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Mantovani (Manageritalia): “Congresso momento strategico nostra organizzazione”

Il presidente, autonomia e identità senza però partire dal sovranismo locale. Territorio turismo welfare e rappresentanza sociale i temi da affrontare

Mantovani (Manageritalia):

"L'Italia ha bisogno di raccontare le storie di successo, le tante storie di successo che la animano, che non sono soltanto le nicchie, i piccoli grandi successi, pure importanti per connotarci come l'elite mondiale in tanti ambiti, ma anche la forza di un Paese di 60 milioni di abitanti che sa portare avanti con coraggio e con responsabilità la crescita di un Paese". A dirlo Mario Mantovani, presidente Manageritalia, aprendo il VI congresso della Federazione dei manager del terziario.

"Noi - spiega - crediamo di essere parte di questo sistema e pensiamo che il nostro impegno, come Manageritalia, sia di dare risposte ai nostri associati, ai nostri stakeholder, al mondo di cui facciamo parte e di migliorarci. La ragione di un congresso è proprio questa, quella di trovare le aree di miglioramento. Questo è un momento strategico della nostra organizzazione".

"Chi ha fondato Manageritalia - ricorda - ha voluto proprio che si aprisse un nuovo ciclo con un momento fondante di strategia. Le nostre strategie non nascono in piccole stanze, non nascono soltanto con il contributo delle intelligenze, dei leader e dei consulenti, nascono soprattutto con il momento congressuale. Ci sono altri momenti di elaborazione, di sviluppo, di progettazione, di esecuzione fondamentali, ma il momento fondante è quello congressuale, nel quale dobbiamo portare anche un approccio che è tipico di quello dei manager, seguendo la regola aurea per la quale si dedica il 20% del tempo all'analisi dei problemi e l'80% alle soluzioni".

"Vorrei solo dare - afferma il presidente Mantovani - qualche spunto sui temi congressuali. Partiamo dal territorio: quando parliamo di territorio parliamo delle peculiarità che nel nostro sistema sono ancora più accentuate. Il 60% dei nostri associati è in Lombardia, vive in Lombardia, ed opera in Lombardia e quindi abbiamo uno squilibrio che non è soltanto Nord-Sud, ma addirittura anche all'interno del Nord. Ecco, allora dobbiamo riflettere attentamente su ciò che significa autonomia, peraltro oggetto anche di un importante progetto di legge, che cosa significa identità e che cosa significa comunità".

"Credo - sostiene - che occorre partire da queste parole quando si parla di autonomia e identità; bisogna essere consapevoli di un'identità distinta e complementare rispetto a quelli che condividono con noi la responsabilità di un paese, di un continente. Dobbiamo costruire una comunità, non deve essere però una suddivisione amministrativa, cioè non deve partire dai confini amministrativi, non deve partire da una sorta di sovranismo locale, in cui si cerca di esercitare un potere, di avere un territorio più piccolo, immaginando di controllarlo meglio rispetto ad un mondo, ahimè, molto più complicato".

"Quindi - continua - se un disegno anche di riforma istituzionale puntasse sulle autonomie, sulle peculiarità, sulle capacità amministrative locali che esistono nel nostro paese, per costruire poi in Europa un sistema, uno Stato più grande, sarebbe sicuramente un messaggio di grande innovazione e di grande crescita. Capace di superare probabilmente quei limiti che oggi hanno gli stati nazionali e che impediscono di prendere delle decisioni che tutti noi attendiamo nel nostro continente in Europa. Ma se invece diventa un disegno per cercare di spartirsi le fette di una torta che purtroppo si immagina sempre delle stesse dimensioni, allora non funziona; allora è un elemento di divisione, è un elemento appunto di sovranismo".

"E' - sottolinea - un elemento di sovranismo locale che fa male al nostro paese. Noi nel nostro sistema abbiamo trovato delle modalità di compensazione, abbiamo dei meccanismi di solidarietà interna che ci consentono di dare servizi allo stesso modo su tutto il territorio, pur con le dovute differenze evidentemente di dimensioni, utilizzando le risorse che mettiamo in comune, con delle regole evidentemente, non a fondo perduto diciamo, però comunque... e consentendo di avere questo tipo di omogeneità. Nel piccolo è un esempio. Parlando poi di territori, in particolare del Sud, che giustamente è stato inserito in questo congresso come uno degli elementi di riflessione, non vengo dal Sud, ma conosco abbastanza bene tanti territori per dire che non si può parlare del Sud come un'entità unica, ma c'è una pluralità rappresentata anche da tante eccellenze".

Riferendosi poi al turismo il presidente Mantovano ricorda che "ha un ruolo indubbiamente importante, però sul turismo dobbiamo essere molto attenti e capire che non è un'installazione fissa, non è un vestito che va bene per tutti. Noi abbiamo almeno tre esigenze nei nostri territori più a vocazione turistica, che poi sono quasi tutti in Italia. Abbiamo aree in cui certamente c'è necessità di sviluppare il turismo, di aumentare le presenze, di aumentare la capacità ricettiva, di aumentare le infrastrutture. Abbiamo aree invece in cui c'è 'overturismo', in cui la pressione portata dalle persone è eccessiva e non consente più un equilibrio tra chi ci vive e chi frequenta queste aree".

"Poi - elenca - abbiamo delle grandi aree in cui abbiamo bisogno di persone che ci vivano, abbiamo bisogno di residenti, perché stanno diventando deserti. Questa situazione è affrontabile con una logica di redistribuzione dei territori. Ci sono dei tempi della vita e delle esperienze che consente appunto di vivere in luoghi diversi, anche per alcuni periodi dell'anno, con dei meccanismi più simili a quelli del residente, se non proprio quelli del residente".

Parlando del welfare il presidente di Manageritalia ricorda che "il nostro sistema che abbiamo costruito negli anni, in cui crediamo, è centrato sulla complementarietà del welfare contrattuale rispetto al welfare pubblico in senso stretto, al welfare statale, in cui negli ultimi anni anche le imprese attraverso il meccanismo del welfare contrattuale si sono integrate. Però il centro di questo welfare contrattuale è un modello, non è semplicemente una legge. Il nostro sistema è un centrato sulla complementarietà del welfare contrattuale, non è semplicemente una serie di strumenti sviluppati nel tempo da organizzazioni come le nostre, dai sindacati e dai rappresentanti delle imprese. E' un vero e proprio modello e va costruito, coltivato, manutenuto nel tempo. Va messo, a nostro parere, al centro di tutte le politiche di welfare".

"Noi - illustra - abbiamo una grande tradizione in Europa di welfare diversificata nei vari paesi, non integrata, ma nel nostro paese questo è cresciuto in maniera significativa. Nella previdenza e nell'assistenza, ma è un modello che si applica bene anche alla formazione, alle politiche attive su cui siamo molto impegnati in questi anni. Allora è importante che per noi, che guidiamo questa organizzazione, questo concetto sia chiaro".

Altro tema affrontato dal presidente Mario Mantovani è l'economia dei servizi. "Noi - spiega - parliamo di economia dei servizi da qualche anno in maniera strutturata attraverso un osservatorio economico che abbiamo costituito, che è stato fatto da Emilio Rossi, rilevantissimo economista italiano che da tempo ci conosce e che è un nostro associato. Ci sono dei ritardi di produttività importanti in molti ambiti, ci sono debolezze legate alle dimensioni delle imprese, alla loro difficoltà di effettuare investimenti. Anche su questo è importante che continuiamo e rafforziamo la nostra azione. Il nostro ruolo è quello appunto di promuovere un'economia dei servizi più forte e in questo terreno le nostre imprese prosperano, cresceranno ancora e evidentemente anche l'occupazione manageriale e il ruolo dei manager è destinato a crescere. In questo contesto, parlando di crescita, non possiamo immaginare una crescita diversa da quella sostenibile".

"Il nostro Paese - puntualizza Mantovani - è se non privo, ma comunque molto carente dal punto di vista delle materie prime, soprattutto energetiche, e ha un ruolo nell'economia globale sostanzialmente di interscambio, di trasformazione, di innovazione, non ha altra via che accelerare sulla transizione energetica. Si parla sì dei costi della transizione energetica, ,a si dimenticano i costi della stagnazione. Si dimentica quanto possa costare mantenere in parallelo due mondi paralleli, per esempio nel settore automobilistico, due sistemi distributivi, due sistemi produttivi. Questi sono costi di cui nessuno parla e si immagina che invece i costi siano soltanto quelli della transizione".

"L'interesse complessivo - auspica - è di accelerare per il nostro Paese e non è quello di rallentare. Anzi, sono i ritardi che abbiamo accumulato che hanno generato proprio quella leadership in molti ambiti della Cina, ad esempio, che ha affrontato prima questo tipo di cambiamento, questo tipo di evoluzione".

L'ultimo punto affrontato dal presidente di Manageritalia è quello della rappresentanza. "Un tema - afferma - che trattiamo nel nostro congresso ed è al centro del nostro lavoro e della nostra missione. Parlo di un lavoro perché credo che vada affrontato con la stessa professionalità e con la stessa passione che mettiamo nel lavoro. E' un lavoro difficile perché comporta la necessità di tenere un filo tra le persone che vogliamo rappresentare e quindi di avere un dialogo, una conoscenza diretta e concreta. Comporta un'interpretazione, non semplicemente la ripetizione di quello che ascoltiamo. Comporta un confronto, perché diciamo sempre che siamo un gruppo fatto da identità plurali e questo è vero, non solo dal punto di vista territoriale, ma anche dal punto di vista delle competenze, dei settori, del genere, dell'età. E quindi mettere insieme tutte queste differenti visioni è difficile. Poi alla fine occorre prendere delle decisioni e dunque fare qualcosa".

"E quindi - aggiunge - fare rappresentanza, oltre che assumersi responsabilità, richiede anche un'identificazione, richiede di credere di essere quello che si fa, di essere un manager, di avere un'idea di chi sono i manager e in qualche modo di esserne testimoni reali con la propria vita, non soltanto con alcune decisioni. Richiede ascolto, richiede dialogo, ma richiede anche capacità di proposta, non soltanto. E' una professione ed è una passione".

"E quindi chiudo - rimarca - con un richiamo al nostro ruolo di rappresentanza, che è condiviso con quello di altre organizzazioni che si sono abituate a chiamare parti sociali, e lo richiamo perché per tutti noi sia un monito quello che sta accadendo anche in altri paesi. Nel nostro Paese esiste un dialogo troppo spesso ristretto ad un numero di parti sociali che sono sempre le stesse e che sono poche e che rappresentano solo una parte di questo mondo e non sempre la parte più innovativa e quindi anche se c'è in realtà non è sostanziale".

"Ecco su questo credo che la nostra voce debba essere sempre chiara, debba essere sempre forte e che si debba levare insieme a quella di altre organizzazioni che come noi hanno a cuore il nostro Paese e ritengono che attraverso la rappresentanza, attraverso la forza, la continuità data dalle parti sociali si possa cambiare in meglio", conclude.

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Economia

“Signora io non ho Facebook!”, Giorgetti e il...

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Il siparietto tra il ministro e un'imprenditrice che gli scrive via social. Il titolare dell'Economia: "Ho denunciato ma non so, andranno in Wisconsin o chissà dove. Però, non hanno prodotto alcun risultato"

Giancarlo Giorgetti - Fotogramma

Chi si spaccia per Giancarlo Giorgetti su Facebook? È la domanda curiosa che serpeggia alla Banca Popolare di Sondrio, dove il ministro dell'Economia ha appena concluso il suo intervento: ha parlato di banche e di come non siano algoritmi ma debbano continuare a finanziare chi rischia e produce. È il momento del confronto, la Sondrio produttiva è lì che ascolta e può commentare. Giorgetti conosce bene il territorio: ha appena finito di lodare l'operosità della Valtellina, che ha saputo sviluppare “una notevole intelligenza prima contadina, poi artigianale, ma anche professionale, creditizia, industriale, ben prima dell'intelligenza artificiale”.

A un certo punto, un'imprenditrice prende coraggio e punta il dito contro burocrazia e iper regolamentazione. Le parole curiose : “Ministro, io le scrivo sempre su Facebook…”. Giorgetti, divertito, risponde: “Signora, non so come faccia a parlare con me, io non ho Facebook!”.

Silenzio. Risate trattenute. Il ministro svela l'arcano: “È pieno di miei profili falsi. Usano la mia immagine, la mia voce con l'intelligenza artificiale per pubblicizzare prodotti finanziari assurdi. Molti amici mi scrivono: 'Ma cosa ti sei messo a fare?'”. Il pubblico ride, lui scherza. “Partono le denunce, ma non so, andranno in Wisconsin o chissà dove. Però, non producono alcun risultato”.

Giorgetti va avanti, risponde nel merito, poi prima di concludere si rivolge ancora all'imprenditrice scherzando: “Comunque poi le spiego come parlare con me senza usare quei profili su Facebook. Non so cosa le rispondono quelli lì… non vorrei che le avessero detto qualcosa di strano”. Le risate aumentano, l'imprenditrice dice che non rispondono: “Ah, non rispondono? Beh, questa è già una fortuna!”, dice Giorgetti divertito. (di Andrea Persili)

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Economia

A Torino presentata campagna per nuovo Sistema Qualità...

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Presentata a Terra Madre Salone del Gusto a Torino

A Torino presentata campagna per nuovo Sistema Qualità Nazionale per i mieli

Un grande patrimonio, quello dei mieli del nostro Paese, ma anche un 'unicum' in termini di qualità da proteggere, da valorizzare e da far conoscere per sostenere gli sforzi degli oltre 75.000 apicoltori italiani (+32% rispetto al 2019) con oltre 1,8 milioni di alveari (+23% rispetto al 2019). La produzione però (22.000 tonnellate nel 2023, con un calo del 12% rispetto all’anno precedente), non cresce in parallelo al numero degli alveari presenti per via delle condizioni meteoclimatiche sempre più spesso anomale che compromettono le fioriture e quindi anche le rese degli stessi. L’avvicendarsi di eventi e situazioni meteo avverse, anche di opposta natura, conferma quanto il cambiamento climatico sia il principale fattore limitante delle produzioni nell’ultimo decennio. Anche nelle annate migliori, la produzione nazionale sfiora il 50% del consumo nazionale. Le nostre produzioni si confrontano con un mercato che è oramai unicamente globale, dominato da prezzi molto bassi e da prodotti molto diversi.

Inoltre, se è vero che in Italia si stima un consumo pro-capite annuo di quasi 700 gr, a fronte di una media europea di 600g (con Germania al primo posto con 1,5 Kg pro-capite), occorre sottolineare come l’indice di penetrazione sia ancora basso e la tendenza dei consumi domestici nel quinquennio si mostri cedente. L’anello debole è proprio nella fascia di età più giovane. Si pensi che, per quanto riguarda lo share di acquisti in volume, il 43% è costituito da acquirenti oltre i 63 anni; il 21% fra i 55 e i 64 anni; il 18% da 45 a 54 anni e solo il 12% per gli acquirenti tra i 35 e i 44 anni e il 6% per quelli fino a 34 anni.

E' lo scenario da cui prende le mosse la Campagna per la promozione di un Sistema di Qualità Nazionale per i mieli, presentata oggi a Terra Madre Salone del Gusto a Torino alla presenza di Barbara Nappini – Presidente Slow Food Italia, Livio Proietti – Presidente Ismea, e di Luigi D’Eramo – Sottosegretario di Stato Masaf. La campagna ha infatti l’obiettivo di preparare operatori e mercato alla discesa in campo di un Sistema che stabilisca parametri in grado di tutelare la qualità dei mieli prodotti dai nostri apicoltori.

"Grazie alla collaborazione tra il Masaf e l’intera filiera apistica, a breve sarà realtà il Sistema di qualità nazionale per i mieli” - ha affermato il Sottosegretario all’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste, Luigi D’Eramo. “L’SQN si baserà su parametri di qualità oggettiva più restrittivi e indicazioni vincolanti del processo produttivo che garantiscano naturalità, qualità, salubrità, benessere delle api e sostegno alla biodiversità. Riguarderà le caratteristiche qualitative del miele, così come le regole per la conduzione di alveari e dei locali di lavorazione e conservazione; sono inoltre previste indicazioni sulle analisi obbligatorie, la tracciabilità e la presentazione del prodotto, sull'etichettatura e le procedure di controllo. L’auspicio è che le imprese apistiche aderiscano in maniera convinta e capillare. La qualità – ha aggiunto il sottosegretario D’Eramo - resta l’elemento vincente e il valore aggiunto dei prodotti dei nostri apicoltori”.

“Quello dei mieli è un mondo che si presta perfettamente a una campagna di comunicazione dai forti contenuti” – ha dichiarato il Presidente di ISMEA Livio Proietti. “Avere, nel nostro Paese, oltre 50 mieli uniflorali e una miriade di millefiori identitari è un punto di forza che permette di generare contenuti accattivanti in termini di storytelling per il pubblico più giovane, ma anche più in generale, lo scopo della campagna è quello di rafforzare la cultura dei mieli a livello intergenerazionale: per scegliere occorre conoscere. Parlare di “mieli” ci avvicina a questa realtà che è fatta di cura, attenzione al lavoro, all’ambiente e alla biodiversità da parte dei nostri apicoltori che devono essere aiutati perché il miele e gli altri prodotti dell’apicoltura trovino idoneo posizionamento sul mercato.”

“Raccontare i mieli e le storie di chi li produce è oggi ancora più importante perché le apicoltrici e gli apicoltori svolgono un lavoro sempre più complesso, anche a causa dei cambiamenti climatici e della crisi ambientale - ha sottolineato Barbara Nappini, Presidente di Slow Food Italia - . Per questo una campagna di sensibilizzazione su questo tema, a partire dai più giovani è più che mai fondamentale, e noi siamo felici che il sottosegretario D'Eramo abbia scelto di lanciare questo messaggio a Terra Madre”.

La campagna di comunicazione vede l’esordio delle attività proprio in questi giorni, con le attività organizzate per le scuole e le famiglie al Salone del Gusto, volte a promuovere la conoscenza del miele e del suo ciclo produttivo con attività didattiche e degustazioni, edugame e materiale informativo. È partita, sempre in questi giorni la campagna social (pensata proprio per raggiungere il pubblico dei più giovani) affidata ai talent su TikTok e Instagram, con ben 75 contenuti sulla cultura del miele, in grado di raggiungere un pubblico vastissimo su un arco temporale di circa due mesi.

A breve, un minisito internet di campagna permetterà gli approfondimenti relativi alle tipologie di miele, alle caratteristiche organolettiche e alle proprietà nutrizionali, oltre che alla parte informativa specifica del nuovo Sistema di Qualità Nazionale. Inoltre, dei videotutorial sulle caratteristiche dei mieli del nostro Paese e sui passaggi fondamentali su cui si basa il Sistema di Qualità Nazionale, saranno messi a disposizione della filiera miele e veicolati su web e social (in questo caso anche su Facebook, per un pubblico più “maturo”).

Anche la Gdo è naturalmente un canale di comunicazione che viene preso in considerazione dalla campagna, con l’inserimento di pagine pubblicitarie all’interno di house organ di riferimento della Gdo, così da diffondere il messaggio della campagna istituzionale in modo diretto ed efficace ad un pubblico particolarmente attento e coinvolto rispetto alle proprie abitudini di acquisto.

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Economia

Dopo quota 2700 dollari l’oro punta a nuovi record

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Dopo quota 2700 dollari l'oro punta a nuovi record

Solo un piccolo aggiustamento al ribasso ha impedito all'oro di chiudere la settimana con l'ennesimo record delle quotazioni, dopo i 30 'picchi' già toccati nel 2024: ieri il metallo prezioso ha chiuso a 2.650 dollari l'oncia dopo avere superato brevemente giovedì mattina una delle tante soglie psicologiche, ovvero i 2700 dollari. Il numero di record annui in realtà spetta ancora al 1979 (+126% le quotazioni nei dodici mesi, nel 2024 siamo a oltre il 30%) ma a differenza di allora, quando da 850 dollari l’oncia l'oro crollo' intorno a 500 dollari a fine marzo 1980, questa volta è difficile ipotizzare una discesa repentina.

Infatti questo balzo dei prezzi dell'oro è legato a diversi fattori che difficilmente scompariranno a breve, tra cui la robusta domanda delle banche centrali e l'interesse degli investitori al dettaglio in una fase di grande incertezza globale. Senza contare che i tagli dei tassi - a iniziare dall'ultimo da 50 punti operato dalla Federal Reserve - non fanno altro che sostenere le quotazioni dell'oro. Negli ultimi 12 mesi le banche centrali hanno fatto incetta di oro continuando gli acquisti avvviati nel 2022. Solo nei primi sei mesi del 2024 hanno acquistato 483 tonnellate di oro, la quantità più alta dal 2000 a oggi.

Spiccano gli acquisti della Banca centrale cinese che ha aggiunto 316 tonnellate di oro alle sue riserve tra novembre 2022 e aprile 2024. Ma acquisti consistenti si registrano anche per le banche centrali di Polonia, Uzbekistan e India. Gli esperti evidenziano come l'aumento delle riserve in lingotti abbia come conseguenza la riduzione della dipendenza di queste economie dal dollaro statunitense. Non a caso, si segnala, gli acquisti di oro sono balzati al livello record di 459 tonnellate nel terzo trimestre del 2022, poco dopo che gli Stati Uniti hanno congelato gli asset denominati in dollari russi e hanno escluso il paese dal sistema di pagamenti globali SWIFT.

Il picco di volatilità del mercato registrato ad agosto ha poi anche indirizzato gli investitori verso l'oro, che supera le azioni in tempi di incertezza economica a causa della convinzione diffusa che sia un affidabile deposito di valore. Anche la geopolitica, tra cui le guerre in Medio Oriente e in Ucraina, e le elezioni presidenziali americane di novembre hanno aumentato la paura nei mercati finanziari, spingendo gli investitori a considerare l'oro un bene rifugio. E siccome tutti questi elementi non sembrano destinati a scomparire presto, la convinzione è che la corsa dei record non è destinata a fermarsi.

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