Donegani (Iias): “Più del 90% degli italiani consuma surgelati”
“Più del 90% degli italiani consuma dei surgelati e addirittura più della metà li consuma con continuità. I motivi per cui i surgelati hanno questo successo sono legati alla praticità, al fatto che siano antispreco perché di fatto si può cucinare solo quello che serve, ma ci sono anche motivi relativi al gusto. I surgelati sono anche buoni”. Così Giorgio Donegani, presidente Iias (Istituto Italiano Alimenti Surgelati), commenta i risultati dell’indagine condotta da AstraRicerche. L’indagine ha fotografato il rapporto tra italiani e surgelati, analizzando anche la reale percezione di questi prodotti in termini di gusto. Per la prima volta è stato anche calcolato il loro effettivo “valore economico”, in termini di costi , di tempo risparmiato e di lotta allo spreco alimentare.
La ricerca ha evidenziato come i frozen food siano apprezzati su tutto il territorio nazionale, con percentuali leggermente più elevate al Nord-ovest (55%) e tra la Generazione X (57%). Positivo anche il trend di consumo dei surgelati negli ultimi 5 anni: è aumentato per 4 italiani su 10 (39,3%), in particolare uomini (43%), giovani (50% GenZ e 45% Millennials) e famiglie con figli piccoli (48%).
“Dai dati raccolti sappiamo che oggi sono meno le persone che confondono il congelato con il surgelato. Sono due prodotti diversi, sia per come vengono ottenuti, ma anche per le loro caratteristiche - riprende Donegani - Fa piacere apprendere che la maggior parte delle persone ha assimilato il fatto che i surgelati hanno un valore nutritivo assolutamente paragonabile e in alcuni casi persino superiore, ai corrispondenti prodotti freschi”, analizza. Nell’immaginario collettivo c’è ancora disinformazione rispetto al prodotto surgelato: “Alcune convinzioni permangono - spiega Donegani - Ad esempio, il momento delicato dello scongelamento quando l'ideale sarebbe o cucinare direttamente oppure scongelare lentamente in frigorifero. Ancora troppi pensano che invece si possa scongelare semplicemente lasciando a temperatura ambiente il prodotto, il che non è assolutamente da fare”, conclude.
Economia
Italia Economia n. 38 del 18 settembre 2024
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Rotocalco n. 38 del 18 settembre 2024
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Fed taglia i tassi di 50 punti
La decisione, si sottolinea, perché il comitato di politica monetaria "ha acquisito maggiore fiducia nel fatto che l'inflazione si stia muovendo in modo sostenibile verso il 2 per cento"
Come previsto dalla maggior parte degli analisti, la Federal Reserve colpisce duro e oggi taglia l'intervallo del range per il tasso dei fondi federali di 50 punti portandolo nel range al 4,75-5%. Una decisione, si sottolinea, motivata dal fatto che il comitato di politica monetaria "ha acquisito maggiore fiducia nel fatto che l'inflazione si stia muovendo in modo sostenibile verso il 2 per cento e ritiene che i rischi per il raggiungimento dei suoi obiettivi di occupazione e inflazione siano più o meno in equilibrio".
Dopo questo taglio consistente, che in pratica compensa i due tagli da 25 punti già adottati dalla Bce, la Fed tuttavia non si impegna ad altri interventi, spiegando che "nel considerare ulteriori aggiustamenti per il tasso dei fondi federali, il Comitato valuterà attentamente i dati in arrivo, le prospettive in evoluzione e l'equilibrio dei rischi". Tuttavia le previsioni che accompagnano il comunicato finale del Comitato indicano la convinzione di un ulteriore taglio da 50 punti entro la fine dell'anno. Il voto odierno è stato adottato quasi all'unanimità visto che un membro del Fomc, Michelle W. Bowman, avrebbe preferito limitare l'intervento a 25 punti.
In nuove stime crescita Pil Usa costante al 2%
Insieme alla decisione sul taglio da 50 punti del tasso federale di riferimento la Federal Reserve ha diffuso anche le nuove stime sull'economia Usa, che vedono per il 2024 e per tutti i tre anni successivi una crescita stabile al 2% (a giugno la stima 2024 era del 2,1%). Un'altra variazione per l'anno in corso è quella sul tasso di disoccupazione che a fine 2024 dovrebbe toccare il 4,4%, contro il 4,0% della previsione precedente di giugno. Per la prima volta la Fed ha diffuso le previsioni per il 2027 che vedono - come detto - il Pil in crescita del 2%, con l'inflazione al 2% e la disoccupazione al 4,2%, mentre il tasso medio previsto è del 2,9%.