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Attacco in Daghestan, uccisi almeno 15 poliziotti e un prete. Isw: “Probabile ruolo Isis”

Ieri l'attacco simultaneo a una sinagoga, due chiese ortodosse e polizia a Derbent e Makhachkala. Il governatore della regione: "Uccisi sei attentatori". Isw: "Probabile ruolo Isis"

Uomini armati in strada in Daghestan

E' salito a 20 il numero delle persone morte nel duplice attacco simultaneo sferrato ieri a Derbent e Makhachkala in Daghestan, nel Caucaso in Russia. Lo riporta l'agenzia russa Tass, che riferisce del bilancio diffuso dalle autorità locali. I feriti sono 26. Tra le vittime ci sono quattro civili, tra cui un prete ortodosso, mentre gli altri morti sono agenti di polizia. Sergei Melikov, governatore della regione del Daghestan, ha parlato su Telegram di ''giorno tragico per il Daghestan e per l'intero paese''. Inoltre ''sei uomini armati sono stati uccisi'', ha aggiunto il governatore spiegando che verranno condotte ''ulteriori indagini fino a quando non verranno individuati tutti i membri delle cellule dormienti''.

Le Forze armate russe hanno intanto concluso l'operazione antiterrorismo condotta nella regione uccidendo diverse persone, rende noto l'unità nazionale dell'antiterrorismo. "Dopo la neutralizzazione delle minacce alla vita e alla salute dei cittadini, è stato deciso di concludere l'operazione antiterrorismo in Daghestan'', ha affermato in una nota il Comitato nazionale antiterrorismo, secondo quanto riportano le agenzie di stampa russe.

Nelle scorse ore nella città di Derbent uomini armati hanno attaccato una sinagoga, sede di una comunità ebraica nella regione a maggioranza musulmana. L'agenzia statale russa Tass ha detto che gli aggressori hanno sparato anche contro due chiese ortodosse vicine, uccidendo un agente di polizia e un prete.

In una sparatoria separata avvenuta contemporaneamente, u n gruppo di uomini armato ha aperto il fuoco sulla polizia a Makhachkala, la capitale del Daghestan, a nord lungo la costa del Mar Caspio.

Isw: "Probabile ruolo Isis"

E' probabile che possano esserci i miliziani dello Stato Islamico (Isis) dietro il duplice attacco. Lo scrivono gli analisti dell'Isw, l'Istituto per lo studio della guerra, screditando l'ipotesi russa secondo cui ci sarebbero l'Ucraina e la Nato dietro gli attacchi. L'Isw cita piuttosto le crescenti tensioni tra Mosca e le minoranze musulmane del Caucaso che stanno aumentando i reclutamento da parte di gruppi estremisti.

L'Isw ha notato tra l'altro che dopo l'attacco la cellula russa dell'Is-K Al-Azaim Media ha pubblicato una nota in cui esprimeva gratitudine ai ''fratelli del Caucaso'' per aver dimostrato le loro capacità. Sebbene Al-Azaim non si sia assunto la responsabilità dell'azione, la citazione del Caucaso suggerisce che la responsabilità sia di 'Vilayat Caucasus', cellula dell'Isis attiva proprio nella regione russa. Da aprile l'organizzazione ha intensificato le richieste di reclutamento nel Caucaso settentrionale.

Gli analisti di Isw notano inoltre che le autorità russe hanno condotto una ''vaga operazione antiterroristica'' nel Caucaso settentrionale, ma hanno concentrato la loro risposta sull'accusa, infondata, all'Ucraina e alla Nato.

Patriarca Kirill "sotto choc"

“Sono profondamente scioccato dalla notizia degli attentati terroristici commessi a Derbent e Makhachkala, in seguito ai quali sono rimasti uccisi e feriti agenti di polizia e civili, nonché del brutale assassinio del prete ortodosso, l’arciprete Nikolai Kotelnikov, e dei dipendenti della tempio e della sinagoga”. Lo sottolinea in una nota il Patriarca di Mosca Kirill commentando quanto accaduto ieri.

“Vediamo che il nemico non rinuncia a tentare di distruggere la pace e l’armonia interreligiosa all’interno della nostra società, scegliendo deliberatamente luoghi sacri per i credenti come bersagli dei suoi attacchi - scrive il Patriarca -. Il suo indubbio obiettivo è accendere il fuoco dell’ostilità, seminare i semi dell’odio”.

Kirill esprime fiducia nel lavoro di indagine delle forze dell’ordine. Da qui l’invito a fare tutto il possibile per eliminare dalle società “la radicalizzazione della vita religiosa e ogni manifestazione di estremismo e di ostilità interetnica in qualsiasi forma, comprese quelle quotidiane, perché il presente e il futuro del nostro Paese dipendono in gran parte da questo”.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Spettacolo

Che tempo che fa, al via nuova stagione: ospiti Fabio Fazio...

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In diretta dalle 19.30 sul Nove

Fabio Fazio con Luciana Littizzetto

Al via la 22esima stagione di 'Che tempo che fa' di Fabio Fazio con Luciana Littizzetto e Filippa Lagerbäck. Ospiti della prima puntata di oggi, domenica 6 ottobre, sul Nove: Amadeus, Damiano David, Claudio Bisio, Monica Maggioni, Antonio Di Bella, Ferruccio de Bortoli, Massimo Giannini, Michele Serra, Sami Al-Ajrami, Davide Lerner, Roberto Burioni, Tommaso Marini, Cristiano Malgioglio.

In diretta dalle 19.30 sul Nove, e in streaming su discovery+, lo spazio 'Che tempo che farà', con incontri e interviste del mondo della cultura e dell’arte. Alle 20 l’inizio di 'Che Tempo Che Fa' con la sua anteprima e le grandi interviste, per poi concludersi come da tradizione con 'Il Tavolo', tra conversazioni informali con gli ospiti, gag comiche e improvvisazioni.

Ospiti della puntata di oggi, domenica 6 ottobre

In studio ci saranno Amadeus, in onda sul Nove dal lunedì al sabato alle 20.30 col nuovo game-show 'Chissà chi è' e da fine ottobre con 'La Corrida'. Damiano David, frontman dei Maneskin, in anteprima tv con il suo primo brano da solista, 'Silverlines', frutto della collaborazione con il cantautore e produttore inglese Labrinth e uscito in tutto il mondo venerdì scorso, venerdì 27 settembre. Il pezzo è il primo tassello del suo nuovo progetto solista, nato dalla necessità di esprimere una parte più personale e intima di sé.

Claudio Bisio, al suo esordio letterario col romanzo 'Il talento degli scomparsi', in uscita martedì 8 ottobre. E ancora: Monica Maggioni, nelle librerie con 'Spettri. Abbiamo scelto di dimenticarli. Prima o poi torneranno perché sono la cattiva coscienza dell’Occidente'; l’editorialista del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli; Antonio Di Bella; l’editorialista de La Repubblica Massimo Giannini; Michele Serra; Cristiano Malgioglio; il giornalista palestinese Sami Al-Ajrami, in libreria con 'Le chiavi di casa. Un diario da Gaza', scritto in collaborazione con Anna Lombardi, e Davide Lerner, autore del saggio 'Il sentiero dei dieci. Una storia fra Israele e Gaza', Tommaso Marini, campione mondiale ed europeo del fioretto maschile individuale e vincitore alle Olimpiadi di Parigi 2024 della medaglia d’argento nel fioretto maschile a squadre con i compagni Guillaume Bianchi, Filippo Macchi e Alessio Foconi.

La new entry nel cast Edoardo Prati, giovane divulgatore letterario sui social; Roberto Burioni, professore ordinario di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele; l’amatissima e attesissima Ornella Vanoni, in uscita il 18 ottobre col nuovo album 'Diverse'.

Chiude la serata l’immancabile appuntamento di 'Che tempo che fa – Il Tavolo' con Nino Frassica, Mara Maionchi, la Signora Coriandoli (Maurizio Ferrini), Francesco Paolantoni, Ubaldo Pantani, Simona Ventura e Diego Abatantuono e Max Giusti, entrambi da quest’anno nel cast.

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Spettacolo

On the Go with Ginta, Rudy Zerbi: “Se non avessi...

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L'intima intervista all'uomo che ha portato la figura del discografico in televisione

La conduttrice Ginta e il suo ospite Rudy Zerbi

"Se non avessi fatto ciò che faccio oggi, sarei stato un gallerista", è questa una delle confessioni di Rudy Zerbi nella nuova puntata di 'On the Go with Ginta', il video podcast condotto da Ginta e distribuito da Warner Music Italia. Il critico musicale ha mostrato un lato poco conosciuto della sua personalità, offrendo uno sguardo inedito sulla sua carriera, le sue passioni e le controversie che lo circondano. "Ho perso la sanità mentale", ha scherzato, parlando del caos che lo circonda nel mondo dello spettacolo.

Rudy Zerbi è l'uomo che ha portato la figura del discografico in televisione e in questa intervista esclusiva ha ripercorso le principali tappe della sua carriera che lo hanno visto lavorare al fianco di artisti del calibro di Franco Battiato, Lucio Dalla e Gianni Morandi. Ma non mancano i momenti salienti: Zerbi critica l’industria discografica di oggi, ammettendo di essersi allontanato per scelta ed etica. "Il futuro è degli artisti che non avranno più bisogno di una casa discografica", afferma senza mezzi termini.

Ginta lo provoca sul suo stile personale, ma Zerbi si definisce "classico e senza pretese", tuttavia, rivela il suo rituale segreto prima di andare in scena: due spruzzate del suo profumo preferito per darsi il giusto tono. Il suo passe-partout? Le camicie blu, e a volte le pantofole e il pigiama per andare in radio, dichiarando che "la moda è un gioco, è effimera."

Nel corso dell’intervista, Zerbi svela anche il suo lato più umano, parlando della paternità di quattro figli e della sfida nel mantenere un equilibrio tra vita personale e professionale. Un episodio imperdibile – tra provocazioni e rivelazioni, l’intervista con Rudy Zerbi è un mix di autenticità, ironia e riflessione. Un’occasione per conoscere da vicino uno dei personaggi più affascinanti della scena musicale e televisiva italiana.

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Esteri

Harris-Trump verso le elezioni, ecco tutti i testa a testa...

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In vista dell'election day del 5 novembre

Kamala Harris e Donald Trump (Fotogramma/Ipa)

Manca meno di un mese all'election day e il duello elettorale tra Kamala Harris e Donald Trump appare come un testa a testa all'ultimo voto. La vice presidente ha un modesto vantaggio a livello nazionale, del 3,4% secondo l'ultima media di The Hill. Considerando però il sistema del Collegio elettorale - che prevede che vengano eletti in ogni stato i grandi elettori, in numero proporzionale alla popolazione, che poi voteranno per il presidente - saranno i sette Stati chiave a decidere l'esito delle elezioni, determinando quale candidato raggiungerà il 'magic number' di 270 voti elettorali che consegna la Casa Bianca.

Secondo le ultime medie, Harris è in vantaggio in quattro di questi Stati, Trump in tre, ma si tratta di scarti minimi, meno di punti, in alcuni casi meno di un punto percentuale. Nelle prossime settimane quindi si prevede una battaglia elettorale accanita, con le campagne che spenderanno centinaia di milioni di dollari negli Stati chiave. Ecco la situazione Stato per Stato.

Arizona

Trump ha un vantaggio minimo, dello 0,8% in questo stato chiave dove, essendo sul confine, la questione dei migranti, per la quale Trump promette il pugno di ferro, è centrale. Secondo un recente sondaggio Cnn, l'ex presidente ha il 50%, contro il 34% di Harris, per quanto riguarda la politica sui migranti. Quattro anni fa, l'Arizona è stato uno degli stati con lo scarto più basso, con Joe Biden che ha vinto con un vantaggio dello 0,3% dopo una lunga fase di contestazioni da parte di Trump.

Georgia

Trump anche è in vantaggio con lo 0,7% nello stato che Biden nel 2020 si è aggiudicato con appena 12.670 voti di vantaggio, diventando il primo democratico a vincere le presidenziali in Georgia dal 1992, prima vittoria di Bill Clinton. L'ex presidente aveva un vantaggio molto più consistente ma si è assottigliato dopo che Harris ha sostituito Biden nella corsa per la Casa Bianca nello stato in cui il voto degli afroamericani, che sono il 33% della popolazione, è cruciale.

Michigan

Minimo, dello 0,2%, il vantaggio di Harris nello stato dove invece subito dopo la convention a fine agosto era riuscita ad ottenere un vantaggio di 2 punti. Secondo alcuni al suo arretramento nei sondaggi sta contribuendo l'aggravarsi della situazione in Medio Oriente, dal momento che nello stato del Mid West vivono 200mila arabo americani che hanno minacciato di non sostenere i democratici per l'appoggio dato ad Israele dall'amministrazione Biden. Quattro anni fa Biden vinse nello stato per 150mila voti e nel 2016 Trump per meno di 11mila.

Nevada

Harris ha qui il suo vantaggio più consistente, due punti, dovuta al fatto che lo stato negli ultimi cicli elettorali si è sempre di più spostato verso i democratici. L'ultimo repubblicano a vincere le presidenziali è stato, due volte, George W. Bush. Ad agosto la democratica ha incassato l'endorsement dell'influente Culinary Workers Union Local 226, che rappresenta i lavoratori del settore alberghiero di Las Vegas e Reno ai quali entrambi i candidati hanno promesso misure per detassare le mance.

North Carolina

Harris ha un vantaggio dello 0,8% nello stato che è stato l'unico stato chiave vinto da Trump quattro anni fa. I precedenti storici sembrano comunque favorire l'ex presidente: Barack Obama è stato l'unico democratiche a vincere nello stato dal 1976. E ci è riuscito nel 2008 ma non nel 2012. Ma in favore di Harris può giocare il fatto che il 22% della popolazione è afroamericana ed una sua affluenza massiccia alle urne potrebbe essere determinata per la candidata afroamericana. Favorevole ai democratici anche il fatto che la North Carolina è tra gli stati chiave quello con il maggior numero di laureati, gruppo che negli anni recente tende a votare dem.

Pennsylvania

Il Keystone State appare quest'anno come lo stato da conquistare per arrivare alla Casa Bianca, grazie ai suoi 19 voti elettorali, il bottino maggiore tra tutti gli stati chiave. Harris al momento è avanti dello 0,8%, ma oggi è atteso un nuovo comizio di Trump a Butler, la località dove il 13 luglio l'ex presidente è scampato ad un tentato assassinio. A confermare quanto sia cruciale la vittoria in questo stato, a sostegno di Harris nei prossimi giorni arriverà in Pennsylvania Obama, che terrà un comizio a Pittsburgh il 10 ottobre.

Wisconsin

Harris ha un vantaggio relativamente più consistente, 1,3%, ma sfortunatamente per lei i sondaggi in Wisconsin si sono rivelati diverse volte errati nello stato. Nel 2016 davano Clinton in testa per 6 punti, invece Trump vinse di misura. E anche quattro anni fa Biden era dato avanti di 7 punti, invece alla fine ha vinto per il rotto della cuffia. Bisogna infine notare che anche in questo stato, nelle ultime settimane la democratica ha visto ridursi in modo preoccupante il vantaggio ottenuto dopo la convention che in Wisconsin era arrivato a quattro punti.

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