Salute e Benessere
Premi per chi si ammala poco, psicologo del lavoro...
Premi per chi si ammala poco, psicologo del lavoro ‘bocciati, è boomerang’
"Invitare i dipendenti a non ammalarsi per premiarli è paradossale, come se lo stato di malessere dipendesse dalla persona. Ogni datore di lavoro è libero di provare ciò che vuole ma un premio a chi si ammala poco è un boomerang". Così all'Adnkronos Salute Marco Vitiello, vice presidente della Siplo, Società italiana di Psicologia del lavoro e dell'organizzazione, interviene sul fenomeno. "C'è poi una questione, in questo modo si rompe il contratto psicologico, parallelo a quello giuridico, tra datore di lavoro e dipendente - avverte Vitiello - E' come se si dicesse al lavoratore 'non fregarmi e non fare finta di stare male' e ti premio. E' una sorta di 'tradimento', reciproco, visto che accettando il bonus anche il lavoratore ammette di aver ecceduto con le malattie".
Secondo lo psicologo del lavoro, "questo tipo di premi corre sul filo del rasoio", ed evidenzia anche il ruolo del professionista: "noi siamo un presidio nelle aziende e non credo che il welfare possa essere declinato in questo modo: le aziende devono prendersi cura anche della salute del lavoratore e non fare certi giochetti". L'esperto cita in conclusione una dato: "Un monitoraggio sul bonus psicologico ha stabilito che da quando è stato introdotto ha ridotto anche l'assenteismo sul posto di lavoro".
Salute e Benessere
Quando la scienza fa ridere: IgNobel 2024 a vermi ubriachi...
Assegnati i riconoscimenti alla 'scienza che prima fa ridere e poi pensare'
Dai mammiferi che respirano dall'ano ai piccioni alla guida di missili, passando per il senso dello stile delle piante, vermi ubriachi e movimenti dei capelli nei due emisferi. Queste alcune ricerche che si sono guadagnate gli IgNobel, i riconoscimenti alla scienza che 'prima fa ridere e poi pensare', arrivati alla 34.esima edizione. La cerimonia di premiazione si è svolta al Massachusetts Institute of Technology, in un'aula piena di aeroplanini di carta lanciati dal pubblico, come vuole la tradizione dell'IgNobel di riciclare la carta trasformandola in aerei usa e getta.
Le ricerche vincitrici di quest’anno abbracciano un'ampia gamma di comportamenti umani, botanici e anche aviari, si legge su 'New Scientist'. Fra questi, i piccioni alla guida delle bombe. L'IgNobel per la pace è andato allo psicologo Burrhus. F. Skinner, per gli esperimenti condotti negli anni Quaranta sulla fattibilità di ospitare i piccioni all'interno di un missile, sfruttando la loro abilità a riconoscere un obiettivo, per guidarne le traiettorie di volo. A ritirare il premio per il 'Progetto Pigeon' è stata la figlia di Skinner, Julie, che ha partecipato alla cerimonia. Per la botanica è stato premiato il senso dello stile delle piante: in uno studio sulla 'Boquila trifoliolata', Jacob White e Felipe Yamashita hanno dimostrato che alcune piante vere imitano le forme delle piante vicine, anche se sono di plastica, usando una specie di sistema di visione botanico presente sulle foglie.
Marjolaine Willems e colleghi hanno ritirato l'IgNobel per l'anatomia, per aver studiato "se i capelli sulla testa della maggior parte delle persone nell’emisfero settentrionale girano nella stessa direzione (in senso orario o antiorario) dei capelli sulla testa della maggior parte delle persone nell’emisfero meridionale". I ricercatori Lieven Schenk, Tahmine Fadai e Christian Büchel hanno vinto il premio per la medicina con uno studio sugli effetti collaterali, dimostrando che i farmaci contraffatti che causano effetti collaterali dolorosi possono essere più efficaci dei farmaci contraffatti che non li provocano.
Ad aggiudicarsi l'IgNobel per la Fisiologia è la scoperta che i mammiferi possono respirare attraverso l'ano. Lo studio è stato condotto durante la pandemia di Covid da ricercatori giapponesi, intenzionati a capire se gli esseri umani con difficoltà respiratorie potessero trarre beneficio dalla ventilazione enterale, con la somministrazione rettale di ossigeno, dopo aver notato che alcuni animali possono usare il loro intestino per respirare. Dopo una serie di test su topi, ratti e maiali, gli scienziati hanno scoperto che gli animali assorbono l'ossigeno fornito attraverso il retto, e il loro lavoro è alla base di una sperimentazione clinica per vedere se questa procedura può trattare l'insufficienza respiratoria.
Il ricercatore dell'università della Florida Jimmy Liao ha ricevuto il premio per la Fisica per aver dimostrato e spiegato le capacità natatorie di una trota morta. In una serie di articoli ha descritto la scoperta di questo aspetto inaspettato della dinamica dei fluidi. E ancora, come distinguere i vermi ubriachi da quelli sobri? A questa domanda hanno risposto gli olandesi Tess Heeremans, Antoine Deblais, Daniel Bonn e Sander Woutersen, che hanno vinto l'IgNobel per la Chimica per aver ideato un metodo che utilizza la cromatografia per separare i vermi ubriachi da quelli sobri.
L'IgNobel per la demografia è andato a Saul Justin Newman per il suo lavoro investigativo sui super centenari. Il ricercatore ha scoperto che molte delle persone famose per aver superato il secolo di vita, in realtà vivevano in luoghi in cui i registri delle nascite e delle morti erano pessimi. Non solo. Si trattava anche di regioni con aspettativa di vita breve. I record di longevità sarebbero dunque, secondo le sue conclusioni, frutto di errori materiali e anche frodi pensionistiche. Infine, il premio per la Biologia se l'è aggiudicato un esperimento condotto negli anni '40, che consisteva nel far esplodere un sacchetto di carta accanto a un gatto che stava sul dorso di una mucca, per esplorare come e quando le mucche fanno il latte.
Salute e Benessere
Sanità, compie 30 anni il profilo professionale...
Fnopi: "Dal riconoscimento di ‘operatore sanitario’ un’evoluzione continua di competenze"
Domani, 14 settembre, sono esattamente 30 anni dal decreto ministeriale n. 739 del 1994 che definisce il profilo professionale dell’infermiere. La svolta epocale è stata quella di dare una definizione delle funzioni dell’infermiere come ‘operatore sanitario’, con una competenza, un’autonomia, una responsabilità, che agisce secondo una formazione di base - nel 1994 iniziava la formazione accademica con i diplomi universitari - e che opera attraverso un metodo, che è il processo di assistenza infermieristica. Veniva quindi superato - anche se non subito giuridicamente, ma almeno nella sostanza - il tema storico del mansionario risalente al 1974. È una data epocale - si legge in una nota diffusa dalla Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche (Fnopi) - completata nella sua interezza con la Legge 42 del 1999, che ha sancito l’infermiere un ‘professionista che opera con autonomia, responsabilità, competenza, tenuto conto dei vincoli date dalle competenze delle altre professioni’.
Il decreto ministeriale è stato un tassello che ha consentito, in questi 30 anni, il perfezionamento della formazione accademica con i percorsi triennali, magistrali, dottorati di ricerca, ulteriori percorsi di specializzazione e master, che ha aperto alla formazione specialistica e a un ruolo di governo di altre figure. Grazie a questo provvedimento, il profilo dell’infermiere oggi è conosciuto un professionista a tutto tondo che lavora in équipe multidisciplinare, che continua a formarsi e a fare formazione, che ha il ruolo di governare gli operatori di supporto. Si tratta di una pietra miliare importante che ha consentito, in questi decenni, di costruire un percorso importante, sia dal punto di vista formativo che dal punto di vista organizzativo. Oggi abbiamo infermieri con la laurea magistrale che occupano posti di rilievo in varie strutture, fino all’apicalità. Un’evoluzione importante dal punto di vista giuridico, disciplinare, professionale.
A trent’anni dalla sua prima emanazione, tuttavia, questo profilo meriterebbe una rivisitazione. La professione infermieristica ha un campo di attività e di responsabilità che è dato da ciò che acquisisce durante la formazione di base abilitante, durante la formazione specialistica e dal Codice deontologico. Questi sono i parametri che delimitano che cosa fa, che cosa può fare e di cosa dovrebbe farsi carico. Probabilmente arriveremo al momento in cui questo profilo, accompagnato da tanti anni di storia e di evoluzione, sarà pronto a lasciare il passo a una connotazione intellettuale e professionale che è quella della autoregolamentazione, come per tutte le altre professioni intellettuali.
Salute e Benessere
Emofilia, a Firenze ‘Atleti con la A’ per sport...
Domani l'evento che avvicina bimbi e giovani pazienti all'atletica leggera e ai sui benefici
Arriva a Firenze, sabato 14 settembre presso il centro sportivo Assi Giglio Rosso, 'Atleti con la A', il primo percorso di avvicinamento all'atletica leggera per bambini e giovani adulti con emofilia. Il progetto di Sobi Italia, con il patrocinio di FedEmo (Federazione delle associazioni emofilici), del Coni (Comitato olimpico nazionale italiano) e della Fidal (Federazione italiana di atletica leggera), ha lo scopo di educare e informare sui benefici della pratica dell'attività fisica e sportiva per persone con emofilia e di approcciare il tema con maggior consapevolezza grazie anche al prezioso contributo di clinici, specialisti e istruttori che parteciperanno all'iniziativa.
La mattinata, all'insegna dello sport, ma anche del dialogo - si legge in una nota - ha l'obiettivo di educare e informare le persone con emofilia e i loro caregiver sui benefici del movimento e la protezione articolare per una migliore qualità di vita e opportunità, per le nuove generazioni, di abbattere qualche tabù. "L'emofilia è culturalmente intesa come riduzione di tutte le attività motorie a causa del rischio di incorrere in emorragie - spiega Marco Mandarano, consigliere FedEmo e presidente dell'associazione Ate Toscana - Lo sport, invece, è esaltazione e libertà di movimento. La conseguenza per il paziente emofilico è quella di essere escluso dal gruppo, e sappiamo per un giovane quanto possa essere frustrante. Oggi i pazienti possono fare affidamento su trattamenti terapeutici di profilassi che evitano l'insorgenza della artropatia emofilica ed evitano la paura del ruolo che la traumatologia sportiva può avere sulla stessa artropatia. Oggi per un emofilico fare sport è infatti possibile, anzi è fortemente consigliato. Questo segna un importante cambio di paradigma nella gestione della patologia e le associazioni di pazienti devono essere parte di questo cambiamento veicolando le corrette informazioni".
Ed è proprio su queste premesse che si basa il campus itinerante 'Atleti con la A', rivolto ai giovani con emofilia di tipo A. Così, mentre i più giovani si cimenteranno nella pratica sportiva, gli adulti avranno modo di partecipare a una sessione dedicata all'informazione su attività fisica ed emofilia grazie al coinvolgimento di un team multidisciplinare di clinici e dell’associazione di pazienti locale. "Proporre progetti come 'Atleti con la A' - afferma Deborah Parodi, Communication & Community Engagement Director di Sobi Italia - riempie di significato il nostro lavoro. Siamo orgogliosi di lavorare al fianco delle associazioni pazienti e ascoltare i bisogni ancora insoddisfatti dando risposte concrete con iniziative che hanno l'obiettivo di migliorare la loro qualità di vita. 'Atleti con la A' intende promuovere la corretta informazione e si pone l'obiettivo di educare al movimento, a partire dai più piccini. Inoltre, ci consente di veicolare un messaggio importante, ovvero che grazie a una corretta profilassi, la gamma delle attività sportive praticabili dalle persone con emofilia è aumentata notevolmente".
L'emofilia è una patologia principalmente maschile: è estremamente raro che le donne ne siano colpite, pur essendo portatrici della malattia. Perché ciò accada, il padre deve essere affetto da emofilia e la madre portatrice sana. Molte donne portatrici possono presentare livelli di fattore della coagulazione relativamente bassi e presentare i segni di una emofilia lieve.
Il progetto nasce dall'ascolto di chi convive con la patologia e da una serie di importanti considerazioni rispetto a quanto oggi sia cambiata (in meglio) la qualità di vita delle persone con questa malattia rara. Vivere con l'emofilia in modo più libero e sereno significa anche poter scegliere quale sport piace di più praticare, in particolar modo per i giovani, che spesso sono spaesati rispetto alla propria condizione con il risultato di rinunciare a praticare l'attività sportiva. Al fine di poter decidere con maggiore consapevolezza e sicurezza, è importante seguire alcuni accorgimenti, primo tra tutti quello di valutare, insieme al proprio ematologo, quali siano le proprie capacità e la propria condizione fisica. Prima di scegliere uno sport, infatti, bisognerebbe pensare a quali effetti potrebbe avere sul proprio corpo, quanto contatto ci sarà con altri eventuali giocatori e soprattutto quali muscoli e quali articolazioni andrà a coinvolgere.