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G7 al via tra Ucraina, Gaza e Cina: verso accordo su asset e nuove sanzioni a Russia

Sul tavolo anche l’Intelligenza artificiale, Africa e migrazioni. Meloni già a Borgo Egnazia

Al via oggi G7 in Puglia - (Fotogramma)

Le guerre in Ucraina e in Medio Oriente, la Cina sempre più assertiva dal punto di vista economico e militare, Africa e migrazioni, Intelligenza artificiale. C'è tutto questo e molto altro nell'agenda del 50mo vertice del G7 che si apre oggi, giovedì 13 giugno, e si conclude sabato 15 a Borgo Egnazia in Puglia. Ad accogliere i leader una Giorgia Meloni rafforzata dal successo alle elezioni europee, che ha invece fiaccato Emmanuel Macron ed Olaf Scholz, mentre Joe Biden - che ripartirà già venerdì sera - è in piena campagna elettorale, così come Rishi Sunak, che difficilmente sarà ancora premier dopo il 4 luglio.

Programma e chi partecipa

La giornata di oggi sarà dedicata all'Ucraina, presente il presidente Volodymyr Zelensky, che con il presidente americano firmerà un accordo bilaterale sulla sicurezza e terrà una conferenza stampa congiunta. Mentre continuano serrati i negoziati degli sherpa, sembra raggiunto l'accordo sull'utilizzo dei profitti derivanti dagli asset congelati russi: lo dicono gli americani e lo dicono i francesi. In un briefing con i giornalisti, il portavoce del consiglio di Sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha assicurato che al vertice "ci sarà qualche annuncio" sulla possibilità di usare quei soldi per continuare ad armare l'Ucraina e anche per la ricostruzione, "penso che ci sarà l'unanimità".

E fonti dell'Eliseo affermano: "C’è un accordo e questo è molto significativo". Ma restano da definire i dettagli tecnici e su questo si continua a lavorare: il nodo rimane quello di come garantire il prestito da 50 miliardi di dollari che gli Stati Uniti emetterebbero e per il quale dovrebbero usati i profitti dei beni congelati presso la società belga Euroclear.

Non solo: Kirby ha anticipato che "questa settimana annunceremo anche nuove sanzioni" contro la Russia e "azioni di controllo delle esportazioni di grande impatto". Nel mirino anche la Cina e la fornitura di tecnologia duale che Mosca usa nella guerra contro Kiev, secondo la bozza di dichiarazione circolata nelle ultime ore. E il 'dossier' cinese sarà sul tavolo anche per la questione della cosidetta 'sovraccapacità' dell'industria, delle accuse di distorsione del mercato e di concorrenza sleale, che Pechino contesta, come anche oggi, dopo che l'Ue ha deciso l'imposizione di dazi contro le sue auto elettriche.

Fonti: Biden e Zelensky firmeranno accordo sicurezza a margine vertice

Il presidente americano Joe Biden e il presidente ucraino Zelensky firmeranno un accordo bilaterale di sicurezza a margine del G7 , hanno riferito diverse fonti alla Cnn, secondo cui il patto dovrebbe fissare il percorso per una relazione di lungo termine sulla sicurezza tra Washington e Kiev, che potrebbe però essere annullato dalle future amministrazioni. L'accordo arriva al termine di mesi di negoziati tra Stati Uniti e Ucraina e dovrebbe impegnare Washington all'addestramento delle forze armate di Kiev, ad una maggiore cooperazione nella produzione di armi ed equipaggiamento militare, alla fornitura di assistenza militare e ad una maggiore condivisione di intelligence per un periodo di dieci anni.

Secondo le fonti citate dall'emittente, si tratterebbe di un "accordo esecutivo", quindi qualcosa di meno formale rispetto a un trattato e non necessariamente vincolante per le future amministrazioni. Il testo, che non contiene indicazioni di cifre, sarà firmato in occasione del bilaterale che avranno domani pomeriggio Biden e Zelensky.

Presente anche Papa Francesco

Altro tema che la premier ha voluto inserire fortemente in agenda quello dell'Intelligenza artificiale, sessione nella quale interverrà il Papa, atteso in presenza in Puglia venerdì, primo Pontefice a partecipare a un vertice nella storia del G7. Obiettivo della presidenza è di proporre un approccio bilanciato e centrato sull’uomo, mantenendo alta l’attenzione sull’impatto dell’Ia sull’occupazione.

Premier Meloni già a Borgo Egnazia

La premier Giorgia Meloni è già in 'ritiro' da martedì a Borgo Egnazia, per concedersi un po' di relax con la figlia Ginevra dopo giorni intensi, ma soprattutto dove è intenta a dedicarsi allo studio dei dossier sul tavolo del summit. Un incontro, dove la presidente del Consiglio arriva forte di un risultato elettorale che l'ha vista primeggiare tra i governi europei. Una buona carta da calare già nel buon retiro pugliese, dove la premier - potenziale 'queenmaker' sul tavolo delle trattative europee, ufficialmente al via dalla cena informale del 17 giugno a Bruxelles - vedrà il Cancelliere Olaf Scholz e il presidente Emmanuel Macron, usciti con le 'ossa rotta' dalla urne, ma anche la spitzenkandidat Ursula Von der Leyen, che potrebbe invece finire per essere rafforzata dal voto europeo.

Sul tavolo di Meloni e gli sherpa - tra questi la coordinatrice del summit Elisabetta Belloni - il documento conclusivo del summit, circa 30 pagine da definire e limare, con vari 'XXX', spazi aperti da scrivere dopo aver chiuso un accordo con gli altri leader. Tra i nodi da scogliere e su cui più sono puntati i riflettori, il possibile accordo sulla questione degli asset russi congelati. Gli americani hanno proposto un prestito da 50 miliardi, che dovrebbe essere garantito con i proventi dei fondi russi congelati presso Euroclear, la società belga che detiene la maggior parte degli asset immobilizzati: il nodo adesso è trovare un meccanismo per legare gli impegni presi a livello di G7 con quelli a livello Ue, tenendo conto anche di una serie di questioni tecniche, come i dubbi sulla possibilità di garantire un prestito con asset congelati di sei mesi in sei mesi sulla base di una decisione del Consiglio europeo. L'auspicio è che attraverso "la burocrazia diplomatica" si riesca a trovare la quadra, un obiettivo che la presidente del Consiglio spera di centrare e che le garantirebbe un pieno successo del summit.

 

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Politica

Migranti, ingressi legali legati al lavoro: Ddl Pd in...

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Delrio presenta al Nazareno il disegno di legge: immigrazione non più tema di ordine pubblico ma gestito dal ministero del Lavoro, modello Canada

Migranti  - Fotogramma

"Permettere ingressi legali" in cui "il lavoro diventa centrale" facendo incontrare domanda e offerta, "semplificare e allargare il permesso di soggiorno, spostare il concetto dell'immigrazione da tema di ordine pubblico a fatto di crescita e dinamismo della società che va gestito e controllato nell'interesse nazionale". Graziano Delrio, primo firmatario del ddl Pd per il superamento della Bossi-Fini, sintetizza così la proposta presentata oggi ad una iniziativa al Nazareno. Un ddl in 7 articoli e una risposta ai centri di Giorgia Meloni in Albania. Seguendo tutta un'altra strada nella gestione dei flussi migratori. Sul modello del Canada, l'immigrazione da tema di ordine pubblico in capo al ministero dell'Interno diventa materia da ministero del Lavoro.

"Una sfida alla destra", dice Delrio. Nella consapevolezza, ammette, che "la posizione di Meloni sta purtroppo riscuotendo successo in Ue, anche tra i Paesi guidati dal centrosinistra". Di qui la controproposta dem: "Il primo tema che noi ci poniamo è quello di governare l'immigrazione ma - argomenta il senatore Pd - con una diagnosi differente. Al momento non si può entrare legalmente in Italia: i permessi di soggiorno reali sono pochissimi. E questo è un grandissimo problema. La non conoscenza alimenta la paura. L'unico modo per accendere la luce è quello di dare un nome e un cognome alle persone, nomi contenuti in una lista verificata di persone in cerca di lavoro. Questo è il modo in cui Paesi avanzati, come il Canada, governano e non subiscono i flussi migratori".

Competenze dal ministero dell'Interno a quello del Lavoro

"L'interesse nazionale oggi, qualsiasi impresa lo dice, non è quello di bloccare i flussi. Le forze sociali possono allearsi con noi per rendere possibile l'ingresso in Italia attraverso canali legali. Con uno spostamento di competenze dal ministro dell'Interno al ministero del Lavoro. Le liste vengono organizzate e stabiliti criteri di priorità per coloro che hanno frequentato nel loro paese corsi di formazione lavoro e di lingua. Se il lavoratore entra, iscritto in una lista attraverso un sistema pulito e legale, a questo punto il permesso di soggiorno può essere rilasciato dal Comune sgravando le forze dell'ordine che ora sono caricate di un lavoro burocratico enorme mentre potrebbero dedicarsi ad altro. E sempre in questa ottica si può allungare la durata del permesso. Tutta una serie di semplificazione per arrivare a una immigrazione più legale, più semplice e più sicura".

Nella proposta Delrio si sottolinea che, con la Bossi-Fini, "si è passati a una disciplina volta a contrastare l'ingresso e il soggiorno irregolare, puntando sull'aspetto 'clandestino' degli ingressi e spostando l'attenzione sulla sicurezza e sul contrasto alla criminalità". Si è arrivati così a "una sostanziale assenza" di canali "di ingresso regolari": l'impossibilità di regolarizzare il soggiorno ha prodotto una conseguente crescita esponenziale della immigrazione clandestina e dei rischi di sfruttamento dei migranti irregolari. Il ddl Pd sposta la gestione delle politiche migratorie dal ministero dell'Interno al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali "passando da una visione esclusivamente securitaria a una visione inclusiva e responsabilizzante".

Stop illegalità, ingressi regolati con liste

E quindi come si entra in Italia? Nel testo si spiega che "i criteri generali per la definizione dei flussi d'ingresso" devono tener conto "dei dati relativi alla richiesta di lavoro elaborati dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali" e "delle indicazioni provenienti dai consigli territoriali per l'immigrazione istituiti presso le Prefetture in rapporto alle capacità di assorbimento del tessuto sociale e produttivo". Il ddl, si legge nelle slide Pd sulla proposta Delrio, introduce "liste alle quali possano iscriversi i lavoratori stranieri che intendano fare ingresso in Italia per lavoro, organizzate in base alle singole nazionalità con criterio cronologico" ma anche secondo il grado di conoscenza della lingua e i titoli e la qualifica professionale.

Quindi, "l'ingresso nel territorio dello Stato per l'inserimento nel mercato del lavoro del cittadino straniero iscritto nelle liste avviene a seguito di richiesta, nominativa o numerica, proveniente da Regioni, Provincie autonome, enti locali, associazioni imprenditoriali, professionali e sindacali, nonché istituti di patronato, con la costituzione di forme di garanzia patrimoniale a carico dell'ente o dell'associazione richiedente". La legge stabilisce chi è autorizzato "all'attività 'intermediazione tra datori di lavoro italiani e cittadini stranieri" ovvero "le organizzazioni nazionali degli imprenditori e datori di lavoro e dei lavoratori, organismi internazionali finalizzati al trasferimento dei lavoratori stranieri in Italia ed al loro inserimento nei settori produttivi, enti e associazioni operanti nel settore dell'immigrazione, università, fondazioni universitarie, enti pubblici nazionali di ricerca, centri per l'impiego, le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura".

Permesso di soggiorno, tempi più veloci e maggiore durata

Il permesso di soggiorno deve essere richiesto al Comune in cui lo straniero si trova, entro ventiquattro ore dal suo ingresso nel territorio dello Stato. La durata del permesso di soggiorno è quella indicata nel contratto di lavoro e non può comunque superare: 1 anno per lavoro stagionale; 2 anni per ricerca di lavoro; 3 anni per lavoro subordinato a tempo determinato; 4 anni per lavoro a tempo indeterminato.

Si prevede anche la possibilità di permesso per istanza e per radicamento sociale. In questo caso, allo straniero presente da almeno tre anni nel territorio dello Stato che dimostri di essere radicato nel territorio nazionale e integrato nel tessuto civile e sociale del Paese, in assenza di sentenze di condanna passate in giudicato, è rilasciato dal Questore il permesso di soggiorno per radicamento sociale, della durata di due anni, rinnovabile e convertibile in permesso di lavoro.

Ai fini del rilascio del permesso di soggiorno, lo straniero deve essere in possesso dei seguenti requisiti: la sussistenza di legami familiari o affettivi nel territorio italiano; l’inserimento sociale e lavorativo; la durata della permanenza sul territorio; la conoscenza della lingua italiana; altre circostanze di fatto o comportamenti idonei a dimostrare un legame stabile con il territorio nel quale vive. Con le nuove regole di ingresso, secondo il ddl, non c’è più motivo di mantenere il contratto di soggiorno. Inoltre, l'introduzione dell’ingresso per ricerca di lavoro e le nuove tipologie di permessi di soggiorno rendono superabili i reati di ingresso e soggiorno illegali.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Politica

Question time con ‘riposino’ per Lotito, patron...

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La stessa cosa accadde a febbraio al dem Andrea Crisanti

Question time con 'riposino' per Lotito, patron Lazio vinto dal sonno in Senato

Question time con 'pennica' in Senato, come si dice a Roma. Sarà il tema ostico della manovra, sarà l'orario post pranzo, ma in Aula, mentre il collega di partito, il senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin, interroga il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti -tema: il fondo indennizzo dei risparmiatori - il patron della Lazio, senatore azzurro Claudio Lotito, viene sorpreso dalle telecamere mentre pericolosamente oscilla sullo scranno, vinto dal sonno. Un riposino che dura per tutto l'intervento (breve) di Zanettin. Un momento di stanchezza, che oggi vede protagonista il senatore della maggioranza eletto in Molise, di solito tra i più attivi e vivaci in Aula e nelle Commissioni di Palazzo Madama, che però ha numerosi precedenti.

Il precedente

Da ultimo si ricorda quando lo scorso 13 febbraio, il sonno sorprese il senatore del Pd Andrea Crisanti, mentre si votavano gli emendamenti al ddl Nordio. In quel caso, il collega di partito del virologo, Francesco Giacobbe, residente in Australia ed eletto nella circoscrizione Oceania, fu lesto ad allungare la mano e scuotere Crisanti, mentre lui, testa trattenuta dalle mani e gomiti sul banco, provava senza successo a restare sveglio.

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Politica

Manovra, da Meloni “imbroglio” su banche e...

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Schlein: "Trattano da stupidi gli italiani". Conte: "Tassa su extraprofitti non esiste". Avs: "Una truffa"

Elly Schlein e Giuseppe Conte - Fotogramma

Opposizioni all'attacco sulla Manovra 2024 con il governo accusato di trattare "da stupidi gli italiani" annunciando provvedimenti su sanità e banche che non sono altro che "un imbroglio". Il primo per l'entità dei fondi: non 3,7 miliardi come annunciato dal governo, ma 900 milioni per il 2025, sostiene l'altra metà di campo. Il secondo sul meccanismo: nessuna nuova tassa, la denuncia del campo progressista, ma un "anticipo di tasse già dovute dalle banche e assicurazioni che saranno loro puntualmente restituite tra il 2027 e il 2029", spiega Elly Schlein in un video sui social. Sintetizza Giuseppe Conte: "Un imbroglio". Per Carlo Calenda, "una cavolata". E quindi Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli: "Una truffa".

Sul capitolo sanità l'accusa al governo è quella aver 'gonfiato' le cifre. "Anche oggi il governo ci da una buona dose di propaganda quotidiana: annunciano 3,7 miliardi in più sulla sanità ma la verità è che per il 2025 mettono soltanto 900 milioni che si aggiungono al miliardo già stanziato. Quindi, meno della metà di quello che hanno annunciato", rimarca Schlein. E Conte incalza: "Siete mai entrati, cari ministri, cara Giorgia Meloni, in un pronto soccorso? Avete visto le prenotazioni di un esame diagnostico per cui servono due o tre anni? Guardate - spiega - che tutti i medici e gli infermieri sono sul piede di guerra e noi con loro". Il leader M5S si rivolge al ministro Schillaci: "Sei un tecnico, se non ti danno i finanziamenti devi battere i pugni, devi farti valere. E se, nel caso" non li ottenessi, "metti sul tavolo le dimissioni".

Per Raffaella Paita di Iv "sulle risorse per la sanità nella legge di bilancio, il governo fa il gioco delle tre carte. Ancora non è chiaro per quali anni saranno stanziati i 2,3 miliardi sbandierati dal ministero dell'Economia. Se per il 2025 fossero solo 900 milioni, saremmo di fronte all'ennesima presa in giro. I medici giustamente sono già sul piede di guerra, e noi saremo dalla loro parte".

Ma è sui 'sacrifici', come ribadito anche oggi da Giancarlo Giorgetti, che il governo avrebbe chiesto alle banche che si concentrano gli attacchi delle opposizioni. Per Schlein "siamo al solito gioco delle tre carte come se gli italiani fossero stupidi ma non ci faremo prendere in giro". Conte è netto: "La tassa sulle banche non esiste, è un imbroglio. Il governo sta chiedendo un prestito alle banche che noi contribuenti restituiremo nel 2027, per altro quando questo governo non sarà più in carica".

Per Fratoianni e Bonelli quella del governo è "una truffa" e attaccano: "Giorgia Meloni in aula, rispondendo ai nostri interventi, ha detto 'vi stupirò, vi sorprenderò. Sulle banche, vedrete che sarò più coraggiosa della sinistra' e in effetti ci ha sorpreso e ci ha scandalizzato: la tassa sulle banche è una truffa. In realtà non c'è nessuna tassa sulle banche o sugli extraprofitti. Sono solo anticipazioni di imposte che lo stato dovrà restituire tra il 2027 e 2029”.

Stessa lettura da parte di Calenda: "I 3,5 miliardi dalla banche sono una cavolata perché solo sono un anticipo di un'imposta e non soldi dalle banche". Una sintonia tra le opposizioni che potrebbe tradursi in emendamenti comuni alla manovra.

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