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Terrorismo: ricordato in procura a Roma il magistrato Mario...

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Terrorismo: ricordato in procura a Roma il magistrato Mario Amato

Lo Voi, caduto per suo lavoro, uccisione vigliacca

Terrorismo: ricordato in procura a Roma il magistrato Mario Amato

Il procuratore di Roma Francesco Lo Voi ha ricordato questa mattina a piazzale Clodio Mario Amato, ucciso 44 anni fa dai terroristi dei Nuclei Armati Rivoluzionari mentre attendeva l’autobus per raggiungere il palazzo di Giustizia. Amato da sostituto procuratore si era occupato delle indagini sui fenomeni eversivi dei gruppi di estrema destra, attivi nel panorama romano e nazionale, negli anni di piombo. Al ricordo davanti alla lapide che ricorda il magistrato, al primo piano della palazzina della procura, erano presenti i pubblici ministeri e il figlio di Amato.

“Mario Amato è caduto per il lavoro che faceva qui - ha detto il procuratore Lo Voi - E’ importante ricordarlo nell’anniversario della sua vigliacca uccisione, in un momento in cui, per i motivi più svariati, sembrano tornare episodi di violenza, anche di matrice politica. Questo rende ancora più importante questo momento di ricordo”.

“La memoria di mio padre e’ importante per noi familiari - ha sottolineato il figlio di Amato ringraziando il procuratore e i pm presenti - e per i tutti magistrati”.

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Siccità, è allarme in Sicilia: “Negli invasi solo il...

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Il Capo Dipartimento della Protezione civile in Sicilia Salvo Cocina all'Adnkronos: "Sull'irriguo la battaglia è persa in partenza, ma ci sono anche due bacini per idropotabile che hanno problemi seri di esaurimento"

Salvo Cocina, capo della Protezione civile Sicilia

L'acqua negli invasi in Sicilia "sta lentamente diminuendo, man mano che si consuma e non piove", al momento è "al 25 per cento del totale". Ed entro "il mese di luglio" la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente, "come da scenario elaborato". Ci sono territori in cui le reti idriche urbane in cui si perde "anche il 50 per cento dell'acqua" e casi virtuosi come quelli di molte reti urbane di comuni dell’ennese e del nisseno dove le perdite sono state abbattute con interventi di rifacimento. E a correre il rischio più grave sono "le colture arboree. "Però, "a fronte di una situazione seria c'è un piano di Protezione civile regionale di interventi immediati entro l’estate per la gestione dell'emergenza con riuso e ripresa di pozzi abbandonati, ristrutturazione di pozzi e di pompe di sollevamento nonché un piano di potenziamento del parco autobotti pubbliche già in attuazione. A cui farà seguito un piano a medio termine con ulteriori nuovi pozzi e il revamping dei dissalatori. Ed, infine un piano a lungo termine per le grandi opere infrastrutturali, che prevedono investimenti cospicui, che fanno anche parte del Pnrr, ad esempio". A parlare in una intervista all'Adnkronos è l'ingegner Salvo Cocina, Capo Dipartimento della Protezione civile in Sicilia e a capo della cabina di regia per l'emergenza siccità in Sicilia. Che fa il punto della situazione attuale.

Oggi gli invasi sono ai minimi storici, l’agricoltura e il turismo rischiano una battuta d’arresto e, soprattutto, i cittadini di alcune decine di comuni continuano a subire un razionamento dell’acqua e altri di un centinaio di comuni una riduzione dell’acqua che va avanti da mesi. "Vi è il concreto rischio che, col passare del tempo, aumentino i danni per le aziende agricole e per gli allevamenti con possibili rischi sanitari legati all’abbattimento dei capi di bestiame", denunciano i vertici di Anci Sicilia.

Il Capo della Protezione civile Cocina ammette che la "situazione" sull'acqua in Sicilia "è seria e complessa". Ma spiega che: "La situazione delle risorse idriche e dell'approvigionamento idropotabile è monitorata costantemente dall’autorità di bacino, anche se i primi segnali allarmanti sono iniziati a gennaio, direi inquietanti. A febbraio e marzo 2024 questi dati ci inducono a dichiarare la situazione di crisi regionale sia nell'agricoltura che nell'idropotabile".

'Sull'irriguo la partita è persa in partenza'

Ad aprile perdurando la siccità la regione ha chiesto lo stato di emergenza nazionale ottenuto il 6 maggio. "Gli invasi della Sicilia sono al 25 per cento di capienza del totale, ovvero sono al 50 per cento rispetto allo scorso anno. E questo è un dato allarmante, perché si capisce subito che non possiamo fare fronte all'irriguo, come l'anno scorso, quindi l'agricoltura è la prima a essere colpita. Seconda cosa, ci sono dei bacini per idropotabile, due in particolare, Ancipa e Fanaco, che hanno dei problemi seri di esaurimento", dice Cocina.

"Sull'irriguo la partita è persa in partenza - sottolinea ancora Cocina - il clima non ci ha aiutato, qui non piove da settembre/ottobre dello scorso anno e negli anni prima è piovuto poco. Una condizione di stress idrico, l'acqua negli invasi non c'è perché non ha piovuto. Possono anche dire che la Regione non sa gestire bene gli invasi, ma la realtà è solo una: non ha piovuto. Quindi, si sono avviate diverse misure strutturali e non, a brevissimo, a breve, a medio periodo delle misure da adottare". Oltre alle misure di lungo periodo.

Sono 92 i milioni di euro in arrivo in Sicilia per la realizzazione di infrastrutture idriche prioritarie. Si tratta del primo stralcio di finanziamenti destinati ai 49 interventi, per complessivi 1,6 miliardi, inseriti nel Piano idrico della Regione Siciliana, interamente approvato dal ministero delle Infrastrutture e inglobato nel Piano nazionale per la sicurezza del settore idrico (Pnsii). “Con questa prima tranche di finanziamenti – afferma il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani – metteremo subito in cantiere alcune delle opere programmate per affrontare un fenomeno che sta colpendo duramente la nostra Isola. È solo l‘avvio della mole di interventi che abbiamo previsto nel Piano di cui la Regione per la prima volta si è finalmente dotata con una visione sistemica d’insieme. Adesso si passa alla fase operativa, con le strutture regionali impegnate a realizzare senza indugi quanto previsto. Vigileremo affinché cittadini e imprenditori siciliani possano avere al più presto risposte concrete per colmare le annose lacune del nostro sistema idrico”. "Lo scenario peggiore ci dice che la situazione peggiorerà a agosto e settembre", mette in guardia Cocina. "Dal punto di vista irriguo la partita è già perso. Il rischio più grave è quello per le colture arboree - dice - che, se non sono irrigate, rischiano di seccare. E per ripiantare gli alberi e portarli in produzione ci vogliono almeno 4 o 5 anni, non basta un anno. Quindi, la priorità viene data nel campo agricolo alla 'irrigazione di soccorso', proprio per evitare la 'morte' degli arbusti, per essere chiari".

'Da gennaio abbiamo deciso di allungare la vita utile degli invasi'

"Qual è, quindi, la scelta strategica che noi abbiamo adottato, fin da gennaio? Quella di allungare la vita utile degli invasi per intercettare l'acqua che ci sarà nel periodo invernale, razionando subito l'acqua", spiega Cocina. "Quindi l'Autorità di bacino ha imposto di prelevare meno acqua da febbraio- aggiunge - a favore del potabile. Non si possono sacrificare i cittadini, ospedali o le produzioni alimentari. La questione più grave riguarda l'approvigionmento delle dighe di Fanaco e Ancipa". "Ci sono otto comuni del nisseno e altre decine dell'agrigentino che ne sono dipendenti esclusivamente del Fanaco, poi ci sono Gela e Caltanissetta che dipendono dall'Ancipa/Fanaco e che sono i primi a risentire la crisi. Il Fanaco, secondo le previsioni, finirà a fine luglio", cioè tra pochi giorni. "Si parla di zattere galleggianti per prelevare l'acqua che è rimasta- spiega Cocina - tutto ciò compatibilmente con i pesci, di cui bisogna prendersi cura. Su queste sono avviate tutte le iniziative previste".

"Il secondo scenario peggiore è quello del palermitano - dice ancora Cocina - approvvigionato dai laghi di Scanzano, Rosamarina, Poma, Piana degli Albanesi, che vedrà l'esaurimento delle risorse a gennaio 2025, sempre nello scenario peggiore, il cosiddetto 'worst case'". Quindi si punta alle misure di "mitigazione", dice. "Per prima cosa abbiamo cominciato a ridurre i prelievi e le irrigazioni", dice. "Abbiamo fatto una serie di riunioni, istituito la cabina di regia e creato dei tavoli provinciali. E abbiamo raccolto le istanze dal territorio". E a maggio il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza nazionale per la siccità in Sicilia, come richiesto dalla giunta regionale, per una durata di 12 mesi, stanziando i primi 20 milioni di euro, "con la possibilità di incrementare le risorse in tempi brevi". "Così, abbiamo elaborato un piano di interventi per 20 milioni di euro".

"Abbiamo raccolto tutte le fonti alternative", dice. "Il nostro piano prevede oltre 1000 litri al secondo di nuova acqua, mentre vengono a mancare dal Fanaco e dall'Ancipa "circa 500 litri al secondo almeno”.

'Nell'isola c'è anche un problema di traiettoria dell'acqua'

In Sicilia c'è anche un "un problema di traiettoria dell'acqua", "Spesso l'acqua si trova nel trapanese e non si può spostare tutto a Gela - spiega - c'è anche questo problema di reti. Anche se in Sicilia abbiamo una buona rete infrastrutturale. Riusciamo, ad esempio, a spostare l'acqua, dal Trapanese o dal Palermitano o dal messinese a Gela, anche se con limitazioni". Una delle prime misure "a brevissimo termine" sono "le autobotti, anche che non risolvono il problema globale dell'acqua ma servono a risolvere problemi locali fra i quali più grave la zootecnia". "Già da aprile ho finanziato la riparazione di circa 80 autobotti. E finanziato autobotti nuove, che non trovandosi, si stanno reperendo quelle usate".

La Regione siciliana ha avviato nella cabine di regia il tema del ripristino immediato dei dissalatori". "Purtroppo il Dipartimento nazionale non li ha voluti inserire tra gli interventi urgenti", spiega. Ma i "dissalatori hanno bisogno di una rete principale in cui immettere l’acqua prodotta che funziona e sia capace ". Il problema dei dissalatori è legato anche alle condotte a mare, "perché va gettata la salamoia, il 60 per cento dell'acqua trattata viene restituita e il 40 per cento è acqua potabile".

I Comuni sono preoccupati anche sul fronte del turismo. "Avanza lo spettro delle disdette. Tutto ciò purtroppo causerà un progressivo impoverimento dei territori che, a sua volta, avrà ricadute dirette sulle finanze dei comuni”, dice l'Anci. "Ma il capo della Protezione civile, getta acqua sul fuoco. "Ad oggi, nell'ambito del turismo non abbiamo segnalazioni di situazioni di crisi", spiega. Con specifico riferimento alla provincia di Agrigento. "C'è una dialettica interna molto stretta, ma non si può parlare di situazioni critiche. E comunque il presidente vi ha istituito un tavolo permanente per Prevenire e risolvere situazioni di crisi". (di Elvira Terranova)

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Treviso, ritrovato morto Alex Marangon: il ragazzo era...

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Il corpo era arenato su un isolotto del fiume Piave, sembra potersi escludere che sia stato vittima di crimini

Vigili del fuoco - Fotogramma

È stato trovato oggi, 2 luglio, nel primo pomeriggio il corpo senza vita di Andrea Marangon, il barista 26enne di Marcon (Venezia), scomparso da Vidor (Treviso) nella notte tra sabato e domenica, dopo essersi allontanato da un ritrovo di carattere spirituale che si teneva nell’Abbazia di Santa Bona. Il corpo era arenato su un isolotto nell’alveo del fiume Piave, nella zona di Ciano del Montello, tra i quattro e i cinque chilometri a valle di Vidor.

Il primo avvistamento è avvenuto dall’elicottero dei vigili del fuoco in una zona caratterizzata anche dalla difficoltà di accesso per le squadre a terra a causa della folta vegetazione che caratterizza gli impervi argini che il fiume ha in quel tratto e dove la larghezza del letto del Piave è notevole.

Una volta portato a riva e composto sommariamente, il corpo del giovane è stato portato all’obitorio di Montebelluna per un esame da parte del medico legale ed è a disposizione dell’autorità giudiziaria che dovrà decidere se procedere formalmente all’autopsia. Dalle prime indicazioni sembra potersi escludere che sia stato vittima di crimini violenti.

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L’Ai al posto dei medici? Trabucco Aurilio:...

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Il presidente di Fondazione Mesit: "I dati della survey digitale online ci dicono che circa 9 cittadini su 10 hanno fiducia e pongono grande aspettativa sul tema della digitalizzazione e sull'intelligenza artificiale come strumento per migliorare la qualità dei servizi sanitari"

Dalla ricerca presentata dalla Fondazione Medicina sociale e innovazione tecnologica (Mesit) condotta con PreSa, network editoriale di promozione della salute, "emerge l'importanza dell'intelligenza artificiale rispetto non soltanto al miglioramento della qualità dei servizi sanitari ma anche come strumento utilissimo dell'informazione sanitaria che sconta un gap di alfabetizzazione nel Paese. In particolare i dati della survey digitale online ci dicono che circa 9 cittadini su 10 hanno fiducia e pongono grande aspettativa sul tema della digitalizzazione e sull'intelligenza artificiale come strumento per migliorare la qualità dei servizi sanitari. Tra le perplessità emerse dall'indagine: per il 23% degli interessati c'è un problema di affidabilità della diagnosi sul tema della non sostituibilità del medico da parte dell'intelligenza artificiale per la presa in carico del paziente. Circa il 45% degli intervistati non farebbe affidamento su una diagnosi solo dell'intelligenza artificiale". Lo afferma il presidente di Fondazione Mesit, Marco Trabucco Aurilio commentando i dati dell’indagine basata su interviste a un campione di 1.000 persone, presentata a Roma nella sede di Confitarma nell’evento 'Talking Health, la sanità del futuro tra comunicazione digitale, Ai e innovazione tecnologica'.

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