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Esteri
Uno squalo mai visto, in Florida una ‘creatura’...
Uno squalo mai visto, in Florida una ‘creatura’ con la gobba
L'esemplare catturato e rilasciato
![La pinna di uno squalo](https://www.adnkronos.com/resources/0289-19f7451cfe1e-a79d6d847a9f-1000/format/big/squalo_pinna_ipa_fg.jpeg)
Uno squalo 'misterioso' pescato in Florida. Le immagini della 'creatura' catturata da due pescatori diventano oggetto di discussione e finiscono sotto i riflettori del FWC Fish and Wildlife Research Institute. Gli studiosi osservano l'animale, uno squalo toro poi rimesso in libertà, e notano anomalie evidenti. "Lo squalo" pescato nelle acque dell'Indian River nell'area di Titusville non lontano dall'Atlantico "sembra presentare una forma di scoliosi o una deformità spinale che colpisce la colonna vertebrale.
Sebbene la condizione sia rara, il nostro team ha evidenziato anomalie simili in altri squali e in altre specie di pesci. Questo squalo, in particolare, è stato liberato con successo", si legge nel post in cui sono pubblicate anche le radiografie a cui sono stati sottoposti altri esemplari.
"C'è voluta un'ora per tirarlo fuori", dice Brian Tittle, che con il figlio ha catturato la 'creatura. "Peschiamo da tutta la vita -aggiunge al Miami Herale-. Appena lo abbiamo visto, abbiamo capito che qualcosa non andava".
Esteri
Afghanistan, giornalista fugge da Talebani: da Russia...
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Kobra Hassani era fuggita dal suo paese, Mosca non le ha dato asilo
![Talebani in Afghanistan](https://www.adnkronos.com/resources/026d-134df00dce85-be177b9756ea-1000/format/big/afghanistan_talebani_afp_1-0-1937951309_1-0-1974744968.jpeg)
La giornalista tv e attivista afghana Kobra Hassani, fuggita dal suo Paese dopo il ritorno al potere dei Talebani nel settembre del 2021, ha lasciato ieri Mosca per Kabul, dove rischia di essere condannata alla pena di morte, ha reso noto il sito di notizie Fontanka, citando fonti della diaspora afghana in Russia. Hassani, che ha 27 anni, era inizialmente approdata in Ucraina, dopo aver passato il confine fra Afghanistan e Tagikistan, ma in seguito all'inizio dell'invasione russa aveva cercato di trasferirsi in Polonia. Era invece stata truffata e portata nei territori occupati dalla Russia e infine in Russia, dopo un viaggio tortuoso. "Non mi hanno lasciato andare in Europa, e non mi hanno dato asilo in Russia", aveva testimoniato.
In Russia era stata poi arrestata a San Pietroburgo insieme ad altri 12 connazionali nel maggio del 2022 mentre cercava di partire con l'accusa di aver provato a lasciare la Russia illegalmente per entrare in un Paese dell'Unione europea insieme ad altri nel quadro di un complotto. Un anno dopo un tribunale aveva ordinato la deportazione di Hassani. Alla fine dello scorso anno aveva presentato una richiesta di asilo, ma a gennaio le autorità russe avevano respinto la sua richiesta. A febbraio, è stata condannata a due anni di prigione. Considerato anche il periodo trascorso in carcere in attesa di processo, è stata rilasciata, e l'ordine di deportazione cancellato.
Ieri ha preso un aereo da Mosca a Kabul. Avrebbe potuto provare a chiedere asilo ad altri Paesi, come l'Albania o la Germania, ma non aveva denaro o energie, ha spiegato il suo avvocato, Maria Beliaeva al Moscow Times. L'ipotesi dei suoi avvocati, informati della partenza della loro assistita da altri afghani in Russia, è che non avesse più le forze per rimanere in Russia e non avesse più fiducia di potersi effettivamente trasferire in un Paese terzo. La Russia sta preparandosi a cancellare i Talebani dall'elenco delle organizzazioni terroristiche, aveva anticipato l'agenzia Tass lo scorso aprile, citando gli sforzi del ministero degli Esteri.
Esteri
La Russia avverte gli Stati Uniti, rischio escalation...
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![(Fotogramma/Ipa)](https://www.adnkronos.com/resources/028e-1b39a345fb9d-0d98fbf74d6e-1000/format/big/armi_ucra_pod_ftg_ipa_.jpeg)
Il ministro della Difesa russo Belousov ha messo in guardia gli Usa dal rischio di un'ulteriore escalation a causa della fornitura di armi americane alle forze ucraine nel corso di un colloquio telefonico con il suo omologo statunitense Austin mentre una risoluzione firmata da 26 Paesi dell’Ue condanna la Russia per aver bloccato l'accesso sul territorio russo ai siti di 81 media Ue, tra cui anche Repubblica, La Stampa, Rai e La7, in risposta ad analoghe misure adottate dalla Ue nei confronti dei russi Ria Novosti, Izvestia e Rossiyskaya Gazeta. L’Ungheria, però, ha votato contro la risoluzione. Nel frattempo il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov afferma che l'intenzione dell'amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden di infliggere una "sconfitta strategica" alla Russia è destinata al fallimento.
Esteri
Elezioni Iran,Vaez (Icg): “Vittoria riformisti...
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"Non vincerà chi sfida visione Khamenei, la vera partita è sulla sua successione"
![Elezioni Iran,Vaez (Icg):](https://www.adnkronos.com/resources/028e-1b399d9c0806-2d7bb44875c7-1000/format/big/iran_voto_afp.jpeg)
Sarebbe una "sorpresa" una vittoria del candidato riformista, Masoud Pezeshkian, alle elezioni presidenziali in Iran dal momento che appare improbabile che il regime di Teheran, in un contesto regionale così complesso, opti per un "cambiamento di rotta" che questo sviluppo implicherebbe. Anche nell'ottica a medio-lungo termine della "questione più importante" e che riguarda la successione all'attuale Guida Suprema, Ali Khamenei. E' quanto sottolinea in un'intervista all'Adnkronos, Ali Vaez, direttore dell'Iran Project presso l'International Crisis Group (Icg).
Secondo l'esperto, se davvero Pezeshkian diventasse presidente sarebbe una sorpresa "positiva" per due ragioni principali. La prima è che "non è un peso massimo, nemmeno nel campo riformista, e se riuscisse in un periodo di tempo così breve a generare abbastanza sostegno tra la base riformista che soffre di un alto grado di apatia politica sarebbe un bel risultato di per sé". La seconda ragione è che, in questo momento, "sento che la leadership non è interessata a correggere la rotta".
Vaez ritiene che consentire a un riformista di assumere la carica di presidente equivalga "a più di un aggiustamento di rotta, si tratterebbe proprio di una correzione" perché negli ultimi anni, almeno dal 2020, "c'è stato un chiaro consolidamento dei conservatori ai vertici del sistema politico". Quindi se Pezeshkian diventasse presidente, "sarei positivamente sorpreso, ma ciò implica anche che sono piuttosto scettico sul fatto che ciò accadrà".
Secondo Vaez, l'attuale presidente del Parlamento, il conservatore Mohammad Bagher Qalibaf, ha più probabilità anche perché ha una lunga e consolidata storia di "lealtà e obbedienza" nei confronti della Guida, mentre l'ex capo negoziatore nucleare, Saeed Jalili, il candidato degli ultraconservatori comunque accreditato di buone chance, "è anch'egli fedele al leader, ma non è così sottomesso".
La partita per la presidenza, continua Vaez, è legata a quella che, inevitabilmente per ragioni anagrafiche, si aprirà per la successione a Khamenei. "Penso che in questo momento della storia della Repubblica Islamica, in cui la questione più importante è la successione al leader, sia importante che il regime si assicuri che non ci sia nessuno ai vertici del sistema politico che possa in alcun modo sfidare la visione della Guida - spiega - Questo implica che è improbabile che il regime permetta a qualcuno come Jalili, che ha una propria base e non è così sottomesso a Khamenei, di servire come presidente. In ogni caso dobbiamo aspettare e vedere. Attualmente, se si guardano i sondaggi, Jalili e Pezeshkian ottengono risultati migliori di Qalibaf, ma in Iran, in occasione delle elezioni, tutto può cambiare fino all'ultimo minuto. Quindi rimane tutto abbastanza imprevedibile".
L'analista di Icg commenta quindi le dichiarazioni concilianti di quasi tutti i candidati sulla necessità di risolvere il problema delle sanzioni e, in particolare, l'apertura esplicita di Qalibaf a un negoziato con gli Stati Uniti.
"Penso che, a parte Jalili, tutti gli altri due seri contendenti, Pezeshkian e Qalibaf, ammettano che l'alleggerimento delle sanzioni è fondamentale affinché l'economia iraniana possa passare dalla modalità di sopravvivenza a quella di crescita effettiva", evidenzia, sostenendo che ci sia in quasi tutti - tranne Jalili che "insiste nel continuare sulla via della resistenza" - la consapevolezza che una crescita sostenibile non sia possibile senza la revoca delle sanzioni e parlino quindi della necessità di una "soluzione diplomatica".
"Qalibaf è l'unico candidato che ha effettivamente proposto una via da seguire, il 'Reciprocal Step by Step Process'. Persino Pedeshkian, che ha l'ex ministro degli Esteri Zarif come suo principale consigliere per la politica estera, non ha elaborato un piano concreto", rimarca Vaez, precisando che il piano di Qalibaf prevede sostanzialmente che l'Iran rimarrebbe dov’è, "sulla soglia del dotarsi di armi nucleari".
In cambio di non oltrepassare le linee rosse verso l'atomica, aggiunge l'esperto, "otterrebbe la revoca di sanzioni specifiche e misurabili da parte degli Stati Uniti sotto forma di capacità di esportare petrolio e far rientrare asset all'estero". Per Vaez, quello che vuole Qalibaf non è "perseguire un accordo nucleare globale o un accordo che vada oltre la questione nucleare. Sembra che stia cercando accordi transazionali molto ristretti, ma è l'unico candidato che ha almeno avanzato un'idea concreta".