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Cultura

A Pompei scoperto il sacello della Villa di Civita Giuliana

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Oggi la visita del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano

A Pompei scoperto il sacello della Villa di Civita Giuliana

Nell'area a nord della città antica di Pompei è tornato alla luce il sacello della Villa suburbana di Civita Giuliana, tra il quartiere residenziale e il quartiere servile della stessa dimora: probabilmente custodiva un tempietto intitolato ad Ercole con affreschi raffiguranti le 12 fatiche del personaggio mitologico. La nuova scoperta è stata annunciata oggi dal Parco Archeologico in concomitanza con la visita del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, al sito di Cività Giuliana. "Tutta l’area del Parco archeologico di Pompei è uno scrigno di tesori che ogni giorno rivela al mondo intero nuove storie e nuove identità", ha affermato il ministro ricordando che "il governo ha finanziato con l’ultima Legge di Bilancio nuovi scavi e, come confermato anche dal Direttore Gabriel Zuchtriegel, nel Parco di Pompei non c’erano così tanti scavi e tante attività per il rinvenimento di nuovi reperti dagli anni Cinquanta".

"È qualcosa di meraviglioso che può costituire anche una grande occasione di sviluppo socio-economico per tutto questo territorio. Perciò - ha aggiunto Sangiuliano - è necessario continuare a puntare sulla cultura e sul valore delle esperienze che questo territorio può dare. In questa direzione c’è anche la vicenda dello Spolettificio di Torre Annunziata che è un’importante immobile ceduto al MiC dal Ministero della Difesa dove noi cercheremo di fare una grande area museale".

A partire dal 2017, grazie a un protocollo d'intesa siglato con la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, sono state avviate campagne di scavo che hanno permesso di arrestare il saccheggio sistematico che per anni ha interessato la villa e che hanno restituito rinvenimenti eccezionali. Le indagini del 2023-24 si sono concentrate lungo il tratto dell'attuale via di Civita Giuliana investigando per la prima volta un'area interposta tra i due settori già noti, quello residenziale a nord e il quartiere servile a sud, al fine di verificare l'attendibilità delle informazioni recuperate dalle indagini giudiziarie condotte dalla Procura di Torre Annunziata. Fra le importanti scoperte che hanno interessato la villa, di cui l'ultima la stanza dei carpentieri, è emerso anche un sacello, un ambiente dedicato al culto religioso, collocato in un punto di cerniera tra il settore di servizio (con stalle e la stanza degli schiavi) a sud e il complesso residenziale a nord della villa.

La rimozione della strada, avviata nell'agosto 2023, ha portato in luce - immediatamente al di sotto degli strati preparatori della via moderna, tra i 40 e i 50 cm di profondità dall’attuale quota stradale - pavimentazioni appartenenti al piano superiore del quartiere servile nonché il sacello con volta ad incannucciata dalla planimetria rettangolare, di cui sono noti alcuni esempi annessi alle ville del suburbio pompeiano, seppur non con la stessa monumentalità. Il sacello sembrerebbe corrispondere a quanto rilevato dagli inquirenti nel corso di investigazioni, nelle quali emergono riferimenti ad un 'tempietto' intitolato ad Ercole, e ad affreschi raffiguranti le 12 fatiche di Ercole, di cui tuttavia non ci sono tracce al momento.

L'ambiente è coperto con un tetto spiovente a falda unica, mentre la fronte esterna, completamente intonacata e dipinta di bianco, presenta un grande portale (2.65 x 2.75 m) ed è sormontata da una sorta di 'timpano a rilievo. Davanti alla enorme porta è presente una rampa con tracce di ruote, indizio del possibile uso nel corso dei rituali di un carro cerimoniale. Internamente l'ambiente è caratterizzato da una decorazione pittorica parietale in IV stile: il ciclo decorativo, prevedeva una sequenza su sfondo rosso di dodici pannelli a drappo giallo, mentre al centro della parete di fondo due pannelli che inquadravano un podio in muratura, verosimilmente di supporto per una statua. Poco distante corre lungo le pareti una banchina continua, in muratura rivestita di intonaco dipinto, di cui è evidente l'usura determinata dall'uso nel tempo, da parte dei partecipanti ai rituali.

"Lo scavo del sacello, da un lato è sconcertante, perché ci fa vedere la spregiudicatezza con cui gli scavatori clandestini hanno operato, spogliando quasi tutte le pareti e l’interno della stanza - dichiara il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel - Vedere questo luogo di culto, annesso al quartiere produttivo della villa, ridotto in queste condizioni, fa male, anche perché ci sono pochissimi confronti per questo genere di ambienti. Paradossalmente, però, al tempo stesso, è incoraggiante: lo Stato c’è, insieme alla Procura della Repubblica e ai Carabinieri, il Ministero della Cultura sta recuperando un complesso di grandissima importanza. I rinvenimenti confermano quanto appurato dalla polizia giudiziaria e dalla Procura. Si tratta di uno scavo di tutela attiva e direi anche di giustizia, dopo anni di saccheggiamento".

"I prossimi passi saranno: continuazione degli scavi, proseguo degli espropri, abbattimento di edifici espropriati per il recupero del patrimonio archeologico e progettazione di una fruizione pubblica della villa - ha aggiunto Zuchtriegel - Sarà un gioiello della Grande Pompei, che ci aiuterà a valorizzare meglio tutto il territorio della città antica. Ringrazio il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, per il sostegno e per i fondi nella Legge di Bilancio per nuovi scavi a Pompei e in altri parchi nazionali, che ci permettono di continuare le indagini a Civita Giuliana".

Le attività di indagine in corso a Civita Giuliana costituiscono il modello di uno scavo che è esempio di legalità e tutela e che diventa occasione di conoscenza e sviluppo della ricerca. L'obiettivo è continuare il programma degli espropri e l’abbattimento degli edifici già acquisiti e al contempo ampliare gli scavi al fine di chiarire gli ancora numerosi aspetti di Civita Giuliana sia a livello scientifico, sia in termini giuridici, e progettare.

Fondamentale per il prosieguo delle attività sul territorio sarà la progettazione un sistema ampio di accessibilità e fruizione che metta in connessione questo sito nella rete della Grande Pompei. Su quest’ultimo punto è in corso una collaborazione con l'Università 'Federico II' e con il ReParch, Master Universitario di II livello in Restauro e Progetto per l'Archeologia.

Gli ambienti indagati finora sono quelli dell'ampio quartiere produttivo e servile: fra cui una stalla con i resti di equidi bardati, in cui è stato possibile realizzare il primo calco intero di cavallo; un carro cerimoniale a quattro ruote, in legno e con elementi in ferro, con raffinate decorazioni in bronzo e argento, interpretato come pilentum, cioè un veicolo usato nel mondo romano dalle élites per cerimonie e in particolare per accompagnare la sposa nella nuova casa, esemplare unico nel suo genere al momento in Italia; la cosiddetta stanza degli schiavi, un ambiente servile che, grazie allo stato di conservazione eccezionale e alla possibilità di realizzare calchi in gesso di letti e altri oggetti in materiali deperibili che hanno lasciato la loro impronta nella cinerite, offre uno spaccato rarissimo della realtà quotidiana degli schiavi che vivevano e lavoravano nella villa.

E ancora tra le scoperte: una seconda stanza degli schiavi, di cui è stato possibile eseguire il calco di buona parte degli arredi che restituisce, come in una foto in bianco e nero, una precisa immagine della sala. Ci consente, ad esempio, di ipotizzare una gerarchia all’interno della servitù: mentre uno dei due letti trovati è della stessa fattura, estremamente semplice e senza materasso, di quelli della prima stanza citata sopra, l’altro è di un tipo più confortevole e costoso, noto in bibliografia come 'letto a spalliera'. Nell’ambiente ci sono inoltre due piccoli armadi, conservati parzialmente come calchi, una serie di anfore e vasi di ceramica e diversi attrezzi, tra cui una zappa di ferro.

E poi rreperti mobili di vario genere e tipologia, fra cui stoviglie e coppe in ceramica comune e da fuoco, anfore, elementi decorativi del carro, bardature equine. Infine un'ulteriore stanza con gli attrezzi di un carpentiere. L'ambiente contiene un letto, ma anche attrezzi di lavoro e quello che sembra un telaio, forse di un altro letto, smontato: si riconoscono, inoltre, ceste, una lunga corda, pezzi di legno e una sega con lama, che sembra non tanto diversa dalle seghe tradizionali usate fino a poco tempo fa. Individuato persino un pezzo della corda, sempre come impronta nel sottosuolo, che la teneva sotto tensione.

Mentre dall’altro lato della strada è stato indagato il settore residenziale con affaccio panoramico sul golfo dove sono emersi: ambienti eleganti, articolati intorno a un peristilio delimitato su due lati da un portico e caratterizzato sul terzo lato da un criptoportico; i due scheletri di fuggiaschi, nei pressi del criptoportico, di cui è stato possibile eseguire il calco.

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Cultura

Maxxi, Raffaella Docimo farà le veci di Giuli e scatta il...

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Nel ventaglio di ipotesi l'ex presidente della Quadriennale di Roma Umberto Croppi e il direttore della Pinacoteca di Brera Angelo Crespi

Raffaella Docimo

Sarà Raffaella Docimo a fare le veci di presidente della Fondazione Maxxi, ruolo rivestito finora da Alessandro Giuli nominato ministro della Cultura in sostituzione del dimissionario Gennaro Sangiuliano.

Docimo - giornalista pubblicista, membro dell'associazione Amici del Maxxi dal 2016 e docente universitaria e recentemente candidata alle elezioni europee nelle liste di Fratelli d'Italia - è la consigliera anziana del Cda della Fondazione. Sarà lei a gestire il Maxxi dopo l'uscita di Giuli almeno fino alla nomina di un nuovo presidente. E probabilmente non sarà una parentesi breve. Da quanto apprende l'Adnkronos, al Mic travolto dal caso Sangiuliano hanno sul tavolo non poche questioni. A partire dall'organizzazione dell'imminente G7 della Cultura a Napoli.

Nel frattempo negli uffici di via del Collegio Romano è già scattato il toto-nomi. Identificare una figura che abbia le caratteristiche giuste per ricoprire il ruolo di presidente della Fondazione Maxxi, lasciata scoperta dal giornalista neo ministro, non è cosa facile. Lo scenario che si prospetta può avere due direzioni. Una è quella di proseguire sulla linea di una figura di intellettuale, come quella di Giuli. Ma c'è anche la possibilità che il ministero si orienti ora su una figura più 'manageriale', che lasci dunque la parte culturale al direttore artistico e punti maggiormente sull'aspetto di sviluppo economico dell'istituzione museale.

A quanto apprende l'Adnkronos, sono già al vaglio in queste ore diversi curriculum di manager con esperienza. Se però si proseguirà sulla linea della figura di un 'tecnico', sono diversi i nomi che potrebbero essere 'papabili' per guidare il Maxxi. Nel gioco del toto-nomi, uno potrebbe essere quello di Umberto Croppi, ex assessore capitolino alla Cultura della Giunta Alemanno ed ex presidente della Quadriennale di Roma fino al 2023. Piace anche il direttore della Pinacoteca di Brera, Angelo Crespi, docente e manager culturale di lungo corso, al quale a quel punto si chiederebbe di trasferirsi nella Capitale.

Nel frattempo, l'attività di ordinaria amministrazione della macchina museale del Maxxi verrà ora portata avanti da Raffaella Docimo e dallo staff del museo. "Gli uffici sono a pieno regime", rassicurano fonti interne alla Fondazione.

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Cultura

‘Il Milione’ di Marco Polo ritrovato,...

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L'eccezionale scoperta nella Biblioteca Diocesana Ludovico Jacobilli di Foligno

'Il Milione' di Marco Polo ritrovato, individuato nuovo manoscritto

Eccezionale ritrovamento in occasione dei 700 anni dalla morte di Marco Polo (1254-1324): nella Biblioteca Diocesana 'Ludovico Jacobilli' di Foligno (Perugia) è tornato alla luce un manoscritto del "Devisement dou monde/Milione" presente nei cataloghi ma ignoto agli studiosi (è assente da tutti i censimenti del "Milione") che risulta essere l'ultimo dei codici oggi noti in ordine di tempo del testo del grande viaggiatore veneziano (sono 145 raggruppati in diverse famiglie).

Il ritrovamento, che si inserisce nel più ampio lavoro sul "Milione" coordinato da Eugenio Burgio, Marina Buzzoni e Samuela Simion dell’Università Ca' Foscari di Venezia e Antonio Montefusco dell'Università di Nancy, riveste notevole interesse perché aggiunge nuove importanti informazioni riguardo alla trasmissione del testo e alle sue varie versioni.

Il manoscritto è conservato nella Biblioteca Diocesana di Foligno con segnatura "Jacobilli A.II.9" e trasmette la traduzione che gli studiosi chiamano VA, realizzata entro il primo quarto del Trecento nell'Italia nord-orientale. L'importanza di questa traduzione, spiegano i docenti universitari autori della scoperta, risiede soprattutto nell'ampiezza della sua diffusione: il testo di VA venne infatti sottoposto a numerose traduzioni, sia in latino che in volgare, tanto che gran parte dei manoscritti superstiti è, direttamente o indirettamente, una sua emanazione. Essa è quindi la versione in cui il libro di Marco Polo venne più letto e conosciuto in Europa.

La traduzione VA ebbe una prima circolazione in area emiliana e lombarda, anche se poco sappiamo dell’ambiente in cui venne prodotto. In questo manoscritto inoltre il traduttore non esita a tagliare informazioni eterodosse o scabrose, ciò suggerisce che provenga da un ambiente religioso.

Il manoscritto è stato segnalato da Fabio Soncin, dottorando del Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati dell'Università Ca' Foscari di Venezia (sotto la supervisione di Marina Buzzoni), che lo aveva visionato durante una visita a Foligno, mentre è il bibliotecario Ivan Petrini che dalla Biblioteca di Foligno ne ha dato una prima presentazione: manoscritto quattrocentesco, scritto da una sola mano in una minuscola umanistica, è un cartaceo di 110 carte, privo delle carte iniziali e di alcune carte interne. La sua origine e la sua storia sono oscure: fa parte dell'ampio corpus donato da Ludovico Jacobilli (1598-1664) alla biblioteca tra il 1662 e il 1664, ma non è chiaro dove e quando l’erudito folignate ne sia entrato in possesso.

Il professor Simion dell'Università Ca' Foscari, ha riconosciuto la traduzione VA nel codice e il suo lavoro di trascrizione ha già permesso di riconoscere le particolarità e l’importanza del ritrovamento. Solo nei prossimi mesi si potrà aggiungere qualche informazione sulla posizione del manoscritto all’interno della tradizione manoscritta del "Milione", in attesa di uno studio più ampio che sarà pubblicato su una delle riviste principali del settore.

Il ritrovamento avviene pochi giorni prima del convegno "Marco Polo, il libro e l'Asia. Prospettive di ricerca vent'anni dopo", organizzato dall'Università Ca' Foscari a Venezia (Auditorium Santa Margherita – Emanuele Severino), dall'11 al 14 settembre, iniziativa che rientra nel programma ufficiale delle celebrazioni per i 700 anni della morte dell'esploratore veneziano e sostenuta dal Comitato Nazionale, dal Ministero della Cultura, con il patrocinio di Rai Veneto e Rai Cultura.

Una sessione del convegno sarà dedicata all'edizione digitale dell'opera del grande viaggiatore. Tra le attività dell'anno dedicato a Marco Polo anche la pubblicazione della prima edizione digitale dell'opera di Marco Polo, resa disponibile agli studiosi di tutto il mondo e pubblicata da Edizioni Ca' Foscari in open access e open source.

L'ambiente digitale riesce a valorizzare molto meglio del libro cartaceo la mobilità intrinseca al testo trasmesso da tanti manoscritti, redatti in molte lingue diverse (almeno 11), che appartengono a tradizioni culturali differenti. Per questa edizione digitale sono state scelte 12 redazioni e una versione ulteriore del testo (Fr2) che vengono offerte in presentazione sinottica (ovvero affiancate le une alle altre). L'opera digitale, che segue gli standard di codifica internazionali, offre anche un testo critico unitario, in lingua inglese per facilitarne la diffusione sia presso la comunità degli studiosi sia presso il pubblico degli interessati. E’ completata da un glossario dei termini che hanno un importante valore culturale, in particolare i termini che designano persone, animali e cose legate all’Oriente, di mappe interattive dei luoghi toccati da Marco Polo nel suo lungo viaggio; di informazioni bibliografiche di potenziale interesse per il lettore.

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Cultura

Premio ‘Giuseppe Colalucci’, la cerimonia il 27...

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Il riconoscimento, giunto alla decima edizione, vuole ricordare la figura del giornalista, fondatore della storica testata 'Tifone' e grande cronista sportivo romano che dagli anni '50 agli '80 animò il panorama dell’informazione della Capitale

Premio 'Giuseppe Colalucci', la cerimonia il 27 settembre a Roma

Giunge alla decima edizione il 'Premio Giuseppe Colalucci', istituito per ricordare la figura del giornalista, storico fondatore del 'Tifone', e grande cronista sportivo romano che dagli anni '50 agli '80 animò fortemente il panorama dell’informazione della Capitale. Quest'anno la cerimonia di premiazione si terrà a Roma, venerdì 27 settembre alle 20.30, presso il circolo 'Antico Tiro a volo'.

Il Premio - ideato dal presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, Guido D'Ubaldo, con l'obiettivo di riscoprire lo spirito vivace dell’informazione sportiva e non - nlle precedenti edizioni ha premiato tante firme del giornalismo e affermati personaggi dello sport, della cultura, dello spettacolo, della politica italiana.

Fra i tanti premiati Roberto Gualtieri, Roberto Mancini, Mario Sconcerti, Gabriele Gravina, Sigfrido Ranucci, Edoardo Leo, Carlo Verdone, Antonello Venditti, Nicola Piovani, Massimo D’Alema, Zdenek Zeman, Carlo Paris, Fabrizio Roncone, Rocco Papaleo, Alessandro Roja, Deborah Serracchiani, Gianni Petrucci, Bruno Giordano, Aldo Cazzullo, Gianni Riotta, Massimo Martinelli, Stefano Barigelli, Gianni Togni, Roberto Mancini e Lorella Cuccarini.

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