all'emittente Kan che il corpo dello zio è stato recuperato in un tunnel a Khan Younis, nel sud di Gaza. "Secondo le prime valutazioni, il decesso è avvenuto a marzo", afferma Mor, aggiungendo che alla famiglia non è stata comunicata la causa del decesso poiché le autorità attendono il referto patologico.
Il figlio di Avraham Munder, Roy, è stato assassinato il 7 ottobre e lui è stato rapito insieme alla moglie Ruti, alla figlia Keren e al suo unico nipote Ohad. Tutti e tre sono stati rilasciati in seguito a un accordo a novembre.
Netanyahu invia condoglianze, ira delle famiglie: "La pagherà"
Netanyahu, nel confermare che le Idf hanno recuperato i corpi dei sei ostaggi, ha inviato le sue condoglianze alle loro famiglie dicendo che ''i nostri cuori soffrono per questa terribile perdita''. Ringraziando attraverso 'X' i soldati israeliani delle Idf e dello Shin Bet per il loro ''coraggio e determinazione'' nell'operazione a Gaza, Netanyahu ha ribadito che "lo Stato di Israele continuerà a compiere ogni sforzo per restituire tutti i nostri ostaggi, sia i vivi sia i morti".
Netanyahu "ha scelto di abbandonare gli ostaggi per sopravvivere" politicamente e "pagherà per questo". Così Mati Dancyg, figlio dell'ostaggio Alex Dancyg morto a Gaza, ha puntato il dito contro il premier israeliano in un'intervista a Kan News. Durante i primi mesi di prigionia suo padre era in condizioni discrete, spiega Mati citando le testimonianze degli ostaggi che sono stati rilasciati in precedenza e per questo poteva essere salvato.
"Lui e tutti gli ostaggi avrebbero potuto essere riportati indietro", afferma l'uomo. "Netanyahu ha scelto di sacrificare gli ostaggi. Il karma lo giudicherà e lui ne pagherà le conseguenze", aggiunge.
Sono 109 gli ostaggi ancora trattenuti nella Striscia di Gaza dopo essere stati rapiti lo scorso 7 ottobre in Israele durante il massacro compiuto da Hamas. Lo ha confermato il portavoce del governo israeliano David Mencer. Si ritiene, ha spiegato Mencer, che dei 109 ostaggi a Gaza 36 siano morti e 73 ancora vivi.
Pioggia di razzi Hezbollah su Galilea e Golan
Un totale di 55 razzi sono stati intanto lanciati nelle ultime ore dal Libano contro l'Alta Galilea e il Golan. Lo hanno reso noto le forze di difesa israeliane (Idf), secondo cui alcuni dei razzi sono stati intercettati, mentre il resto è caduto in aree aperte, senza provocare vittime. Hezbollah ha rivendicato il lancio, sostenendo di aver attaccato due basi militari in risposta a un raid israeliano di ieri. Le Idf hanno anche riferito di aver colpito un lanciarazzi dopo l'attacco di Hezbollah.
Blinken in Egitto, colloquio con al-Sisi
E' arrivato il momento di mettere fine alla guerra nella Striscia di Gaza. Così il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, nel corso del colloquio avuto con il segretario di Stato americano, Antony Blinken, alla presenza tra gli altri del ministro degli Esteri egiziano, Badr Abdelatty, e del capo dell'intelligence, Abbas Kamel.
Secondo una nota della presidenza egiziana, durante l'incontro, oltre a ribadire l'importanza del partenariato strategico che lega i due Paesi, si è parlato degli sforzi della mediazione congiunta Egitto-Usa-Qatar per raggiungere il cessate il fuoco nell'enclave palestinese e la liberazione degli ostaggi e si sono scambiate opinioni sui risultati della recente riunione a Doha e su come far progredire i negoziati.
Blinken ha informato il leader egiziano dei risultati della sua visita in Israele, mentre al-Sisi ha evidenziato la necessità di promuovere il linguaggio della pace e della diplomazia, sottolineando le conseguenze difficilmente immaginabili di un'ulteriore espansione del conflitto regionale. Secondo il presidente, il cessate il fuoco a Gaza dovrebbe essere l'inizio di un più ampio riconoscimento internazionale dello Stato palestinese e dell'attuazione di una soluzione a due Stati.
Israele rilascia 33 detenuti palestinesi
Sono 33 i detenuti palestinesi rilasciati dalle autorità israeliane e che questa mattina sono rientrati nella Striscia di Gaza. Lo scrivono i media palestinesi spiegando che tra loro ci sono anche due donne. Gli ex detenuti sono entrati nell'enclave palestinese attraverso il valico di Kerem Shalom e sono stati portati allo European Hospital a Gaza.
Ministero Sanità Gaza: "Oltre 40.100 morti da 7 ottobre"
Sarebbe salito intanto a 40.173 il numero dei palestinesi morti nella Striscia di Gaza dallo scorso 7 ottobre. Lo ha reso noto il ministero della Sanità della Striscia di Gaza controllato da Hamas, spiegando che solo nelle ultime 24 ore si contano 34 morti. Sono invece 92.857 le persone che sono rimaste ferite, 114 nell'ultima giornata.
Esteri
Israele-Hamas, Qatar non media più per ostaggi e cessate il...
Doha fa sapere che "riprenderà i suoi sforzi con i partner quando le parti dimostreranno la loro volontà e serietà nel porre fine a una guerra brutale". Famiglie ricordano 400 giorni di prigionia a Gaza
Il Qatar conferma di aver sospeso la mediazione tra Israele e Hamas sul cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. E fa sapere che "riprenderà i suoi sforzi con i partner quando le parti dimostreranno la loro volontà e serietà nel porre fine a una guerra brutale e alle sofferenze dei civili causate da condizioni umanitarie catastrofiche nella Striscia". E' quanto si legge in una dichiarazione del portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, dopo una giornata di indiscrezioni e smentite sul ruolo di Doha e sulla chiusura degli uffici di Hamas nella capitale dell'emirato.
Il Qatar, si legge nel comunicato in cui si definiscono "inaccurate" le notizie su un ritiro dalla mediazione, "ha notificato alle parti dieci giorni fa, durante gli ultimi tentativi di raggiungere un accordo, che avrebbe sospeso i suoi sforzi di mediazione non fosse stata raggiunta un'intesa in quel round".
"Sede Hamas a Doha non ha ragion d'essere"
Ancora, il portavoce del ministero degli Esteri afferma che il Qatar "non accetterà che la mediazione sia una ragione per ricattarci...e per sfruttare la continuazione dei negoziati come giustificazione del proseguimento della guerra per servire piccoli interessi politici".
Il Qatar ha inoltre avvertito Hamas che il suo ufficio nella capitale quindi "non ha più ragion d'essere", ha dichiarato una fonte diplomatica all'Afp. "I qatarini hanno informato sia gli israeliani che Hamas che, finché ci sarà un rifiuto a negoziare un accordo in buona fede, non potranno continuare a fare da mediatori". Di conseguenza, "l'ufficio politico di Hamas a Doha non serve più", ha dichiarato la fonte.
La reazione di Hamas
Dal canto suo Hamas ha fatto sapere di non aver ricevuto "alcuna richiesta" di lasciare il Qatar, ha reso noto una fonte del movimento di resistenza islamica. "Non abbiamo nulla da confermare o smentire su quanto pubblicato da una fonte diplomatica non identificata, e non abbiamo ricevuto alcuna richiesta di lasciare il Qatar", ha dichiarato un funzionario di Hamas da Doha, raggiunto per via telefonica da Afp.
Contattato dal Times of Israel, un funzionario israeliano ha dichiarato di aver accolto con favore la decisione del Qatar di porre fine al suo ruolo di mediazione. "C'è una logica in questo. Nel momento in cui i qatarini espellono Hamas, la mediazione non ha più alcun vantaggio e diventa superflua - ha affermato il funzionario - Hamas è un'organizzazione terroristica assassina che deve essere soppressa a livello globale, piuttosto che ricevere ospitalità di emergenza in qualsiasi Paese - ha dichiarato - E' già da un po' che Israele e gli Stati Uniti spingono affinché il Qatar espella Hamas".
La notizia che circolava da giorni
La notizia della richiesta del Qatar si era già diffusa nei giorni scorsi. Alti funzionari dell'amministrazione Usa avevano reso noto, parlando con il Times of Israel, che il Qatar aveva comunicato ad Hamas oltre una settimana fa che dovrà chiudere la sede. Dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre, gli Stati Uniti hanno informato il Qatar che Doha non avrebbe dovuto portare avanti le cose come prima rispetto al gruppo.
Tuttavia, l'amministrazione aveva rinunciato a chiedere allo Stato del Golfo di chiudere l'ufficio di Hamas, ritenendo che il canale di comunicazione con Hamas fosse quanto mai importante per mediare un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Secondo quanto dichiarato da un funzionario statunitense al Times of Israel, a far cambiare idea agli americani sarebbe stata l'esecuzione da parte di Hamas dell'ostaggio americano-israeliano Hersh Goldberg-Polin insieme ad altri cinque ostaggi alla fine di agosto e il successivo rifiuto di ulteriori proposte di cessate il fuoco. A partire da qual momento la permanenza del gruppo terroristico a Doha sarebbe stata ritenuta "non più praticabile o accettabile".
Famiglie ostaggi ricordano 400 giorni di prigionia a Gaza
Le famiglie degli ostaggi israeliani di Hamas ricordano intanto i 400 giorni di prigionia a Gaza. Centinaia di persone si sono riunite sabato sera di fronte al quartier generale delle Forze armate a Tel Aviv innalzando cartelli con su scritto: "Perché sono ancora a Gaza? 400 giorni", "400 giorni, la vergogna di Netanyahu". "Tutti gli ostaggi devono tornare", hanno scandito i manifestanti, che da un anno scendono in piazza per chiedere il rilascio dei loro e che nei giorni scorsi hanno protestato duramente contro la destituzione decisa dal premier del ministro della Difesa Yoav Gallant, uno dei principali sostenitori dell'accordo per Gaza.
Quanti sono gli ostaggi in vita secondo 007 israeliani
L'intelligence israeliana ritiene che solo 51 ostaggi, sui 101 che si trovano nella Striscia di Gaza, siano ancora vivi. Lo sostiene il quotidiano in lingua ebraica Israel Hayom citando valutazioni dell'intelligence israeliana. Sono state 215 le persone rapite in Israele durante l'assalto del 7 ottobre sferrato da Hamas. Quasi la metà di loro sono stati rilasciati grazie ad accordi o a operazioni delle Idf. Hamas ha annunciato più volte che alcuni ostaggi sono stati uccisi nei raid condotti da Israele sulla Striscia di Gaza.
Esteri
Usa, Biden e Trump si incontreranno alla Casa Bianca: è...
Il faccia a faccia mercoledì nello Studio ovale
Il presidente Joe Biden e il presidente eletto Donald Trump "si vedranno nello Studio Ovale mercoledì alle 11" ora di Washington (le 17 in Italia). Lo ha reso noto il portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre. Due giorni fa, in una dichiarazione alla nazione, Biden aveva anticipato di aver invitato Trump alla Casa Bianca nel corso di un colloquio telefonico durante il quale aveva assicurato l'impegno per "una transizione pacifica e ordinata".
Sondaggi interni della campagna di Joe Biden indicavano che Donald Trump avrebbe potuto vincere "400 voti elettorali". Lo ha rivelato Jon Favreau, ex speechwriter di Barack Obama, durante una puntata del podcast 'Pod Save America', secondo quanto riferisce The Hill. “Poi scopriamo, quando la campagna di Biden diventa la campagna di Harris, che i sondaggi interni della campagna di Biden, nel momento in cui ci dicevano che era il candidato più forte, mostravano che Donald Trump avrebbe vinto 400 voti elettorali”, ha detto Favreau. Che ha definito il tentativo di rielezione di Biden un "errore catastrofico" e ha accusato la "cerchia ristretta" intorno al presidente di rifiutare di credere che fosse “impopolare”. “Si sono rifiutati di riconoscere fino a molto tardi che qualcuno potesse essere arrabbiato per l'inflazione. E continuavano a dirci che la sua presidenza era storica e che era la più grande economia di sempre”, ha lamentato l'ex speechwriter di Obama.
Esteri
Europa debole e indecisa e l’incognita Ucraina. Lo...
L'analisi del ricercatore dell’Ispi Gianluca Pastori all’Adnkronos
L’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti apre una nuova parentesi nelle politiche europee sul piano internazionale. Il rischio è grande anche perché a fare freno alle future politiche del tycoon statunitense c’è “un’Europa molto meno coesa” e si prospetta “un brutto scenario”. Lo dice in merito all’Adnkronos Gianluca Pastori, ricercatore dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale). Il tallone d’Achille dell’Unione è nella sua capacità decisionale, o meglio, nella sua difficoltà a cambiare. L’impulso al mutamento avviene nel momento in cui compare un problema da affrontare, manca una reale capacità di lavorare con una prospettiva di lungo termine. E oggi, a livello istituzionale, “siamo molto più deboli di 8 anni fa”, sottolinea Pastori, visto anche come le ultime elezioni del Parlamento Europeo hanno modificato gli equilibri interni.
Un’Europa che, viste le profonde divisioni interne, fatica a sostenere anche i suoi alleati. Sul piano del conflitto russo-ucraino, Donald Trump, durante la campagna elettorale ha più volte affermato di poter mettere termine al conflitto in meno di 24 ore. Il neo eletto presidente “ha detto in diverse occasioni che la sua idea è di portare Mosca e Kyiv al tavolo della pace, anche facendo pressioni sull’una e sull’altra – spiega il ricercatore -. Certo, se da una parte è facile capire che tipo di pressioni può fare sull’Ucraina, più complicato è intuire cosa possa fare nei confronti della Russia”.
Trump ha incontrato il presidente ucraino Zelensky lo scorso 27 settembre, in un meeting dall’esito positivo, ma secondo Pastori, il flusso dei rubinetti di aiuto verso il capo di Stato ucraino potrebbe comunque assottigliarsi, avvantaggiando notevolmente la Federazione Russa. La politica tenuta negli ultimi mesi dell’amministrazione Biden di fare abbastanza per permettere all’Ucraina di sopravvivere, ma non di vincere non ha poi aiutato, ed è probabile che Kamala Harris avrebbe proseguito sulla strada già tracciata. “C’è anche da dire che dopo quasi tre anni di conflitto anche Putin è stanco di una guerra costa parecchio al suo Paese. Quindi l’incentivo delle parti a trovarsi ad un tavolo c’è sia da una parte che dall’altra”. L’incognita più grande resta però chi dei due dovrà rinunciare a che cosa.