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Iss, in Italia 1 adulto su 4 fumatore, 30% giovani usa sigaretta o svapa

Iss, in Italia 1 adulto su 4 fumatore, 30% giovani usa sigaretta o svapa

In Italia la maggioranza degli adulti tra i 18 e i 69 anni non fuma (59%) o ha smesso di fumare (17%), ma uno su 4 è fumatore (24%). E la percentuale cresce tra i giovani, di cui il 30,2% usa almeno un prodotto tra sigaretta tradizionale, tabacco riscaldato o e-cig. Sempre in questa fascia di età raddoppia il 'policonsumo', l'utilizzo contemporaneo di diversi prodotti. Lo indicano alcuni risultati di due diverse indagini dell'Istituto superiore di sanità, resi noti alla vigilia della Giornata mondiale senza tabacco, in calendario il 31 maggio. Le ricerche di riferimento sono per gli adulti la sorveglianza Passi del Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute (Cnapps), per i giovani l'indagine sul consumo di tabacco e nicotina negli studenti nell'anno scolastico 2023-2024 del Centro nazionale dipendenze e doping dell'Iss. I risultati completi verranno illustrati domani, durante un convegno organizzato dal Centro nazionale dipendenze e doping insieme all'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs e alla Società italiana di tabaccologia.

"Negli ultimi 15 anni la percentuale di fumatori si è ridotta, ma troppo lentamente. Erano il 30% nel 2008, adesso si attestano al 24%", evidenzia il presidente dell'Iss, Rocco Bellantone. "Questo processo - sottolinea - va accelerato puntando sulla prevenzione, che deve partire dalle scuole. Sono infatti proprio le scuole uno dei luoghi principali in cui costruire una socialità tra i bambini e ragazzi che punti a promuovere stili di vita sani, come l'abitudine a non fumare". La riduzione dei fumatori registrata nell'ultimo quindicennio, indicano i dati, coinvolge tutte le fasce d'età e sia uomini che donne, ma con modalità e ritmi diversi. La quota di fumatori si riduce sia fra gli uomini che fra le donne, ma fra queste ultime la riduzione risulta più lenta e il risultato è che oggi le donne hanno in parte eroso il vantaggio che storicamente avevano sugli uomini.

La riduzione dell'abitudine al fumo si riscontra in generale in tutte le fasce d'età, ma è sostenuta soprattutto dai gruppi più giovani. Tuttavia, se fra questi ultimi si riduce la quota di consumatori di sigarette tradizionali, va di contro aumentando la quota di consumatori, 'duali' o esclusivi, di altri prodotti del fumo (fra e-cig e tabacco riscaldato).

Consumo medio giornaliero 12 sigarette al giorno, per il 22% un pacchetto

Il consumo medio giornaliero è di circa 12 sigarette, tuttavia 22 fumatori su 100 ne consumano più di un pacchetto. Il fumo di sigaretta è più frequente fra gli uomini rispetto alle donne (28% rispetto al 21%) e riguarda molto di più le persone con difficoltà economiche o bassa istruzione. In testa alla classifica delle regioni con le più alte quote di fumatori alcune realtà del Centro-Sud, come Umbria e Campania. Un terzo dei fumatori intervistati dichiara di aver tentato di smettere di fumare nei 12 mesi precedenti, restando almeno un giorno senza fumare. Ma nella stragrande maggioranza dei casi (quasi il 78%) il tentativo fallisce: solo una bassa quota (11%) raggiunge l'obiettivo e riferisce di aver smesso di fumare da più di 6 mesi.

Nel biennio 2022-2023, a fronte di una quota di fumatori pari al 24%, il 20% riferisce un uso esclusivo di sigarette tradizionali e il 4% dichiara sia di fumare sigarette tradizionali che di utilizzare un dispositivo elettronico (fra e-cig e tabacco riscaldato). A questi si aggiunge una quota di persone (3%) che fa invece un uso esclusivo di dispositivi elettronici. Si evidenzia quindi, in base al monitoraggio Passi di tutti i dispositivi, una riduzione costante della quota di chi utilizza esclusivamente sigarette tradizionali (dal 25% del 2014 al 20% del 2023) a favore di un aumento di coloro che utilizzano sia sigarette tradizionali che dispositivi elettronici (dall'1,5% del 2014 al 4,4% del 2023); cui si aggiunge poi una quota, anche questa in lenta crescita, di coloro che utilizzano solo dispositivi elettronici (dallo 0,4% del 2014 al 3,3% del 2023).

"L'uso composito dei prodotti da fumo rappresenta una sfida complessa per la salute pubblica - afferma Giovanni Capelli, direttore del Cnapps - perché non si può escludere che la combinazione di sigarette tradizionali e dispositivi elettronici, con e senza nicotina, si traduca in aumento del rischio per la salute, per l'esposizione ai prodotti della combustione del tabacco che comunque restano e si sommano ai rischi legati alla esposizione a livelli più alti di nicotina e ad una varietà di sostanze chimiche nocive contenute nei dispositivi elettronici".

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Salute e Benessere

Sanità: liste attesa, Ordini infermieri: “Bene Ddl...

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Mangiacavalli (Fnopi) in audizione in Commissione al Senato

Sanità: liste attesa, Ordini infermieri:

"Apprezziamo nel complesso il disegno di legge del Governo sulle prestazioni sanitarie. Un provvedimento che rappresenta un'occasione importante per adeguare l'ottimizzazione dei percorsi di presa in carico dei pazienti con la valorizzazione delle professioni". Lo ha detto Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi, Federazione nazionale Ordini professioni infermieristiche, nel corso dell'audizione in Commissione Affari sociali del Senato, nell'ambito dell'esame del Ddl prestazioni sanitarie.

"Il recente tassello sull'attivazione delle lauree magistrali ad indirizzo clinico abilitanti rappresenta un elemento strategico che va in questa direzione - ha sottolineato Mangiacavalli - Inoltre, la figura dell'infermiere di famiglia e comunità è fondamentale per contrastare il dilagante fenomeno delle liste d'attesa, poiché le competenze e le capacità di intercettare i bisogni di assistenza inespressi consentono di intervenire precocemente e prima del manifestarsi del problema attraverso tutti i servizi della rete sanitaria e sociosanitaria territoriale. Anche la previsione di utilizzo di strumenti di sanità digitale quali il telemonitoraggio e la teleassistenza, oltre al teleconsulto e alla televisita, possono contribuire a migliorare l'appropriatezza e la gestione delle liste di attesa".

Nell'auspicare "la previsione di misure che incentivino, anche dal punto di vista fiscale, le prestazioni sanitarie - ha concluso Mangiacavalli - crediamo che il disegno di legge rappresenti l'inizio di un percorso coraggioso che conduca tutti, istituzioni in primis, ad acquisire consapevolezze e a prendere decisioni drastiche sulle tematiche che coinvolgono e riguardano il futuro delle professioni sanitari e quindi il benessere dei cittadini".

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Salute e Benessere

Epatite C, Sos esperti: “Screening solo per 11%...

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"Necessario prorogarli al 2025 ed estenderli a fasce di età più a rischio" - Società scientifiche, associazioni pazienti e istituzioni firmano 'Patto per l'eliminazione dell'epatite C'

Epatite C, Sos esperti:

Prorogare l'attuale programma di screening gratuito per l'epatite C a tutto il 2025, promuovendolo con maggior efficacia, ed estenderlo anche ai nati tra il 1948 ed il 1968 (oltre all'attuale coorte di nascita 1969-1989, oggi considerata). Secondo gli esperti riuniti questo pomeriggio a Roma per l'incontro 'Epatite C: Obiettivo eliminazione, il momento è adesso. Strategie e modelli organizzativi per riscrivere la storia delle epatiti virali', si tratta di due azioni indispensabili e prioritarie per raggiungere l'obiettivo dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) di eliminare questa infezione entro il 2030. E per metterle in pratica - sulla base dei dati presentati nel corso dell'incontro - non sono necessari fondi aggiuntivi rispetto ai 71,5 milioni di euro già stanziati attraverso il Decreto Milleproroghe, per la maggior parte ancora non utilizzati, anche a causa della bassa adesione. Emerge, infatti, come la copertura dello screening abbia raggiunto solo l'11% della popolazione generale tra i 35 e i 55 anni.

Il dibattito, promosso da Gilead Sciences, ha visto coinvolti decisori pubblici nazionali, regionali e territoriali, rappresentanti delle istituzioni, delle società scientifiche e dei pazienti, esperti e professionisti sanitari e sociosanitari, che si sono confrontati sui risultati ottenuti finora dal programma di screening e sulle possibili soluzioni per contrastare nel modo più efficace l'epatite C in Italia. Il confronto si è concluso con la presentazione e la firma del 'Patto per l'eliminazione dell'epatite C', un impegno concreto tra tutti gli attori del sistema salute affinché vengano realizzate le azioni individuate come necessarie.

"L'epatite C è una malattia infiammatoria del fegato causata dal virus Hcv - spiega Vincenza Calvaruso, presidente Aisf (Associazione italiana studio del fegato) - Nella maggior parte dei casi l'infezione evolve in epatite cronica, fibrosi, cirrosi e carcinoma epatico. Questo processo dura molti anni, durante i quali l'infezione resta silente. E' quindi molto difficile stimare il cosiddetto sommerso e pertanto, per raggiungere l'obiettivo dell'eradicazione dell'epatite C, è essenziale in primo luogo non fermare il programma di screening, ma continuare ad assicurarlo e implementarlo ovunque non sia ancora partito per tutte le popolazioni target".

Il programma di screening per l'epatite C - è emerso dal'incontro - è stato lanciato nel nostro Paese nel 2020, con l'intento di individuare le infezioni sommerse e trattarle precocemente, per ridurre la trasmissione del virus e l'incidenza delle gravi complicanze correlate. Il programma è destinato a tre popolazioni target: i nati tra il 1969 e il 1989, le persone seguite dai Servizi per le dipendenze (Ser.D.) e le persone detenute. Grazie allo stanziamento di 71,5 milioni di euro, dal 2020 al 2024 l'Italia ha continuato a implementare e rafforzare lo screening per l'Hcv con aggiornamenti legislativi e iniziative sanitarie.

"Lo screening ha permesso di identificare ad oggi oltre 10.000 persone che non sapevano di avere l'infezione da Hcv e che in molti casi abbiamo potuto avviare al trattamento. Questi risultati sono stati ottenuti nonostante il programma abbia subito ritardi e in molte Regioni non sia stato completamente implementato. Risultati che danno un importante segnale sulle potenzialità dello screening - sottolinea Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) - E' fondamentale che venga prorogato, ampliato a fasce di popolazione più ampie, attivato in tutte le Regioni e anche promosso con campagne di sensibilizzazione e comunicazione efficaci. Stiamo finalmente assistendo a una riduzione delle complicanze da epatite C, ma se lo screening dovesse venire interrotto, queste torneranno certamente ad aumentare, con un impatto inevitabile sul sistema sanitario nazionale".

Secondo i dati del report 'Eliminazione dell'epatite C in Italia - Stato dell'arte e possibili nuove strategie regionali', realizzato da Isheo per Gilead Sciences, al 31 dicembre 2023 erano state testate oltre 1 milione di persone ed erano stati identificati oltre 10.000 casi di infezione da Hcv attiva. Un risultato senza dubbio importante, ma di certo non sufficiente, anche considerando che il termine del programma di screening è previsto per la fine di quest’anno. Il documento contiene un'analisi dell'implementazione del programma di screening a livello nazionale e regionale, le stime del budget utilizzato e di quello rimanente, della numerosità della coorte 1948-1968, dei costi dell'eventuale ampliamento dello screening a questa popolazione, e dei risparmi per il sistema sanitario.

E ancora: soltanto l'11% della popolazione generale della coorte 1969-89 è stata sottoposta a screening e la stima del budget rimanente rispetto al fondo stanziato è stata calcolata pari a 61.644.920 euro; il numero di pazienti eleggibili allo screening con l'estensione alla popolazione 1948-68 è risultato pari a 31.539.490, e la copertura economica necessaria è stata stimata in 58.380.040 euro: una spesa quindi sostenibile, perché inferiore alla rimanenza dei fondi già stanziati.

"Per quanto riguarda lo screening nazionale finalizzato al raggiungimento degli obiettivi Oms, è necessario fornire alle Regioni una certezza di stabilità sul lungo periodo, almeno fino al 2030, rendendo lo screening strutturale e non sperimentale come è attualmente, apportando tutte le modifiche normative del caso, concertate con Regioni, società scientifiche e associazioni pazienti - commenta Ivan Gardini, presidente EpaC Ets - E' assolutamente auspicabile una strategia sanitaria globale sulla prevenzione delle infezioni trasmissibili, ma che possa trovare concrete possibilità di attuazione attraverso una solida base normativa ed economica, almeno per l'epatite C".

"Da oltre 20 anni Gilead Sciences è in prima linea nella lotta alle epatiti virali - conclude Frederico da Silva, VP e General Manager di Gilead Sciences Italia - con lo sviluppo di soluzioni che hanno migliorato radicalmente la vita dei pazienti e rivoluzionato la storia delle epatiti, in particolare dell'epatite C. Abbiamo dato un contributo significativo e vogliamo continuare a farlo, al fianco delle istituzioni nazionali, locali e di tutti i partner del sistema salute, andando oltre le terapie. Riteniamo fondamentale promuovere lo screening per far emergere le infezioni sommerse, affinché a tutti i pazienti siano garantite le stesse possibilità di cura e possa essere raggiunto l'obiettivo Oms di eliminazione dell'epatite C entro il 2030".

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Salute: Ai e oftalmologia, immagini retiniche e diagnosi di...

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L'impatto dell'innovazione tecnologica spiegata nel podcast 'Ascolta e vedrai' della rivista 'L'Oculista Italiano'

Salute: Ai e oftalmologia, immagini retiniche e diagnosi di malattie degenerative

L'occhio è una sorta di finestra per guardare dentro di noi. Dalle immagini retiniche degli occhi, grazie all'intelligenza artificiale del sistema RetFound, si può fare diagnosi di malattie oculari (retinopatia diabetica e glaucoma), ma anche di patologie sistemiche cardiovascolari e neurodegenerative come infarto, ictus, insufficienza cardiaca e malattia di Parkinson. Sono le novità tecnologiche al centro del primo episodio, appena pubblicato, della seconda serie di 'Ascolta e vedrai', il podcast de 'L'Oculista Italiano' per promuovere e sostenere il benessere della vista e imparare a conoscere e proteggere i nostri occhi.

L'impiego dell'intelligenza artificiale, algoritmi sempre più complessi e sofisticati, con l'analisi di big data, sta rivoluzionando anche l'oftalmologia aprendo nuove frontiere nella capacità di diagnosticare non solo malattie oculari, ma anche sistemiche. Gli occhi, grazie alle loro complesse reti vascolari e neurali condivise con altri organi, offrono infatti una finestra unica sulla salute generale del corpo per riconoscere, ad esempio, processi degenerativi dovuti all'invecchiamento. Questa scienza nuovissima si chiama 'Oculomics'. Il termine, coniato nel 2020 da Alastair Denniston dell'Institute of Inflammation and Ageing di Birmingham (Uk), si riferisce alla capacità degli algoritmi di imparare dai dati raccolti con esami poco invasivi dell'occhio per aprire la strada alla diagnosi più approfondita e tempestiva di malattie sistemiche complesse non solo oculari. Tutto questo, che migliora diagnosi e terapie con riduzioni di costi, è già una realtà.

Come spiegano i protagonisti del podcast, rispetto ad altri sistemi di intelligenza artificiale, RetFound - disponibile gratuitamente per l'utilizzo da parte di istituzioni - è particolarmente efficiente. Ha infatti dimostrato di poter svolgere performance nettamente superiori utilizzando appena il 10% delle classificazioni relative ai dati presenti perché il sistema impara a prevedere da solo le porzioni mancanti, velocizzando tempi di indagine e i relativi costi di diagnosi e cura, dato che permette di scoprire patologie anche in fase iniziale, rendendo più semplice e meno costoso intervenire per migliorare la condizione.

L'Ai è importante anche nella cura di maculopatie ereditarie. In queste malattie genetiche, che interessano circa 5 milioni e mezzo di persone nel mondo, c'è uno sviluppo anomalo, una disfunzione o degenerazione dei fotorecettori o dell'epitelio pigmentato retinico. Algoritmi di Ai sono impiegati - come spiega la voce narrante - per lo sviluppo di opzioni terapeutiche basate sulla sostituzione dei geni difettosi, come la terapia genica e gli agenti farmacologici mirati, oppure sulla correzione delle mutazioni. In particolare, il sistema Crispr-Cas 9 consente di guardare con fiducia al miglioramento delle condizioni di chi soffre di malattie come le maculopatie ereditarie, grazie all'avanzatissimo contributo nell'ambito della terapia genica o della sostituzione di geni difettosi.

Sono in sviluppo anche approcci non genici, basati su neuroprotezione e rigenerazione, quali la terapia con le cellule staminali e gli impianti retinici chirurgici. L'intelligenza artificiale può cambiare anche la chirurgia oculare con un impiego sempre più ampio di macchinari robotizzati. E' il caso della cataratta robotizzata con sistemi robotizzati in 3D. E' infatti stato messo a punto un prototipo di robot che effettua l'intervento di cataratta utilizzando un braccio robotico guidato da una videocamera 3D, con risultati davvero promettenti sin dai primi studi di fattibilità.

Gli algoritmi di intelligenza artificiale hanno un ruolo anche nello sviluppo di nuovi antibiotici contro le infezioni oculari resistenti. Con l'Ai si aprono quindi scenari assolutamente inediti come possibilità di screening ed eventuale diagnosi di patologie oculari indipendentemente dall'operatore e con indicazioni per il rischio di malattie anche sistemiche legate all'invecchiamento, in tempi sempre più rapidi, con maggiore precisione, grazie alle tecniche di imaging e alla raccolta di grandi volumi di dati nelle sperimentazioni cliniche. Ma si intravvedono anche nuovi approcci di cura, attraverso robot chirurgici e nuovi antibiotici, in grado di superare il problema delle infezioni antibiotiche resistenti (Mrsa), con risparmio di tempo, di costi e migliori outcome clinici. Un motivo in più per ascoltare l'ultimo episodio su 'Ai e oftalmologia' appena pubblicato in 'Ascolta e vedrai', il podcast dell'Oculista Italiano presente nelle piattaforme - Apple Podcast, Google Podcasts, Spotify, Spreaker - e su oculistaitaliano.it, dove si possono trovare anche altri approfondimenti e aggiornamenti. Il prossimo episodio sarà dedicato agli stili di vita e malattie oculari degenerative.

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