Connect with us

Published

on

Gaza, Hamas e la tregua con Israele: “Usa parte problema, non la soluzione”

Secondo Blinken Hamas aveva suggerito numerose modifiche, alcune delle impraticabili, alla proposta di cessate il fuoco. Hezbollah: "Intensificheremo attacchi contro Israele"

Miliziani Hamas - (Afp)

 Hamas non ha chiesto cambiamenti, né avanzato nuove proposte rispetto al piano elaborato dall'amministrazione Biden per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. La dichiarazione di un alto funzionario di Hamas in Libano, Osama Hamdan, arriva in serata.

Nel corso di una conferenza di stampa a Doha il segretario di Stato Usa Antony Blinken aveva invece affermato che Hamas aveva suggerito numerose modifiche, alcune delle impraticabili, alla proposta di cessate il fuoco per Gaza elaborata da Washington. A stretto giro era arrivata la smentita di Hamas.

Hamas poi alza il tiro. Il Segretario di Stato americano Antony ''Blinken ha confermato di essere parte del problema, non della soluzione'', ha dichiarato Hamdan. ''L'Amministrazione Usa sta facendo il gioco di Israele, aiutandolo a non impegnarsi nel rispetto di un accordo per il cessate il fuoco permanente'', ha aggiunto.

Blinken

"Uno dei nostri obiettivi è impedire che questo conflitto a Gaza si allarghi nella regione. Siamo impegnati su questo dal primo giorno", ha detto ancora Blinken, riferendosi al rischio di escalation tra Israele e Hezbollah a nord, di "non avere dubbi sul fatto che il miglior modo di rafforzare una soluzione diplomatica a nord è una risoluzione del conflitto a Gaza".

"Arrivare a un cessate il fuoco, questo eliminerà un'enorme quantità di pressione dal sistema", ha aggiunto il segretario di Stato Usa, spiegando che "toglierà una giustificazione che Hezbollah fornisce per gli attacchi che sta conducendo". "E penso che apra il cammino verso la possibilità di risolvere effettivamente per via diplomatica, questo è quello che siamo determinati a fare", ha detto ancora.

"Noi non vogliamo vedere un'escalation, e penso che si possa dire che veramente nessuno vuole iniziare una guerra, avere un'escalation", ha affermato ancora Blinken in riferimento alla situazione al confine nord di Israele dove "circa 60mila israeliani hanno dovuto lasciare le loro case a causa dei lanci di missile e le minacce di Hezbollah".

Questi israeliani "devono poter tornare a casa, ci sono anche persone del sud del Libano che devono poter tornare a casa", ha proseguito il segretario di Stato Usa, spiegando che "la maggior parte delle parti coinvolte crede che ci possa e ci debba, idealmente, essere una soluzione diplomatica delle differenze che possono accendere il conflitto".

"E in particolare una soluzione che porti alla condizioni necessarie perché la gente possa tornare alle proprie case e credere di poter vivere in modo sicuro a casa propria", ha aggiunto. "Così quello che ho sentito da tutte le parti coinvolte, e da altri che stanno lavorando alla cosa, è che c'e' una forte preferenza per una soluzione diplomatica", ha concluso Blinken.

Hezbollah: "Intensificheremo attacchi contro Israele"

"Rafforzeremo le nostre operazioni, si intensificheranno, come risposta. Il nostro nemico saprà chi sono i figli della resistenza del Libano". E' la minaccia arrivata nel frattempo dal capo del consiglio esecutivo di Hezbollah, Hashem Safieddine, con un messaggio rivolto a Israele. Centinaia di sostenitori e militanti di Hezbollah si sono radunati alla periferia sud di Beirut per l'addio al comandante militare di Hezbollah, Taleb Abdullah, ucciso ieri in un raid israeliano nel sud del Libano. Secondo i media israeliani, ieri più di 170 razzi sono stati lanciati dal Libano in direzione del nord di Israele.

Hezbollah minaccia di "intensificare l'intensità, la forza, la quantità e la qualità delle sue operazioni". "Se il nemico urla e piange per quanto accaduto nel nord della Palestina - ha detto - che si prepari a piangere e al dolore".

Secondo le dichiarazioni diffuse da Al Manar, tv libanese legata agli Hezbollah, Safieddine ha aggiunto che Israele "si sbaglia" se pensa che uccidere combattenti del gruppo indebolirà la posizione di Hezbollah. "Se il messaggio del nemico è che cerca di intaccare la nostra determinazione in modo da farci fare marcia indietro - ha affermato - deve sapere che la nostra risposta è definitiva e inevitabile".

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Ucraina, attacco-terremoto: distrutto arsenale Russia, cosa...

Published

on

Oltre 100 droni colpiscono un deposito di munizioni, armi e missili: colpo durissimo per Mosca

Le esplosioni in Russia

Un attacco paragonabile a un terremoto per cambiare la guerra. L'Ucraina sferra un colpo durissimo alla Russia, con un'offensiva che rischia di condizionare le strategie di Mosca nel conflitto. Un'ondata di oltre 100 droni lanciata da Kiev, supera il confine e arriva nell'area di Toropets, a quasi 500 km dalla capitale ucraina, e riduce in cenere uno dei principali depositi di munizioni e missili del ministero della Difesa russo.

Le esplosioni in serie producono un effetto tale da 'svegliare' i sismografi, che si attivano come se si fosse verificato un terremoto. Gli incendi si diffondono per un'area larga oltre 6 km nella regione di Tver, tra gli 11mila civili che vivono nell'area sono molti quelli chiamati ad abbandonare la propria abitazione.

Armi e missili in fumo

Andriy Kovalenko, a capo del centro per il contrasto alla disinformazione di Kiev, delinea la portata dell'azione ucraina: nei depositi, capaci di contenere armi e munizioni per centinaia di tonnellate, si trovavano missili S-300, S-400, sistemi Grad, Iskander e i Kn24 nordcoreani. Probabilmente, nelle strutture erano stoccate anche 'bombe plananti', che negli ultimi mesi hanno colpito obiettivi militari e civili.

L'arsenale colpito è una delle due strutture presenti nell'area. L'altra, già nei mesi scorsi, era stata colpita dai droni di Kiev. Il deposito di missili e munizioni era stato costruito a Toropets nel 2018 ed era stato presentato come una struttura di massima sicurezza.

I media ucraini attribuiscono i meriti ai servizi di sicurezza di Kiev, all'intelligence della Difesa e alle Forze speciali. L'attacco viene ampiamente discusso nei canali Telegram dei cosiddetti mil-blogger russi, esperti che monitorano il conflitto e spesso forniscono informazioni che non vengono ufficialmente diffuse. Il danno subito dalle forze armate russe, scrive in particolare Anastasia Kashevarova, è notevole: "Dopo 3 anni di operazione speciale siamo ancora a questo livello di idiozia".

Kiev ha usato droni o missili?

Ci si interroga sui mezzi utilizzati da Kiev: possibile che i droni siano riusciti a infliggere danni di portata così pesante? I depositi sono stati colpiti da missili a lungo raggio? Le domande si inseriscono nel dibattito di queste ultime settimane, caratterizzate dal pressing di Kiev per ottenere l'autorizzazione ad utilizzare i missili a lungo raggio - gli Atacms americani e gli Storm Shadwo anglofrancesi - contro obiettivi militari russi: basi e, appunto, depositi di armi.

La Russia, in ogni caso, continua a disporre di una macchina bellica capace di produrre ogni mese 42-56 missili balistici, 90-115 missili a lungo raggio e 500 droni, secondo le stime diffuse da Forbes.

Continue Reading

Esteri

Libano, esplodono walkie talkie. Hezbollah promette...

Published

on

Nuovo attacco con 20 morti e centinaia di feriti

Attacco con walkie talkie esplosivi

Un nuovo attacco contro Hezbollah in Libano. Dopo i cercapersone esplosivi, ecco i walkie talkie e le radio: altro esplosivo nei dispositivi, altri 20 morti e circa 450 feriti. Come per l'offensiva hi-tech attuata con i pager, nessuna rivendicazione da parte di Israele: né conferme, né smentite. Hezbollah, così come Hamas e Iran, non ha dubbi sulle responsabilità.

Cosa è successo

Tra le ricostruzioni, spicca quella del canale saudita all news al-Sharq, che cita una fonte di alto profilo della sicurezza libanese: "Sono stati piazzati dal Mossad" gli esplosivi all'interno dei walkie talkie saltati in aria. Ci sarebbero state 15-20 esplosioni nei sobborghi meridionali di Beirut ed altre 15-20 esplosioni nel sud del Paese.

I walkie talkie sono nettamente meno diffusi tra i militanti di Hezbollah rispetto ai cercapersone esplosi in massa martedì. Vengono distribuiti, infatti, solo alle persone che organizzano eventi come funerali e marce. Nonostante ciò, il bilancio dell'attacco è considerevole e secondo fonti israeliane i numeri sarebbero superiori a quelli comunicati dalle autorità libanesi.

"Questi attacchi saranno certamente puniti, ci sarà una vendetta sanguinosa", dice Hashem Safieddine, capo del Consiglio esecutivo di Hezbollah, oltre che cugino del leader del gruppo, Hassan Nasrallah, che oggi dovrebbe tenere un discorso. "Condanniamo fermamente la rinnovata e continua aggressione sionista contro il fraterno popolo libanese", la posizione assunta da Hamas, con una nota nella quale si denuncia che le esplosioni degli ultimi due giorni "ora minacciano la sicurezza e la stabilità della regione".

Israele prepara la nuova fase della guerra

L'attenzione di Israele si sta spostando da Gaza verso il fronte settentrionale ed il confine con il Libano dal momento che sta iniziando una "nuova fase" della guerra, dice il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, rivolgendosi al personale dell'aeronautica militare israeliana presso la base aerea Ramat David, situata non lontano da Haifa.

"Il centro di gravità si sta spostando verso nord. Stiamo dirottando forze, risorse ed energie verso nord", dice il ministro, secondo quanto riferito dal suo ufficio. "Credo che siamo all'inizio di una nuova fase di questa guerra e dobbiamo adattarci", aggiunge Gallant, ribadendo che gli obiettivi di Israele nel nord sono "chiari e semplici: riportare gli abitanti nelle loro case in sicurezza".

I segnali vengono colti dal Libano, che si prepara a "possibili scenari" di guerra con Israele come dice il premier ad interim libanese, Najib Mikati, dopo una riunione della Commissione la gestione delle crisi e dei disastri.

A capo della Commissione, il ministro dell'Ambiente Nasser Yassin afferma che in vista di un attacco di Israele stanno approntando rifugi per la popolazione e che ci sono un centinaio di scuole a disposizione. Quanto alle scorte di cibo, secondo Yassin "sono sufficienti per oltre tre mesi e una nave con 40mila tonnellate di cereali e farina sta per arrivare in Libano".

Si muove l'Onu

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà venerdì per discutere dell'ondata di esplosioni. Lo ha indicato un portavoce della presidenza slovena del Consiglio. La riunione, richiesta dall'Algeria, è in programma alle 15 ora locale (le 9 in Italia). Intanto il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres chiede uno stop agli attacchi hi-tech. "Penso che sia molto importante che ci sia un controllo effettivo degli oggetti civili, che non vengano armati. Questa dovrebbe essere una regola che i governi di tutto il mondo dovrebbero essere in grado di attuare", dice durante una conferenza stampa a New York.

Secondo il segretario generale, "la logica di far esplodere tutti questi ordigni" sembra essere quella di "un attacco preventivo prima di una grande operazione militare”, motivo per cui questo incidente, attribuito a Israele, dimostra che esiste un "serio rischio" di escalation regionale.

Da Washington, infine, la Casa Bianca ribadisce l'estraneità degli Usa: "Non siamo stati coinvolti in alcun modo negli incidenti" in Libano, dice il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, in un briefing con i giornalisti, ribadendo: "Vogliamo che la guerra finisca, tutto quello che abbiamo fatto è destinato a impedire l'escalation del conflitto".

Continue Reading

Esteri

Elezioni Usa, lo spettro di un altro 6 gennaio in caso di...

Published

on

Forse meno violento di quello di quattro anni fa, quando migliaia di sostenitori di Trump assaltarono il Congresso, ma con un impatto ancora più allarmante sulla tenuta istituzionale

Donald Trump e Kamala Harris - Afp

Kamala Harris continua a salire nei sondaggi, ma i democratici sono agitati dallo spettro di un altro 6 gennaio in caso di sua vittoria alle elezioni presidenziali di novembre. Forse meno violento e insurrezionale di quello di quattro anni fa, quando migliaia di sostenitori di Donald Trump assaltarono il Congresso nel tentativo di impedire la certificazione della vittoria di Joe Biden. Ma potrebbe avere un impatto ancora più allarmante e dilaniante sulla tenuta istituzionale e costituzionale degli Stati Uniti, fondata sul trasferimento pacifico dei poteri.

Lo scenario da incubo per i dem

Secondo Politico, lo scenario da incubo per i democratici prevede che nonostante la vittoria di Harris alla Casa Bianca, i repubblicani mantengono la maggioranza alla Camera, dando così allo Speaker Mike Johnson la possibilità di trovare i modi di ostacolare, se non bloccare del tutto la conta dei voti elettorali, cosa che farebbe ricadere sulla Camera l'ultima parola sull'elezione presidenziale, come previsto dal 12esimo emendamento della Costituzione.

Non bisogna dimenticare che l'allora poco conosciuto deputato della Louisiana nel 2020 guidò il ricorso dei repubblicani alla Corte Suprema in cui si chiedeva di rovesciare i risultati degli stati chiave, che sancivano la vittoria di Biden.

L'iniziativa fu benedetta personalmente da Trump, che anche in virtù di questo lo scorso ottobre ha dato il placet all'elezione di Johnson a Speaker. Ed ora a meno di due mesi dal voto, il leader repubblicano sta cercando di far passare una legge per impedire quelle che definisce la manovre dei dem per far votare in massa immigrati illegali. Accuse che fanno capire come la leadership del partito repubblicano, ormai largamente allineato su posizioni Maga, in caso di nuova sconfitta del tycoon, potrà appoggiare con forza le eventuali nuove denunce di brogli da parte di Trump.

Le conferme nei sondaggi

Una posizione diffusa anche tra la base elettorale, dal momento che un sondaggio di World Justice Project, rilanciato da The Hill, mostra che il 46% degli elettori repubblicani non è pronto ad accettare i risultati elettorali come legittimi in caso di vittoria dem. E il 14% di questi si dice pronto ad intraprendere azioni per rovesciare i risultati. Va comunque sottolineato che anche un 27% di elettori democratici si dice non disposto a riconoscere una vittoria repubblicana, con un 11% pronto a passare dalle parole ai fatti.

Interpellate da Politico, fonti dell'entourage dello Speaker liquidano i timori dei democratici come parte di una strategia tesa a raccogliere più fondi per la campagna per la riconquista della Camera. E di una "narrativa allarmista" riguardo ad una vittoria Gop che ha contribuito a portare ai due tentati assassinii di Trump. Un altro repubblicano vicino a Johnson poi afferma di dubitare che lo Speaker potrebbe cedere così facilmente ai desideri di Trump.

Non bisogna dimenticare poi che, in caso di vittoria dem alla Casa Bianca, Harris, che fino al 20 gennaio continuerà ad essere vice presidente, si troverà, in qualità di presidente del Senato, a presiedere la seduta per la certificazione di voti elettorali. Come il 6 gennaio 2021 fece, una volta sgombrato il Congresso dei rivoltosi, Mike Pence, reo agli occhi di Trump e dei suoi sostenitori di non aver accolto la richiesta del presidente uscente di bloccare la certificazione.

La nuova legge sulla conta dei voti, cosa può accadere

Inoltre, nel 2022 è stata passata una nuova legge che rende più difficile bloccare la conta dei voti elettorali: se prima bastava l'opposizione di un singolo membro per accogliere un'obiezione ora è richiesto il 20% di ciascuna delle due Camere. Ma tra i timori dei democratici c'e' anche quello che Johnson possa ottenere abbastanza repubblicani per bloccare alcuni voti elettorali cruciali, o cercare di riscrivere le regole che governano la sessione per la certificazione dei voti elettorali del 6 gennaio, con l'obiettivo di rendere più facili le contestazioni.

O addirittura cercare di ritardare la seduta che per legge deve essere convocata per il 6 gennaio. Il tutto avendo bene in testa che nessun candidato riceve almeno 270 voti elettorali certificati, la Costituzione prevede quella che viene chiamata la "contingent election", una sorta di elezione di emergenza, con la Camera che elegge il presidente e il Senato il vice presidente. Un procedimento che favorirebbe i repubblicani dal momento che ogni stato deve esprimere un solo voto - quindi anche i tanti piccoli stati a guida Gop avrebbero lo stesso peso di quelli più popolosi, come California e New York, di orientamento dem - e quindi è necessaria una maggioranza di almeno 26 stati.

Continue Reading

Ultime notizie

Esteri4 ore ago

Ucraina, attacco-terremoto: distrutto arsenale Russia, cosa...

Oltre 100 droni colpiscono un deposito di munizioni, armi e missili: colpo durissimo per Mosca Un attacco paragonabile a un...

Cronaca4 ore ago

Rigopiano, ‘l’ultimo sopravvissuto’...

Giampaolo Matrone è stato estratto vivo, ma con pesanti menomazioni, e lo strazio di aver perso la moglie e madre...

Spettacolo4 ore ago

Agatha All Along, tutto quello che c’è da sapere...

Trama, cast e quali serie tv e film vedere per capire al meglio questo nuovo titolo Arriva una nuova serie...

Esteri4 ore ago

Libano, esplodono walkie talkie. Hezbollah promette...

Nuovo attacco con 20 morti e centinaia di feriti Un nuovo attacco contro Hezbollah in Libano. Dopo i cercapersone esplosivi,...

Esteri4 ore ago

Elezioni Usa, lo spettro di un altro 6 gennaio in caso di...

Forse meno violento di quello di quattro anni fa, quando migliaia di sostenitori di Trump assaltarono il Congresso, ma con...

Cronaca4 ore ago

Allerta meteo rossa in Emilia Romagna, oggi chiuse le...

Ancora piogge e nubifragi nella Regione con l'arrivo del ciclone Boris. Il Comune di Bologna invita aziende ed enti a...

Cronaca4 ore ago

Stop a cellulari in classe, Valditara: “In 50mila non...

Il ministro dell'Istruzione parla del provvedimento che vieta l'uso dello smartphone nelle classi elementari e medie Il provvedimento che vieta...

Sport5 ore ago

Champions League, Manchester City-Inter 0-0

I nerazzurri reggono sul campo dei campioni d'Inghilterra Prova autorevole e di grande maturità da parte dell'Inter che pareggia 0-0...

Spettacolo5 ore ago

Fedez, un rap contro Tony Effe: “Infame, scrivevi a...

Nel brano 'L'infanzia difficile di un benestante' Fedez scioglie tutti i dubbi sulla lite con Tony Effe Basta ipotesi e...

Moda5 ore ago

Le città d’Oriente secondo Jil Sander

Per la prossima stagione estiva i direttori creativi Lucie e Luke Meier si ispirano al lavoro del fotografo canadese Greg...

Cronaca5 ore ago

Bologna, allerta maltempo e allarme per torrente Savena

Situazione critica a Modigliana, Faenza e Castel Bolognese: "Peggio di un anno fa" L'Emilia Romagna alle prese con l'emergenza maltempo,...

Moda6 ore ago

Venuja, il brand beachwear che celebra femminilità...

Dalla visione comune di Paola Zoli, Chiara Da Ronch e Virginia Spadini nasce il nuovo marchio di soft luxury Dalla...

Moda6 ore ago

Il tributo di Puglisi a Cavalli: “Roberto nel cuore,...

Per la spring-summer 2025 lo stilista omaggia il creativo toscano scomparso ad aprile con 7 pezzi d'archivio, in passerella le...

Moda6 ore ago

Gli anni Sessanta secondo N.21: “Ecco le mie ragazze...

Nella collezione di Alessandro Dell'Acqua abiti di paillette con parka, broccati e lunge sciarpe sporty: "Ho osato tanto con il...

Economia7 ore ago

Italia Economia n. 38 del 18 settembre 2024

LIDL IN SARDEGNA, IL DIRETTORE REGIONALE LUCA BASILE: "QUASI 150 POSTI DI LAVORO SBLOCCATI CON IL NUOVO HUB"; Formazione: Scuola...

Cronaca7 ore ago

Foggia, chi è il vigile del Fuoco morto dopo aver salvato...

Si chiamava Antonio Ciccorelli. Dal presidente della Repubblica alla premier, il cordoglio di tutta Italia Si chiamava Antonio Ciccorelli e...

Economia7 ore ago

Rotocalco n. 38 del 18 settembre 2024

Rapporto Coop 2024, presentato a Milano il report su consumi e stili di vita degli italiani; Famiglia e solidarietà: crescono...

Economia7 ore ago

Fed taglia i tassi di 50 punti

La decisione, si sottolinea, perché il comitato di politica monetaria "ha acquisito maggiore fiducia nel fatto che l'inflazione si stia...

Esteri7 ore ago

Onu, risoluzione chiede ritiro Israele da Territori...

La risoluzione non vincolante chiede il ritiro entro un anno: 124 voti a favore, 43 astenuti. Usa, Israele e altri...

Ultima ora8 ore ago

Lido di Camaiore, auto investe 8 persone: 2 morti

La vettura passa col rosso, uccise 2 ragazze tedesche. Poi brucia un altro semaforo rosso e investe 5 ragazzi Tragico...