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Il Mezzogiorno è cresciuto economicamente più del Nord

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Un dato che fa ben sperare il Sud Italia è quello emerso dalle stime preliminari dell’Istat sul Pil nazionale relative al 2023. La crescita economica pare sia stata più intensa nel Mezzogiorno. In particolare, il Pil è aumentato dell’1,3% rispetto all’1% nel Nord-Ovest, dello 0,8% del Nord-Est e dello 0,5% del Centro Italia. Il Mezzogiorno, che nel 2022 aveva mostrato andamenti al di sotto della media nazionale, lo scorso anno ha ripreso a crescere.

Secondo quanto riportato dall’Istituto, sono le “Costruzioni” il settore più dinamico in quasi tutte le aree del Paese, registrando i risultati migliori al Centro e nel Mezzogiorno con una crescita del valore aggiunto, rispettivamente, del 5,8% e del 4,6%. Ma anche in termini occupazionali il Mezzogiorno è stata l’area che ha dato il contributo maggiore alla crescita, con un incremento degli occupati che ha raggiunto il 2,5%. Più contenuto è risultato lo sviluppo dell’occupazione nelle restanti aree: Nord-est +2%, Nord-ovest +1,5% e Centro +1,2%. Vediamo nel dettaglio quanto è emerso.

Il Mezzogiorno è l’area con la maggiore crescita del Pil

Lo scorso anno si stima che il Pil sia aumentato a livello nazionale dello 0,9%. Le stime preliminari mostrano che a guidare la crescita siano state le regioni del Mezzogiorno. Ad esempio, per quanto riguarda l’occupazione, misurata in termini di numero di occupati, è aumentata dell’1,8% a livello nazionale. Ma nel Sud si è osservata una dinamica positiva che ha portato all’aumento del 2,5% del numero complessivo degli occupati.

Un tasso di crescita superiore alla media nazionale è stato registrato anche nelle regioni del Nord-est, dove il numero degli occupati è aumentato del 2%. Gli andamenti positivi dell’input di lavoro al Nord ovest e al Centro hanno mostrato incrementi inferiori alla media nazionale, rispettivamente, pari all’1,5% e all’1,2%.

Le Costruzioni trainano la crescita delle ripartizioni geografiche

Dalle ‘Costruzioni’ ai ‘Servizi’, il Sud riscontra delle crescite. Nel primo caso, il settore delle Costruzioni si conferma nel 2023 come il settore trainante dell’economia del Mezzogiorno, registrando nell’area una crescita del valore aggiunto del 4,6%. Nel secondo caso, parliamo dei servizi finanziari, immobiliari e professionali che hanno registrato un +3,3%. Ridotta la crescita del ‘Commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni’ con +1,6% e degli Altri servizi con +0,9%.

Si sono registrati, invece, risultati negativi in Agricoltura, con un calo del valore aggiunto in volume del 3,2%, e nell’Industria in senso stretto, la cui contrazione (-0,5%) è stata, comunque, inferiore alla media.

Nord e Sud a confronto

Come nelle altre aree del Paese, nel Nord-ovest la crescita è stata sostenuta dal settore delle Costruzioni, il cui valore aggiunto è aumentato del 2,7%. In crescita, invece, rispetto al Sud, è il settore dell’Agricoltura, caso unico nel panorama italiano, che ha registrato un aumento del 6,3% del valore aggiunto in volume. Positiva la dinamica osservata nei settori dei Servizi finanziari, immobiliari e professionali (+2,3%) e del Commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni (+2,2%), in cui il valore aggiunto ha registrato incrementi, rispettivamente, allineati e superiori alla media nazionale. In flessione solo il settore dell’Industria in senso stretto, il cui valore aggiunto in volume si è ridotto dell’1,3%.

Spostandoci nel Nord-Est, la crescita del Pil è stata ancora guidata dai settori delle Costruzioni (+3,5%) e del Commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni (+2,1%). Positivo il contributo del settore dei Servizi finanziari, immobiliari e professionali (+1,5%), in cui il valore aggiunto ha registrato, comunque, una crescita modesta rispetto alle altre aree del Paese. Ha tenuto il settore dell’Industria in senso stretto, che ha registrato il miglior risultato del Paese mantenendo sostanzialmente invariato, rispetto all’anno precedente, il livello del valore aggiunto in volume (-0,2%). Una drastica riduzione si è invece osservata nel valore aggiunto del settore dell’Agricoltura (-5,1%).

Il Centro Italia

Per quanto riguarda, invece, le stime delle regioni del Centro, il settore delle Costruzioni e quello degli Altri servizi sono risultati i comparti più dinamici del Paese, registrando tassi di crescita del valore aggiunto attestatisi, rispettivamente, al 5,8% e all’1,1%. In linea con la media nazionale è risultato, invece, l’andamento del settore dei Servizi finanziari, immobiliari e professionali, il cui valore aggiunto è aumentato del 2,3%. I risultati positivi di questi settori sono stati in parte controbilanciati dagli andamenti dei settori dell’Agricoltura e dell’Industria in senso stretto, i cui valori aggiunti hanno registrato una decisa battuta d’arresto, con cali, rispettivamente, del 6,1% e del 2,6%.

Un focus sui servizi

Se guardiamo solo ai servizi, la panoramica è la seguente:

Con riferimento all’occupazione, il Commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni è stato il settore più dinamico a livello nazionale, con una variazione che ha raggiunto il suo apice nel Nord-est (+4,4%).
Altro settore in espansione è stato quello dei Servizi finanziari, immobiliari e professionali che ha toccato livelli di crescita particolarmente elevati nel Mezzogiorno (+4,6%). In quest’area, l’occupazione del settore dell’Industria in senso stretto ha registrato una variazione del 3,3%, superiore alla crescita media nazionale.
In flessione è risultata, invece, l’occupazione in Agricoltura nel Nord che è diminuita del 4,9% e del 4,8%, rispettivamente, nel Nord-ovest e nel Nord-est.

I dati presentati nel Report Istat forniscono una stima preliminare del Pil e dell’occupazione per ripartizione territoriale riferita all’anno 2023. I risultati scaturiscono da un approccio di stima econometrico basato su indicatori e potrebbero, pertanto, essere soggetti a revisioni significative nelle successive diffusioni dei conti territoriali.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Bellezza a tutti i costi? 2 donne su 5 pronte a sacrificare...

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Due donne su cinque sarebbero disposte a rinunciare a un anno della loro vita pur di raggiungere il loro ideale di bellezza. Questo dato, rivelato nel report globale “The Real State of Beauty” di Dove, non solo mette in luce la profonda pressione degli standard estetici, ma solleva anche la domanda fondamentale: qual è il prezzo della perfezione fisica?

La bellezza è un concetto complesso e mutevole, ma oggi è diventata un peso insostenibile per molte donne e ragazze. Lo studio di Dove, basato su 33.000 persone in 20 paesi, evidenzia come la ricerca della bellezza ideale stia soffocando la fiducia in se stesse. In Italia, la situazione è particolarmente preoccupante: una donna su quattro sente il bisogno di cambiare il proprio aspetto per assomigliare alle immagini che vede online, pur sapendo che sono spesso manipolate o create dall’intelligenza artificiale.

La pressione dei social media

La pressione esercitata dai social media sulla bellezza ha raggiunto proporzioni senza precedenti, amplificata dall’ubiquità delle tecnologie digitali. Quasi il 90% delle donne e delle ragazze riconosce di essere stata esposta a contenuti dannosi sulla bellezza attraverso piattaforme online. Questo fenomeno non solo contribuisce a rafforzare gli standard estetici irrealistici, ma genera anche una cultura di confronto costante basata su immagini idealizzate e ritoccate.

Piattaforme social fungono da vetrine virtuali dove la perfezione estetica è spesso distorta e amplificata attraverso filtri digitali e strumenti di editing avanzati. Questo costante flusso di immagini non rappresentative della realtà crea una norma irrealistica a cui le donne e le ragazze sono costrette a confrontarsi. La conseguenza è una pressione psicologica crescente per conformarsi a ideali di bellezza che, nella maggior parte dei casi, sono inaccessibili senza manipolazione digitale.

Le aspettative di apparire sempre perfette su questi social network sono diventate tanto insostenibili quanto irrealistiche. Le giovani generazioni sono particolarmente vulnerabili a questa pressione, trovandosi costantemente esposte a una cultura digitale che misura il valore personale in base all’adesione agli standard di bellezza mainstream.

Bellezza italiana

In Italia, la ricerca della bellezza è un cammino attraverso desideri e aspettative complesse. Il 70% delle donne aspira a un aspetto sano, riflettendo un’importanza data alla salute che trova radici nella cultura italiana di vivere bene. Questo desiderio è particolarmente forte tra le donne con condizioni legate alla salute mentale (84%), le donne LGBTQ+ (77%), e quelle con corpi più robusti (74%), evidenziando un impegno diffuso verso un benessere completo.

La sottile linea tra desiderare di essere snelle e accettare il proprio corpo è un’altra sfida affrontata dalle donne italiane: il 66% cerca di mantenere una figura snella, mentre il 53% si sforza di avere una vita sana. L’ideale di essere formose pur mantenendo un aspetto soddisfacente è un obiettivo condiviso dal 49% delle donne italiane.

L’87% delle donne e il 62% delle ragazze nel Bel Paese vivono con una bassa autostima riguardo al loro corpo, un campanello d’allarme che richiede azioni concrete per promuovere un dialogo inclusivo e positivo sulla bellezza.

Il panorama non è solo interno: più del 70% delle donne e delle ragazze italiane sono consapevoli che le immagini femminili nei media sono manipolate digitalmente, e questa conoscenza non è immune dall’impatto. Circa un terzo delle intervistate ammette di sentirsi pressata a modificare il proprio aspetto per adeguarsi agli standard irrealistici veicolati online.

Speranza per il futuro

Tuttavia, emerge una nota di speranza per il futuro della percezione della bellezza autentica. Nel corso degli ultimi otto anni, si è registrato un cambiamento nella percezione delle donne riguardo al giudizio basato sull’aspetto fisico. Questo cambiamento è particolarmente evidente in Italia, dove il 30% delle donne ritiene di essere ancora giudicato per il proprio aspetto, rispetto al 36% nel 2016.

Questa tendenza suggerisce un progresso nella consapevolezza e nella sensibilità verso la diversità fisica, indicando una maggiore accettazione delle differenze individuali. Le giovani ragazze, in particolare, sembrano adottare una prospettiva più positiva e inclusiva rispetto alle generazioni precedenti. Esse non solo sono meno critiche verso se stesse, ma vedono anche il futuro come un luogo di opportunità equamente accessibile a tutti, indipendentemente dai canoni estetici predominanti.

Dove ci mostra che la strada verso una bellezza autentica, libera dagli standard irrealistici, è ancora lunga. Tuttavia, ogni passo avanti è una conquista.

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Pillon offeso da uno spot in cui due giovani si baciano:...

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“Perché? Perché nessuno pensa ai bambini?” La celebre battuta della preoccupatissima moglie del reverendo Lovejoy in una puntata del cartoon I Simpson viene subito alla mente di fronte alle proteste dell’ex senatore della Lega Simone Pillon per uno spot del portale immobiliare Idealista mandato in onda dalla Rai durante gli europei. E in occasione del mese del Pride, giugno.

Protagonisti del video, un gruppo di amici e tifosi colti nei festeggiamenti per un gol dell’Italia. Tra loro ci sono due ragazzi che presi dalla gioia si baciano. Nulla di spinto: un bacio sulle labbra, anche se indubbiamente appassionato. In ogni caso troppo per Pillon, lui sì che pensa ai bambini, che pertanto ha annunciato di voler segnalare lo spot a chi di competenza: “Non riprodurrò il disgustoso spot di un’immobiliare che per il Pride spara in prima serata le pomiciate gay. A quell’ora però davanti alla tv ci sono i bambini, che hanno il diritto di crescere senza frociaggine Lgbtq. Ecco perché segnalerò il post alle autorità preposte”, ha scritto su X.

Chi la fa l’aspetti: Pillon segnalato e post eliminato

Ma qualcuno ha fatto prima di lui e ad essere segnalato è stato proprio il suo post. Segnalazione accolta dalla piattaforma social, che ha oscurato il contenuto “con particolare riferimento alle seguenti basi giuridiche: illegal or harmful Speech”, come spiega la stessa X. Ovvero in quanto illegale o offensivo.

Ovviamente Pillon ha polemizzato con questa decisione, e sempre su X ha scritto: “Pensavo che Elon Musk (proprietario del social, ndr) avesse cacciato i censori LGBT da X e invece uno dei miei post è stato censurato. Mi stavo lamentando perché mostrano le pomiciate gay in prima serata sulla TV italiana. Non si tratta di incitamento all’odio, ma di libertà. Ehi Elon! Difendi la nostra libertà!

Una libertà un po’ strana, visto che lui ha facoltà di rivolgersi alle autorità preposte mentre gli altri non lo sono di essere offesi da certi termini usati, con consapevolezza e intenzionalità, oltre che con un evidente richiamo alle recenti esternazioni (involontariamente pubbliche) del Papa.

Un fotogramma dello spot Idealista per il Pride 2024

Anche la tutela dell’infanzia su cui si concentra Pillon sembra un po’ parziale: secondo lui bambini hanno diritto di crescere senza incappare in tv in baci tra due maschi o due femmine, ma, guardando la programmazione, non sembrano avere il diritto di essere al riparo dalle scene di violenza e sesso – etero – che vanno in onda di continuo. E sulle quali il fondatore del Family Day non si è espresso con tanta solerzia.

Insomma ci sarebbe da discutere molto sui concetti esternati dall’ex senatore, ma quello che è sicuro è che il tono usato è dividente ed escludente.

Rincarato dal commento a un post di Luciana Littizzetto che si occupava della rimozione del post:

“La Littizzetto è tutta felice perché X ha censurato il mio post in cui chiedevo la rimozione della pubblicità con pomiciata LGBT in prima serata. Cara Lucianina, il punto è proprio questo. 10 anni fa sarebbe stato impensabile sparare in TV in prima serata una pomiciata gay, visibile a bambini e ragazzini. Oggi la mandano a reti unificate, e censurano chi chiede di rimuoverla. Qualche domanda: Non possono pomiciare a casa loro o almeno in seconda serata, quando i bambini più piccoli sono a nanna? Quale sarebbe la minoranza discriminata? Non ha forse ragione Vannacci quando parla di mondo al contrario? Nella dittatura LGBT a essere discriminate sono le famiglie”.

Eppure, mentre Pillon attacca, lo spot di Idealista si proponeva tutt’altro. Col claim ‘L’amore gioca in casa’, nasce infatti con l’idea di essere inclusivo, come spiega il brand creativo Gibbo&Lori che ha lavorato alla campagna: il tema principale della clip è “l’accettazione tra amici, ma il linguaggio non è di denuncia, al contrario è emozionale e inclusivo. Siamo fiduciosi che questa storia possa essere di ispirazione per i giovani”.

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Gli adolescenti italiani sfidano il mondo della finanza (e...

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Immaginatevi un gruppo di adolescenti italiani, freschi di scuola, che si trovano a dover gestire il proprio denaro. Sì, stiamo parlando proprio di quei ragazzi che riescono a perdere la testa per un nuovo paio di scarpe da ginnastica o per l’ultimo modello di smartphone. Ebbene, oggi più che mai, è fondamentale che imparino a destreggiarsi nel mondo della finanza personale. La Banca d’Italia e l’INVALSI ci hanno dato una mano a capire quanto siano preparati i nostri giovani su questo fronte con l’indagine OCSE PISA 2022.

Un’istantanea dei risultati

I risultati dell’indagine OCSE PISA 2022 sull’alfabetizzazione finanziaria rivelano un quadro complesso e variegato. Gli studenti italiani hanno ottenuto un punteggio medio di 484 punti, posizionandosi al di sotto della media OCSE di 492 punti. Questo risultato, sebbene superiore di 17 punti rispetto a quello del 2012, evidenzia un progresso lento e insufficiente rispetto agli standard internazionali.

Un’analisi più dettagliata rivela significative disparità geografiche all’interno del Paese. Gli studenti del Nord Ovest e del Nord Est si sono distinti con punteggi medi rispettivamente di 509 e 506 punti, superando la media nazionale e avvicinandosi ai livelli dei paesi più avanzati. Al contrario, le regioni del Sud e delle Isole presentano un quadro più critico, con punteggi medi di 461 e 448 punti. Questi risultati mettono in luce le sfide strutturali che caratterizzano queste aree, come la minore disponibilità di risorse educative, un contesto socioeconomico meno favorevole e un coinvolgimento familiare spesso meno presente.

In un confronto internazionale, la Cina domina la classifica con un impressionante punteggio medio di 566 punti, seguita da Estonia e Finlandia con rispettivamente 545 e 532 punti. Questi paesi rappresentano modelli di eccellenza nell’educazione finanziaria, grazie a sistemi scolastici ben strutturati, programmi educativi avanzati e una forte cultura del risparmio e della gestione responsabile delle risorse.

La scuola e la famiglia: gli alleati del portafoglio

Ma cosa significa davvero alfabetizzazione finanziaria? Per i quindicenni italiani, vuol dire saper gestire il proprio denaro, comprendere l’importanza del risparmio e prendere decisioni finanziarie informate. Tuttavia, solo il 18% dei nostri giovani raggiunge un livello minimo di competenza, contro l’11% della media OCSE.

Le scuole giocano un ruolo cruciale: i liceali ottengono una media di 507 punti, seguiti dagli studenti degli istituti tecnici (478 punti). I professionali e i corsi di formazione professionale, però, sono nettamente indietro con 409 e 411 punti rispettivamente.

La famiglia, inoltre, è un pilastro fondamentale nell’educazione finanziaria. Sebbene solo il 15% degli studenti italiani discuta raramente di soldi in famiglia, è evidente che un dialogo più aperto e frequente potrebbe fare la differenza. Paradossalmente, le conversazioni su temi finanziari sono più frequenti nel Sud e nelle Isole, nonostante i punteggi più bassi.

L’influenza dei pari

Per uno studente di quindici anni, gli amici rappresentano un punto di riferimento importante per diversi aspetti della sua vita. In media, tra i paesi OCSE, circa il 60% degli studenti dichiara di aver comprato qualcosa perché lo avevano i loro amici, e il dato italiano è sostanzialmente in linea con la media internazionale.

Agli studenti è stato chiesto anche il loro grado di accordo rispetto ad alcuni atteggiamenti:

il 43% degli studenti italiani dichiara di spendere più di quanto vorrebbe quando è con gli amici, rispetto al 47% della media OCSE;
percentuali più basse riguardano il riconoscere la forte influenza degli amici sulle proprie decisioni di spesa.

L’influenza degli amici sui comportamenti e atteggiamenti dei nostri studenti varia geograficamente. Gli studenti del Sud, ad esempio, dichiarano di aver comprato qualcosa perché lo avevano i loro amici in misura maggiore degli studenti del Nord Ovest. Gli atteggiamenti degli studenti del liceo sembrano essere meno influenzati dagli amici rispetto a quanto dichiarano gli studenti degli altri tipi di scuola.

In generale, più ragazzi che ragazze dichiarano di essere stati influenzati dai loro amici per quanto riguarda i loro atteggiamenti e comportamenti di spesa. Anche in Italia, i ragazzi sembrano subire l’influenza degli amici in misura maggiore rispetto alle ragazze.

Il divario di genere: chi gestisce meglio il portafoglio?

Un altro aspetto rilevante è il divario di genere: i ragazzi superano le ragazze di 20 punti in financial literacy, un gap maggiore rispetto alla media OCSE di 5 punti. Questo riflette una maggiore presenza di ragazzi tra gli studenti più bravi, specialmente nelle regioni del Nord.

Il coinvolgimento dei genitori è determinante: gli studenti provenienti da famiglie coinvolte nelle questioni finanziarie hanno una maggiore sicurezza nella gestione del denaro. L’83% di questi studenti dichiara di saper gestire i propri soldi, rispetto al 67% di chi proviene da famiglie meno coinvolte.

Verso un futuro finanziariamente consapevole

Nonostante le sfide, c’è una luce di speranza. Il 76% degli studenti italiani ritiene di saper gestire il proprio denaro, un dato in linea con la media OCSE. E, sebbene solo il 40% degli studenti si senta a proprio agio a parlare di argomenti finanziari, quasi tutti riconoscono l’importanza di questi temi per il loro futuro.

La strada verso una piena alfabetizzazione finanziaria è lunga e richiede l’impegno congiunto di scuole, famiglie e istituzioni. Investire nell’educazione finanziaria dei giovani significa costruire una società più consapevole e preparata ad affrontare le sfide economiche del futuro. Quindi, rimbocchiamoci le maniche e prepariamo i nostri ragazzi a diventare i protagonisti di domani, finanziariamente esperti e pronti a navigare le acque complesse dell’economia globale!

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