Premi per lavoratori che non si ammalano, le aziende ci credono poco
Le imprese preferiscono puntare su un sentimento di affezione del dipendente
Premi per dipendenti che si ammalano poco? E' una politica di welfare questa che le aziende italiane stentano ad adottare, preferendo invece puntare su iniziative/benefit che premino, comunque, il dipendente creando un sentimento di affezione nei confronti dell'organizzazione aziendale in cui si lavora, ridisegnando di fatto il 'welfare aziendale'. Perché se la salute e i diritti vanno sempre garantiti, l'incentivo alla produzione e alla qualità è un target prioritario per le imprese che sempre più fidelizzano il personale. "Per dire no all'assenteismo le aziende possono e devono coinvolgere i dipendenti" chiarisce all'Adnkronos/Labitalia Lara Carrese, direttrice del personale con un'esperienza ultra ventennale, che ultimamente ha consegnato l'organizzazione tecnica e professionale dei giochi di Milano Cortina 2026 ed è Independent advisor su progetti Hr per grandi aziende quali, da ultimo, Gruppo 24 Ore.
"Prendiamo come esempio la De Agostini: quando ci lavoravo io (2004-2016) - racconta - l'assenteismo era un tema sotto costante monitoraggio e per questo vennero implementati dei premi di risultato che, necessariamente concordati con le rappresentanze sindacali di categoria, maturavano al verificarsi di una serie di parametri legati alla produttività ed alla efficienza dell'azienda. Tra questi vi era, appunto, il parametro dell'assenteismo che, se si manteneva dentro una determinata soglia, maturava il premio che veniva, quindi, erogato in busta paga, in aggiunta alla parte fissa dello stipendio. Parliamo di una contrattazione ben regolamentata e ben parametrizzata, negoziata con i sindacati e che appunto tende a mantenere le assenze dei dipendenti sotto una certa soglia, sopra la quale l'azienda si presume che non sia efficiente. In quel momento non si parlava di welfare come se ne parla oggi, ovvero di premi di risultato rappresentati anche da altre tipologie di beneficio, come ad esempio per spese scolastiche o attività ricreative".
"Premiare i dipendenti che fanno poche assenze per malattia - dice all'Adnkronos/Labitalia Benedetta Cascio, general manager Red Public, gruppo Excellence - è un'area in cui ancora non ci sono molte best practice. E' qualcosa su cui si sta iniziando a lavorare per creare un ambiente di lavoro che disincentivi un utilizzo dell'istituto della malattia, chiaramente sacrosanto, ma indiscriminato o magari prolungato più del necessario. Sicuramente la malattia, in Italia, è un istituto molto normato essendo necessario avere un 'contatto' con un medico che poi procede alla creazione di un protocollo Inps".
"In generale - sostiene - incentivare il calo di assenze per malattia significa anche puntare sull'aumento del cosiddetto wellness nell'ambiente di lavoro, far sì che il dipendente sempre di più possa maturare il proprio senso di appartenenza al proprio ambiente di lavoro. In questo modo non si utilizza in modo esagerato e spesso magari più lungo del dovuto l'istituto della malattia. Ovviamente non mancano le iniziative di aziende italiane e internazionali che hanno implementato misure per 'premiare' i lavoratori che prendono meno giorni di malattia, ma sono quasi tutte riconducibili a qualche anno fa".
Eppure c'è chi 'sottovoce' muove i primi passi per disincentivare l'uso delle malattie dei propri lavoratori. "L’attenzione al welfare aziendale - dice all'Adnkronos/Labitalia Antonio Fontana, ceo Gestaf azienda di facility management, servizi di pulizia civile e industriale, logistica - rappresenta un valore aggiunto fondamentale per il nostro successo. Premi per i dipendenti dunque, ma non focalizzati soltanto sui pochi giorni di malattia, bensì sull'andamento generale che dipende da diverse costanti. Remuneriamo, inoltre, le ore di permesso non usufruite e accumulate dalle nostre risorse nell'arco dell'anno, riconoscendo il valore del tempo e l’importanza di ogni singolo contributo. Le remunerazioni vanno dai 500 ai 1.000 euro in borsa paga". "In Gestaf srl - precisa - crediamo fermamente che un buon welfare aziendale sia la chiave per creare un ambiente di lavoro positivo e produttivo. Per questo motivo, investiamo costantemente nella formazione del nostro personale, convinti che la crescita professionale di ogni dipendente sia essenziale per la crescita complessiva dell'azienda. Premiamo il raggiungimento degli obiettivi prefissati con una politica di remunerazione che riconosce e valorizza i risultati ottenuti. Siamo convinti che riconoscere gli sforzi e le competenze del nostro team sia indispensabile per mantenere alta la motivazione e promuovere un clima lavorativo sereno e collaborativo".
Economia
Scannapieco presiede a Helsinki assemblea Cdp europee
Salgono a 125 miliardi i finanziamenti ESG, club cresce con adesioni Romania e Danimarca
Sotto la presidenza di Dario Scannapieco, Amministratore Delegato del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti (CDP), a Helsinki si riunisce la trentaduesima Assemblea Generale di Elti, l’associazione degli Istituti Nazionali di Promozione europei, in un incontro che punta a confermare l’impegno del network nato nel 2013 per favorire la crescita del Continente promuovendo le istanze degli investitori di lungo termine.
Come testimoniato anche nelle pagine del recente report sulla competitività presentato da Mario Draghi, gli Istituti Nazionali di Promozione avranno un ruolo sempre più centrale nel promuovere uno sviluppo sostenibile in Europa, anche attraverso un rafforzato dialogo con la nuova Commissione Europea. In questo contesto - si sottolinea in una nota - Elti (European Long Term Investors Association) ha dimostrato di essere molto più di un semplice network che riunisce le varie CDP europee e nel primo anno di presidenza di Scannapieco, eletto nel luglio 2023, ha visto crescere i finanziamenti dei propri membri a progetti green e social ad oltre 125 miliardi di euro, rispetto ai 100 miliardi del 2022. Un segnale forte della direzione presa dall'associazione, che contribuisce sempre di più agli obiettivi dell’Unione Europea, coniugando transizione ecologica e sviluppo economico.
Scannapieco, al fianco delle istituzioni per un’Europa sempre più competitiva
Per il futuro, “abbiamo stabilito una tabella di marcia precisa”, ha dichiarato il Presidente di ELTI, Dario Scannapieco: “continueremo ad intensificare il coordinamento tra i vari istituti nazionali di promozione al fine di prendere decisioni di investimento coraggiose nei settori strategici e aumentare le opportunità di co-investimento in start-up, scale-up e aziende high-tech. ELTI sarà al fianco delle istituzioni europee per un’Europa sempre più competitiva, grazie al contributo dei propri membri che conoscono a fondo i mercati dei propri Paesi e al contempo sostengono la crescita di lungo periodo del nostro Continente”.
Tra i traguardi già raggiunti dall’Associazione, anche grazie a un proficuo dialogo con le Istituzioni EU, c’è la proroga dei termini per l'implementazione delle operazioni del programma InvestEU a valere sul budget Next Generation EU, una delle principali iniziative per sostenere gli investimenti nel Continente. A questo si aggiunge l’ampliamento della base associativa, che proprio durante l’Assemblea Generale tenutasi nella capitale finlandese ha visto l'ingresso di nuove istituzioni: la danese EIFO e la rumena BID.
Un processo in crescita che mira a rafforzare l’influenza di ELTI in tutta Europa, estendendo allo stesso tempo la sua capacità di mobilitare risorse e investimenti in settori cruciali. Con gli attuali 33 membri, ai quali si aggiungono la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) in qualità di osservatori permanenti, ELTI è oggi una rete che gestisce asset per quasi 2.800 miliardi di euro, un potenziale che la rende uno strumento fondamentale per il futuro del Continente.
Economia
Ia, Di Stefano (Giovani Confindustria): “Avrà impatto...
"L’intelligenza artificiale avrà un impatto sulla competitività delle nostre imprese, occorre quindi lavorare per rafforzare la filiera europea dell’IA che ha ancora delle debolezze, soprattutto in tema di investimenti a confronto con Stati Uniti e Cina. Bisogna costruire un contesto favorevole alla nascita e crescita di applicativi e strumenti che possano competere con i giganti mondiali del tech. In Italia, il Governo ha presentato recentemente la Strategia italiana per l’intelligenza artificiale 2024-2026 che ha individuato alcune linee strategiche di azione, ma soprattutto che ha sottolineato l’importanza di non rimanere indietro. Per l’industria questo è essenziale, perché ormai Industria 5.0 bussa alle porte di tutte le imprese italiane e su questo si gioca la nostra competitività a livello globale". Così Riccardo Di Stefano, presidente Giovani Imprenditori Confindustria.
"Il nodo è l’utilizzo dei dati per una IA a forte declinazione industriale: con i dati possiamo efficientare i processi e arricchire i nostri prodotti, proprio come facciamo col design. L’utilizzo dei dati richiede nuove figure professionali specializzate nel saperli selezionare, interpretare e proteggere, e quindi nuove competenze. Per questo la formazione gioca un ruolo cruciale nello sviluppo dell’IA, dobbiamo lavorare insieme scuola, università e imprese per un dialogo sempre più proficuo e concreto", conclude.
Economia
Università, al congresso Codau l’esperienza di...
Misuraca (Recrytera):"Nuovi sistemi digitali per i concorsi per garantire sicurezza e trasparenza"