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Morti 1300 pellegrini alla Mecca, il bilancio dell’Arabia Saudita

In molti casi, i pellegrini costretti a percorrere lunghi tratti a piedi

Pellegrini alla Mecca

Sono 1.301 i pellegrini sono morti durante l'hajj, l'annuale pellegrinaggio alla Mecca, in un periodo caratterizzato dal caldo record e da temperature superiori a 50 gradi. Il numero dei decessi, ufficializzato dalle autorità dell'Arabia Saudita, accende i riflettori sull'organizzazione dei pellegrinaggi da parte di intermediari senza scrupoli. Secondo i dati, l'83% delle vittime avrebbe raggiunto la Mecca con viaggi non autorizzati: i pellegrini sarebbero quindi stati costretti a percorrere lunghe distanze a piedi sotto il sole, senza assistenza e senza soccorsi. In particolare, Il Cairo ritiene che molti pellegrini partiti dall'Egitto abbiano perso la vita in un quadro di illegalità: le autorità egiziane hanno provveduto a ritirare le licenze di 16 agenzie che avrebbero organizzato viaggi senza alcuna attenzione alla sicurezza.

L'accesso alla Mecca è legato alla concessione di un visto: in totale, sono disponibili 1,8 milioni di pass che vengono suddivisi tra i vari paesi. Il prezzo di un visto può arrivare anche a migliaia di dollari, per questo trovano terreno fertile le agenzie che propongono pacchetti low cost che obbligano però i pellegrini a cercare un accesso illegale alla Mecca dopo aver attraversato anche aree desertiche.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Dall’Ucraina a Israele, 56 le guerre attive al...

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Lo ricorda il Corriere della Sera che evidenzia come sia il numero più alto dalla fine della Seconda guerra mondiale

Dall'Ucraina a Israele, 56 le guerre attive al momento nel mondo

Ci sono 56 guerre attive al momento nel mondo, il numero più alto dalla fine della Seconda guerra mondiale. Lo ricorda il Corriere della Sera che evidenzia come durante questi 80 anni si è di molto affievolita la consapevolezza della sciagura del periodo 1939-1945, consapevolezza che ha portato alla nascita delle democrazie in Occidente, dell’Onu ("Possono diventarne membri tutti gli Stati amanti della pace") e di ogni altro sistema frenante che scongiurasse altre corse verso l’abisso.

Secondo l’ Institute for Economics&Peace, i morti per questi conflitti in atto sarebbero oltre 160 mila, di cui quasi tre quarti tra Ucraina (83 mila) e Gaza (almeno 33 mila, aprile 2024). E il contatore sale, inarrestabile, nonostante i tentativi di arrivare almeno a qualche tregua.

Ma invece di cessare, il fuoco aumenta, gli incendi si estendono soprattutto in Medio Oriente, con l’apertura da parte di Israele del fronte con il Libano e la tensione sempre più alta con l’Iran, in una spirale che minaccia di travolgere non soltanto gli Stati interessati. C’è chi soffia su quei fuochi nella prospettiva che dal disordine esca un nuovo e diverso ordine mondiale (Cina, Russia, l’Iran stesso, burattinaio di Hamas, Hezbollah, Houti), e chi i fuochi prova vanamente, se non a spegnerli, almeno a contenerli.

È passato un anno dalla brutalità della strage scatenante del 7 ottobre, 1.200 vittime di Hamas, 250 ostaggi, di cui soltanto 96 forse ancora vivi da qualche parte della Striscia: per accelerare la corsa alla voragine, la Guida suprema di Teheran Ali Khamenei ha appena definito il 7 ottobre "un atto legittimo".

Sonoinvece passati 956 giorni (24 febbraio 2022) da quando la Russia ha cominciato a invadere l’Ucraina. La furia dell’aggressione non si placa come dimostra, efferatezza tra tante, la recente fucilazione di 16 soldati di Kiev dopo che si erano arresi.

Nel 2023 l’impatto globale per spese militari è stato di 19 mila miliardi di dollari, circa 2.380 dollari per ogni abitante della Terra. Per converso, gli investimenti per il mantenimento o la costruzione di situazioni pacificate si sono fermati a 49,6 miliardi, poco più dello 0,5 per cento degli importi bellici. Ne stiamo sperimentando le conseguenze.

Forse la china che sta prendendo la situazione non ci angoscia come invece dovrebbe. E l’aspetto più allarmante è che a fronte della crescita esponenziale di morti, profughi, razzi e massacri, e con la prospettiva del peggio, fermamente perseguito per buone o cattivissime intenzioni, nessuno sembra in grado di farci niente. Nessuno, almeno tra quelli che avrebbero il compito di evitare o fermare disastri come quello in corso. È il collasso della diplomazia internazionale, scrive il giornale.

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Esteri

Israele, dal 7 ottobre 2023 al Libano: la settimana...

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Si allargano i timori di allargamento del conflitto innescato dall'attacco di Hamas

Attacco Israele a Gaza - (Afp)

Una settimana per l'escalation. Dal 7 ottobre dello scorso anno non sono mancati i timori di allargamento del conflitto innescato dall'attacco di Hamas di quel giorno in Israele. Ma mai come ora si teme per il Medio Oriente. Subito dopo l'attacco in Israele all'alba del 7 ottobre, costato la vita a quasi 1.200 persone secondo i dati israeliani, nella Striscia di Gaza sono iniziate le operazioni militari israeliane contro Hamas, che nel 2007 prese il controllo dell'enclave palestinese. Qui, stando alle denunce del ministero della Salute controllato da Hamas, si contano da allora 41.825 morti e 96.910 feriti. E nella Striscia di Gaza restano in ostaggio decine di persone rapite nell'attacco del 7 ottobre di un anno fa. Il giorno dopo 'scendevano in campo' anche gli Hezbollah libanesi, sponsor dell'Iran al pari di Hamas, con attacchi oltreconfine contro Israele.

Venerdì 27 settembre - Il leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah, viene ucciso in un raid israeliano nella periferia sud della capitale libanese Beirut, in un bunker nella storica roccaforte del Partito di Dio. Il giorno successivo fonti della sicurezza libanese confermavano il ritrovamento del suo corpo, intatto, passati dieci giorni dalle esplosioni dei cercapersone di Hezbollah con l'avvio di quella che è stata chiamata la "nuova fase della guerra". Dall'uccisione di Nasrallah, è crollata ogni speranza di de-escalation, con il premier israeliano Benjamin Netanyahu che rientrava in anticipo in Israele dagli Stati Uniti dove a margine dei lavori dell'Assemblea generale dell'Onu si parlava di una proposta di cessate il fuoco di 21 giorni. Proprio in quel momento scattava l'ordine per uccidere Nasrallah, quando Israele aveva già 'decimato' le fila di Hezbollah.

Lunedì 30 settembre - Nella notte tra lunedì e martedì scorsi le forze israeliane (Idf) hanno confermato un'operazione di terra "limitata e mirata" contro Hezbollah nel sud del Libano. Nel Paese dei Cedri, secondo i dati ufficiali di Beirut, si contano almeno 1,2 milioni di sfollati. E, dicono i libanesi, oltre 2.00 morti, la maggior parte nelle ultime due settimane. I militari israeliani stimano di aver ucciso circa 400 combattenti di Hezbollah. Si moltiplicano gli appelli per il rispetto - "non solo a parole, ma anche nei fatti" - della Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che nel 2006 pose fine ai 34 giorni di guerra tra Israele e Hezbollah. Unifil, la forza Onu nel sud del Libano di cui fa parte il contingente italiano, "mantiene le posizioni".

Martedì 1 ottobre - L'Iran ha lanciato il suo attacco missilistico contro Israele, "in risposta al martirio" di Nasrallah e Ismail Haniyeh, morto a luglio a Teheran. Contro Israele sono stati lanciati quasi 200 missili. Usa e Regno Unito sono intervenuti 'a sostegno' del sistema di difesa israeliano. La maggior parte dei missili sono stati intercettati. L'unica vittima è un palestinese della Cisgiordania.

Mercoledì 2 ottobre - Israele conferma la morte di otto soldati nel sud del Libano, i primi caduti dall'avvio delle incursioni di terra. Il presidente americano Joe Biden chiarisce di non essere d'accordo con eventuali raid israeliani contro siti nucleari iraniani e sottolinea che la risposta all'attacco iraniano "deve essere proporzionata".

Giovedì 3 ottobre - Nella notte tra giovedì e venerdì un pesante raid aereo nella periferia sud di Beirut colpisce, secondo le forze israeliane, il quartier generale dell'intelligence di Hezbollah. Stando al New York Times, l'obiettivo era Hashem Safieddine, possibile successore di Nasrallah alla guida del Partito di Dio. Sulle sue sorti continua a non esserci alcuna certezza.

Venerdì 4 ottobre - La Guida Suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, torna a guidare la preghiera del venerdì a Teheran, dopo una cerimonia in ricordo di Nasrallah. Definisce "legittimo" l'attacco del 7 ottobre in Israele. "Se necessario attaccheremo ancora la Palestina occupata", minaccia nello stesso giorno in cui il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, sbarca a Beirut per la prima visita dall'escalation.

Sabato 5 ottobre - Per la prima volta viene segnalato un raid israeliano sul nord del Libano. Hamas dà notizia dell'uccisione di un comandante del suo braccio armato, le Brigate al-Qassam, in un'operazione contro il campo profughi di Beddawi, nei pressi di Tripoli. Insieme a lui, sostiene il gruppo, sono state uccise la moglie e due figlie.

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Esteri

Israele colpisce moschea a Gaza, almeno 24 morti. Nuovi...

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Tel Aviv annuncia ampliamento area umanitaria nel nord di Gaza. Almeno 24 morti in attacco su moschea. Idf: "In Libano colpiti siti stoccaggio armi Hezbollah". Mistero sulla sorte del capo della Forza Quds iraniana

Attacco israeliano a Gaza - (Afp)

Israele, in stato di allerta nel timore di attentati in vista dell'anniversario del 7 ottobre, continua con i bombardamenti su Gaza e Libano. Nuovi, pesanti raid israeliani sono stati registrati su Beirut, dopo che dal Paese dei Cedri sono stati lanciati due missili terra-terra, abbattuti, contro il nord di Israele.

E' invece di almeno 24 palestinesi uccisi e di 93 feriti il bilancio dell'attacco notturno dell'esercito israeliano contro una moschea e una scuola adibita a rifugio nella parte centrale di Gaza. Lo rende noto su Telegram l'ufficio stampa del governo di Gaza. La moschea colpita nel raid aereo, così come e la scuola Ibn Rushd, si trova vicino all'ospedale dei Martiri di al-Aqsa, nella città dei Deir al-Balah, nel centro della Striscia. Entrambe le strutture ospitavano centinaia di sfollati, ha affermato l'ufficio stampa. Secondo l'Idf, membri di Hamas erano attivi in ​​entrambi i complessi.

L'esercito israeliano ha confermato di aver effettuato l'attacco, definendolo "preciso" e affermando che obiettivo era un centro di "comando e controllo" di Hamas che era "insediato all'interno del complessi".

Diversi filmati pubblicati dai media mostrano scene caotiche mentre i corpi venivano estratti dalle macerie del sito religioso dove civili, personale della protezione civile e personale ospedaliero lavorano al buio utilizzando solo la luce dei loro telefoni.

Israele lancia operazione di terra contro Jabaliya

Le Forze di difesa israeliane hanno lanciato una nuova operazione di terra contro Jabaliya, nel nord della Striscia di Gaza, tra informazioni di intelligence secondo cui Hamas starebbe cercando di raggrupparsi nell'area. I carri armati hanno circondato il campo profughi, mentre l'aeronautica e l'artiglieria hanno colpito decine di siti, tra cui depositi di armi, tunnel e altre infrastrutture.

Israele annuncia ampliamento area umanitaria nel nord di Gaza

L'esercito israeliano ha annunciato l'ampliamento dell'area umanitaria ad Al-Mawasi, nel nord della Striscia di Gaza. "L'area umanitaria ampliata comprende ospedali da campo istituiti dallo scoppio della guerra, complessi di tende e scorte di cibo, acqua, medicine e attrezzature mediche", si legge in un comunicato del Coordinamento delle attività governative nei territori (Cogat).

Sono state riaperte due vie di evacuazione dal nord di Gaza: una lungo la strada Salah al-Din e l'altra lungo la strada costiera Al-Rashid, ha affermato l'esercito. L'Idf ha inoltre reso noto di aver pubblicato mappe per i civili palestinesi, evidenziando le aree di evacuazione nel nord di Gaza.

Nuovi raid su Beirut

Israele ha colpito oltre 30 volte la periferia sud di Beirut in quella che è stata definita "la notte più violenta". Lo ha riferito l'agenzia di stampa libanese Nna, secondo cui i raid aerei hanno preso di mira diverse zone del sobborgo di Dahiyeh, anche vicino all'aeroporto della capitale.

L'esercito israeliano ha confermato anche di aver "condotto una serie di attacchi mirati" nell'area della capitale libanese, affermando di aver preso di mira "i depositi di armi" e infrastrutture terroristiche di Hezbollah. L'esercito accusa Hezbollah di aver posizionato i suoi siti di stoccaggio e produzione di armi sotto edifici residenziali nella capitale libanese, mettendo in pericolo la popolazione, e promette di continuare a colpire con forza le risorse militari di Hezbollah.

Il portavoce in lingua araba delle Forze di difesa israeliane ha emesso nuovi ordini di evacuazione per diversi quartieri in vista di quelli che, a suo dire, sarebbero attacchi contro obiettivi appartenenti al gruppo militante sostenuto dall'Iran.

Mistero sulla sorte del capo della Forza Quds iraniana

Che fine ha fatto il generale Esmail Ghaani, il capo della Forza Quds dei Pasdaran, visto l'ultima volta a Beirut domenica scorsa, due giorni dopo l'uccisione di Hassan Nasrallah? E' la domanda che si rincorre tra Teheran e la capitale libanese, da dove ieri arrivavano voci secondo cui potrebbe essere rimasto ucciso o ferito nel raid della notte tra giovedì e venerdì, in cui sarebbe morto anche il successore designato di Nasrallah, Hashem Safieddine. "L'opinione pubblica aspetta la notizia che il nostro generale è vivo e vegeto", scrive il sito iraniano Tabnak, mentre un altro, Shahreh Khabar ha pubblicato una lunga biografia del 67enne Ghaani. Quasi fosse un necrologio. Nulla invece arriva dai Guardiani della rivoluzione.

Secondo il New York Times, Ghaani - che, in quanto comandante della Forza Quds, si occupa delle operazioni esterne dei Pasdaran e supervisiona le attività dei proxy - sarebbe stato visto in pubblico l'ultima volta una settimana fa (come mostrano alcune foto pubblicate dai media iraniani), due giorni dopo il raid del 27 settembre su Beirut nel quale è stato ucciso Nasrallah, ma anche il generale iraniano Abbas Nilforushan, mandato da Khamenei per avvertire il leader di Hezbollah di lasciare il Libano. E Ghaani era assente al sermone di venerdì della guida spirituale iraniana.

Secondo tre fonti iraniane citate dal giornale americano, il generale - che aveva ereditato i 'progetti' di Qassem Soleimani, ucciso in un raid americano nel gennaio del 2020 - sarebbe andato a Beirut la settimana scorsa per incontrare i vertici di Hezbollah e aiutare il gruppo dopo la serie di attacchi israeliani che ne hanno decapitato la leadership. Il silenzio di Teheran sulla sua sorte, secondo una fonte dei Guardiani a Beirut, starebbe creando il panico nei vertici dei Pasdaran. "Se Ghaani è vivo e vegeto - scrive Tabnak - il modo migliore per chiarire e rassicurarci che sta bene è pubblicare un breve video con lui".

Allerta per l'attacco di Israele all'Iran

Sale intanto l'attesa per l'attacco di Israele all'Iran, che potrebbe essere ormai "imminente". Ci sarebbe anche un ruolo degli Stati Uniti nell'operazione, alla quale non dovrebbero partecipare i caccia, mentre ci sarà senz'altro un coordinamento tra Washington e Tel Aviv.

Ieri in una dichiarazione video, Benjamin Netanyahu ha promesso che Israele risponderà all'attacco con missili balistici sferrato dall'Iran martedì scorso. "Nessun Paese al mondo accetterebbe un simile attacco alle sue città e ai suoi cittadini, e nemmeno Israele", afferma il primo ministro. "Israele ha il dovere e il diritto di difendersi e rispondere a questi attacchi - e lo faremo".

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