Erdogan: “Netanyahu è un vampiro assetato di sangue”
Il presidente turco: "Israele minaccia per la pace globale, mondo islamico intervenga"
"I combattimenti a Gaza continueranno per almeno altri sette mesi". Si è espresso così il consigliere per la sicurezza nazionale di Israele, Tzachi Hanegbi, in un'intervista a Kan rilanciata dal Jerusalem Post. Le operazioni militari israeliane nella Striscia, che nel 2007 finì sotto il controllo di Hamas, sono iniziate dopo l'attacco del 7 ottobre dello scorso anno in Israele. Attualmente, secondo Hanegbi, le forze israeliane (Idf) controllano il 75% del cosiddetto 'corridoio di Filadelfia', striscia di terra tra Gaza ed Egitto.
Secondo quanto ha reso noto il ministero della Sanità di Gaza City, è salito ad almeno 36.171 palestinesi uccisi e 81.420 feriti il bilancio degli attacchi sferrati da Israele sulla Striscia di Gaza dal 7 ottobre.
Erdogan: "Netanyahu è un vampiro assetato di sangue"
Il primo ministro israeliano Benjamin ''Netanyahu è un malato di mente, un maniaco, uno psicopatico, un vampiro che si nutre di sangue". Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan intervenendo a una riunione del suo partito, l'Akp. E' quanto riporta Yeni Safak. Parlando della situazione nella Striscia di Gaza, Erdogan ha affermato che ''questa brutalità e barbarie devono essere fermate immediatamente da tutta l'umanità, prima che sia troppo tardi e prima che Netanyahu e la sua rete di assassini vadano completamente fuori controllo''.
''Israele, che agisce a mani nude, non rappresenta una minaccia solo per i palestinesi o per Gaza, ma anche per la pace globale e l'umanità intera'', ha dichiarato il presidente turco, come riporta l'agenzia di stampa Anadolu. "Nessuno Stato è al sicuro fino a quando Israele non verrà messo sotto il controllo e il vincolo del diritto internazionale. Questo riguarda anche la Turchia'', ha detto Erdogan.
Intervenendo alla riunione del suo partito, trasmessa dalla televisione di Stato Trt, il leader turco ha quindi affermato: ''Ho poche parole da dire al mondo islamico, cosa aspettate a prendere una decisione comune per salvaguardare i diritti, la vita e la dignità delle sorelle e dei fratelli palestinesi?''. E ha concluso, tra gli applausi: ''Dio riterrà voi, tutti noi, responsabili di questo''.
Dure critiche sono arrivate a Israele dall'Arabia Saudita. Il ministero degli Esteri di Riad accusa Israele di "continui massacri genocidari". La diplomazia della monarchia del Golfo "condanna nei termini più forti i continui massacri genocidari commessi dalle forze di occupazione israeliane contro il popolo palestinese" e punta il dito contro Israele in particolare perché "continua a colpire le tende dei rifugiati palestinesi indifesi a Rafah".
Il regno afferma di ritenere Israele "pienamente responsabile" per "quello che sta accadendo a Rafah e in tutti i Territori palestinesi occupati". Una nota denuncia "le continue palesi violazioni di tutte le risoluzioni, le leggi e le norme internazionali e umanitarie" che "aggravano l'entità della catastrofe umanitaria senza precedenti vissuta dal popolo palestinese". Riad "sottolinea la necessità che la comunità internazionale si assuma le sue responsabilità" per "fermare i massacri contro il popolo palestinese" e affinché i responsabili ne rispondano.
Borrell: "A Gaza orrore come in Ucraina"
L'Alto Rappresentante dell'Ue Josep Borrell, intervenendo a Bruxelles al Forum Schuman sulla sicurezza e la difesa, ha sottolineato che "l'attacco terrorista di Hamas contro Israele e la risposta di Israele hanno gettato la regione in un ciclo di violenza, il peggiore da decenni, con la minaccia costante di una escalation regionale. Ciò che vediamo a Gaza è certamente un orrore. E un orrore non può giustificare altro orrore. E' difficile qualificare quello che sta succedendo in Ucraina senza usare la stessa qualifica di quello che accade a Gaza. Sono situazioni diverse, certo, ma i diritti umani vengono violati in entrambi i casi".
Lavoro
Previdenza, Forum Enpaia 2024 su Economia e società scenari...
Martedì 24 settembre dalle ore 10 a Roma
Lavoro, capitale umano e intelligenza artificiale, ma anche agroalimentare e sostenibilità saranno i temi al centro del Forum Enpaia 2024 su 'Economia e società. Scenari e prospettive', promosso dalla Fondazione Enpaia, l’Ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli impiegati in agricoltura e giunto alla quinta edizione, che si terrà martedì 24 settembre dalle ore 10, a Roma, presso Villa Aurelia, con la partecipazione del Premio Nobel per l'Economia, Christopher Pissarides e del Rettore dell’Università Luiss, Paolo Boccardelli.
Introdurrà i lavori Giorgio Piazza, Presidente della Fondazione Enpaia, e a seguire ci saranno gli interventi di Andrea Bonabello, Amministratore Delegato Ulixes Capital Partners; Gianpiero Calzolari, Presidente Gruppo Granarolo; Massimiliano Giansanti, Presidente Confagricoltura; Mario Lubetkin, Vice Direttore Generale FAO; Enrica Mammucari, Segretaria Generale Uila-Uil; Gianmatteo Manghi, Amministratore Delegato Cisco Italia; Alberto Oliveti, Presidente Adepp; Ettore Prandini, Presidente Coldiretti; Walter Renna, Amministratore Delegato Fastweb; Onofrio Rota, Segretario Generale Fai-Cisl; Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Presidente Fondazione Sandretto Re Rebaudengo; Agostino Scornajenchi, Amministratore Delegato CDP Venture Capital e Maria Tripodi, Sottosegretario Ministero Affari Esteri e Cooperazione internazionale.
Sarà possibile seguire la diretta dei lavori del Forum sul canale Youtube della Fondazione Enpaia: https://www.youtube.com/@fondazione-enpaia.
Cronaca
Processo Open Arms, naufrago chiede risarcimento di 50mila...
Il legale del migrante: "La condotta dell'imputato ha aggravato i danni già subiti in Libia da Musa, che aveva 15 anni"
Un naufrago chiede 50mila euro di risarcimento a Matteo Salvini nel processo Open Arms. La somma è stata chiesta nell'udienza di oggi del processo a carico del leader della Lega, imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio, dall'avvocata Serena Romano, legale di parte civile di Musa, uno dei naufraghi soccorsi dalla Open Arms nell'agosto del 2019.
"La condotta dell'imputato ha aggravato i danni già subiti in Libia da Musa, che aveva 15 anni, per le sofferenze fisiche ed emotive e per l'ingiustificato prolungamento della permanenza in mare, per il timore di essere riportato in Libia, per la violazione di tutti i diritti riconosciuti dalla nostra carta costituzionale che tutelano l'infanzia, che andava tutelata", ha detto Romano.
La nave della ong spagnola Open Arms "ha salvato decine di migliaia di persone" e nell'agosto 2019 , quando il ministro dell'interno di allora Matteo Salvini impedì lo sbarco di 147 persone a bordo della imbarcazione, "la ong si è trovata non solo a non avere il supporto che avrebbe dovuto avere e che è previsto dalla convenzione Sar da parte dello Stato rivierasco, ma si è trovata di fronte a questo muro", ha detto ha detto l'avvocato Arturo Salerni, legale di parte civile della ong spagnola Open Arms.
"E' evidente il danno che si è creato all'armatore umanitario Open Arms, il danno prodotto al suo equipaggio alla sua funzionalità, alle attività che perseguono con un fine esclusivamente umanitario che tanti frutti ha dato", ha aggiunto.
"L'udienza di oggi del processo Open Arms a Palermo conferma la totale insussistenza delle tesi dell’accusa, che pure ha chiesto 6 anni per Matteo Salvini perché ha difeso i confini: nell'indifferenza clamorosa degli immigrati presunti sequestrati, sarà interessante verificare quanti finanziamenti pubblici hanno incassato le realtà, a partire da Legambiente e Arci, che hanno speso soldi e tempo per partecipare a questo teatrino. Verificheremo con grande attenzione. E ancora: quanto sta costando ai contribuenti questo processo, voluto dalla sinistra contro Salvini?", la posizione espressa dalla Lega in una nota.
Esteri
Cercapersone e walkie talkie esplosi, Libano nel panico: la...
Civili sono terrorizzati dal fatto che dispositivi di uso quotidiano possano esplodere in qualsiasi momento
Una psicosi collettiva sta dilagando in Libano dopo le due ondate di attacchi contro Hezbollah con walkie talkie e cercapersone esplosivi che hanno causato decine di morti e migliaia di feriti. L'operazione non rivendicata, ma che in molti hanno attribuito al Mossad, ha anche provocato danni gravissimi agli occhi di molti sopravvissuti, tra cui l'ambasciatore iraniano a Beirut, Mojtaba Amani. Gli ospedali sono saturi e il Paese - già da tempo alle prese con una devastante crisi economica e politica - è in preda al panico.
I civili sono terrorizzati dal fatto che dispositivi di uso quotidiano possano esplodere in qualsiasi momento. E le voci girano ormai senza alcun freno causando ancora più caos. "Si dice che potrebbero esplodere i pannelli solari, le batterie, i frigoriferi, qualsiasi cosa", ha scritto il giornalista Hassan Harfoush sul Daily Mail. "Ho persino detto ai miei genitori di prendere un estintore, nel caso in cui qualcosa esplodesse in casa", ha aggiunto Harfoush che ha descritto le scene dell'orrore - con corpi e volti dilaniati - a cui si è assistito negli ultimi giorni.
I libanesi, scrive la stampa locale, hanno iniziato ad adottare misure drastiche per proteggersi, spegnendo i cellulari, gettando via i dispositivi elettronici e strappando le batterie dai walkie-talkie per il timore che possano essere stati manomessi con esplosivi. In alcuni casi, le persone hanno staccato gli elettrodomestici, persino spento i router wi-fi. Intanto una fonte dell'intelligence statunitense ha rivelato ad Abc News che l'operazione per fabbricare i device esplosi era stata pianificata da almeno 15 anni, coinvolgendo società fittizie.
Una delle principali conseguenze a lungo termine di quanto accaduto sarà che Hezbollah "ora dovrà condurre una caccia alle streghe all'interno dell'organizzazione", ha commentato a Sky News il ricercatore su terrorismo e politica mediorientale, Magnus Norell, evidenziando come la "vittoria tattica per Israele" sia stata "l'interruzione dei sistemi di comunicazione di Hezbollah in un colpo solo".
Ma i nervi dei libanesi sono messi a dura prova anche dal rischio concreto che le esplosioni dei walkie talkie e dei cercapersone siano, come molti osservatori sostengono, il preludio a un'operazione militare su larga scala dello Stato ebraico contro Hezbollah. Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha parlato di una "nuova fase" della guerra, il cui baricentro si sposterà inevitabilmente da Gaza verso il confine nord con il Libano. Il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, nel suo atteso intervento ieri ha definito l'operazione di Israele "un'operazione di guerra".
La tensione è altissima. Aerei militari israeliani hanno sorvolato Beirut, a bassa quota e a velocità superiori di quella del suono, mentre Nasrallah teneva il suo discorso. Negli stessi minuti Hezbollah ha colpito almeno quattro nel nord dello Stato ebraico. Nella notte, poi, c'è stato uno dei più intensi attacchi israeliani nel sud del Libano dal 7 ottobre. L'agenzia libanese Nna sostiene che siano stati condotti 52 raid e le Idf hanno comunicato di aver colpito 100 lanciatori di razzi.
Il punto sulla crisi
L'escalation sembra davvero un passo, ma nella comunità internazionale si ritiene ci sia ancora una finestra di opportunità per risolvere la crisi pacificamente. "Abbiamo parlato a lungo di ciò che accade in Medio Oriente, con grande preoccupazione, ma anche convinti che ci possa ancora essere lo spazio per iniziative diplomatiche'', ha dichiarato ieri sera a Parigi il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al termine della riunione del formato Quint - con i rappresentanti di Usa, Germania, Francia e Gb - incentrata sulla crisi in Medio Oriente. "Una strada diplomatica esiste", ha confermato il presidente francese, Emmanuel Macron, rivolgendosi ai libanesi e sottolineando che "la guerra non è inevitabile".
Mosca, invece, ha messo in guardia dagli "effetti catastrofici" dell'attacco che ha falcidiato Hezbollah, dicendosi "profondamente preoccupata dai pericolosi sviluppi" in Libano. "Siamo convinti che l'avvio di una operazione militare su vasta scala in Libano avrebbe le conseguenze più distruttive per la sicurezza dell'intero Medio Oriente. E' necessario evitare tale scenario catastrofico", ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
Dall'Iran - che non dimentica anche l'uccisione a luglio del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh - è arrivata invece l'ennesima minaccia di rappresaglia contro Israele, stavolta attraverso il potente capo dei Guardiani della Rivoluzione. Israele riceverà una "risposta terribile" per i suoi attacchi contro Hezbollah, ha tuonato Hossein Salami, denunciando "il crimine atroce commesso dal regime sionista a causa della sua disperazione e dei suoi fallimenti".