Cultura
‘Chiedimi New York’, Giada Pellizzari rivela i segreti...
‘Chiedimi New York’, Giada Pellizzari rivela i segreti della Grande Mela
Prendi una community di appassionati della città più energetica del mondo, affiancala ad una ‘talent scout’ dei segreti più intriganti della città e il risultato è magico: ‘Chiedimi New York’ è il libro di Giada Pellizzari che risponde a tutte le domande sulla Grande Mela, vista da una sua assidua frequentatrice e profonda conoscitrice. Edito da Epc, Il volume si snoda rivelando chicche, piccoli particolari non conosciuti e consigli preziosi per chiunque voglia scoprire per la prima volta la magia di New York o tornarci con informazioni aggiornate all’ultimo minuto. L’autrice, che sarà a Riccione per il firma copie il prossimo 29 giugno, ne parla all’Adnkronos.
Cultura
Benjamin Labatut: ‘Nuovo romanzo sarà sulla logica...
Lo scrittore cileno ha ricevuto il Premio Hemingway
"Sto lavorando su un nuovo libro: tutto ciò che posso dire è che è fondamentalmente sulla logica moderna. Voglio indagare le grandi trasformazioni legate allo sviluppo della logica, che magari sono passate inosservate". Lo ha annunciato lo scrittore cileno Benjamin Labatut a Lignano Sabbiadoro (Udine), ricevendo la quarantesima edizione del Premio Hemingway per la sezione Letteratura. "La logica moderna ha trasformato il mondo, ma le cose molto profonde vengono completamente non notate", ha aggiunto Labatut, diventato autore di culto con "Quando abbiamo smesso di capire il mondo" (Adelphi, 2021) e "Maniac" (Adelphi, 2023), romanzi capaci di trascinare il lettore nei labirinti della scienza, lasciandogli intravedere l'oscurità che la nutre.
"Non mi sono mai posto l'obiettivo di unire scienza e letteratura - ha chiarito Labatut conversando con l'Adnkronos - Sono stato sempre affascinato dai limiti del pensiero e sono arrivato alla scienza cercando i suoi limiti. La scienza è davvero una delle uniche cose che ci porta in contatto con ciò che è non conosciuto del mondo, ciò che è oscuro e ciò che è ancora meraviglioso. Sono, quindi, arrivato alla scienza dal punto di vista penso più vicino al mistero e per questo i miei libri hanno un sapore strano. Secondo me la scienza è una vera e propria fonte di misteri assai profondi e al giorno d'oggi la scienza è una delle cose che ci riporta in contatto con l'inconoscibile, l'oscurità e la meraviglia del mondo".
Autore pluripremiato a soli 44 anni, con una serie di riconoscimenti recenti anche nel nostro Paese, Labatut ha osservato: "Le poche cose sulle quali sono pienamente felice sono l'accoglienza che ricevono i miei libri in Italia. E io accetto tutti gli inviti pur di arrivare in Italia, perché qui c'è semplicemente troppa bellezza. Provo una felicità spudorata per l'accoglienza meravigliosa che i miei libri hanno avuto in Italia".
Quanto ai premi letterari, ha spiegato Benjamin Labatut, "in genere mi fanno schifo, non mi piacciano troppo, ma nel caso del Premio Hemingway ho guardato la lista dei vincitori e mi sento orgoglioso di essere parte di un gruppo che comprende autori che ammiro".
"I premi letterari, però, non possono essere la misura per uno scrittore - ha avvertito il romanziere cileno che ha vinto l'English Pen Award, il Premio Galileo, il Premio Malaparte ed è stato selezionato per l'International Booker Prize - Uno scrittore si allena sempre a fare qualcosa che ha un valore per sé e che non ha bisogno di lettori, successo o applausi. Quindi, se ottieni un tipo di riconoscimento, lo prendi sapendo che è solo una fase, è un momento. E anche quando le persone non ti leggono, devi continuare a scrivere. Io ho un doppio atteggiamento nei confronti dei premi: da un lato, ovviamente, mi rendono felice, dall'altro mi provocano anche vergogna. Ad esempio mi vengono in mente le parole di Roberto Bolano che ha sempre detto: 'affinché la tua opera si possa chiamare un'opera d'arte deve passare inosservata'. Questo è il requisito di base".
Benjamin Labatut ha poi definito "strana la categoria della letteratura contemporanea", spiegando: "La maggior parte degli scrittori che mi piacciono sono morti, ma questo è solo perché alla letteratura serve il tempo. Il tempo è un buon giudice della qualità e di solito gli autori devono essere morti per essere pienamente apprezzati". Infine una battuta sull'intelligenza artificiale e sull'impatto che sempre più avrà sull nostre vite reali: "Nessuno sa quali saranno le conseguenze ma l'inconoscibile tocca tutti noi. Sono in corso progressi a ritmo vertiginoso che potrebbero rendere la vita non più vivibile. Ci sono anche delle questioni per le quali l'intelligenza artificiale è perfetta. Ci sono alcuni tipi di invenzioni che cambiano tutto e l'intelligenza artificiale è una di quelle destinate probabilmente a cambiare tutto".
Cultura
Voltolini: ‘Spero in sei ex aequo al Premio...
L'autore di 'Invernale' (La Nave di Teseo) prende in prestito anche una battuta del celebre allenatore Nereo Rocco: 'Vinca il migliore? Speriamo di no!'
Partecipare alla serata finale del premio Strega con un sogno nel cassetto tanto irrealizzabile quanto dirompente. Ovvero che, arrivati al rush finale - quando lo spoglio delle schede scandisce i momenti salienti del rito che anno dopo anno si consuma al Ninfeo di Villa Giulia, a Roma - emerga un verdetto inedito. Nessun vincitore assoluto, tutti premiati. E' l'auspicio, venato forse da una buona dose di divertita immaginazione, che esprime Dario Voltolini in gara con il suo 'Invernale', pubblicato da La Nave di Teseo e presentato da Sandro Veronesi. "Spererei in sei ex aequo", dice infatti lo scrittore all'AdnKronos. Un risultato "che sarebbe formidabile anche dal punto di vista della comunicazione, farebbe molta notizia”, osserva Voltolini che prende anche in prestito, sorridendo, una battuta fulminante di Nereo Rocco. "'Vinca il migliore? Speriamo di no!'. Il grande allenatore sapeva che la sua squadra era la più debole e per questo sperava che non vincesse la formazione più titolata”, ricorda Voltolini alludendo, chissà, a quello che potrebbe succedere durante la serata del 4 luglio.
Fuor di metafora per Voltolini il fatto di essere entrato in sestina è già una vittoria. "Non aspetto il risultato per dire che è stata un'esperienza positiva e che sono felice di avervi partecipato". Che cosa si aspetta? "Personalmente non mi aspetto nulla”, ammette Voltolini. In ogni caso, rimarca, gli autori che formano la sestina e che hanno presentato i loro libri in giro per l'Italia formano "un gruppo molto amichevole, ci divertiamo molto. Mi aspetto che, qualunque sia il risultato, continui così fra noi sei. A me piacerebbe che si riuscisse a mettere in luce e a mandare avanti un'idea condivisa di letteratura. Credo che siamo in un buon momento per le nostre lettere”.
Voltolini si sofferma ora a raccontare gli elementi essenziali del suo libro che può essere considerato come “una specie di celebrazione di mio padre. Descrivo i suoi ultimi anni di vita. La sua malattia e la sua morte sono avvenuti 40 anni fa. Avrei potuto scrivere questo libro in qualunque altro momento, ma l'ho scritto ora come se fosse una specie di omaggio. Per me questa storia è un po' come se fosse il mio esame di maturità di scrittore. Spero che sia andato bene, ma questo non tocca a me dirlo", sostiene Voltolini.
"Mio padre – racconta ancora - era un macellaio di carne ovina, polli e conigli, quindi bestie piccole. Aveva uno stand nel grande mercato di Porta Palazzo a Torino. Io ogni tanto andavo da lui, un po' ho anche lavorato lì. Quello che descrivo è in presa diretta, è il mio ricordo. Da bambino ero affascinato dal rutilare di lame, dai gesti, dalla velocità. Il sabato era un giorno in cui c'era tanta ressa” ricorda Voltolini.
“Ho voluto raccontare – spiega - una storia specifica senza pretendere che abbia dei valori universali. E' la testimonianza di un rapporto con una persona poco espansiva dal punto di vista della parola. Non ci siamo parlati tanto neanche della malattia che gli stava capitando. Però è come se avessimo avuto un legame saldo e indistruttibile anche a prescindere dalla parola". Insomma, è la storia "di due persone solidali anche nel silenzio".
Un racconto privato, certo. Un frammento di vita personale che, tuttavia, ha toccato le corde di molti lettori che si rispecchiano nelle vicende narrate da Voltolini. "Molte persone mi hanno detto: 'Hai raccontato una storia tua che è anche un po' la mia. E' capitata anche a me. Questa – osserva - è una delle soddisfazioni impagabili di questo mestiere. Narrare un fatto molto personale e privato nel quale si ritrovano tanti altri. E' il mistero della letteratura”, conclude.
(di Carlo Roma)
Cultura
Quirinale, Mattarella riceve Sangiuliano e nuovi dirigenti...
Si tratta dei vincitori del corso-concorso di formazione dirigenziale
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa mattina al Quirinale i dirigenti del ministero della Cultura vincitori del corso-concorso di formazione dirigenziale, accompagnati dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (FOTO). Dopo l'intervento del ministro Sangiuliano, il capo dello Stato ha rivolto un saluto ai presenti.