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Francois Morlupi torna in libreria con i 5 di Monteverde, ‘poliziotti della porta accanto’

Fabio Germani, capo del commissariato del quartiere romano: "Io come Ansaldi uomo comune vicino alla gente"

Francois Morlupi torna in libreria con i 5 di Monteverde, 'poliziotti della porta accanto'

Poliziotti comuni che si incontrano per le strade delle città. Agenti della "porta accanto con le qualità e i difetti dei cittadini normali". Sono i funzionari descritti da Francois Morlupi, lo scrittore italo-francese che ha dato vita alla serie dei Cinque di Monteverde. Romanzi noir, ambientati proprio nel quartiere romano di Monteverde, arrivati al quarto capitolo con l'uscita de 'Il gioco degli opposti', pubblicato come i precedenti da Salani. Libro che verrà presentato giovedì 20 giugno, a Roma, nella Sala del Consiglio Municipale in via Fabiola alle 17.30, alla presenza del presidente del Municipio Elio Tomassetti, dello scrittore e del responsabile del commissariato di zona Fabio Germani.

Al centro dei romanzi firmati da Morlupi, ci sono "persone comuni con tante qualità e con tantissimi difetti. Il mio commissario Ansaldi - racconta lo scrittore all'AdnKronos - soffre d'ansia, pesa 120 chili, è ipocondriaco. Come i suoi colleghi è fragile". Quando ha iniziato a scrivere, infatti, Morlupi voleva "partire dal principio di creare dei personaggi comuni, ordinari, con tante sfaccettature. Poliziotti con sfumature, in cui il lettore può tranquillamente immedesimarsi. Cosa che evidentemente è riuscita perché tutti i lettori mi hanno detto che si rivedono tantissimo nel commissario Ansaldi", ammette Morlupi.

Le storie criminali sono dunque ambientate a Monteverde, un quartiere in cui Morlupi vive "da diversi anni. E' un quartiere che mi ha portato un'immensa fortuna perché la serie sta andando benissimo". I libri sono "tra i gialli più venduti in Italia, hanno vinto tanti premi e, l'anno prossimo, verrà tradotto in Spagna". Inoltre, afferma lo scrittore, "abbiamo oltre 70mila lettori. Monteverde è il quartiere ideale per i miei cinque poliziotti. Lo descrivo come se fosse Caracas, in ogni indagine ci sono tanti omicidi. Ma il quartiere in realtà non è per niente così. E' una zona signorile ricca di storia. Mameli è morto a villa Pamphilj, ci hanno vissuto Cornelis Escher (l'incisore e grafico olandese vissuto in via Poerio ndr) e Pierpaolo Pasolini. Ogni volta nei miei romanzi metto alcune chicche ricordando per esempio che ci hanno insegnato Caproni e Rodari. E' un quartiere ricco di storia e di aneddoti".

"Roma - aggiunge Morlupi - è la sesta protagonista dei miei romanzi. Non voglio raccontare la città con i classici stereotipi, ma il fatto che in ogni quartiere ci sono delle chicche storiche meravigliose. Voglio anche sottolineare che Roma è una delle poche capitali in cui i cittadini non sono soltanto numeri. In città si vive il proprio quartiere come se fosse un borgo. A me Monteverde sembra un villaggio". Un luogo adatto per "mettere in gioco questi cinque personaggi con tante qualità".

'Il gioco degli opposti' è il "quarto libro in ordine di uscita benché di fatto sia il secondo in ordine cronologico. E' infatti il sequel di 'Formule mortali' che era prima indagine dei Cinque di Monteverde. Questa quindi è la seconda indagine della squadra ed è ambientata a metà tra la Bulgaria e Roma. Ho mandato alcuni poliziotti dei Cinque di Monteverde in quel Paese. Mi piace il gioco degli opposti tra questi due mondi diversi". In questo senso "faccio collaborare il mio Ansaldi con il suo alter ego bulgaro per un'indagine che è un po' più internazionale", conclude lo scrittore.

Dalla realtà vissuta in un Commissariato di zona alla fantasia delle pagine di Morlupi: funzionari come il commissario Fabio Germani che da due anni è a capo del commissariato di Monteverde a Roma, proprio quello dove François Morlupi ambienta i suoi 'cinque di Monteverde', agli ordini del commissario Biagio Maria Ansaldi. "Il commissario Ansaldi tecnicamente sarebbe il dirigente di Monteverde con tutti i pregi e i difetti", dice il commissario Germani intervistato dall'AdnKronos.

"Prima di me - precisa il commissario - c'è una vera e propria storia di funzionari che hanno lavorato in questo ufficio. Oggi ci sono io ma ci sono stati tanti illustri dirigenti prima di me, io sono l'ultimo di una serie di 'Ansaldi'. E' emozionante e bello rappresentare lo spunto per un racconto che ha un vasto seguito e che continua a vincere premi. C'è emozione ma noi viviamo serenamente il nostro quotidiano. I libri di Morlupi parlano di Monteverde, rilanciando questa zona bellissima dove sono arrivato due anni fa dopo aver guidato il distretto Fidene Serpentara. Noi non siamo personaggi ma persone. La squadra dei 5 di Monteverde realmente esiste qui. Ciascuno di noi si occupa di cinque settori particolari tra cui quello dei 'codici rossi' e quello del controllo del territorio. Ognuno di noi ha i suoi pregi, i suoi difetti. Ma - tiene ancora a precisare - siamo persone più che personaggi", dice il commissario che racconta la sua attività sottolineando che "la nostra mission è esserci sempre. E' la nostra prerogativa".

"Il nostro lavoro - afferma - è quello di servire e aiutare i cittadini, ascoltandoli e cercando di capire dove sono le criticità per poi intervenire. Il bello di questo ufficio di Monteverde, e della squadra che sta lavorando con me, è la sinergia che c'è con gli amici dell'Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, con il Municipio, con la Polizia locale". Si tratta, spiega, "di un lavoro di rete: ascoltiamo i cittadini e interveniamo insieme per risolvere problemi concreti. Un lavoro di squadra che sta dando ottimi risultati non solo a Monteverde, grazie al coordinamento messo in campo "dal Questore su tutta Roma, seguendo le indicazioni del Prefetto".

"Noi a Monteverde ci impegniamo, ma è un'attività corale sotto la guida di Questore e Prefetto. Contrastiamo il degrado e promuoviamo il decoro", afferma il dirigente di polizia che torna a riflettere sulle vicende narrate da Morlupi. "Sono noir e gialli importanti, ma qui nel nostro piccolo risolviamo casi concreti. Per esempio - sottolinea - abbiamo identificato e arrestato autori di truffe ad anziani. C'è poi una sezione di questo ufficio dedicata ai cosiddetti 'codici rossi', una squadra di esperti che sta lavorando sui reati di genere, reati sentinella, ovvero violenze domestiche", evidenzia il commissario che ricorda la riapertura, il 4 agosto dello scorso anno, del posto di polizia all'ospedale San Camillo. "E' un presidio di polizia nuovo che sta facendo scuola, un sistema di sicurezza integrato in cui operano anche guardie giurate del San Camillo. Lì ci sono il centro antiviolenza e lo sportello 'Donna H24'", conclude il commissario Germani.

(di Carlo Roma)

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Cultura

Dopo quasi duemila anni a Villa Adriana riemerge complesso...

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Dopo quasi duemila anni a Villa Adriana riemerge complesso sconosciuto

A Villa Adriana dopo quasi duemila anni riemerge complesso sconosciuto di epoca adrianea. La campagna di scavo, diretta dal professor Fabio Giorgio Cavallero, è stata intrapresa nel 2024 nel cosiddetto Anfiteatro di Villa Adriana, dal dipartimento di Studi Umanistici (Distum) dell’università degli Studi di Urbino Carlo Bo, su indicazione del direttore dell’istituto villa Adriana e villa d’Este-Villæ, Andrea Bruciati, e su concessione del Mic.

Ai piedi di Piazza d’Oro, il grande edificio per le feste e i banchetti costruito dall’imperatore Adriano (117-138 dc), si trova infatti una struttura di forma ellittica che fin dal Cinquecento è stata ritenuta una vasca destinata ai bagni o all’allevamento dei pesci. Negli anni Novanta del secolo scorso la pulizia del sito ha però messo in luce alcuni elementi forse riferibili a un anfiteatro. I risultati della attuale campagna sono stati sorprendenti: al di sotto di pochi centimetri di terra sono infatti emerse le murature di un grande complesso di epoca adrianea mai documentato finora.

Si tratta di un edificio di oltre 25 metri di lunghezza per 15 di larghezza, composto da un’ampia aula rettangolare circondata da otto stanze aperte su un terrazzo sorretto da pilastri che si conservano per oltre tre metri di altezza. Questo edificio venne in parte distrutto per lasciar posto al cosiddetto anfiteatro ma le macerie, invece che essere asportate, furono utilizzate per creare il piano sul quale si realizzò il pavimento della nuova struttura ellittica. Ed è per questo motivo che lo scavo ha permesso di recuperare sia i marmi che rivestivano l’esterno del complesso (compresi i pilastri), sia gli intonaci che ne decoravano le stanze: marmi bianchi, serpentino verde, porfido rosso e intonaci dipinti in giallo, rosso, verde e ornati da nastri intrecciati, acanti e melagrani.

Fino a oggi, a Villa Adriana, non si conosceva un complesso così esteso e riccamente decorato, voluto da Adriano ma poi distrutto per lasciar spazio a una nuova e differente struttura. “Un dato è fin da ora chiaro: un nuovo grande edificio - dichiara Berta Martini, direttrice del Distum - si deve aggiungere alla complessa articolazione della villa voluta e disegnata da Adriano, un sito Unesco che ancora oggi non smette di regalare, nonostante gli oltre cinquecento anni di scavi e ricerche, scoperte sorprendenti”.

“Villa Adriana - dichiara il direttore delle Villæ, Andrea Bruciati - è oggi più che mai un attivo cantiere di studi e una fucina di novità. L’équipe dell’Università di Urbino ha rinvenuto un edificio ad oggi sconosciuto, aggiungendo una pagina del tutto inedita alla conoscenza del sito. Illuminato e ambizioso, l’imperatore Adriano si è dedicato a una progettualità costruttiva fatta di grandi e meravigliose opere, da cui è disceso l’insieme straordinario e vario della villa. L’eccezionalità del sito ne fa un palinsesto cangiante e primario al contempo, ispirando nell’Istituto un progetto di gestione e valorizzazione del patrimonio archeologico, monumentale e naturalistico improntato all’interdisciplinarità e alla trasversalità”.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Cultura

Pugnale di rame di 4.000 anni fa ritrovato nel Carso...

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È stata scoperta inoltre una struttura in lastre e blocchi di pietra che chiudeva l'ingresso della grotta in un periodo probabilmente compreso circa tra il 2.000 e il 1.500 a.C.

Pugnale di rame di 4.000 anni fa ritrovato nel Carso Triestino

Un raro pugnale risalente all'età del Rame di più di 4.000 anni fa è stato rinvenuto presso la grotta Tina Jama nel Carso Triestino a Sgonico, insieme ad abbondanti resti ceramici e manufatti in pietra grazie alla campagna di scavo dei ricercatori dell'Università Ca' Foscari di Venezia. È stata scoperta inoltre una struttura in lastre e blocchi di pietra che chiudeva l'ingresso della grotta in un periodo probabilmente compreso circa tra il 2.000 e il 1.500 a.C., la cui funzione è ancora misteriosa ma forse connessa a scopi funerari, come potrebbero far pensare alcuni frammenti di crani umani in parte ad essa associati. Tuttavia la struttura potrebbe essere stata creata anche per riparare l'interno della grotta dai venti di bora.

L'eccezionale scoperta è stata presentata oggi (mercoledì 23 ottobre) a Trieste presso Palazzo Economo, nella sede della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Friuli Venezia Giulia, alla presenza di Monica Hrovatin, sindaca di Sgonico, Andrea Pessina, segretario regionale del MiC per il Friuli Venezia Giulia, Roberto Micheli, funzionario della Soprintendenza, Federico Bernardini, professore di Metodologia della ricerca archeologica presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università Ca' Foscari di Venezia, ed Elena Leghissa, dell'Institute of Archaeolgy, Research Centre of the Slovenian Academy of Sciences and Arts.

Le nuove indagini hanno permesso di ricostruire con metodologie di scavo moderne, la storia delle regioni dell'Adriatico nord-orientale in un lungo arco cronologico compreso tra circa 9.000 e 4.000 anni fa. "Lo scavo presso la grotta Tina Jama, condotto da un team italo-sloveno, mira a chiarire diversi aspetti della preistoria recente delle regioni adriatiche nord-orientali, adottando un approccio moderno e rigoroso. Al contempo, offre un’importante esperienza formativa per studenti italiani e internazionali", ha affermato il direttore dello scavo Federico Bernardini. "Gli scavi presso la grotta Tina Jama hanno rivelato strati dell’età del Bronzo e del Rame finale, risalenti alla seconda metà del III millennio a.C., cruciali per comprendere le trasformazioni tecnologiche, culturali e sociali dell'Europa di quel periodo. Il proseguimento degli scavi approfondirà le relazioni tra le diverse facies culturali del III millennio a.C. nell'area del Caput Adriae", ha aggiunto Elena Leghissa. Secondo Bernaridini e Leghissa, "il ritrovamento di un raro pugnale in rame, risalente alla seconda metà del III millennio a.C., è un evento eccezionale che solleva interrogativi sull’uso della grotta, dato che manufatti così preziosi sono generalmente rinvenuti in contesti sepolcrali".

La campagna di scavo è condotta dall'Università Ca' Foscari, in concessione di scavo per il Ministero della Cultura - Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Friuli Venezia Giulia, in collaborazione con l’Institute of Archaeolgy, Research Centre of the Slovenian Academy of Sciences and Arts, il Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam e l’Università di Siena.

Non lontano dalla cima del monte Lanaro/Volnik, nella grotta Tina Jama, nel Comune di Sgonico - Zgonik, nel Carso triestino, le ricerche italo-slovene in corso stanno permettendo di ricostruire con metodologie di scavo moderne la storia delle regioni dell'Adriatico nord-orientale in un lungo arco cronologico compreso tra circa 9.000 e 4.000 anni fa. Sta infatti per concludersi la seconda campagna di scavi, condotta su concessione ministeriale sotto la direzione di Federico Bernardini del Venice Centre for Digital and Public Humanities e del Centro Studi Archeologia Venezia dell'Università Ca' Foscari di Venezia. Le ricerche sono state realizzate anche grazie alla collaborazione con i proprietari del terreno Marino Pernarcich e Paola Zivec, nonché le aziende agricole Marucelli Omar e Milič Zagrski, che con il loro entusiastico supporto e il fondamentale sostegno logistico hanno reso possibile l'attività di ricerca sul campo.

Gli scavi, che segnano una ripresa delle indagini archeologiche nelle grotte del Carso dopo alcuni decenni di inattività, hanno permesso di raggiungere livelli attribuibili all'età del Rame nei quali è stato rinvenuto un raro pugnale in rame risalente a più di 4.000 anni fa, oltre ad abbondanti resti ceramici e manufatti in pietra.

Prima della creazione di questa grotta, i materiali ceramici raccolti e la presenza di un focolare suggeriscono che la cavità venne frequentata da gruppi la cui cultura materiale suggerisce stretti contatti con l’area dalmata nella seconda metà del III millennio a.C. (cultura di Cetina). Il pugnale in rame proviene da questi livelli; esso presenta una lunghezza di poco meno di 10 cm e una forma a foglia con codolo. Simili reperti non trovano confronti puntuali in Italia mentre il manufatto della Tina Jama può essere confrontato con simili reperti provenienti da un famoso sito palafitticolo nei pressi di Ljubljana in Slovenia, le palafitte di Dežman/Deschmann.

Materiali portati in superficie da animali, tra cui punte di freccia in selce, lunghe lame dello stesso materiale prodotte a pressione, un manufatto in ossidiana (vetro vulcanico importato dal sud Italia o dal centro Europa), asce in pietra levigata, altri manufatti litici e ceramici e ornamenti in conchiglia dimostrano che la grotta è stata frequentata per millenni e fanno ben sperare per le future campagne di scavo.

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Cultura

Mic, si dimette Capo Gabinetto Spano: “Sgradevoli...

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Giuli: "Spano sottoposto a barbarico clima di mostrificazione". Parla all'Adnkronos Fabrizio Busnengo, dimessosi da coordinatore di Fdi nel Municipio IX a Roma dopo alcuni messaggi di fuoco contro il capo di gabinetto del ministro della Cultura: "Non sono omofobo"

Francesco Spano

Francesco Spano si è dimesso da capo di gabinetto del ministero della Cultura. "Con sofferta riflessione mi sono determinato a rassegnarLe le mie dimissioni dal ruolo di Capo di Gabinetto della Cultura con cui ha voluto onorarmi - scrive Spano in una lettera indirizzata al ministro Alessandro Giuli - Il contesto venutosi a creare, non privo di sgradevoli attacchi personali, non mi consente più di mantenere quella serenità di pensiero che è necessaria per svolgere questo ruolo così importante".

"Nell’esclusivo interesse dell’Amministrazione, pertanto - scrive ancora Spano nella lettera indirizzata al ministro - ritengo doveroso da parte mia fare un passo indietro. Ciò non mi impedisce, evidentemente, di esprimerLe la mia profonda gratitudine per la stima ed il sostegno che mi ha mostrato senza esitazione".

Giuli: "Spano sottoposto a barbarico clima di mostrificazione"

"Con grande rammarico, dopo averle più volte respinte, ricevo e accolgo le dimissioni del Capo di Gabinetto, Francesco Spano - ha dichiarato il ministro Giuli - A lui va la mia convinta solidarietà per il barbarico clima di mostrificazione cui è sottoposto in queste ore. Non da ultimo, ribadisco a Francesco Spano la mia completa stima e la mia gratitudine per la specchiata professionalità tecnica e per la qualità umana dimostrate in diversi contesti, ivi compreso il Ministero della Cultura".

Assediato dai cronisti mentre dal Collegio Romano, sede del ministero, si recava alla Camera per il question time, il ministro Giuli non ha risposto a chi gli chiedeva se anche lui farà un passo indietro: "Volete la notizia del giorno? L'apparenza inganna". Poi, sotto la pioggia, prima di varcare il portone di Montecitorio, ha risposto con parole criptiche, senza voler aggiungere altro. Neanche nel raggiungere l'Aula della Camera, Giuli ha rilasciato dichiarazioni ai cronisti. Dopo essere uscito dalla Camera per il question time, il ministro si è recato a Palazzo Chigi dove ha avuto un incontro di circa 30 minuti con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Al centro del colloquio legge di Bilancio e ministero della Cultura.

Caso Spano in chat Fdi

"Non volevo attaccare Spano sul piano personale, mi sono limitato a riportare gli umori della nostra base...". Lo dice all'Adnkronos Fabrizio Busnengo, dimessosi da coordinatore di Fratelli d'Italia nel Municipio IX a Roma dopo alcuni messaggi di fuoco contro Spano, postati in una chat di partito giorni fa e stigmatizzati dal coordinatore romano di Fdi Marco Perissa. A dare notizia della vicenda è il Fatto quotidiano, che oggi ha pubblicato il contenuto di alcuni messaggi di Busnengo su Spano ("è un pederasta... ha posizioni ignobili sui temi Lgbtq").

Interpellato telefonicamente, Busnengo si giustifica così: "Per prima cosa, rimango esterrefatto che chat interne al partito vengano diffuse così e inviate a organi di stampa. Detto ciò, come ho ribadito allo stesso Perissa e a tutti gli altri, lungi da me attaccare Spano da un punto di vista omofobo, ho semplicemente riportato il sentiment della base elettorale rispetto alla nomina di Spano. Respingo, dunque, le accuse di omofobia".

Dopo lo sfogo in chat, Busnengo ha lasciato l'incarico di coordinatore del nono Municipio di Roma: una decisione che però, secondo Busnengo, sarebbe stata valutata da tempo. "Per quanto riguarda le mie dimissioni, di impeto avevo già deciso per motivi personali e lavorativi di rimettere l'incarico come coordinatore Fdi del Municipio IX, il che non vuol dire uscire dal partito", precisa l'esponente di Fratelli d'Italia, che aggiunge: "Ho sposato il progetto Fdi che ha portato Giorgia Meloni alla presidenza del Consiglio e rimango assolutamente nel partito. Se ci dovessero essere altre decisioni, queste spettano ai vertici del partito". Intanto cresce il malumore dentro Fdi contro le scelte del ministro Giuli, soprattutto alla luce delle anticipazioni della puntata di Report che andrà in onda domenica. Tensioni che hanno portato al passo indietro di Spano come capo di gabinetto del Mic a soli 10 giorni dalla sua nomina al posto di Francesco Gilioli.

Fonti ministero: "Spano in carica al MaXXi prima dell'arrivo di Giuli"

Intanto fonti del ministero della Cultura precisano che “in relazione a quanto riportato sui profil social della trasmissione 'Report', si fa presente che, al momento dell’insediamento di Alessandro Giuli al vertice del MaXXi, Francesco Spano ricopriva già l’incarico di Segretario generale della Fondazione, come da nomina del precedente presidente Giovanna Melandri. Si segnala, inoltre, che la stessa Fondazione non è più presieduta dal ministro Giuli, come erroneamente riportato”.

ATTENZIONE - Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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