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Cultura

Selezionata la cinquina finalista del Campiello 2024

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Il vincitore il 21 settembre a Venezia. Annunciato il Premio Opera Prima

Selezionata la cinquina finalista del Campiello 2024

È stata selezionata nell'Aula Magna 'Galileo Galilei' di Palazzo del Bo dell'Università di Padova la cinquina finalista della 62/a edizione del Premio Campiello, concorso di letteratura italiana contemporanea promosso dalla Fondazione Il Campiello ‐ Confindustria Veneto. Nel corso della cerimonia di selezione la Giuria dei Letterati ha votato tra gli 85 libri ammessi al concorso dal Comitato Tecnico: al primo turno Antonio Franchini con "Il fuoco che ti porti dentro" (Marsilio) e Emanuele Trevi con "La Casa del Mago" (Ponte alle Grazie), al secondo turno Michele Mari con "Locus Desperatus" (Giulio Einaudi editore), al terzo turno Federica Manzon con "Alma" (Giangiacomo Feltrinelli), al quinto turno Vanni Santoni con "Dilaga ovunque" (Laterza).

Il vincitore del Premio Campiello sarà proclamato sabato 21 settembre al teatro la Fenice di Venezia, selezionato dalla votazione della Giuria dei Trecento Lettori anonimi. I Giurati vengono selezionati su tutto il territorio nazionale in base alle categorie sociali e professionali, cambiano ogni anno e i loro nomi rimangono segreti fino alla serata finale.

Durante la selezione la Giuria ha inoltre annunciato il vincitore del Premio Campiello Opera Prima, riconoscimento attribuito dal 2004 ad un autore al suo esordio letterario. Il premio è stato assegnato a Fiammetta Palpati con "La casa delle orfane bianche" (Laurana Editore). La giuria, si legge nella motivazione, "riconosce originalità di linguaggio, di drammaturgia, di impianto e di tema. Tre donne che per occuparsi delle madri invecchiate - di cui sono 'orfane' da sempre - si ritirano in una casa di paese e danno vita a un microcosmo paradossale abitato da badanti, da suore e da toni surreali che reinventano una delle questioni più rimosse della contemporaneità, vale a dire l'accudimento dei genitori anziani".

La Giuria dei Letterati è presieduta da Walter Veltroni ed è composta da autorevoli personalità del mondo letterario ed accademico quali: Pierluigi Battista, giornalista e scrittore, Alessandro Beretta, Critico letterario, giornalista, programmer cinematografico e promotore culturale, Federico Bertoni, docente di Critica letteraria e letterature comparate all’Università di Bologna, Daniela Brogi, docente di Letteratura Italiana contemporanea all’Università per Stranieri di Siena, Silvia Calandrelli, direttore di Rai Cultura, Edoardo Camurri, scrittore, autore e conduttore televisivo e radiofonico, Chiara Fenoglio, docente di Letteratura Italiana all’Università di Torino, Daria Galateria, scrittrice, accademica e traduttrice, Lorenzo Tomasin, Docente di Filologia Romanza all’Università di Losanna, Roberto Vecchioni, cantautore, scrittore, docente universitario ed Emanuele Zinato, docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Padova.

Nel corso della cerimonia Walter Veltroni, presidente della Giuria dei Letterati, ha dichiarato: "Abbiamo lavorato con solidarietà e accanimento alla ricerca del meglio possibile, e sono felice di averlo fatto con questa Giuria. L'ultima volta che sono stato in questa aula, l'Aula Magna del Bo di Padova, è stato in occasione del conferimento della laurea alla memoria di Giulia Cecchettin. Mai come quella volta abbiamo potuto apprezzare il valore delle parole. Se in quell’occasione fossero state usate parole di odio - come sarebbe potuto essere comprensibile - se non avessero solcato la via della comprensione e della valorizzazione della vita, probabilmente quella vicenda avrebbe potuto cambiare il linguaggio del tempo. Le parole sono importanti e anche noi qui oggi, con il Premio Campiello, celebriamo la bellezza delle parole. Le scegliamo, le scartiamo, ne adoriamo la bellezza; le parole sono la prova della libertà, con le quali si possono esprimere la ricchezza e il pluralismo delle opinioni e delle idee. Abbiamo cercato di usare le parole come antidoto alla cupezza di questi tempi; i fatti quotidiani spesso ci hanno aperto un ombrello grigio che solo le parole possono squarciare. La bellezza è l’antidoto. Cultura, parole e libertà, in fondo, sono la stessa cosa".

Enrico Carraro, presidente della Fondazione Il Campiello ‐ Confindustria Veneto, ha sottolineato: "Oggi, grazie al grande lavoro di tutta Giuria dei Letterati e del Presidente Veltroni, abbiamo selezionato la cinquina finalista che si contenderà la vittoria il 21 settembre a Venezia. Negli anni il Campiello ha saputo rinnovarsi sempre, abbracciando innovazione e sostenibilità, come testimonia il primo report sull'impatto positivo del Premio sul nostro Paese. Complimenti ai finalisti e un sentito ringraziamento alla Giuria per il loro prezioso impegno nella selezione delle opere, sempre fondamentale per garantire l'alto livello qualitativo che contraddistingue da sempre il Campiello. Il Premio, più che un semplice concorso, è un vero e proprio "progetto continuativo" che si sviluppa durante tutto l'anno attraverso iniziative e appuntamenti, grazie anche ai nostri partner e alle numerose collaborazioni. Ora entra nel vivo la competizione: la giuria popolare avrà l'ultima parola con un verdetto insindacabile, a dimostrazione dei valori di terzietà, indipendenza e trasparenza che da sempre ispirano il Premio Campiello".

Leopoldo Destro, presidente Confindustria Veneto Est, ha affermato: "Il Premio Campiello è il riferimento imprescindibile per la migliore cultura letteraria italiana e un esempio avanzato di progetto culturale, che parte dal nostro territorio veneto, di cui come Confindustria Veneto Est siamo orgogliosi di contribuire fin dalla sua fondazione. Dei libri, della lettura, oggi più che mai ne avvertiamo il bisogno - in questa stagione difficile nel mondo - dove riemergono tentazioni di scontri, contrapposizioni, guerre. La cultura è un lievito che può invece rigenerare il dialogo, i valori umani e con essi la pace e la crescita delle persone e delle comunità. Da questa premessa, il Premio Campiello in questi 62 anni ha creato ponti, promosso una virtuosa collaborazione pubblico - privato e favorito il coinvolgimento diretto del pubblico dei lettori che ne hanno sempre premiato le scelte. Siamo convinti che continuare ad investire nella cultura e nell’impresa è la chiave per il nostro futuro, fattore decisivo di democrazia, e di crescita per le future generazioni".

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Cultura

Maxxi, Raffaella Docimo farà le veci di Giuli e scatta il...

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Nel ventaglio di ipotesi l'ex presidente della Quadriennale di Roma Umberto Croppi e il direttore della Pinacoteca di Brera Angelo Crespi

Raffaella Docimo

Sarà Raffaella Docimo a fare le veci di presidente della Fondazione Maxxi, ruolo rivestito finora da Alessandro Giuli nominato ministro della Cultura in sostituzione del dimissionario Gennaro Sangiuliano.

Docimo - giornalista pubblicista, membro dell'associazione Amici del Maxxi dal 2016 e docente universitaria e recentemente candidata alle elezioni europee nelle liste di Fratelli d'Italia - è la consigliera anziana del Cda della Fondazione. Sarà lei a gestire il Maxxi dopo l'uscita di Giuli almeno fino alla nomina di un nuovo presidente. E probabilmente non sarà una parentesi breve. Da quanto apprende l'Adnkronos, al Mic travolto dal caso Sangiuliano hanno sul tavolo non poche questioni. A partire dall'organizzazione dell'imminente G7 della Cultura a Napoli.

Nel frattempo negli uffici di via del Collegio Romano è già scattato il toto-nomi. Identificare una figura che abbia le caratteristiche giuste per ricoprire il ruolo di presidente della Fondazione Maxxi, lasciata scoperta dal giornalista neo ministro, non è cosa facile. Lo scenario che si prospetta può avere due direzioni. Una è quella di proseguire sulla linea di una figura di intellettuale, come quella di Giuli. Ma c'è anche la possibilità che il ministero si orienti ora su una figura più 'manageriale', che lasci dunque la parte culturale al direttore artistico e punti maggiormente sull'aspetto di sviluppo economico dell'istituzione museale.

A quanto apprende l'Adnkronos, sono già al vaglio in queste ore diversi curriculum di manager con esperienza. Se però si proseguirà sulla linea della figura di un 'tecnico', sono diversi i nomi che potrebbero essere 'papabili' per guidare il Maxxi. Nel gioco del toto-nomi, uno potrebbe essere quello di Umberto Croppi, ex assessore capitolino alla Cultura della Giunta Alemanno ed ex presidente della Quadriennale di Roma fino al 2023. Piace anche il direttore della Pinacoteca di Brera, Angelo Crespi, docente e manager culturale di lungo corso, al quale a quel punto si chiederebbe di trasferirsi nella Capitale.

Nel frattempo, l'attività di ordinaria amministrazione della macchina museale del Maxxi verrà ora portata avanti da Raffaella Docimo e dallo staff del museo. "Gli uffici sono a pieno regime", rassicurano fonti interne alla Fondazione.

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Cultura

‘Il Milione’ di Marco Polo ritrovato,...

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L'eccezionale scoperta nella Biblioteca Diocesana Ludovico Jacobilli di Foligno

'Il Milione' di Marco Polo ritrovato, individuato nuovo manoscritto

Eccezionale ritrovamento in occasione dei 700 anni dalla morte di Marco Polo (1254-1324): nella Biblioteca Diocesana 'Ludovico Jacobilli' di Foligno (Perugia) è tornato alla luce un manoscritto del "Devisement dou monde/Milione" presente nei cataloghi ma ignoto agli studiosi (è assente da tutti i censimenti del "Milione") che risulta essere l'ultimo dei codici oggi noti in ordine di tempo del testo del grande viaggiatore veneziano (sono 145 raggruppati in diverse famiglie).

Il ritrovamento, che si inserisce nel più ampio lavoro sul "Milione" coordinato da Eugenio Burgio, Marina Buzzoni e Samuela Simion dell’Università Ca' Foscari di Venezia e Antonio Montefusco dell'Università di Nancy, riveste notevole interesse perché aggiunge nuove importanti informazioni riguardo alla trasmissione del testo e alle sue varie versioni.

Il manoscritto è conservato nella Biblioteca Diocesana di Foligno con segnatura "Jacobilli A.II.9" e trasmette la traduzione che gli studiosi chiamano VA, realizzata entro il primo quarto del Trecento nell'Italia nord-orientale. L'importanza di questa traduzione, spiegano i docenti universitari autori della scoperta, risiede soprattutto nell'ampiezza della sua diffusione: il testo di VA venne infatti sottoposto a numerose traduzioni, sia in latino che in volgare, tanto che gran parte dei manoscritti superstiti è, direttamente o indirettamente, una sua emanazione. Essa è quindi la versione in cui il libro di Marco Polo venne più letto e conosciuto in Europa.

La traduzione VA ebbe una prima circolazione in area emiliana e lombarda, anche se poco sappiamo dell’ambiente in cui venne prodotto. In questo manoscritto inoltre il traduttore non esita a tagliare informazioni eterodosse o scabrose, ciò suggerisce che provenga da un ambiente religioso.

Il manoscritto è stato segnalato da Fabio Soncin, dottorando del Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati dell'Università Ca' Foscari di Venezia (sotto la supervisione di Marina Buzzoni), che lo aveva visionato durante una visita a Foligno, mentre è il bibliotecario Ivan Petrini che dalla Biblioteca di Foligno ne ha dato una prima presentazione: manoscritto quattrocentesco, scritto da una sola mano in una minuscola umanistica, è un cartaceo di 110 carte, privo delle carte iniziali e di alcune carte interne. La sua origine e la sua storia sono oscure: fa parte dell'ampio corpus donato da Ludovico Jacobilli (1598-1664) alla biblioteca tra il 1662 e il 1664, ma non è chiaro dove e quando l’erudito folignate ne sia entrato in possesso.

Il professor Simion dell'Università Ca' Foscari, ha riconosciuto la traduzione VA nel codice e il suo lavoro di trascrizione ha già permesso di riconoscere le particolarità e l’importanza del ritrovamento. Solo nei prossimi mesi si potrà aggiungere qualche informazione sulla posizione del manoscritto all’interno della tradizione manoscritta del "Milione", in attesa di uno studio più ampio che sarà pubblicato su una delle riviste principali del settore.

Il ritrovamento avviene pochi giorni prima del convegno "Marco Polo, il libro e l'Asia. Prospettive di ricerca vent'anni dopo", organizzato dall'Università Ca' Foscari a Venezia (Auditorium Santa Margherita – Emanuele Severino), dall'11 al 14 settembre, iniziativa che rientra nel programma ufficiale delle celebrazioni per i 700 anni della morte dell'esploratore veneziano e sostenuta dal Comitato Nazionale, dal Ministero della Cultura, con il patrocinio di Rai Veneto e Rai Cultura.

Una sessione del convegno sarà dedicata all'edizione digitale dell'opera del grande viaggiatore. Tra le attività dell'anno dedicato a Marco Polo anche la pubblicazione della prima edizione digitale dell'opera di Marco Polo, resa disponibile agli studiosi di tutto il mondo e pubblicata da Edizioni Ca' Foscari in open access e open source.

L'ambiente digitale riesce a valorizzare molto meglio del libro cartaceo la mobilità intrinseca al testo trasmesso da tanti manoscritti, redatti in molte lingue diverse (almeno 11), che appartengono a tradizioni culturali differenti. Per questa edizione digitale sono state scelte 12 redazioni e una versione ulteriore del testo (Fr2) che vengono offerte in presentazione sinottica (ovvero affiancate le une alle altre). L'opera digitale, che segue gli standard di codifica internazionali, offre anche un testo critico unitario, in lingua inglese per facilitarne la diffusione sia presso la comunità degli studiosi sia presso il pubblico degli interessati. E’ completata da un glossario dei termini che hanno un importante valore culturale, in particolare i termini che designano persone, animali e cose legate all’Oriente, di mappe interattive dei luoghi toccati da Marco Polo nel suo lungo viaggio; di informazioni bibliografiche di potenziale interesse per il lettore.

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Cultura

Premio ‘Giuseppe Colalucci’, la cerimonia il 27...

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Il riconoscimento, giunto alla decima edizione, vuole ricordare la figura del giornalista, fondatore della storica testata 'Tifone' e grande cronista sportivo romano che dagli anni '50 agli '80 animò il panorama dell’informazione della Capitale

Premio 'Giuseppe Colalucci', la cerimonia il 27 settembre a Roma

Giunge alla decima edizione il 'Premio Giuseppe Colalucci', istituito per ricordare la figura del giornalista, storico fondatore del 'Tifone', e grande cronista sportivo romano che dagli anni '50 agli '80 animò fortemente il panorama dell’informazione della Capitale. Quest'anno la cerimonia di premiazione si terrà a Roma, venerdì 27 settembre alle 20.30, presso il circolo 'Antico Tiro a volo'.

Il Premio - ideato dal presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, Guido D'Ubaldo, con l'obiettivo di riscoprire lo spirito vivace dell’informazione sportiva e non - nlle precedenti edizioni ha premiato tante firme del giornalismo e affermati personaggi dello sport, della cultura, dello spettacolo, della politica italiana.

Fra i tanti premiati Roberto Gualtieri, Roberto Mancini, Mario Sconcerti, Gabriele Gravina, Sigfrido Ranucci, Edoardo Leo, Carlo Verdone, Antonello Venditti, Nicola Piovani, Massimo D’Alema, Zdenek Zeman, Carlo Paris, Fabrizio Roncone, Rocco Papaleo, Alessandro Roja, Deborah Serracchiani, Gianni Petrucci, Bruno Giordano, Aldo Cazzullo, Gianni Riotta, Massimo Martinelli, Stefano Barigelli, Gianni Togni, Roberto Mancini e Lorella Cuccarini.

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