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Trento migliore per qualità di vita degli anziani, Sondrio...

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Trento migliore per qualità di vita degli anziani, Sondrio per i bambini (che sono sempre meno)

Qual è la migliore provincia italiana in cui vivere? Con il benestare degli Jarabe de Palo, la risposta giusta è “Dipende”. Se pensiamo ai bambini Sondrio, Gorizia per i giovani e Trento per gli anziani, ricordando che in Italia un cittadino su quattro ha almeno 65 anni.

Le risposte arrivano dall’indice “La Qualità della vita di bambini, giovani e anziani” de Il Sole 24 Ore, giunto alla quarta edizione, e presentato in anteprima al Festival dell’Economia di Trento. Le classifiche elaborate misurano le risposte delle varie province italiane alle esigenze specifiche dei tre target generazionali più fragili e strategici, i servizi a loro rivolti e le loro condizioni di vita e di salute.

Tra i nuovi indicatori inseriti quest’anno nell’analisi del quotidiano ci sono gli utenti dei servizi sociali comunali e la partecipazione civile degli over 50, elaborato dal Centro Studi Tagliacarne, nell’indice dedicato agli anziani; le trasformazioni in contratti a tempo indeterminato di rapporti di lavoro in essere e l’imprenditorialità under 35 per l’indice dei giovani; il numero di progetti finanziati con fondi Pnrr nell’istruzione e i fruitori di servizi comunali all’infanzia per l’indice dei bambini.

Se per nell’indice climatico ha recuperato posizioni, il Mezzogiorno continua ad occupare le ultime posizioni per quanto riguarda il benessere territoriale, tanto che la stessa testata parla di “dinamiche ormai consolidate”. Oltre al Sud, l’indagine generazionale conferma performance medie, se non basse, nelle grandi aree metropolitane.

In generale, il report conferma che “l’Italia non è un Paese per giovani”.

Principali trend demografici

La notizia positiva è che tra i giovani si è riscontrato un lieve miglioramento delle condizioni. Quella negativa è che le nuove generazioni sembrano rimanere comunque bloccati e “con scarsa iniziativa”:

Diminuisce la disoccupazione giovanile (-6,9% nel 2023);
Cala il numero di matrimoni tra gli under 35 (-3,1% nel 2023);
Cala il rapporto tra canoni d’affitto e reddito probabilmente anche a causa delle iniziative contro il caro-affitti (-12,2% nel 2024);
Diminuiscono le imprese con titolari under 35 anni (-3,2% nel 2024).

Quest’ultimo dato dimostra come la crisi demografica del Paese si traduca anche in un calo “demografico” delle imprese italiane. Uscendo per un attimo dall’analisi generazionale, si nota una generale diminuzione delle aziende presenti nella penisola. Già nel secondo trimestre 2023, l’Istat certificava un calo del 3,7% provocato soprattutto dai fallimenti. Il dato diventa ancora più preoccupante se si considera che la crisi demografica delle imprese è più ampia della crisi della natalità, “L’entità del fenomeno non può che destare preoccupazione”, aveva detto il presidente di Confcommercio Mariano Bella commentando i dati Istat.

Il calo delle imprese è proporzionalmente maggiore rispetto al calo demografico anche perché non conta solo quante persone ci siano in uno Stato, ma la loro età. Una popolazione più anziana genera meno consumi e, al tempo stesso, non costituisce domanda di lavoro.

La crisi demografica produce effetti anche sulle tipologie di attività operanti in Italia. L’analisi de Il Sole 24 Ore registra infatti:

-2.9% per gli esercizi commerciali legati al divertimento;
-2,61% i pediatri presenti in Italia (17.257 nel 2023 a 16.806 nel 2024);
+1,5% i geriatri;
Sale ancora l’età media al parto, che nel 2023 arriva a 32,5 anni (+0,3% rispetto al 2022).

Sondrio al top per i bambini

Nell’ultima edizione dell’indice della Qualità della vita dei bambini primeggia la provincia di Sondrio, che fa un significativo balzo in avanti rispetto al 2022. Questo miglioramento è attribuibile anche all’introduzione di nuovi indicatori che hanno premiato la provincia valtellinese.

In particolare, Sondrio eccelle negli indicatori che misurano la competenza numerica e alfabetica, con basse percentuali di bambini con difficoltà in queste aree, e nell’indice “Sport e bambini”, che riflette una buona disponibilità di strutture sportive per i più giovani.

Sul podio dell’indice troviamo anche Ravenna e Trieste, con Gorizia a ridosso delle prime posizioni. Gorizia, infatti, emerge come la provincia che garantisce il maggiore benessere ai giovani, seguita da Ravenna e da Forlì-Cesena. La top 10 di questo indice è dominata dalle province emiliane e romagnole: oltre a Ravenna e Forlì-Cesena, troviamo anche Ferrara e Piacenza, che confermano le loro positive performance delle edizioni precedenti.

Trento al top per gli anziani

Trento si conferma al vertice per la qualità della vita degli anziani, con una classifica che vede una forte presenza delle province del Nord Italia. In generale, per gli over 65 dominano Trentino-Alto Adige, Lombardia e Veneto che occupano le prime posizioni. In particolare, tre province lombarde – Como (2° posto), Cremona (3° posto) e Lodi – e quattro venete – Treviso, Vicenza, Padova e Verona – si distinguono per le loro eccellenti condizioni di vita per gli anziani. Oltre a Trento, figura nella top ten anche la provincia di Bolzano.

I trend generazionali

Come più volte analizzato su queste pagine il calo demografico unito alla maggiore aspettativa di vita sta generando un costante aumento dell’età media in Italia. Particolarmente preoccupante è quanto si osserva al Sud dove nonostante il calo della popolazione totale, aumenterà il numero totale (e non la percentuale) di anziani.
Secondo le previsioni Istat, nelle regioni meridionali gli over 65 passeranno dagli attuali 4,61 milioni ai 5,27 milioni del 2032. Restando al meridione, i giovani (15-39 anni) passeranno dagli attuali 5,4 milioni ai 4,8 milioni del 2032. Quindi, nel giro di otto anni, secondo le previsioni dell’Istituto nazionale di statistica, al Sud ci saranno più over 65 che persone nella fascia 15-39 anni.

E al Nord Italia? Anche nelle regioni meridionali si registrerà un invecchiamento della popolazione: gli anziani passeranno dagli attuali 6,69 milioni ai 7,63 milioni del 2032, mentre i giovani passeranno dagli attuali 6,97 milioni ai 7,2 milioni attesi tra otto anni. Anche in questo caso ci saranno più over 65 che persone nella fascia 15-39 anni, con le annesse ricadute economiche e di welfare.

Sul punto va segnalato che nonostante continui la migrazione interna dal Sud e dalle interne al Nord e ai grandi centri, si registra uno scarso benessere dei giovani nelle grandi città. Ad eccezione di Bologna (14° posto) e Firenze (33ª), le grandi città italiane si posizionano tutte da metà classifica in giù, con Milano 45ª in forte ascesa rispetto al 2022. Bari, Catania, Napoli, Palermo e Roma registrano i punteggi peggiori.
Insomma, nelle grandi città ci saranno più giovani, ma spesso i giovani nelle grandi città ci stanno peggio.

Nelle regioni del Centro Italia si prevede un lieve aumento della popolazione giovanile, dai 3,05 milioni del 2024 ai 3,08 attesi nel 2032. L’aumento degli anziani sarà comunque più accentuato con quasi mezzo milione di over 65 in più (3 milioni nel 2024, 3,41 milioni attesi nel 2032).

Se si passa ad analizzare i bambini, l’allarme arancione diventa rosso. Nel decennio 2022-2032 gli abitanti nella fascia 0-14 caleranno del 16,2% (-2,2% i giovani, +16% gli anziani). Il calo della natalità, già vicina al minimo storico, interesserà in maniera quasi omogenea tutta la penisola e gli italiani entro i 14 anni passeranno dagli 7.187.973 attuali agli 6.275.345.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Il potere terapeutico del bacio: una pratica che fa bene...

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Il 6 luglio si celebra la Giornata Internazionale del Bacio, un’occasione che va oltre il romanticismo e le ricorrenze commerciali. Dietro questo gesto semplice e apparentemente scontato si nasconde un mondo di significati culturali, storici e benefici per la salute mentale e fisica. Ecco alcuni aspetti meno noti e più curiosi che potrebbero rendere questa giornata un po’ più interessante.

Origini antiche e significati culturali

Il bacio ha radici antiche e diverse interpretazioni culturali, riflettendo la ricca varietà di significati attribuiti a questo gesto universale. In molte culture, il bacio è molto più di una semplice manifestazione di affetto romantico; può rappresentare un saluto, un simbolo di rispetto o persino un atto di adorazione.

Il bacio nell’antica Roma

Gli antichi romani avevano una comprensione sofisticata del bacio, distinguendo tra tre tipi principali: il “basium” era un bacio tra amici, un segno di affetto e amicizia, l’”osculum” era un bacio formale, spesso usato come saluto tra conoscenti o in contesti pubblici, e il “suavium”, il bacio passionale, era riservato agli amanti.

Il bacio nell’antica India

In India, il bacio ha una storia altrettanto affascinante. Nei testi antichi come il Kāma Sūtra, il bacio è descritto non solo come un’arte sensuale ma anche come una forma di connessione spirituale. Il Kāma Sūtra offre dettagliate istruzioni su diversi tipi di baci e su come utilizzarli per intensificare l’intimità e il piacere tra i partner; un approccio inteso non solo come atto fisico, ma come elemento di una pratica più ampia di amore e spiritualità.

Il bacio in Giappone

In Giappone, la percezione del bacio è stata tradizionalmente più riservata. Il bacio in pubblico è stato considerato inappropriato fino a tempi relativamente recenti, riflettendo una concezione più contenuta dell’affetto. Questo riserbo pubblico è in contrasto con le pratiche private, dove il bacio è stato sempre riconosciuto come un gesto intimo e personale. La cultura giapponese valorizza molto la privacy e il rispetto reciproco, elementi che influenzano profondamente il modo in cui l’affetto viene espresso.

Altre culture

In molte altre culture, il bacio ha significati variegati. Ad esempio, nelle culture europee, il bacio sulle guance è un saluto comune che esprime amicizia e affetto. In alcune culture africane e asiatiche, invece, il bacio può essere sostituito da altri gesti, come sfiorarsi il naso o le mani, per mostrare rispetto e affetto senza l’uso diretto delle labbra.

I benefici insospettabili del bacio

Il bacio, oltre ad essere un gesto d’affetto, nasconde numerosi benefici insospettabili per la salute mentale e fisica, come dimostrato da uno studio pubblicato sulla rivista Nature Human Behaviour.

Bruciare calorie

Un bacio appassionato può bruciare da 2 a 6 calorie al minuto. Sebbene questo possa sembrare insignificante, si somma considerevolmente nel tempo. Per esempio, una sessione di 20 minuti di baci appassionati può consumare fino a 120 calorie, l’equivalente di una breve camminata. Questo effetto, sebbene modesto, rappresenta un modo piacevole e coinvolgente per incrementare il dispendio energetico quotidiano.

Azione antidolorifica

Durante il bacio, il nostro corpo rilascia endorfine, neuropeptidi che agiscono come analgesici naturali. Le endorfine riducono la percezione del dolore, promuovendo una sensazione di benessere generale. Questo effetto antidolorifico è particolarmente utile per alleviare piccoli dolori quotidiani, come il mal di testa. La produzione di endorfine è un meccanismo biologico che migliora la resilienza contro lo stress fisico e mentale, rendendo il bacio un efficace rimedio naturale.

Ormoni della felicità

Oltre alle endorfine, il bacio stimola la produzione di dopamina, un neurotrasmettitore strettamente associato al piacere e alla motivazione. La dopamina gioca un ruolo cruciale nel sistema di ricompensa del cervello, incentivando comportamenti che portano piacere e soddisfazione. Questo spiega perché baciarsi ci fa sentire così bene, migliorando l’umore e rafforzando i legami affettivi. Lo studio pubblicato su Nature Human Behaviour ha evidenziato che il contatto fisico, incluso il bacio, è particolarmente efficace nel ridurre i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Una riduzione dei livelli di cortisolo comporta una diminuzione dell’ansia e una sensazione di calma e relax.

Lo studio ha analizzato 137 studi in una meta-analisi e 75 studi aggiuntivi in una revisione sistematica, coinvolgendo un totale di 12.966 individui. I risultati hanno mostrato che le interazioni di contatto sono particolarmente efficaci nel regolare i livelli di cortisolo, aumentare il peso nei neonati e ridurre il dolore. Inoltre, il contatto fisico riduce significativamente i sentimenti di depressione e l’ansia sia temporanea che stabile.

Altri aspetti curiosi

Oltre ai ben noti benefici psicologici e fisici, il bacio nasconde altri aspetti curiosi e insospettabili che meritano di essere esplorati. Questi effetti vanno ben oltre il semplice piacere momentaneo e abbracciano una serie di vantaggi che possono influenzare positivamente vari aspetti della nostra vita quotidiana. Dal rafforzamento dei legami affettivi al miglioramento della salute dentale, il bacio si rivela un gesto dai molteplici benefici, sorprendendo con le sue proprietà inaspettate.

Rafforzamento dei legami affettivi

Baciarsi regolarmente può aiutare a rafforzare i legami affettivi tra le persone. Il contatto fisico, incluso il bacio, promuove la produzione di ossitocina, spesso chiamata “ormone dell’amore”. L’ossitocina è un neuropeptide che gioca un ruolo cruciale nel promuovere i legami sociali e i sentimenti di attaccamento e fiducia. Questo ormone è particolarmente importante nelle relazioni di coppia, poiché favorisce la coesione e la stabilità emotiva. Durante il bacio, l’ossitocina aiuta a ridurre i livelli di stress e a migliorare l’umore, creando un senso di benessere e connessione. Inoltre, la presenza di ossitocina può aumentare la capacità di empatia e di comprensione reciproca, rendendo le relazioni più profonde e significative.

Miglioramento della salute dentale

Il bacio non è solo un gesto d’amore, ma può anche avere benefici sorprendenti per la salute dentale. La saliva prodotta durante un bacio aiuta a rimuovere i residui di cibo dai denti, riducendo il rischio di carie e malattie gengivali. Questo perché la saliva contiene sostanze antibatteriche che possono aiutare a combattere i batteri nocivi nella bocca. Inoltre, l’aumento della produzione di saliva durante un bacio aiuta a mantenere la bocca umida e a bilanciare i livelli di acidità, proteggendo così lo smalto dei denti. Un bacio appassionato stimola il flusso di saliva, che può contribuire a neutralizzare gli acidi prodotti dai batteri nella placca dentale, prevenendo così l’erosione dello smalto e le carie.

Sviluppo della capacità di comunicazione non verbale

Un altro aspetto curioso del bacio è il suo ruolo nello sviluppo della capacità di comunicazione non verbale. I baci trasmettono emozioni e sentimenti senza l’uso di parole, permettendo una connessione più profonda e immediata tra le persone. Questa forma di comunicazione può rafforzare l’intimità e la comprensione reciproca, creando un legame emotivo più forte. La capacità di interpretare e rispondere ai segnali non verbali è fondamentale nelle relazioni interpersonali e il bacio è uno degli strumenti più potenti in questo ambito.

Esplorare la Giornata Internazionale del Bacio da queste prospettive meno note ci permette di apprezzare la profondità e la complessità di questo semplice gesto. Dal rafforzamento dei legami affettivi al miglioramento della salute dentale, il bacio offre una gamma di benefici che vanno oltre l’ovvio. Questi aspetti curiosi e insospettabili rendono il bacio non solo un simbolo d’amore, ma anche un importante contributo al nostro benessere fisico ed emotivo.

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Aspettativa di vita in aumento, ma qualità della vita in...

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L’aspettativa di vita globale è destinata a salire vertiginosamente. Gli uomini vedranno un incremento di 4,9 anni, mentre per le donne l’aumento sarà di 4,2 anni tra il 2022 e il 2050. Lo rivela il Global Burden of Disease Study (GBD) 2021, nel suo studio, pubblicato su The Lancet, effettuato con l’obiettivo di quantificare le tendenze sanitarie. Queste previsioni sono basate su un’analisi dettagliata dei dati di salute provenienti da 204 paesi e territori.

Crescita dell’aspettativa di vita

Il balzo significativo dell’aumento della prospettiva di via indica un miglioramento complessivo delle condizioni di salute a livello mondiale. Questo incremento sarà particolarmente pronunciato nei paesi con aspettative di vita attualmente inferiori, contribuendo a ridurre le disuguaglianze sanitarie tra diverse regioni geografiche.

Le cause di questo miglioramento sono molteplici e includono l’adozione di misure di sanità pubblica efficaci che hanno ridotto la mortalità per malattie cardiovascolari, Covid-19, e un ampio spettro di malattie trasmissibili, materne, neonatali e nutrizionali. Inoltre, il miglioramento delle infrastrutture sanitarie, l’aumento dell’accesso alle cure mediche di qualità e l’implementazione di programmi di prevenzione hanno giocato un ruolo cruciale.

Un altro fattore determinante è stato il progresso nella lotta contro le malattie infettive. La distribuzione globale di vaccini, i miglioramenti nella gestione delle emergenze sanitarie e l’adozione di pratiche igieniche più rigorose hanno contribuito a ridurre la diffusione e la mortalità di molte malattie infettive. Anche la gestione efficace delle malattie croniche non trasmissibili come il diabete, le malattie respiratorie croniche e il cancro ha contribuito significativamente al prolungamento della vita.

Il Dr. Chris Murray, presidente delle Scienze Metriche della Salute all’Università di Washington e direttore dell’Istituto per la Misurazione e la Valutazione della Salute (IHME), ha sottolineato che, nonostante le persistenti disuguaglianze sanitarie tra le regioni a basso e alto reddito, il divario nell’aspettativa di vita sta diminuendo. Questo è un segnale positivo che indica una convergenza globale verso una maggiore longevità.

Tuttavia, è importante notare che l’aumento dell’aspettativa di vita non è esente da sfide. Mentre più persone vivranno più a lungo, si prevede anche un aumento degli anni vissuti in condizioni di salute non ottimali. Questo spostamento comporta un passaggio da anni di vita persi ad anni vissuti con disabilità, il che evidenzia la necessità di affrontare non solo la durata della vita, ma anche la qualità della vita stessa.

Il passaggio dalle malattie trasmissibili alle non trasmissibili

Lo studio evidenzia anche un cambiamento continuo del carico di malattia dalle malattie trasmissibili alle malattie non trasmissibili, come le malattie cardiovascolari, il cancro, la broncopneumopatia cronica ostruttiva e il diabete. Questo passaggio è il risultato di miglioramenti significativi nella prevenzione e nel trattamento delle malattie infettive, che hanno ridotto la loro prevalenza e gravità. Tuttavia, l’aumento dell’aspettativa di vita e le trasformazioni nello stile di vita hanno portato a un incremento delle malattie non trasmissibili, le quali richiedono un approccio sanitario diverso e più complesso.

Fattori di rischio associati alle malattie non trasmissibili, come l’obesità, l’ipertensione, una dieta non ottimale e il fumo, avranno il maggiore impatto sul carico di malattia della prossima generazione. L’urbanizzazione crescente, i cambiamenti nelle abitudini alimentari, l’aumento della sedentarietà e l’invecchiamento della popolazione sono tutti elementi che contribuiscono all’aumento delle malattie non trasmissibili. Questo spostamento comporta un’importante sfida per i sistemi sanitari globali, che devono adattarsi a una nuova realtà in cui la gestione delle malattie croniche e la promozione di stili di vita sani diventano prioritarie.

Per affrontare efficacemente il carico crescente delle malattie non trasmissibili, sono necessarie politiche sanitarie mirate che promuovano la prevenzione e la gestione dei fattori di rischio. Interventi come la riduzione del consumo di tabacco, la promozione di diete equilibrate e di attività fisica regolare, e il miglioramento dell’accesso a cure mediche di qualità per condizioni croniche, possono contribuire a ridurre l’impatto delle malattie non trasmissibili. In questo contesto, è fondamentale un approccio integrato che coinvolga non solo il settore sanitario, ma anche politiche educative, urbane e alimentari, per creare ambienti favorevoli a uno stile di vita sano e sostenibile.

Proiezioni di salute globale

L’aspettativa di vita globale è prevista aumentare da 73,6 anni nel 2022 a 78,1 anni nel 2050, registrando un incremento di 4,5 anni. Tuttavia, la speranza di vita in buona salute mostrerà un aumento più modesto, passando da 64,8 anni nel 2022 a 67,4 anni nel 2050, con un guadagno di soli 2,6 anni.

Le proiezioni indicano che la gestione delle malattie croniche non trasmissibili diventerà una priorità sempre più critica, con un impatto crescente sul carico di malattia globale. Di conseguenza, l’attenzione si sposterà dal semplice aumento della durata della vita alla promozione di una vita sana e attiva.

La ricerca evidenzia inoltre che, mentre i tassi di mortalità per molte malattie infettive e carenze nutrizionali continuano a diminuire grazie ai progressi nella sanità pubblica, il carico delle malattie si sta gradualmente spostando verso condizioni croniche e disabilità. Questo cambiamento richiederà una nuova strategia globale che integri prevenzione, trattamento e gestione delle malattie croniche non trasmissibili, nonché un rafforzamento dei sistemi sanitari per affrontare le crescenti esigenze di una popolazione in invecchiamento. Infine, le proiezioni mostrano che, pur con un miglioramento complessivo delle condizioni di salute, esisteranno ancora disparità significative tra diverse regioni del mondo.

Riduzione del carico di malattia globale

Secondo il dottor Stein Emil Vollset, primo autore dello studio e leader dell’Unità Collaborativa GBD presso l’Istituto Norvegese di Sanità Pubblica, “gli effetti previsti a livello globale sono più forti nello scenario ‘Miglioramento dei Rischi Comportamentali e Metabolici’, con una riduzione del carico di malattia del 13,3% nel 2050 rispetto allo scenario ‘di riferimento’”. Questo scenario si focalizza sulla mitigazione dei principali fattori di rischio legati alle malattie non trasmissibili, come l’obesità, l’ipertensione, la dieta non ottimale e il fumo. La riduzione del carico di malattia rappresenta una misura combinata degli anni di vita persi a causa di morte prematura e degli anni vissuti con disabilità, offrendo una visione completa dell’impatto delle malattie sulla popolazione.

Le politiche di intervento mirate a migliorare i comportamenti e i rischi metabolici hanno dimostrato di avere un impatto significativo, riducendo non solo la prevalenza delle malattie non trasmissibili ma anche migliorando la qualità della vita e l’aspettativa di vita sana. Inoltre, l’adozione di politiche sanitarie proattive può portare a un miglioramento significativo della salute globale. Ad esempio, campagne di sensibilizzazione e educazione sanitaria, l’accesso a cure preventive e trattamenti efficaci, e l’implementazione di regolamenti più rigidi contro i comportamenti dannosi sono strategie che possono contribuire a questa riduzione del carico di malattia.

La ricerca evidenzia l’importanza di un approccio integrato e multisettoriale per affrontare le sfide sanitarie globali. Le collaborazioni tra governi, organizzazioni sanitarie e comunità locali sono essenziali per sviluppare e implementare interventi efficaci.

Scenari alternativi

Gli autori dello studio hanno analizzato vari scenari alternativi per confrontare i possibili risultati di salute se diverse misure di sanità pubblica potessero eliminare l’esposizione a diversi gruppi di fattori di rischio entro il 2050. I tre scenari principali analizzati sono:

ambiente più sicuro: prevede la riduzione delle esposizioni ambientali nocive, come l’inquinamento dell’aria e l’esposizione a sostanze chimiche pericolose;
miglioramento della nutrizione infantile e vaccinazione: l’accento è posto sul miglioramento della nutrizione nei bambini e sull’aumento della copertura vaccinale;
miglioramento dei rischi comportamentali e metabolici: mira a ridurre i fattori di rischio come il fumo, l’obesità e la pressione alta con interventi che promuovono stili di vita più sani.

Vollset ha osservato che lo scenario con il maggiore impatto globale sulla riduzione del carico di malattia (misurato in anni di vita persi per disabilità e morte prematura, o riduzione del carico di malattia) è quello del miglioramento dei rischi comportamentali e metabolici. Questo scenario prevede una riduzione del 13,3% del carico di malattia nel 2050 rispetto allo scenario di riferimento. Tuttavia, anche gli altri scenari mostrano riduzioni significative del carico di malattia, dimostrando la necessità di progressi continui e risorse dedicate in queste aree cruciali.

La combinazione di questi scenari offre una visione ottimistica delle possibilità di miglioramento della salute globale attraverso interventi mirati e coordinati, sottolineando l’importanza di politiche sanitarie proactive e basate su evidenze.

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Giornata del bikini, storia e origini di un’icona della moda

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Il bikini compie 78 anni. L’iconico costume da bagno, oggi tra i più indossati al mondo, ha una storia e origini lontane e nel corso degli anni ha assunto significati via via sempre diversi. Dalla voglia di emancipazione delle donne, sempre “costrette” a coprirsi per il buon costume, fino alla denominazione che richiama un ordigno esploso sulle isole Marshall durante la Seconda guerra mondiale: ecco come è evoluto e come si è trasformato questo capo di abbigliamento.

La nascita del bikini da spiaggia

Louis Reard e Jacob Heim sono i due stilisti francesi ai quali si attribuisce la paternità del bikini. Decisero di chiamare questo capo di abbigliamento che gettarono in passerella, come gli ordigni nucleari che fecero esplodere l’atollo ‘Bikini’ nel Pacifico. Un corpo seminudo, rispetto agli standard precedenti, creò non poco scalpore e a indossarlo fu una spogliarellista del Casinò di Parigi, perché nessuna modella volle assecondare la follia degli stilisti.

Da quel momento in poi, però, le donne non l’hanno voluto più togliere e, tra sfilate di moda e attrici al cinema, questo indumento è diventato una vera e propria icona di stile al mare.

Storia del bikini

Il bikini, però, non nasce negli anni Quaranta, ma ha origini ben più antiche. Già presente nei mosaici del III secolo dopo Cristo, l’usanza di indossare un “due pezzi” serviva alle atlete per coprire le zone intime durante le competizioni agonistiche.

Prima di vederlo sulle spiagge mondiali sono trascorsi secoli e sono stati abbattuti divieti e pregiudizi. Prima fu proibito in Spagna, Portogallo e in Italia. Poi il Vaticano lo descrisse come un indumento “peccaminoso” e solo quando le dive degli anni Cinquanta lo indossarono nelle pellicole cinematografiche, fu “liberalizzato”.

Lucia Bosè, nel 1947, lo indossò durante Miss Italia al posto del costume intero, facendolo divenire l’indumento prediletto dal concorso di bellezza. Così come, Brigitte Bardot, in “E Dio creò la donna” (1957) lo indossò con nonchalance. E poi Ursula Andress, uscì dall’acqua in bikini in “Agente 007. Licenza di uccidere” consacrandolo come l’indumento da spiaggia perfetto.

Nel corso degli anni, però, dopo questa prima emancipazione femminile, il bikini è diventata l’ossessione delle donne alle porte dell’estate e della prova costume, tanto da ribattezzare quest’ansia “Bikini blues”.

Bikini blues

Dimagrire per entrare nel bikini, senza pancia o cellulite, ha preso il posto della forza e del potere seduttivo che questo capo di abbigliamento ha rappresentato per oltre un secolo. Bikini blues è il termine coniato per indicare proprio la paura di non essere pronti alla prova costume e dover rimandare all’estate successiva l’indossare l’indumento, prediligendo costumi interi o stoffe coprenti.

Secondo uno studio di MioDottore, il Bikini Blues colpisce il 45% degli italiani, di cui il 60% interessa le persone di sesso femminile, sottoposte maggiormente a giudizio per canoni estetici che non sempre rispecchiano il rapporto tra estetica e salute. Percentuali che non stupiscono se si considera che per l’89% degli italiani l’aspetto esteriore rappresenta un aspetto importante e che meno della metà apprezza i suoi connotati fisici.

La piattaforma di psicologi e psicoterapeuti online, invece, ha sottolineato che negli anni si è andata creando una “Sindrome da Bikini”. Quest’ultima riflette una “condizione psicologica diffusa caratterizzata da una forte ansia per l’apparenza fisica, specialmente in contesti in cui il corpo è esposto, come in spiaggia o in piscina. Gli effetti psicologici possono essere significativi: aumentano l’insicurezza e l’autocritica, alimentando un ciclo di stress e insoddisfazione legata al proprio corpo. Questo può manifestarsi in diversi problemi di salute mentale, tra cui disturbi alimentari, depressione, ansia sociale”.

Il consiglio? Ignorare le critiche, accettare i propri difetti estetici in quanto peculiari e personali e non cedere alla retorica del “se vuoi dimagrire basta volerlo sul serio”. Ogni corpo riflette spesso lo stato della propria mente ed è sufficiente prendersi cura di entrambi attraverso una corretta alimentazione, sport e ricercare ciò che vada meglio per il proprio benessere mentale. In caso di difficoltà, rivolgersi a esperti nei vari settori è la cosa più utile.

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