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Elezioni europee, oggi e domani si vota in Italia: cosa c’è da sapere

Seggi aperti oggi fino alle 23, domenica dalle 7 alle 23. Come si vota, quali sono i gruppi politici in Ue e perché il Parlamento europeo è importante: tutto quello che c'è da sapere

Bandiera Ue - Afp

Elezioni europee 2024, primo giorno di voto in Italia. Oggi, sabato 8 giugno, seggi aperti fino alle 23 per l'elezione dei 76 membri del Parlamento europeo spettanti al nostro Paese, ma che per l'elezione del Consiglio e del presidente della giunta regionale in Piemonte, per il turno annuale di elezioni amministrative nelle regioni a statuto ordinario e nelle regioni a statuto speciale Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia. Il voto andrà avanti anche domani, con la possibilità di recarsi alle urne dalle 7 del mattino alle 23 di sera.

Per le elezioni europee si recheranno a votare oltre 51 milioni di cittadini, cioè il totale degli iscritti alle liste elettorali. Le elezioni amministrative italiane riguardano invece 3.698 comuni in totale, di cui 3.520 delle regioni a statuto ordinario, 114 del Friuli Venezia Giulia, 27 della Sardegna e 37 della Sicilia. Sono 28 i comuni capoluogo al voto.

Come si vota

Gli elettori, spiega il Viminale, devono recarsi a votare in possesso di documento di identità valido e tessera elettorale. In caso di smarrimento o esaurimento degli spazi per le timbrature sulla tessera, la stessa può essere richiesta anche nei giorni di votazione presso l'ufficio elettorale del comune di iscrizione nelle liste elettorali.

Per quanto riguarda le elezioni europee, è possibile votare una sola lista, e non è ammesso il voto disgiunto. L'elettore può tracciare un segno sul simbolo della lista scelta, anche senza indicare candidati. I nominativi dei candidati eventualmente scelti vanno indicati sulle righe stampate a destra del simbolo, scrivendo il cognome oppure il nome e il cognome in caso di omonimia. Si possono esprimere da una a tre preferenze. Nel caso di due o tre preferenze, le stesse devono riferirsi a candidati di genere diverso, altrimenti si determina l'annullamento della seconda o della seconda e terza preferenza. I candidati devono appartenere alla lista votata.

Le liste di candidati presentate per ciascuna circoscrizione e i simboli dei partiti, movimenti o gruppi politici organizzati sono consultabili online, come anche i fac-simile delle schede elettorali, di colore diverso per ciascuna delle 5 circoscrizioni elettorali in cui è suddiviso il territorio nazionale.

Il voto in Europa e chi viene eletto

La legge elettorale dell'Ue stabilisce che le elezioni del Parlamento Europeo si svolgono ogni cinque anni, da giovedì a domenica. Quest’anno le elezioni si tengono in tutti i 27 Stati membri dell'Ue. La precedente tornata elettorale si era svolta nel maggio 2019. I primi risultati provvisori saranno pubblicati domenica sera dalle 23 in poi, dopo la chiusura di tutte le urne.

IL VOTO IN EUROPA - Le elezioni hanno preso il via giovedì 6 giugno nei Paesi Bassi, seguiti dall'Irlanda venerdì 7 giugno. Lettonia, Malta e Slovacchia al voto oggi sabato 8 giugno. Nella Repubblica Ceca le urne sono aperte da ieri e fino alla giornata di oggi, mentre in Italia si voterà nelle giornate di sabato e domenica. I cittadini degli altri 20 Paesi dell'Ue (Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria) voteranno invece solo domenica 9 giugno.

CHI VIENE ELETTO - Il voto serve ad eleggere i 720 eurodeputati che comporranno l’Aula nella prossima legislatura, dei quali poco più del 10%, 76, spettano all’Italia. Nella precedente legislatura erano 15 di meno; il loro numero viene deciso prima di ogni elezione, in base all’evoluzione della popolazione degli Stati membri, e in base al principio della proporzionalità degressiva, per cui un eurodeputato di un Paese più grande rappresenta più cittadini rispetto a un eurodeputato di un Paese più piccolo.

QUANTI EURODEPUTATI PER PAESE - Il numero minimo di eurodeputati per qualsiasi Paese è 6, il massimo è 96. Non possono essere più di 750, oltre al presidente. L’Italia, terzo Paese per popolazione, per numero di eurodeputati (76) viene dopo la Germania (96) e la Francia (81). Seguono Spagna (61), Polonia (53), Romania (33), Paesi Bassi (31), Belgio (22), Grecia (21), Repubblica Ceca (21), Svezia (21), Portogallo (21), Ungheria (21), Austria (20), Bulgaria (17), Danimarca (15), Finlandia (15), Slovacchia (15), Irlanda (14), Croazia (12), Lituania (11), Slovenia (9), Lettonia (9), Estonia (7), Cipro (6), Lussemburgo (6), Malta (6).

Quanti sono gli elettori, il nodo dell'affluenza

Per le elezioni europee 2024, il corpo elettorale è formato da circa 360 milioni di cittadini. Il maggior numero di elettori aventi diritto, secondo Eurostat, è in Germania (64,9 milioni di persone), Francia (49,7 milioni) e Italia (47 milioni). I numeri più bassi sono a Malta (0,4 milioni), Lussemburgo (0,5 milioni) e Cipro (0,7 milioni).

CHI VOTA - L’età minima per votare è fissata dalla legislazione nazionale. Nella maggior parte degli Stati membri è di 18 anni, ma fanno eccezione Grecia (17 anni) e Belgio, Germania, Malta e Austria (16 anni). L'età minima per candidarsi va dai 18 ai 25 anni, a seconda dei Paesi (in Italia è di 25 anni).

CHI VOTA PER LA PRIMA VOLTA - Per quanto riguarda gli elettori che votano per la prima volta (persone che hanno raggiunto l’età per votare dalle ultime elezioni europee del 2019), i numeri più alti di aventi diritto sono in Germania (5,1 milioni di persone), Francia (4 milioni) e Italia (2,8 milioni). I numeri più bassi sono previsti a Malta (20mila persone), Cipro (37mila) ed Estonia (70mila). Le quote più alte di elettori per la prima volta sono previste in Belgio, Francia e Germania con rispettivamente il 9,7%, 8,0% e 7,9% di tutti gli aventi diritto.

L’AFFLUENZA - Un conto sono gli aventi diritto, un altro i votanti effettivi: storicamente l’affluenza alle urne nelle elezioni europee è sempre stata piuttosto bassa. Nel 2004 è stata del 45,47%, nel 2009 del 42,97%, nel 2014 del 41,61%, nel 2019 del 50,66%. E’ sempre stata più elevata nei Paesi dove votare è un obbligo giuridico, come il Belgio (88,47% nel 2019). In Italia è passata dall’85,65% del 1979 al 54,5% del 2019 (fonte Parlamento Europeo).

LA LEGGE ELETTORALE UE E QUELLE NAZIONALI - Anche se le elezioni europee sono organizzate in base alla legislazione nazionale, il diritto dell'Ue stabilisce alcune disposizioni comuni, come l'obbligo di garantire la rappresentanza proporzionale. La maggior parte dei Paesi è organizzata in un unico collegio elettorale, ma alcuni dividono i propri territori in più circoscrizioni (Belgio, Irlanda, Italia e Polonia). In alcuni Paesi è prevista una soglia di sbarramento: in Italia è al 4%. Chi prende meno voti non ottiene seggi nell’Aula di Strasburgo. Quanto alle liste elettorali, esistono diversi sistemi nazionali: si passa da liste chiuse (senza alcuna possibilità di modificare l'ordine dei candidati) a liste semi-aperte (gli elettori possono modificare la posizione dei candidati nella lista scelta) fino a liste aperte (gli elettori possono scegliere candidati di liste diverse).

Gli Spitzenkandidaten, chi sono i 'portabandiera' delle squadre in campo

Ursula von der Leyen, Nicolas Schmit, Valérie Hayer, Sandro Gozi, Marie-Agnes Strack-Zimmermann, Bas Eickhout, Terry Reintke, Raül Romeva, Maylis Roßberg e Walter Baier: sono loro i portabandiera delle squadre in campo alle europee, gli 'Spitzenkandidaten' che rappresentano i diversi gruppi politici alle elezioni in corso di svolgimento, scelti dal gruppo di appartenenza per correre per l'incarico di presidente della Commissione Europea. Due i gruppi che contestano il principio della nomina degli Spitzenkandidaten e che non ne hanno nominato uno: si tratta dei conservatori di Ecr e di Identità e Democrazia.

Per gli altri, sono stati nominati: Ursula von der Leyen, tedesca, 65 anni, attuale presidente della Commissione Europea, che rappresenta il partito popolare europeo (Ppe), Nicolas Schmit, lussemburghese, 70 anni, in corsa per il Socialisti e democratici (S&D), già Commissario europeo per il Lavoro.

I liberali di Renew Europe riuniscono al loro interno raggruppamenti diversi: Alde, Partito democratico Europeo, Renaissance. E hanno tre candidati: Valérie Hayer, 38enne francese, entrata al parlamento europeo nel 2019, è attuale presidente di Renew Europe, l'italiano Sandro Gozi, 56 anni, membro del Parlamento europeo per Renaissance dal 2020, segretario generale del Partito democratico europeo, Marie-Agnes Strack-Zimmermann, tedesca, esponente della Fdp.

Il gruppo dei Verdi è rappresentato dalla coppia Terry Reintke- Bas Eickhout. La prima, 37enne cittadina tedesca, è nel Parlamento europeo dal 2014 ed è copresidente dei Verdi dal mese di ottobre 2022. Il secondo, 47 anni, olandese, nel parlamento europeo dal 2009, è stato già Spitzenkandidat per i Verdi nel 2019.

ALE, Alleanza Libera Europea, è rappresentato da Raül Romeva, 53 anni, spagnolo, coinvolto nel referendum sull'indipendenza catalana e colpito dal divieto di ricoprire cariche pubbliche (non ha quindi alcuna possibilità di diventare Presidente della Commissione europea) e da Maylis Roßberg 24enne politica tedesca, membro del Südschleswigschen Wählerverbands, un partito regionalista che rappresenta la minoranza danese dello Schleswig, in Germania, e i frisoni nazionali della Frisia settentrionale (Germania). Il Gruppo della sinistra (Gue/Ngl) ha scelto come suo candidato di punta l'austriaco Walter Baier, esponente del Partito comunista austriaco.

I gruppi politici al Parlamento Ue, quali sono e come si formano

Il Parlamento Europeo è organizzato in gruppi politici. Dopo le elezioni, gli eurodeputati si uniscono ad un gruppo, oppure ne creano di nuovi. I gruppi riuniscono deputati provenienti da diversi Stati membri in virtù delle loro affinità politiche, ma contano spesso anche ragionamenti di convenienza. I gruppi possono essere formati anche in una fase successiva, non necessariamente all’inizio della legislatura. Oggi ci sono sette gruppi politici al Parlamento Europeo: Ppe, Socialisti e Democratici (S&D), Renew Europe (Liberali), Ecr (Conservatori e Riformisti), Verdi/Ale, Identità e Democrazia, Sinistra.

Un gruppo deve essere composto da almeno 23 deputati, provenienti da almeno un quarto degli Stati membri (cioè almeno sette). I deputati possono appartenere a un solo gruppo: alcuni non appartengono ad alcun gruppo e finiscono nei Non Iscritti, un Limbo in cui si stenta ad incidere sui lavori dell’Aula. Per costituire un gruppo, il presidente del Parlamento deve essere informato con una dichiarazione che specifichi il nome del gruppo, i suoi membri e la sua leadership. Il Parlamento solitamente non valuta la coesione politica tra i membri del gruppo: solo qualora venga smentita dagli stessi deputati interessati, il Parlamento interviene per valutare se è stato effettivamente costituito secondo le regole.

I gruppi politici godono anche di vantaggi economici rispetto ai Non Iscritti: possono assumere personale e ricevere spazi per uffici, finanziati tramite il bilancio del Parlamento. L’Ufficio di Presidenza del Parlamento stabilisce le regole su come questi fondi e strutture vengono gestiti e controllati. I fondi messi a disposizione dei gruppi coprono i costi amministrativi e operativi del personale del gruppo, nonché le spese sostenute a causa delle campagne politiche e di informazione legate all’Ue. Il bilancio non può finanziare alcuna forma di campagna elettorale europea, nazionale, regionale o locale, né alcun partito politico a livello nazionale ed europeo, né i loro organi dipendenti. I deputati Non Iscritti possono assumere consiglieri paragonabili a quelli dei gruppi politici e godono di diritti secondo le regole stabilite dall'Ufficio di Presidenza. Oggi i gruppi politici nel Parlamento Europeo sono sette. Eccoli:

PPE - E’ il primo gruppo dell’Aula, il più grande, con 176 eurodeputati ad oggi. E’ presieduto dal bavarese Manfred Weber, della Csu, che dal 2022 presiede anche il partito, nato nel 1976 e formato da partiti cristiano-democratici. Nel tempo si è allargato anche a formazioni di orientamento liberal-conservatore. Ne fanno parte partiti di tutti i 27 Paesi membri. I maggiori sono la Cdu tedesca e la Csu bavarese (con 30 eurodeputati), il Partido Popular spagnolo di Alberto Nunez Feijòo (13), il polacco Piattaforma Civica (Platforma Obywatelska) di Donald Tusk (16), Forza Italia (12 eurodeputati), i Républicains francesi, l’Hdz croato, il Kokoomus finlandese, il greco Nea Demokratia, il Fine Gael irlandese, il Cda olandese, il Psd portoghese, il Partito Nazional Liberale rumeno, i Moderaterna e i Kristdemokraterna svedesi, l’Sds sloveno.

S&D - Secondo gruppo dell’Emiciclo, raggruppa la famiglia socialista e conta 139 eurodeputati ad oggi. Presieduto dalla spagnola Iratxe Garcìa Perez (Psoe), è formato da partiti di tutti i 27 Paesi dell’Ue. La prima delegazione è quella spagnola, del Partido Socialista Obrero Espanol, con 21 membri, seguita da quella tedesca (Spd) con 16 e da quella italiana (Pd), con 15 membri). Tra gli altri componenti figurano il Parti Socialiste francese, il Nowa Lewica polacco, il Ps portoghese, il Pasok greco, il Partij van der Arbeid olandese, il Parti Socialiste belga, il Partito Socialdemocratico svedese, quello finlandese e quello danese.

RENEW EUROPE - Oggi terzo gruppo del Parlamento con 102 membri, è nato nel 2019 mettendo insieme i Liberali dell’Alde, il Partito Democratico Europeo e Renaissance, il partito francese di Emmanuel Macron. Guidato dalla francese Valèrie Hayer (Renaissance) dopo il passaggio di Stéphane Séjourné al Quai d’Orsay, è presente in 24 Paesi membri; è assente da Portogallo, Malta e Cipro. La delegazione più numerosa è quella francese, con 23 eurodeputati di vari partiti (Renaissance, Horizons, Parti Radical ecc.); delegazioni piuttosto numerose sono anche quella spagnola (Ciudadanos e altri, 9), tedesca (Fdp e Freie Waehler, 7), ceca (Ano 2011, 5), olandese (Vvd, Volt e Democraten 66, 7), rumena (Reper e altri, 7). L’Italia conta 4 eurodeputati tra Azione, Italia Viva e un indipendente.

VERDI/ALE - Quarto gruppo dell’Aula con 72 eurodeputati provenienti da 18 Paesi, è frutto dell’alleanza tra il Partito Verde Europeo e l’Alleanza Libera Europea, che comprende partiti regionalisti, separatisti o che rappresentano minoranze etniche, come l’Esquerra Republicana catalana, l’Union Valdotaine, il Partito Occitano francese. Co-presidenti, in nome dell’equilibrio di genere, sono il belga Philippe Lamberts (uscente) e la tedesca Terry Reintke. La delegazione più forte è quella dei tedesca, che conta 25 membri, con i Gruenen, Volt e il Piratenpartei; numerosa anche quella francese (12). L’Italia ha tre eurodeputati (Ignazio Corrao, Piernicola Pedicini, Rosa D’Amato), tutti fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle.

ECR - Quinto gruppo del Parlamento è l’Ecr, Conservatori e Riformisti Europei, con 69 membri, espressione di 20 partiti da 17 Paesi. Nato nel 2009 con la Dichiarazione di Praga, è di orientamento conservatore, anti-federalista, propugna un’Europa delle Nazioni ed è considerato un partito moderatamente euroscettico. Dopo l’uscita dei Tories britannici a causa della Brexit, la delegazione maggiore è quella polacca, che conta ben 27 eurodeputati, in maggioranza del Pis (Diritto e Giustizia, Prawo i Sprawiedliwosc) di Jaroslaw Kaczynski, che esprime uno dei due copresidenti, Ryszard Antoni Legutko. L’altro copresidente è Nicola Procaccini, dei Fratelli d’Italia, che si sono uniti all’Ecr nel 2018, con un’operazione guidata da Raffaele Fitto. Oggi Giorgia Meloni, leader di Fdi e presidente del Consiglio, è anche presidente del partito Ecr. La delegazione italiana conta 10 eurodeputati; quella spagnola 4, tutti di Vox. In termini numerici, paga lo scarso apporto dei due maggiori Paesi dell’Ue, Germania e Francia, che contano un solo eurodeputato ciascuna. Grazie all’N-Va, il partito independentista fiammingo, ha conquistato la presidenza di una commissione nella scorsa legislatura.

IDENTITA’ E DEMOCRAZIA (ID) - E’ un gruppo nato nel 2019, che consta di 49 eurodeputati provenienti da 7 Paesi (una delle due soglie minime, al di sotto delle quali il gruppo si scioglie). Si colloca all’estrema destra dell’Emiciclo: è considerato un gruppo euroscettico. Nella scorsa legislatura è stato oggetto di un ‘cordone sanitario’ formato dagli altri gruppi, che gli ha precluso l’accesso a presidenze e vicepresidenze, al contrario di quanto accaduto all’Ecr. Il grosso del gruppo è formato dalla Lega, con 22 eurodeputati, e dal Rassemblement National francese (18). La delegazione di Alternative fuer Deutschland è stata espulsa di recente, dopo le dichiarazioni dell’eurodeputato Maximilian Krah sulle Ss. E’ presieduto da Marco Zanni (Lega), fuoriuscito anni fa dai Cinquestelle; vicepresidente è il leader del Rn Jordan Bardella.

SINISTRA - Il settimo gruppo, il più piccolo, è quello della Left, già Gue/Ngl, che si colloca all’estrema sinistra dell’Aula. Nato nel 1995, comprende partiti di orientamento socialdemocratico o comunista, con un orientamento considerato moderatamente euroscettico. I co-presidenti sono la francese Manon Aubry (La France Insoumise) e il tedesco Martin Schirdewan (Die Linke). Conta 37 membri provenienti da 13 Paesi: le delegazioni maggiori sono quella francese (6), spagnola (6) e tedesca (5).

NON ISCRITTI - Non è un gruppo, ma una categoria eterogenea di eurodeputati che, per un motivo o per l’altro, non fanno parte di alcun gruppo. Oggi conta 61 parlamentari: vi si trovano anche delegazioni piuttosto numerose, come i 13 ungheresi di Fidesz, usciti anni fa dal Ppe un attimo prima di essere espulsi, gli 8 tedeschi di AfD, espulsi da Id, e i restanti 5 eurodeputati dei Cinquestelle, che dopo la scomparsa del gruppo Efdd nel 2019 non hanno ancora trovato una ‘casa’ politica in Europa. I Non Iscritti potrebbero crescere dopo le europee: da qui, oltre che dai due estremi dell’Emiciclo, potrebbero venire sorprese per la formazione dei gruppi politici della prossima legislatura.

Che cosa fa il Parlamento europeo e perché è importante

IIn Italia si sente spesso dire che “il Parlamento Europeo non conta niente”. Nulla di più sbagliato. Il Parlamento Europeo, anche se è diverso dai Parlamenti nazionali ed è l’istituzione Ue più ‘giovane’, ha un grande potere, perché può modificare in profondità le proposte legislative. Si tratta spesso di leggi che hanno un impatto notevole sulla vita di tutti i giorni: basti pensare che ormai buona parte del lavoro dei Parlamenti nazionali consiste nel recepimento nei rispettivi ordinamenti interni di leggi pensate, scritte e negoziate a Bruxelles.

PERCHE’ IL PARLAMENTO EUROPEO CONTA - Il Parlamento è colegislatore dell’Ue, insieme al Consiglio Ue, l’istituzione che riunisce gli Stati membri a livello di ministri (altra cosa è il Consiglio Europeo, che riunisce i capi di Stato e di governo). L’Ue non è uno Stato, ma una costruzione sovrastatale che ha alcune peculiarità. La Commissione Europea, il cui presidente viene indicato dai capi di Stato e di governo ed eletto dal Parlamento Europeo, rappresenta il ramo esecutivo dell'Unione Europea, e detiene il potere di iniziativa legislativa, oltre a occuparsi del funzionamento dell'Ue in generale.

In pratica, le proposte di legge nell’Ue vengono esclusivamente dalla Commissione. Il Parlamento Europeo, però, in rappresentanza degli interessi dei cittadini, e il Consiglio dell’Ue, in rappresentanza degli interessi dei singoli Paesi, elaborano e modificano, spesso in profondità, le proposte lanciate dalla Commissione. Le proposte vengono adottate se approvate da entrambi gli organi: possono anche essere bocciate.

IL POTERE DEL PARLAMENTO EUROPEO NELLE NOMINE- Il Parlamento Europeo ha un altro grande potere: elegge il presidente della Commissione, che viene indicato dal Consiglio Europeo (riunisce i capi di Stato e di governo ed è una istituzione diversa dal Consiglio Ue, che riunisce i ministri in varie formazioni, con il quale viene spesso confuso). Il voto avviene a scrutinio segreto nella seconda plenaria della legislatura (la prima, a metà luglio, servirà ad eleggere il presidente del Parlamento).

Non è un passaggio scontato: il tasso di franchi tiratori a Strasburgo è storicamente alto. Ursula von der Leyen, nominata dai capi di Stato e di governo nel 2019, rischiò la bocciatura in Aula a Strasburgo: passò solo grazie a nove voti di scarto. Se il Movimento 5 Stelle, con 14 deputati, non l’avesse votata, sarebbe stata bocciata.

Non solo. Il Parlamento vaglia anche le nomine dei 27 commissari, scelti dal presidente della Commissione in base alle indicazioni fornite dai Paesi membri. Vengono esaminati nelle commissioni parlamentari competenti e possono essere bocciati, come capitò nel 2019 alla candidata scelta da Emmanuel Macron, la liberale Sylvie Goulard, impallinata dai Popolari per vendicare la bocciatura dello Spitzenkandidat Manfred Weber.

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Politica

M5S, Conte: “Grillo? Non consentirò mai deriva...

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"Sia padre nobile, non interdittore. Assemblea sovrana"

Giuseppe Conte - (Fotogramma)

Beppe Grillo? "Non riduciamo a una questione di persone. Il M5S è una comunità di donne e uomini che si impegnano tutti i giorni per portare avanti principi e battaglie anche nelle realtà locali. E oggi stiamo realizzando un progetto rivoluzionario". Così Giuseppe Conte, dal palco del Festival di Open, aggiungendo: "L'assemblea degli iscritti è sovrana. Diranno che Conte non va bene e bisogna cambiare il vertice? Benissimo, qualsiasi cosa si discuterà. Abbiamo bisogno di smuovere le acque".

"L'astensionismo ha superato il 50%, se continua così andrà a votare solo chi viene pagato per il voto", ha proseguito l'ex premier e leader del Movimento. "Il tema non è Conte-Grillo. Ho detto che non voglio condizionare questo processo", ha rimarcato Conte a proposito della diatriba con Beppe Grillo: "Non è possibile interrompere questo processo (costituente, ndr). Dire oggi 'questo non lo tocchiamo, quest'altro sì' significherebbe ammettere una deriva antidemocratica del M5S che io non consentirò mai, finché ci sarò. Non è pensabile interrompere questo processo".

"Grillo è il papà del Movimento, io non sono la mamma - ha proseguito Conte - Nessuno può disconoscere il merito della paternità, ma di contro non c'è Conte-mamma. C'è una comunità intera che si sente una comunità adulta e legittimamente si ritrova a discutere, a decidere del proprio futuro. Casaleggio aveva inteso questo processo come biodegradabile, questo esperimento non può rimanere identico a come era all'inizio".

"Beppe Grillo, per come sta scrivendo, intende il ruolo del garante come ruolo di interdittore. In realtà il garante dovrebbe esprimere un'autorità morale, continuare a essere un punto di riferimento, un padre nobile. Altrimenti non funziona, diventa antidemocratico", ha quindi sottolineato l'ex premier.

"La politica è personalistica, ma io non mi porrei il problema del leader di turno, perché è comunque giusto che ci vada solo uno e non dieci persone come rappresentanti a parlare con Meloni o Schlein o chiunque, il problema è il grado di discussione all'interno del partito. Io quando ero a Chigi non ho portato i miei amici, e né avrei affidato il mio partito a mia sorella. Io ho nominato persone che addirittura non conoscevo, ho chiesto chi fossero i migliori, perché non ti devi circondare di cerchi magici di amici, parenti, amanti", ha detto ancora Conte.

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Politica

Open Arms, Salvini: “Un milione di risarcimento? Non...

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La replica del ministro e vicepremier alle richieste di risarcimento nel processo in cui è imputato

Matteo Salvini - Fotogramma /Ipa

Dopo le richieste di risarcimento per circa un milione di euro nel processo Open Arms in cui è imputato, arriva la replica di Matteo Salvini. ''Non pretendo una medaglia, ma che io meriti sei anni di carcere, che non si danno neanche a un pedofilo o a un rapinatore e, in aggiunta, un risarcimento di un milione di euro... Non sono ad 'Affari tuoi' ad aprire i pacchi'', dice il ministro intervenendo al programma 'Cinque minuti' in onda questa sera su Rai1. Solo l'ong Open Arms chiede al ministro la somma di 380 mila euro. Gli altri dai 30 ai 50 mila euro.

''Nessuna legge può imporre di spalancare i confini del mio paese ai migrati clandestini che arrivano su navi straniere'', le parole del vicepremier che, alla domanda se ritiene sia stata giusta la decisione che ha preso, risponde: ''Assolutamente sì''.

''Quello che mi ha fatto piacere, di questa settimana, dopo la richiesta di condanna che mi sarei risparmiata, perché spiegare ai miei figli che papà non rischia il carcere domani e papà ha semplicemente fatto il suo lavoro e quello che gli italiani chiedevano non è stato facile'', sottolinea Salvini. ''Tantissimi italiani che non la pensano come me, che non hanno votato Lega, mi abbiano detto non mollare, tieni duro, perché la galera la si dà magari a quei clandestini che qualcuno ha fatto sbarcare e che stasera occupano più di un terzo dei posti nelle carceri italiane'', aggiunge.

Il ministro sottolinea quindi che ''l'opposizione è quella che mi ha mandato in processo. Pd, 5 Stelle e Renzi sono quelli che hanno detto che Salvini bisogna mandarlo in galera, perché l'hanno votato in aula. Io non avrei fatto una cosa del genere nei loro confronti, ma ognuno è fatto a suo modo''.

Salvini assicura che andrà avanti, fino in Cassazione, senza dimettersi: ''Non vedo perché dovrei patteggiare, non vedo perché dovrei dimettermi. Ritengo di avere mille difetti, ma chiesi agli italiani il voto per difendere i confini, le navi francesi in Francia, le navi spagnole in Spagna, le navi tedesche in Germania. Abbiamo risolto il problema dell'immigrazione clandestina, abbiamo salvato vite, abbiamo risparmiato agli italiani migliaia e migliaia di reati''.

''Ho fatto il ministro, ho fatto il mio dovere e quindi conto che nel mio paese non sia un reato, ma era un dovere, un mio preciso dovere'', aggiunge.

''Durante il mio anno di governo - continua Salvini - ho sostanzialmente quasi azzerato gli sbarchi. Ho dimezzato il numero di morti e dispersi nel mar Mediterraneo, ho fatto quello che la legge mi permetteva e che avevo promesso di fare agli italiani''.

E ancora: ''Io rispetto il lavoro di tutti, sono convinto che la stragrande maggioranza dei giudici e dei magistrati italiani siano indipendenti, liberi e non condizionati da idee di sinistra, semplicemente vorrei continuare a fare il mio lavoro''.

''Se in queste ore, in questi giorni, dopo la richiesta per molti folle di sei anni di carcere per aver fatto il mio dovere, sono arrivate migliaia e migliaia di attestati di solidarietà sui social, nelle strade, via mail, e se nelle piazze italiane, democraticamente, fra domani e il prossimo fine settimana, ci saranno più di mille gazebo, perché in tanti vogliono dire difendere i confini non è un reato, non è un'accusa a qualcuno, ma è una legittima difesa tutto qua'', aggiunge.

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Politica

M5S, legale Grillo Sammarco: “Con Conte lite...

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Parla l'avvocato a cui il comico ha deciso di rivolgersi nella disputa con l'ex premier: "Io suggerito a Beppe dalla Raggi? Ho seguito molte cause sui simboli"

Beppe Grillo e Giuseppe Conte - (Fotogramma)

Si avvicina con passo svelto verso l'entrata del palazzo dove si trova lo studio legale che porta il suo nome, a pochi passi da Piazza Cavour. Ma quando il cronista, che è lì ad attenderlo, prova a chiedergli della spinosissima diatriba che vede contrapposti il suo assistito Beppe Grillo e il presidente pentastellato Giuseppe Conte, la voglia di rispondere è pari allo zero, o quasi. Pieremilio Sammarco, uno degli avvocati più noti della Capitale, è l'uomo al quale il garante e cofondatore del M5S ha affidato il compito di vincere la 'guerra' contro Conte per il controllo del Movimento 5 Stelle. Una battaglia senza esclusione di colpi, per ora giocata solo sul piano mediatico e attraverso una fitta corrispondenza culminata con una diffida legale da parte di Grillo. Un vero e proprio "dissing", direbbero i fan di Fedez e Tony Effe: ma se i due rapper si azzuffano sui social dedicandosi rime al vetriolo, Grillo e Conte lo fanno a suon di pec.

Prima di sparire dietro al grande portone in legno, Sammarco concede un paio di battute all'Adnkronos, dando una sua personale lettura dello scontro che sta terremotando i vertici del M5S e gettando ombre sul suo futuro: "A mio avviso - dice l'avvocato - questa potrebbe essere interpretata come una lite tra moglie e marito...". Poi Sammarco aggiunge: "Non necessariamente questa querelle è destinata a sfociare in una diatriba legale". Un dettaglio non di poco conto, se a pronunciare queste parole è l'avvocato di una delle due parti 'in causa'. Dunque, le carte bollate non sono un sono epilogo scontato - come invece quasi tutti, dentro al Movimento e fuori, sembrano ipotizzare? Il fondatore dello studio legale Sammarco e Associati si stringe nelle spalle, come a dire "chi lo sa?". Tutto è nelle mani dei due litiganti. Quella di Sammarco non è una figura sconosciuta all'universo pentastellato. Nel suo studio ha lavorato e svolto il praticantato una giovane Virginia Raggi, componente del Comitato di garanzia e 'alleata' di Grillo nella disputa con l'ex presidente del Consiglio, considerata dai 'contiani' una sorta di suggeritrice occulta del garante. Insomma, il filo che collega Sammarco, Raggi e Grillo non è certo passato inosservato.

"Ma io - ribatte Sammarco al cronista - ho un'expertise che va al di là dei link che lei prefigura. Nella mia carriera ho seguito diverse cause relative all'uso dei simboli. Dall'Udc ai Comunisti italiani di Marco Rizzo, passando per il Partito social-democratico italiano, quando ancora esisteva. Questioni che riguardavano l'utilizzo di contrassegni elettorali, anche analoghe a questa". Uno degli oggetti della contesa Conte-Grillo è proprio il futuro del simbolo pentastellato, oltre al destino del nome 'Movimento 5 Stelle' e della regola del doppio mandato. Per Grillo questi sono tabu inscalfibili: nessuna consultazione online può modificare quelli che il comico genovese considera i pilastri della sua creatura politica. Giuseppe Conte, al contrario, vorrebbe che fossero gli iscritti a decidere su questi e molti altri temi, in occasione della prossima assemblea costituente d'autunno.

Nel frattempo il "dissing" prosegue. Ospite a '4 di sera' su Rete 4, Conte ha ribadito che il processo di rifondazione non si fermerà, nonostante l'opposizione del garante: "Grillo - ha rimarcato l'ex inquilino di Palazzo Chigi - dice che non è il padrone del Movimento 5 Stelle ma il papà. Certo, è il fondatore del Movimento, ha avuto quest'opera meritoria di lancio del Movimento... Però il papà non può pensare di avere un telecomando in mano e di esercitare il parental control decidendo cosa dobbiamo vedere, perché siamo una comunità di adulti".

Conte ha aggiunto: "Spero che la questione finisca qui. Se continueranno le pec da parte di Grillo o le diffide formali, vuol dire che risponderanno gli avvocati. Io non rispondo più. Ho già detto che questo processo è irreversibile e nessuno lo può fermare. Scissioni non ne vedo: una scissione si fa quando non c'è un'occasione di discussione". Il garante però non intende fermarsi e sui social torna a pungolare il presidente del M5S: "Resto ancora in attesa delle risposte alle domande inviate più di 10 giorni a Giuseppe Conte" scrive su X Grillo, ripostando la lettera - inviata a Conte e al Comitato di garanzia - nella quale il cofondatore del Movimento sollevava dubbi sul processo di voto della costituente.

(di Antonio Atte)

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