Egitto: "Segnali su ok Hamas a proposta Usa". Ma Netanyahu frena: "Tregua solo per liberare ostaggi, poi ne discuteremo". Idf: "Morti altri quattro ostaggi, indagheremo"
"Stiamo lavorando per un accordo di cessate il fuoco e ostaggi che consentirebbe agli Stati Uniti e ai nostri partner di iniziare il lavoro per ricostruire case, scuole e ospedali a Gaza per aiutare a riparare le comunità distrutte nel caos della guerra. Questo accordo deve essere concluso". Così, su 'X', il presidente Usa Joe Biden nel giorno in cui si aprono spiragli per una tregua nel conflitto.
Secondo quanto ha affermato oggi il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry, infatti, "le prime dichiarazioni di Hamas indicano che ha accettato positivamente il piano" Usa per una tregua "e ora aspettiamo la risposta israeliana". "Ci rivolgiamo ad entrambe le parti affinché accettino le proposte di cessate il fuoco", ha aggiunto.
Netanyahu frena
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha tuttavia affermato di ''non essere d'accordo con la fine della guerra'' nella Striscia, sottolineando che "il piano presentato da Biden è parziale" e "non accurato", con alcuni "gap" rispetto alla proposta di Israele. Intervenendo davanti ai membri del comitato per gli affari esteri e la sicurezza della Knesset, Netanyahu ha sottolineato che ''la guerra verrà fermata allo scopo di restituire gli ostaggi e poi discuteremo".
Netanyahu oggi ha invitato il Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir a un incontro a seguito della sua minaccia di far cadere il governo sulla nuova proposta di accordo sul rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco. Secondo il quotidiano Israel Hayom, il premier gli ha mostrato la bozza della proposta che, secondo questa fonte, non contiene una clausola che obblighi Israele a porre fine ai combattimenti. Netanyahu intende dimostrare al ministro che non si tratta di un "accordo irresponsabile". Ben Gvir e il collega ministro Bezalel Smotrich hanno dichiarato che lasceranno la coalizione se si procederà con l'accordo. Lo riporta il 'Times of Israel'.
"Una rete di sicurezza politica" per il governo di Netanyahu è stata offerta poi dal leader dell'opposizione, Yair Lapid, che oggi è tornato a insistere sulla necessità che Israele accetti l'accordo. "Ho offerto di dare a Netanyahu una rete di sicurezza politica per portare a termine l'accordo", ha dichiarato Lapid durante un'audizione alla Knesset, secondo quanto riporta il Times of Israel. Il leader dell'opposizione ha sottolineato che i due ministri Ben Gvir e Smotrich, contrari all'intesa e che hanno minacciato di far cadere il governo nel caso Netanyahu accetti, "non possono impedire" agli ostaggi di tornare a casa. "Stanno morendo lì - ha proseguito Lapid - Ci sarà tempo per eliminare Sinwar e Deif (due leader di Hamas, ndr), ci sarà tempo per eliminare Hamas, ma non c'è più tempo per gli ostaggi". "Il governo israeliano oggi dovrebbe inviare una delegazione al Cairo per finalizzare gli ultimi dettagli e riportare a casa gli uomini, le giovani donne, gli anziani e i soldati imprigionati nei tunnel", ha concluso Lapid.
Morti altri 4 ostaggi di Hamas, Israele annuncia indagine
L'esercito israeliano indagherà a fondo sulle circostanze della morte degli ostaggi Chaim Peri, Amiram Cooper, Yoram Metzger e Nadav Popplewell. Lo ha detto il portavoce dell'Idf, il contrammiraglio Daniel Hagari. "Stimiamo che i quattro siano stati uccisi insieme, nella zona di Khan Younis, diversi mesi fa, mentre erano trattenuti dai terroristi di Hamas e mentre le forze dell'Idf operavano nella città", ha aggiunto Hagari in una conferenza stampa.
“So che sorgeranno domande difficili riguardo alle circostanze della morte… stiamo effettuando indagini approfondite, valutando tutte le possibilità, e presenteremo i risultati il più presto possibile, prima alle famiglie e poi ai pubblico. Presenteremo i risultati in modo trasparente, come abbiamo fatto finora”, ha dichiarato Hagari.
Nuovi raid Israele su Khan Younis e Rafah
Raid israeliani sulla Striscia di Gaza hanno intanto provocato la morte di 22 persone: la denuncia arriva dall'agenzia di stampa palestinese Wafa, che parla di 12 morti negli attacchi la notte scorsa su Khan Younis e Rafah e dieci vittime di raid sferrati dalle forze israeliane contro i campi profughi di Nuseirat e Bureij, nella parte centrale della Striscia.
E' salito a 36.479 il numero dei palestinesi che sono stati uccisi nella Striscia di Gaza da quando è iniziata la rappresaglia israeliana per l'attacco subito da Hamas lo scorso 7 ottobre. Lo rende noto il ministero della Sanità di Gaza City spiegando che solo nelle ultime 24 ore si contano 40 morti. Sono invece 82.777 i palestinesi rimasti feriti, di cui 150 nelle ultime 24 ore, secondo quanto riporta il ministero.
Israele apre ad accordo su ostaggi
Israele ha aperto ieri al piano di Joe Biden per una tregua. Il consigliere per la politica estera di Benjamin Netanyahu, Ophir Falk, conferma che hanno accettato la cornice dell'accordo, anche se "ci sono molti dettagli da risolvere". "Abbiamo accettato l'accordo, non è un buon accordo ma vogliamo veramente che gli ostaggi vengano tutti rilasciati", ha detto in un'intervista al Sunday Times. "Le condizioni israeliane", compreso "il rilascio degli ostaggi e la distruzione di Hamas come organizzazione terroristica", non sono cambiate.
Blinken parla con Gallant e Gantz
Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha telefonato al Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e al Ministro senza portafoglio israeliano Benny Gantz e ha lodato "la disponibilità di Israele a concludere un accordo e ha affermato che spetta ad Hamas accettare", sottolineando che l'accordo porterebbe al progresso degli "interessi di sicurezza a lungo termine di Israele". Ha inoltre ribadito il "ferreo impegno" degli Stati Uniti nei confronti della sicurezza di Israele.
Gallant, da parte sua ha ribadito a Blinken "l'impegno di Israele a smantellare Hamas come autorità governativa e militare" e ha chiesto di "identificare e consentire la nascita di un governo alternativo a Gaza". Gallant ha quindi sottolineato che Israele non porrà fine all'offensiva contro Gaza fino a quando non saranno liberati gli ostaggi e non sarà allentata la morsa del gruppo islamista sull'enclave, che controlla dal 2007.
Identificati i resti del 35enne Yehud, inizialmente ritenuto prigioniero a Gaza
Dolev Yehud, 35 anni, che si riteneva fosse ostaggio di Hamas nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre, è stato dichiarato morto dopo che il suo corpo è stato identificato in Israele. A dichiararlo è stato l'esercito israeliano, citato dal 'Times of Israel'. Yehud, del kibbutz Nir Oz al confine con Gaza, era un medico volontario del Magen David Adom e di United Hatzala. La mattina del 7 ottobre ha lasciato la sua abitazione per andare a prestare soccorso alle vittime dell'attacco di Hamas, ed è stato ucciso.
Inizialmente, l'IDF riteneva che Yehud fosse stato rapito, anche se nel corso della guerra non ci sono state indicazioni da Gaza sulla sua presenza nella Striscia. Nuovi test scientifici di identificazione, abbinati alle informazioni sul luogo di ritrovamento dei resti, hanno confermato che un corpo precedentemente non identificato apparteneva a Yehud. Dolev era sposato e aveva quattro figli; sua moglie, Sigal, ha dato alla luce il quarto figlio mentre si pensava fosse tenuto prigioniero. Sua sorella, Arbel Yehud, 28 anni, è ancora prigioniera del gruppo terroristico a Gaza.
Esteri
Ucraina-Russia, Zelensky: “Guerra può finire nel...
Il presidente ucraino e l'incognita della nuova amministrazione Usa: "Voglio sentire le proposte di Trump"
L'Ucraina punta su Donald Trump per chiudere la guerra con la Russia nel 2025. Mentre Vladimir Putin spaventa l'Europa con il nuovo missile Oreshnik che "può colpire ovunque" nel Vecchio Continente, Kiev attende l'insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti per una svolta negoziale che apra la strada alla pace. Trump, com'è noto, da mesi si dice convinto di poter portare Ucraina e Russia al tavolo per una rapida intesa.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky continua a dirsi fiducioso che la guerra con la Russia possa finire nel 2025 e che "a gennaio avremo un piano", ribadisceai media stranieri a margine della terza conferenza internazionale 'Grain from Ukraine'.
Cosa ha detto Zelensky
"Per quanto riguarda il momento in cui la guerra finirà... finirà quando la Russia deciderà di farla finire. Quando gli Stati Uniti assumeranno una posizione più forte. Quando il Sud globale si schiererà con l'Ucraina e a favore della fine della guerra", dice Zelensky, sottolineando di essere fiducioso che questi sviluppi si verificheranno prima o poi e che verranno prese delle decisioni.
"Sarà un percorso difficile, ma sono convinto che abbiamo tutte le possibilità di raggiungere questo obiettivo l'anno prossimo - afferna - capiamo che la Russia non sarà d'accordo con tutti questi passi, ma c'è la Carta delle Nazioni Unite e tutte le nostre azioni si basano su di essa. Speriamo che siano sostenute dai nostri partner".
"Voglio sentire le proposte di Trump"
L'incognita maggiore per Zelensky - e allo stesso tempo la principale speranza - è la nuova amministrazione Usa. È necessario ascoltare le proposte d Trump sul piano per porre fine al conflitto. "Siamo aperti - dice Zelensky -; lo dirò ancora una volta, e tra l'altro, ai leader dei paesi africani, asiatici e arabi... Siamo pronti a vedere le loro proposte. Voglio anche vedere quelle del nuovo presidente degli Stati Uniti d'America. Penso che avremo queste proposte a gennaio e che avremo un piano per porre fine a questa guerra".
"Sono sicuro che l'anno prossimo avremo tutte le possibilità di porre fine alla guerra - aggiunge il presidente ucraino - Ci sono passi appropriati per questo... Comprendiamo che la Russia non farà tutti questi passi. Ma esiste una carta delle Nazioni Unite e tutti i nostri passi basati sulla Carta delle Nazioni Unite saranno sostenuti dai partner".
Il messaggio (quotidiano) da Mosca
Putin, particolarmente loquace negli ultimi giorni con 2 messaggi, tace lasciando spazio ai proclami di Dmitry Medvedev, ex presidente e attuale numero 2 del Consiglio di sicurezza. Il presidente, dopo il lancio di un nuovo missile a medio raggio contro il territorio ucraino, ha avvertito in particolare l'Europa: "Possiamo colpire ovunque", ha detto come reazione alle azioni condotte da Kiev, che ha colpito il territorio russo con missili americani (Atacms) e britannici (Storm Shadow).
A stretto giro, tocca a Medvedev indicare la soluzione ideale del conflitto per i parametri russi: "Se il blocco Nato smette di soffiare sul fuoco della guerra in Ucraina, questo conflitto può finire senza alcun ulteriore costo per l'umanità", dice Medvedev.
Esteri
Netanyahu, Crosetto: “Linea governo è approfondimento...
Il ministro della Difesa sul mandato emesso dalla Corte penale internazionale: "A primo acchito sembra una sentenza più politica che tecnica". Salvini: "Non è Netanyahu il criminale"
Sul mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale (Cpi) per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, "la linea del governo è quella di approfondire le motivazione della sentenza che a primo acchito sembra una sentenza più politica che tecnica". Dopo le parole della premier Giorgia Meloni, a ribadirlo è il ministro della Difesa Guido Crosetto prima di intervenire alla convention di Centro Popolare e Noi Moderati, in corso a Napoli.
"Ma la cosa che ha colpito di più e che io ho detto sin dal primo momento - ha aggiunto il ministro - è che abbiamo trovato inaccettabile e assurdo mettere sullo stesso piano i leader di un'organizzazione terroristica che ha attaccato innocenti con chi guida legittimamente uno stato democratico e si sta difendendo".
La linea Meloni
Rimettendo ordine dopo una serie di prese di posizione non univoche all'interno dell'esecutivo, tanto che il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini nella mattinata aveva manifestato la convinzione che la premier avrebbe trovato "una sintesi", Meloni ieri sera ha indicato la linea del governo italiano sul caso.
"Approfondirò in questi giorni - ha spiegato Meloni - le motivazioni che hanno portato alla sentenza della Corte penale internazionale. Motivazioni che dovrebbero essere sempre oggettive e non di natura politica. La presidenza italiana del G7 intende porre il tema all’ordine del giorno della prossima ministeriale Esteri che si terrà a Fiuggi dal 25 al 26 novembre. Un punto resta fermo per questo Governo: non ci può essere una equivalenza tra le responsabilità dello Stato di Israele e l'organizzazione terroristica Hamas", ha sottolineato la presidente del Consiglio.
Salvini insiste: "Non è Netanyahu il criminale"
''Conto che si trovi una soluzione perché sicuramente non è Netanyahu il criminale di guerra. Diciamo che i terroristi islamici sono il problema per l'Italia e per il mondo, e quindi conto che il problema non si ponga mai'', ha intanto insistito oggi il ministro Salvini.
Parlamentari e Ong italiani a dicembre a L'Aja: "Sostegno a Cpi, Italia non si sottragga"
Intanto, venerdì 13 dicembre prossimo, una delegazione composta da deputati e deputate dell’Intergruppo parlamentare per la pace tra la Palestina e Israele, europarlamentari italiani e rappresentanti delle Ong italiane, si recherà a L'Aja per una serie di incontri presso la Corte penale internazionale (Cpi).
La visita, prevista da tempo, avviene dopo l’emissione dei mandati di arresto da parte della Corte nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant e dell’attuale leader di Hamas Mohammed Deif, la cui morte è ancora incerta, per crimini di guerra e contro l’umanità.
"L’obiettivo della visita –dichiarano i parlamentari dell'Intergruppo- è di prendere atto del lavoro della Corte, delle difficoltà e degli ostacoli che sta incontrando nello svolgimento delle proprie attività, oltre ad esprimere pieno sostegno alla Corte, che opera al solo scopo di affermare la legalità internazionale, nonostante pressioni e circostanze molto difficili".
"È fondamentale che l’Italia, Paese in cui fu firmato lo Statuto di Roma che ha istituito la Cpi, dia un chiaro e inequivocabile segnale di vicinanza alla Corte. Il lavoro della Corte va rispettato in tutti i suoi passaggi: indagini, mandato d’arresto e sentenza. Il nostro Governo non può sottrarsi ai suoi obblighi internazionali e, per evitare ogni complicità con chi è ricercato per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, è necessario che prenda chiaramente le distanze dall’operato di Netanyahu e dei suoi ministri, dando piena attuazione al mandato d’arresto della Corte, che rappresenta un obbligo per ciascun Stato parte", concludono i parlamentari e le parlamentari dell'intergruppo per la pace tra la Palestina e Israele, coordinato dalla deputata del Movimento 5 Stelle Stefania Ascari.
Esteri
Ucraina-Russia, Medvedev: “Armi nucleari? Opzione...
Il vice capo del Consiglio di sicurezza russo: "Guerra finirà se Nato smette di alimentarla". Per il Pentagono, migliaia di soldati nordcoreani combatteranno "presto" contro le forze ucraine
Il conflitto in Ucraina potrà finire senza ulteriori costi in termini di vite umane se la Nato smetterà di alimentarlo. Ad assicurarlo è il vice capo del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, in un'intervista al canale televisivo Al Arabiya.
"Se il blocco Nato smette di soffiare sul fuoco della guerra in Ucraina, questo conflitto può finire senza alcun ulteriore costo per l'umanità", ha detto Medvedev. Commentando quindi la possibilità che la Russia utilizzi armi nucleari, come minacciato dal presidente Vladimir Putin, Medvedev ha osservato che si tratta di un'"opzione estrema".
Pentagono: "Presto migliaia di nordcoreani contro forze ucraine"
Gli Stati Uniti prevedono intanto che migliaia di soldati nordcoreani di stanza in Russia combatteranno "presto" contro le forze ucraine. A dichiararlo è stato il capo del Pentagono Lloyd Austin.
Il segretario alla Difesa statunitense stima infatti che circa 10mila militari dell'esercito nordcoreano si trovino nella regione russa di Kursk, che confina con l'Ucraina ed è in parte occupata dalle forze di Kiev, e siano "integrati nelle formazioni russe".
"Sulla base di ciò che sono stati addestrati" a fare e "di come sono stati integrati nelle formazioni russe, mi aspetto di vederli presto impegnati in combattimento", ha detto Austin ai giornalisti dalle Figi, dove si trova in visita, precisando di non avere conoscenza di "alcuna informazione significativa" di soldati nordcoreani "attivamente impegnati in combattimento" ad oggi.