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Rifugiati, ad Amazon riconoscimento Unhcr ‘Welcome. Working for refugee integration’

Progetto con cui Unhcr Italia favorisce l’integrazione delle persone rifugiate nel mercato del lavoro

Rifugiati, ad Amazon riconoscimento Unhcr 'Welcome. Working for refugee integration'

In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha nuovamente assegnato ad Amazon il prestigioso riconoscimento “Welcome. Working for refugee integration” per l’anno 2023. Arrivato alla sua sesta edizione, “Welcome. Working for refugee integration” è il progetto con cui Unhcr Italia favorisce l’integrazione delle persone rifugiate nel mercato del lavoro, promuovendo il più ampio coinvolgimento del settore privato in collaborazione con le istituzioni e con le organizzazioni della società civile, e rivolgendosi quindi a tutti gli attori del mondo del lavoro.

“In Amazon crediamo fortemente nel ruolo attivo delle aziende per la costruzione di una società sempre più aperta e inclusiva, libera dai pregiudizi e attenta alla necessità di chiunque, specialmente di chi è stato costretto ad abbandonare il proprio Paese a causa di guerre, conflitti e persecuzioni. In quest’ottica, l’integrazione lavorativa di persone richiedenti asilo e beneficiarie di protezione conferma la nostra assunzione di responsabilità nei confronti delle comunità in cui operiamo. Non solo, ci impegniamo soprattutto a costruire un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso, in cui ciascuno possa conoscere, comprendere e accogliere l’altro”, commenta Salvatore Iorio, HR Director Amazon Operations in Italia.

Amazon potrà continuare ad esibire la speciale icona “Welcome. Working for refugee integration”, un’onorificenza che ribadisce il suo impegno nella creazione di un posto di lavoro in cui i valori di accoglienza e inclusione siano tangibili e alla base della propria cultura aziendale. Nel 2023, l’azienda ha dato lavoro, presso le sue sedi italiane, a 208 lavoratori beneficiari di richiesta di asilo o protezione, provenienti da 28 Paesi tra cui Ucraina, Nigeria, Iran, El Salvador e Venezuela.

Una di loro è Iuliia, 40 anni, di origine ucraina, che insieme alla madre e alla sorella piccola è arrivata in Italia nel 2022, poco dopo lo scoppio della guerra nel suo Paese. Da oltre un anno lavora come operatrice di magazzino presso il Centro di distribuzione Amazon di Passo Corese, dove è assunta a tempo indeterminato: “Qui in Amazon mi sono ambientata bene sin da subito. Tutti i colleghi cercano sempre di farmi sentire a casa: si preoccupano per me, che stia bene e mi senta serena nelle attività di ogni giorno, mi stanno aiutando molto. È un ambiente dinamico che mi piace tanto, il lavoro non è mai uguale e c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare. Si respira un’atmosfera cosmopolita, in cui il confronto - non solo dal punto di vista professionale, ma anche umano - è molto vivace. Mi piace lo scambio culturale che ne deriva, in cui si impara dall’altro e che permette in un continuo arricchimento personale”.

“Siamo fieri dei risultati di Welcome, un programma che dimostra che una società più inclusiva non solo è possibile, ma è necessaria per il presente e il futuro del nostro Paese – afferma Chiara Cardoletti, Rappresentante di Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. “L’inclusione lavorativa dei rifugiati offre risposte a un problema serio e strutturale della nostra economia come il mismatching tra domanda e offerta di lavoro. Ci tengo a ringraziare tutti i partner e soprattutto le aziende coinvolte per aver interiorizzato lo spirito del Global Compact e per aver pienamente compreso che l’assunzione di persone rifugiate rappresenta un valore aggiunto in termini di disponibilità di forza lavoro e di competenze ma anche che la creazione di un ambiente di lavoro più inclusivo comporta un miglioramento delle relazioni tra dipendenti e della percezione da parte dei consumatori.”

Tra le motivazioni che hanno condotto Unhcr a ritenere Amazon in Italia meritevole del premio “Welcome. Working for refugee integration” per il 2023, viene ricordato in particolare il significativo impegno nell’attuazione di interventi specifichi per l’inserimento lavorativo dei rifugiati e per la promozione di una società inclusiva, che negli ultimi anni hanno coinvolto i siti italiani dell’azienda.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Israele rafforza sicurezza per 7 ottobre. Iran e Libano:...

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Capo Idf: "7 ottobre abbiamo fallito, in un anno sconfitta ala militare Hamas". Unifil: "Estremamente pericolose attività Israele in Libano"

Truppe israeliane (Afp)

Le autorità israeliane hanno rafforzato i livelli di sicurezza in Israele in vista del primo anniversario del massacro del 7 ottobre domani, quando si teme che Hamas possa condurre attacchi per commemorare l'assalto. "Sappiamo che (Hamas, ndr) ha la tendenza a provare a compiere attacchi terroristici in questo tipo di date simboliche ed è per questo che ci stiamo preparando, aggiungendo forze nel sud'', ha detto il portavoce internazionale delle Forze di difesa israeliane, il tenente colonnello Nadav Shoshani.

Le Idf hanno dichiarato che diverse città nella regione settentrionale della Galilea in Israele sono state designate aree militari chiuse. Lo riporta il sito di Haaretz spiegando che le aree includono le città di Manara, Yiftah e Malkiah.

Nuovi attacchi aerei alla periferia di Beirut

Dopo che l’Idf ha invitato i civili a lasciare l’area circostante quattro siti di Hezbollah nella periferia meridionale di Beirut, i media libanesi riferiscono di attacchi aerei nell’area. Lo riferisce il Times of Israel.

Israele ha chiesto ai cittadini libanesi di lasciare altri 19 villaggi nel sud del Libano, nel raggio di trenta chilometri dal confine israeliano. Agli abitanti di questi villaggi l'esercito israeliano ha detto di spostarsi di 50 chilometri all'interno del Paese.

Questo annuncio segue una serie di avvisi di evacuazione emessi da Israele la scorsa settimana, che ora riguardano un totale di 124 villaggi. Il fiume Awali si trova a nord della città di Sidone e appena a sud di Beirut.

Iran e Libano: stop voli

Tutti i voli da e per l'aeroporto internazionale di Beirut Rafiq Hariri sono stati cancellati da stasera, per 24 ore. L'annuncio dell'autorità dell'aviazione civile libanese segue la decisione dell'aviazione di Teheran di chiudere lo spazio aereo iraniano. Il governo libanese fa sapere che l'ultimo volo charter che era programmato per i britannici che desiderano lasciare il Libano è partito da Beirut.

Unifil: "Estremamente pericolose attività Israele in Libano"

In una nota su 'X' l'Unifil, la forza di mantenimento della pace delle Nazioni Unite in Libano, scrive che sono uno ''sviluppo estremamente pericoloso'' le recenti attività di Israele in Libano. Unifil esprime profonda preoccupazione per gli ultimi sviluppi. ''E' inaccettabile compromettere la sicurezza delle forze di peacekeeping delle Nazioni Unite che svolgono i compiti loro affidati dal Consiglio di sicurezza'', si legge in un post. La forza Onu ha quindi ricordato ''urgentemente'' a tutti gli attori ''i loro obblighi di proteggere il personale e le proprietà dell'Onu''.

Capo Idf: "7 ottobre abbiamo fallito, in un anno sconfitta ala militare Hamas"

Il 7 ottobre è ''il giorno della commemorazione'', ma anche il giorno in cui ''guardarsi nell'anima, riconoscere i propri fallimenti e imparare da essi'', ha dichiarato il capo di stato maggiore delle Idf Herzl Halevi in una lettera ai soldati e ai riservisti, affermando che ''è passato un anno dal 7 ottobre, il giorno in cui abbiamo fallito nella nostra missione di proteggere i cittadini dello Stato di Israele". Ma "nell'ultimo anno abbiamo sconfitto il braccio militare di Hamas e continuiamo a combattere le capacità terroristiche dell'organizzazione'', ha aggiunto.

Vice Sinwar celebra "glorioso attacco del 7 ottobre, ha infranto illusioni del nemico"

Il vice del leader politico Hamas Yahya Sinwar, Khalil al-Hiya, ha celebrato il ''glorioso'' attacco compiuto il 7 ottobre dello scorso anno contro le comunità del sud di Israele. In un videomessaggio trasmesso alla vigilia dell'anniversario del massacro, al-Hiya ha detto che il ''glorioso attacco del 7 ottobre ha infranto le illusioni che il nemico aveva creato, convincendo il mondo e la regione della sua superiorità e delle sue presunte capacità''.

Il vice del leader di Hamas ha rivolto un appello a ''continuare il jihad e la resistenza''. Accogliendo con favore l'attacco di Beersheba, nel quale è stata uccisa una soldatessa di 25 anni, al-Hiya ha celebrato i "successi" di Hamas. Il vice di Sinwar ha poi salutato i fronti in sostegno di Hamas in Libano, Yemen e Iraq.

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Esteri

Israele, papà di Emily Hand rapita il 7 ottobre: “Un...

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Thomas Hand all'Adnkronos: "Non parla molto dei suoi 50 giorni di prigionia, credo che voglia solo lasciarsi alle spalle tutti quei ricordi e andare avanti con la sua vita"

Israele, papà di Emily Hand rapita il 7 ottobre:

E' passato un anno da quel ''terrificante incubo'' che fu il 7 ottobre. Giorno in cui, tra i 215 ostaggi presi da Hamas nel sud di Israele, c'era anche Emily Hand, che allora aveva 8 anni. ''Emily continua a riprendersi, sta decisamente bene'', racconta un anno dopo ad Adnkronos Thomas Hand. ''Emily non parla molto dei suoi 50 giorni di prigionia, credo che voglia solo lasciarsi alle spalle tutti quei ricordi e andare avanti con la sua vita'', spiega Hand.

''Siamo stati e continuiamo a essere rifugiati nel nostro Paese come migliaia di altri'', prosegue l'uomo, aggiungendo che ''tutte le nostre speranze sono rivolte a far uscire vivi e vegeti gli ostaggi rimasti'' ancora nella Striscia di Gaza. ''Speriamo di tornare un giorno a casa nel nostro amato Kibbutz Be'eri'', aggiunge. Emily, che ha compiuto 9 anni durante la prigionia, si trovava proprio in quel kibbutz quando è stata rapita. E tra i primi racconti al padre dopo la liberazione aveva detto di aver creduto di aver trascorso ''un anno'' a Gaza.

La bambina, tra i 13 ostaggi israeliani liberati da Hamas a novembre nel secondo giorno di tregua nella Striscia di Gaza, è stata al centro di una vicenda particolare. Le prime news dopo il massacro facevano riferimento alla sua morte e la notizia era stata accolta quasi con sollievo dal padre. "Mi hanno detto 'abbiamo trovato Emily, è morta'. E io ho detto 'Sì' e ho sorriso, perché era la migliore notizia tra le ipotesi. O era morta o era a Gaza... Quello che fanno alle persone a Gaza è peggio della morte... La morte è una benedizione", aveva detto il padre.

All'inizio di novembre, le nuove informazioni: Emily è viva ed è in mano ad Hamas. ''Sorpreso, scioccato, non completamente felice. Felice lo sarò solo quando potrà tornare da noi, spero presto'', aveva detto Thomas Hand all'Adnkronos il 5 novembre. "Ti amiamo tutti, stiamo tutti aspettando il tuo rilascio sicuro il prima possibile. Sii forte'', le parole del padre 20 giorni dopo.

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Esteri

Cittadino italo-israeliano ucciso in attacco Hamas a Jaffa

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Lo conferma la Farnesina all'Adnkronos. Nell'attentato a sud di Tel Aviv sono morte sette persone, mentre altre 16 sono rimaste ferite

Soccorsi sul luogo dell'attentato a Jaffa (Afp)

Un cittadino italo-israeliano è rimasto vittima dell'attentato rivendicato da Hamas a Jaffa lo scorso primo ottobre. Lo ha confermato la Farnesina all'Adnkronos. Nell'attentato a sud di Tel Aviv sono morte sette persone, mentre altre 16 sono rimaste ferite.

La settima vittima è stata identificata come Victor Shimshon Green, 33 anni. L'uomo viveva in un rifugio per senzatetto a Jaffa, come riporta il Times of Israel.

Le altre vittime sono state identificate dalle autorità israeliane come Revital Bronstein, 24 anni, Ilia Nozadze, 42 anni, Shahar Goldman, 30 anni, Inbar Segev Vigder, 33 anni, Nadia Sokolenco, 40 anni, e Jonas Chrosis, 26 anni. A sferrare l'attacco sono stati Mohammad Mesek e Ahmed Himouni entrambi di Hebron.

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