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Ucraina-Russia, guerra accelera crisi climatica globale: l’allarme

Rapporto rivela: emissione di gas serra pari a quella provocata da 175 Paesi

Kiev (Afp)

Oltre a due anni di morti e distruzione, la guerra in corso in Ucraina, a seguito dell'invasione russa, sta accelerando la crisi climatica globale, con una emissione di gas serra pari a quella provocata da 175 Paesi. E' questo l'allarme lanciato da un rapporto della Initiative on Greenhouse Gas Accounting of War, un collettivo di ricerca parzialmente finanziato dai governi tedesco e svedese e dalla Fondazione europea per il clima.

"La Russia deve essere costretta a pagare"

"La Russia sta recando danni all'Ucraina ma anche al nostro clima, le emissioni da conflitto sono significative e verranno avvertite a livello globale. La Russia deve essere costretta a pagare per questo, un debito che ha verso l'Ucraina e i Paesi del sud globale che soffriranno maggiormente per i danni climatici", afferma Lennard de Klerk, principale autore del rapporto che stima che Mosca abbia accumulato finora riparazioni di guerra sul fronte climatico per oltre 30 miliardi di dollari, e suggerisce che si usino gli asset russi congelati per pagare il costo del "conflict carbon".

L'invasione della Russia ha generato almeno 175 milioni di tonnellate di diossido di carbonio equivalente (tCo2e), provocate dall'aumento di emissioni belliche, gli incendi, i voli deviati, le migrazioni forzate e le perdite provocate da attacchi militari alle infrastrutture dei carbon fossili, compresi i costi futuri di emissioni per la ricostruzione.

I 175 milioni di tonnellate comprendono diossido di carbonio, ossido nitroso ed esafluoruro di zolfo, il più potente dei gas serra. Questo è l'equivalente di far andare a motore acceso per un anno intero 90 milioni di macchine.

Storicamente l'impatto dei costi climatici dei conflitti, e in generale dell'industria bellica, è stato poco calcolato, dal momento che dati ufficiali sono scarsi o inesistenti a causa del segreto militare e viene quindi dato poco accesso ai ricercatori. Ancora più difficile quindi fare la stima del costo economico dei gas serra, che hanno conseguenze globali. Ma secondo il nuovo rapporto la Russia nei primi 24 mesi di conflitto ha accumulato danni di guerra per 32 miliardi di dollari sul fronte climatico.

L'Assemblea Generale dell'Onu ha stabilito che la Russia dovrà pagare le riparazioni belliche all'Ucraina, e il Consiglio d'Europa ha istituito un registro dei danni, che comprende quelli climatici. E gli asset congelati russi potrebbero essere usati per pagare questi danni.

Il rapporto dettaglia maggiormente la provenienza di questo "conflict carbon": un terzo delle emissioni - circa 35 milioni di diossido di carbonio - viene dalle attività militari, in particolare dai miliardi di litri di carburante usato dai veicoli russi. Un altro terzo viene dall'enorme quantità di acciaio e cemento armato che saranno necessari per la ricostruzione, una parte della quale è già avvenuta, in alcuni casi seguita da nuove distruzioni.

Infine, un altro terzo viene da una serie di fonti diverse, come l'aver dovuto cambiare le rotte di aerei commerciali per evitare le zone di conflitto, cosa che ha provocato un maggior uso di carburante. Poi c'è stato il danneggiamento nei bombardamenti mirati russi delle infrastrutture energetiche, che ha provocato imponenti perdite di gas inquinanti.

E un 13% del totale delle emissioni di gas inquinanti è dovuto agli incendi che si sono verificati su entrambi i lati del fronte, circa 27mila che hanno bruciato quasi un milione di ettari di terra.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Esteri

Gaza, Khamenei: “Morte Sinwar? Resistenza di Hamas...

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Parla la guida suprema iraniana dopo la conferma della morte del leader palestinese. Sirene d'allarme a Tel Aviv, drone colpisce Cesarea

Manifestazione dopo la conferma della morte del leader di Hamas, Yahya Sinwar - Fotogramma /Ipa

L'obiettivo dell'attacco con droni nel centro di Israele era l'abitazione privata del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Cesarea. A riferirlo è l'agenzia di stampa qatariota Al Araby, citata dal quotidiano iraeliano 'Ha'aretz'. Precedentemente le forze di difesa israeliane avevano reso noto che un drone proveniente dal Libano aveva colpito oggi la città di Cesarea. Altri due droni erano stati intercettati. Il drone, avevano detto, ha "colpito una struttura nella zona di Cesarea" senza causare vittime o feriti.

Le sirene dell'allarme aereo sono intanto suonate in alcune zone di Tel Aviv per l'infiltrazione di un drone nell'area di Glilot, hanno annunciato oggi le Forze di difesa israeliane senza precisare se il velivolo è stato intercettato o se ha colpito il suolo. L'area in questione è quella dove hanno sede un'importante base dell'intelligence dell'Idf e il quartier generale del Mossad. A riferirne è il Times of Israel.

Khamenei: "Morte Sinwar? Resistenza Hamas non finirà"

Hamas è vivo nonostante la morte del suo leader Yahya Sinwar in un'operazione militare israeliana a Gaza. Ad assicurarlo è stato oggi l'ayatollah Ali Khamenei, guida suprema iraniana. "La sua perdita è certamente dolorosa per il fronte della resistenza" contro Israele, ha dichiarato, garantendo che "non finirà affatto con il martirio di Sinwar".

Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, lancia intanto un avvertimento in vista di un possibile attacco di rappresaglia israeliano sull'Iran. "Chiunque abbia conoscenza o comprensione di 'come e quando Israele attaccherebbe l'Iran' e/o abbia fornito i mezzi e il sostegno per tale follia, dovrebbe logicamente essere ritenuto responsabile di ogni vittima", scrive su X, postando, sotto il post, la foto del presidente americano Joe Biden.

Intanto, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, "pur non commentando sviluppi di questa natura" rilascia attraverso il portavoce Farhan Haq una dichiarazione a seguito della morte di Sinwar nella quale esprime l'auspicio che "questo porti a un immediato cessate il fuoco, al rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi e a un accesso umanitario senza restrizioni a Gaza". Forti critiche erano state mosse ieri da Israele a Guterres per il suo mancato commento all'annuncio dell'uccisione del leader di Hamas.

Il Segretario generale è stato in contatto con "diversi funzionari" delle Nazioni Unite, ha dichiarato il suo portavoce. Tra questi, il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, che ha già invitato le parti a impegnarsi nel dialogo e a raggiungere un accordo. "Siamo a un punto critico. Dobbiamo cogliere l'occasione per far tacere le armi e liberare subito gli ostaggi".

Raid su Gaza: "Almeno 30 morti"

Almeno 30 persone sarebbero intanto state uccise in un attacco aereo israeliano nel nord di Gaza. A riferirlo oggi è l'agenzia di stampa palestinese Wafa che parla di bambini tra le vittime. Più di 50 altre persone sono rimaste ferite nell'attacco alla città di Jabalia.

Scholz a Istanbul per incontro con Erdogan

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz è intanto arrivato nella serata di ieri a Istanbul per un incontro con il presidente Recep Tayyip Erdogan. Tra i punti chiave dell'agenda dei colloqui il Medio Oriente, le migrazioni e la sicurezza, oltre alla guerra in Ucraina e ai legami economici bilaterali. Il colloquio in programma per oggi segue l'incontro avuto da Scholz con Erdogan lo scorso mese a New York a margine dei lavori dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Esteri

Israele, casa Netanyahu nel mirino del Libano: droni contro...

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L'ufficio del premier israeliano conferma: "Né lui né la moglie erano in casa". Khamenei: "Morte Sinwar? Resistenza Hamas non finirà". Raid su Gaza: "Almeno 30 morti". Sirene d'allarme a Tel Aviv

Israele, Netanyahu nel mirino del Libano: droni contro residenza a Cesarea

L'obiettivo dell'attacco con droni nel centro di Israele era l'abitazione privata del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Cesarea. A riferirlo, prima della conferama ufficiale, era l'agenzia di stampa qatariota Al Araby, citata dal quotidiano iraeliano 'Ha'aretz'. Precedentemente le forze di difesa israeliane avevano reso noto che un drone proveniente dal Libano aveva colpito oggi la città di Cesarea. Altri due droni erano stati intercettati. Il drone, avevano detto, ha "colpito una struttura nella zona di Cesarea" senza causare vittime o feriti.

L'ufficio del premier israeliano ha poi confermato che l'abitazione privata del premier è stata bersaglio oggi di un attacco con drone proveniente dal Libano. In una breve dichiarazione, l'ufficio precisa che né Netanyahu né la moglie si trovavano all'interno della casa al momento dell'attacco, e che non ci sono feriti.

Le sirene dell'allarme aereo sono intanto suonate in alcune zone di Tel Aviv per l'infiltrazione di un drone nell'area di Glilot, hanno annunciato oggi le Forze di difesa israeliane senza precisare se il velivolo è stato intercettato o se ha colpito il suolo. L'area in questione è quella dove hanno sede un'importante base dell'intelligence dell'Idf e il quartier generale del Mossad. A riferirne è il Times of Israel.

Khamenei: "Morte Sinwar? Resistenza Hamas non finirà"

Hamas è vivo nonostante la morte del suo leader Yahya Sinwar in un'operazione militare israeliana a Gaza. Ad assicurarlo è stato oggi l'ayatollah Ali Khamenei, guida suprema iraniana. "La sua perdita è certamente dolorosa per il fronte della resistenza" contro Israele, ha dichiarato, garantendo che "non finirà affatto con il martirio di Sinwar".

Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, lancia intanto un avvertimento in vista di un possibile attacco di rappresaglia israeliano sull'Iran. "Chiunque abbia conoscenza o comprensione di 'come e quando Israele attaccherebbe l'Iran' e/o abbia fornito i mezzi e il sostegno per tale follia, dovrebbe logicamente essere ritenuto responsabile di ogni vittima", scrive su X, postando, sotto il post, la foto del presidente americano Joe Biden.

Intanto, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, "pur non commentando sviluppi di questa natura" rilascia attraverso il portavoce Farhan Haq una dichiarazione a seguito della morte di Sinwar nella quale esprime l'auspicio che "questo porti a un immediato cessate il fuoco, al rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi e a un accesso umanitario senza restrizioni a Gaza". Forti critiche erano state mosse ieri da Israele a Guterres per il suo mancato commento all'annuncio dell'uccisione del leader di Hamas.

Il Segretario generale è stato in contatto con "diversi funzionari" delle Nazioni Unite, ha dichiarato il suo portavoce. Tra questi, il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, che ha già invitato le parti a impegnarsi nel dialogo e a raggiungere un accordo. "Siamo a un punto critico. Dobbiamo cogliere l'occasione per far tacere le armi e liberare subito gli ostaggi".

Raid su Gaza: "Almeno 30 morti"

Almeno 30 persone sarebbero intanto state uccise in un attacco aereo israeliano nel nord di Gaza. A riferirlo oggi è l'agenzia di stampa palestinese Wafa che parla di bambini tra le vittime. Più di 50 altre persone sono rimaste ferite nell'attacco alla città di Jabalia.

Attacco a nord di Beirut, due morti in raid

E' di due morti il bilancio di un raid israeliano che ha preso di mira un'auto a nord di Beirut. Lo ha riferito il ministero della Sanità libanese, secondo cui l'attacco è avvenuto nei pressi di Jounieh, lungo l'autostrada che collega la capitale al nord del Paese ed è la prima dall'inizio dell'operazione il 30 settembre scorso che Israele colpisce quella zona.

Scholz a Istanbul per incontro con Erdogan

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz è intanto arrivato nella serata di ieri a Istanbul per un incontro con il presidente Recep Tayyip Erdogan. Tra i punti chiave dell'agenda dei colloqui il Medio Oriente, le migrazioni e la sicurezza, oltre alla guerra in Ucraina e ai legami economici bilaterali. Il colloquio in programma per oggi segue l'incontro avuto da Scholz con Erdogan lo scorso mese a New York a margine dei lavori dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Esteri

Ucraina: “Nordcorea partecipa a guerra accanto a...

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Soldati nordcoreani in addestramento in Russia, militari già al fronte: spuntano anche foto e video

Vladimir Putin e Kim Jong-un - Fotogramma /Ipa

 La Corea del Nord è ormai protagonista della guerra che Ucraina e Russia combattono da quasi 1000 giorni. Il sostegno di Kim Jong-un all''operazione speciale' ordinata da Vladimir Putin nel febbraio 2022 è sempre più ampio e strutturato: dalla fornitura di armi e munizioni, iniziata nel 2023, si è passati all'invio di soldati.

Le prime informazioni diffuse da Kiev, relative alla presenza di ufficiali nordcoreani nel Donetsk, sono state confermate dall'intelligence della Corea del Sud. Le ipotesi sono diventate numeri: circa 1500 soldati sarebbero stati inviati da Pyongyang nella Russia orientale per un periodo di addestramento, come dimostra un video diffuso dal Centro ucraino per le comunicazioni strategiche. Si tratta solo di un primo contingente: in totale, a novembre la Russia potrebbe contare su circa 12000 uomini inviati dal paese asiatico in virtù dell'accordo di partnership strategica firmato a giugno da Kim e Putin.

La Nato, attraverso le parole del segretario generale Mark Rutte, prende atto delle denunce ma non si espone in toto: mancherebbero ancora elementi definitivi per certificare l'entrata in scena di reparti nordcoreani. A Kiev, però, il quadro appare già delineato. Il paese guidato dal presidente Volodymyr Zelensky sollecita una reazione "forte" della comunità internazionale all''invasione' della Corea del Nord. In un post su X, il ministro degli Esteri ucraino, Andriy Sybiha, scrive: "La Corea del Nord sta aiutando l'aggressione russa contro l'Ucraina con armi e personale. Non mercenari. Unità regolari, che Mosca intende usare come carne da cannone".

"Chiediamo una reazione immediata e forte dalla comunità euroatlantica e dal mondo" all'"invasione nordcoreana dell'Europa", ha ammonito il capo della diplomazia di Kiev, secondo cui "la risposta migliore è che gli alleati dell'Ucraina sostengano e implementino pienamente il piano della vittoria" di Zelensky.

Le prove

I rinforzi nordcoreani, come evidenziato dall'intelligence di Seul, con ogni probabilità saranno migliaia. Il numero, però, per l'Ucraina è solo parzialmente rilevante. Se anche "dieci" soldati nordcoreani andassero a combattere a fianco dei russi, "vorrebbe dire che un secondo Paese è coinvolto nella guerra", sintetizza Andriy Yermak, capo di gabinetto del presidente ucraino.

"Abbiamo avuto le informazioni dalla nostra intelligence - spiega Yermak - le abbiamo condivise e abbiamo detto" ai nostri partner "'se avete altro, le nostre intelligence si siedono al tavolo e vedono'. Noi abbiamo la conferma" della fondatezza dell'informazione.

"E' giusto pensare a quale sarebbe la reazione" dell'Occidente, se dovesse concretizzarsi un intervento del genere. Sappiamo tutti, continua continuato, che la Corea del Nord è "un alleato della Russia, come l'Iran. Pensiamo che sia necessario pensare" a come reagire, conclude, se Pyongyang dovesse aiutare Mosca non solo vendendole munizioni, ma mandando uomini a combattere al fronte contro l'Ucraina.

La foto che cancella i dubbi

A Kiev, da tempo i sospetti si sono trasformati in certezze. L'Ucraina tiene conto anche del lavoro dell'intelligence sudcoreana e delle prove prodotte da Seul. In particolare ci sarebbe una foto scattata ad un soldato nordcoreano sul campo di battaglia in Ucraina: con l'intelligenza artificiale è stato riconosciuto uno dei più stretti tecnici collaboratori di Kim Jong-Un, come riporta l'agenzia di stampa sudcoreana Yonhap.

Il Servizio di intelligence di Seul sta collaborando da tempo con gli omologhi ucraini per ottenere foto di sospetti soldati nordcoreani che operano in prima linea in Ucraina e Russia. Una delle foto ottenute mostra un uomo asiatico in uniforme militare russa seduto di fianco ad un soldato russo sul luogo di lancio della versione nordcoreana del missile Iskander, vicino alla regione di Donetsk.

Applicando alla foto del sospetto la tecnica di riconoscimento facciale tramite Ia, l'uomo è stato identificato come un tecnico missilistico militare nordcoreano che il 28 agosto dello scorso anno aveva accompagnato la visita del presidente Kim a un impianto di produzione di missili. Quando la foto del sospetto è stato messa a confronto con le immagini incluse nel database dell'intelligence, la somiglianza tra le due figure è risultata superiore all'80%, che per i servizi sudcoreani sarebbe abbastanza per poter affermare che si tratti della stessa persona.

"I tecnici missilistici militari nordcoreani dispiegati sul fronte russo-ucraino stanno assistendo al lancio di missili di fabbricazione nordcoreana e si ritiene che stiano cercando di identificare i problemi tecnici e di acquisire ulteriore tecnologia", si legge nei documenti dell'intelligence sudcoreana. Oltre a queste fotografie, i servizi di Seul hanno presentato una serie di altre prove del coinvolgimento militare nordcoreano, tra cui immagini satellitari che mostrano i movimenti di navi da guerra russe e truppe che si radunano in strutture militari nell'Estremo Oriente russo.

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