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Salute e Benessere
Tumori, carenza vitamina B6 può trasformarli da benigni in...
Tumori, carenza vitamina B6 può trasformarli da benigni in maligni, studio italiano
![Tumori, carenza vitamina B6 può trasformarli da benigni in maligni, studio italiano](https://www.adnkronos.com/resources/028e-1b394cf87e0a-ad3235801e61-1000/format/big/carvello_tumore_123rf_free.jpeg)
Tumori maligni per poca vitamina B6. Uno studio italiano pubblicato su 'Cell Death & Disease' ha chiarito i meccanismi all'origine di questa relazione pericolosa, scoprendo che la carenza della vitamina B6 è in grado di trasformare tumori benigni che esprimono l'oncogene RasV12, un gene legato alla formazione di neoplasie, in forme di cancro più aggressive che producono metastasi. I risultati della ricerca, coordinati da università Sapienza e Fondazione Santa Lucia di Roma, sono pubblicati su 'Cell Death & Disease'.
La vitamina B6 è un composto idrosolubile e dalle proprietà antiossidanti - spiegano dalla Sapienza - che rende possibile l'attività di enzimi coinvolti nel 4% delle reazioni metaboliche. Per questo motivo, all'interno del delicato equilibrio cellulare, un deficit di questa sostanza determina, fra le altre cose, danno al Dna e aberrazioni cromosomiche. Gli scienziati dei Dipartimenti di Biologia e biotecnologie 'Charles Darwin' e di Scienze biochimiche 'Alessandro Rossi Fanelli' della Sapienza e del Laboratorio di Neurobiologia cellulare della Fondazione Santa Lucia hanno dimostrato per la prima volta in vivo la correlazione tra la deficienza della vitamina B6, il danno genomico e lo stress ossidativo nelle cellule tumorali.
Per farlo i ricercatori hanno utilizzato la Drosophila melanogaster, il comune moscerino della frutta. Attraverso opportuni incroci genetici, hanno ottenuto larve di Drosophila che esprimessero contemporaneamente l'oncogene Ras, che provoca tumori benigni, e una proteina fluorescente verde che consentisse di seguire agevolmente le masse tumorali e le eventuali metastasi nate dal tumore primario. Queste larve, trattate con uno specifico inibitore della vitamina B6 per ridurne la concentrazione, sono state poi esaminate per valutare gli effetti del deficit sul fenotipo tumorale. Gli studiosi hanno così osservato che la carenza vitaminica poteva trasformare i tumori da benigni in maligni.
Dagli autori un modello per analizzare l'effetto dei deficit nutrizionali sul rischio cancro
Oltre agli innumerevoli vantaggi legati all'utilizzo del moscerino della frutta come modello sperimentale per studi di natura genetica - evidenziano gli autori - l'utilizzo di Drosophila come organismo modello per lo studio del metabolismo e del suo impatto sul cancro risulta oltremodo vantaggioso poiché l'insetto possiede la maggioranza delle vie metaboliche che negli esseri umani risultano alla base dei tumori. Pertanto, questo modello di indagine sperimentale potrà essere usato in futuro per studiare l'impatto della carenza di altri micronutrienti nei processi di formazione e metastatizzazione dei tumori.
Nonostante la condizione di carenza primaria di vitamina B6 nei Paesi sviluppati sia rara, dal momento che questa è presente nella maggior parte degli alimenti - precisano gli scienziati - carenze secondarie derivanti da farmaci, abuso di alcol o patologie come diabete e sindromi di malassorbimento sono frequenti. Pertanto, applicati all'uomo, i nuovi risultati suggeriscono l'importanza di valutare l'integrità del genoma come biomarcatore predittivo in tutti quei contesti in cui la vitamina B6 è ridotta. Inoltre, l'impatto della dieta sui tumori è un argomento di interesse generale che va divulgato anche per promuovere la prevenzione.
Salute e Benessere
Alzheimer, via libera negli Usa a nuova terapia
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Un'iniezione al mese per il trattamento della malattia sintomatica precoce
![Un laboratorio](https://www.adnkronos.com/resources/028d-1af9da38f06d-29154fc8af0f-1000/format/big/laboratorio_ricerca_afp.jpeg)
Via libera ad una nuova terapia contro l'Alzheimer negli Stati Uniti. La Food and Drug Administration (Fda) degli Stati Uniti ha approvato donanemab (350 mg/20 mL iniezione una volta al mese per infusione endovenosa), trattamento di Eli Lilly and Company per gli adulti con malattia di Alzheimer sintomatica precoce (Ad), che include persone con decadimento cognitivo lieve e persone con stadio di demenza lieve dovuta ad Ad, con patologia amiloide confermata.
Donanemab mensile - sottolinea l'azienda americana in una nota - è la prima e unica terapia mirata alle placche amiloidi con prove a sostegno dell'interruzione della terapia quando le placche amiloidi vengono rimosse.
"Donanemab ha dimostrato risultati molto significativi nelle persone con malattia di Alzheimer sintomatica precoce, per le quali esiste un urgente bisogno di opzioni terapeutiche efficaci - afferma Elias Khalil, presidente e amministratore delegato Lilly Italy hub - Sappiamo che questi farmaci hanno il massimo beneficio potenziale quando le persone vengono trattate precocemente e stiamo collaborando intensamente con molti interlocutori per migliorare il rilevamento e la diagnosi di questa malattia. Siamo profondamente grati ai pazienti e ai loro cari per aver partecipato ai nostri studi clinici, e agli scienziati e collaboratori di Lilly che perseverano da decenni nella ricerca. Ogni anno sempre più persone sono a rischio di sviluppare questa malattia e siamo determinati a migliorare la loro vita".
Come funziona il farmaco
L'amiloide è una proteina prodotta naturalmente dal corpo che può aggregarsi per creare placche amiloidi. L'eccessivo accumulo di placche amiloidi nel cervello può portare a problemi di memoria e di pensiero associati al morbo di Alzheimer. Donanemab - riferisce la nota - può aiutare l'organismo a rimuovere l'eccessivo accumulo di placche amiloidi e rallentare il declino che può diminuire la capacità delle persone di ricordare nuove informazioni, date importanti e appuntamenti, pianificare e organizzare, preparare i pasti, usare elettrodomestici, gestire le finanze e preservare l'autonomia.
Il nuovo farmaco ha rallentato il declino cognitivo e funzionale fino al 35% rispetto al placebo a 18 mesi nello studio registrativo di fase 3 Trailblazer-Alz 2 e ha ridotto fino al 39% il rischio di progredire alla successiva fase clinica di malattia. Donanemab è la prima e unica terapia mirata alla placca amiloide che ha utilizzato un regime di trattamento di durata limitata basato sulla rimozione della placca amiloide. Quasi la metà dei partecipanti allo studio ha completato il ciclo di trattamento con donanemab in 12 mesi. Le infusioni una volta al mese, di 30 minuti, hanno ridotto le placche amiloidi in media dell'84% rispetto all'inizio dello studio.
Salute e Benessere
Attese bibliche e personale allo stremo, i pronto soccorso...
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La denuncia del sindacato degli infermieri Nursing Up: sotto la lente strutture in Campania, Calabria e Sicilia
![Pronto soccorso - (Fotogramma)](https://www.adnkronos.com/resources/028f-1b4722b9a17f-55548daf20fb-1000/format/big/pronto_soccorso_fg.jpeg)
I Pronto soccorso italiani, in perenne sofferenza, si confermano il grande anello debole del nostro Servizio sanitario nazionale. Lo conferma un'indagine del sindacato degli infermieri Nursing up su tre strutture particolarmente disagiate del Paese, tutte a Sud - ospedale San Leonardo di Castellammare (Na), ospedale di Rossano (Cs) e Policlinico di Messina - che attesta, oltre alle attese bibliche per i pazienti, situazioni intollerabili per gli infermieri: turni anche di 16-17 ore per coprire l’assenza dei colleghi e compensare quella degli operatori socio sanitari, con una drammatica esplosione di casi di demansionamento. A ciò si aggiungono le aggressioni al personale. "Nursing Up, dopo un accurato lavoro di indagini durato alcune settimane, lavorando di concerto con i nostri referenti regionali, è in grado di raccontarvi quali sono in questo momento le realtà più critiche", si legge in un comunicato.
Si parte dalla Campania, Pronto soccorso dell’ospedale San Leonardo di Castellammare, "in condizione già critica prima del Covid, a causa della chiusura di pronto soccorso limitrofi mai riaperti, quali Scafati, Boscotrecase e Torre Annunziata. Questo ha creato per la struttura, secondo le nostre indagini ora ai primi posti per disagi e inefficienze, una situazione pari a quella di una bomba a orologeria, con un bacino di utenza che, da quello della popolazione dell’area costiera, si è allargato da alcuni anni anche al territorio vesuviano e alla confinante provincia di Salerno. Organici ridotti ai minimi termini, con al primo posto una voragine di infermieri che in estate si acuisce a dismisura. I nostri referenti ci raccontano di un personale demotivato e stanco. E poi ci sono le aggressioni in particolare negli orari notturni. Il presidio fisso di pubblica sicurezza esiste, ma è pericolosamente vuoto, con un solo agente che si alterna con i colleghi solo per qualche ora al giorno, dal lunedì al venerdì".
Anche in Calabria, al Pronto soccorso di Rossano, "gli organici sono ridotti all’osso. La situazione critica, però, oltre ai turni massacranti, ai tempi biblici di attesa dei pazienti, e naturalmente della cronica carenza di infermieri e operatori sociosanitari, oltre alle aggressioni sempre più frequenti, si infarcisce anche di ulteriori problematiche. E’ stato, da tempo, chiuso un accordo, nell’ambito della contrattazione regionale, per portare una già risibile indennità mensile, oggi del valore di 40 euro, sino a 72 euro lordi. Fin ora, però incredibilmente, tale cifra non è mai stata erogata. Decine e decine, da mesi, sono le inevitabili richieste di trasferimento in altri reparti. E’ in atto una vera e propria fuga da parte dei professionisti dal pronto soccorso".
Il Policlinico di Messina è uno dei più grandi ospedali del Meridione, e serve un bacino d’utenza molto vasto tra Sicilia e Calabria. "Ma siamo di fronte ad una struttura vetusta, che da tempo attende un indispensabile restyling. Il pronto soccorso è un cantiere eternamente aperto, con lavori mai conclusi: la perfetta dimostrazione dei disagi che regnano sovrani. Almeno 60 infermieri del policlinico di Messina, ci viene riferito, non sarebbero attualmente in servizio per vari motivi".
"Siamo di fronte ad una gravissima e cronica carenza infermieristica e di operatori sociosanitari che sta minando nel profondo, secondo i nostri referenti, la regolare attività assistenziale. Ai primi posti, nell’ordine della gravità di una crisi che si acuisce di giorno in giorno, c’è naturalmente il pronto soccorso", conclude Nursing up.
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Bertolaso parla di ‘razza italica’, poi, si...
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"Volevo dare l'idea dell'inverno demografico che rischia di farci scomparire come italiani"
![Guido Bertolaso (Fotogramma)](https://www.adnkronos.com/resources/028f-1b45cee47b8e-2ef5f93bfd0b-1000/format/big/guidobertolaso_manialzate_fg.jpeg)
La "razza italica" che l'inverno demografico rischia di cancellare e le scuse di Guido Bertolaso per quella che era "una battuta, fatta davanti ai pediatri" questa mattina in Regione Lombardia, durante il convegno 'Alimentazione del bambino e dimensione sociale: la politica del fare'. Parole usate per dare l'idea "dell'inverno demografico che rischia di farci scomparire come italiani". Il senso era questo, "che abbia usato" il termine "razza italica piuttosto che italiani", ha poi spiegato l'assessore lombardo al Welfare in Consiglio regionale, replicando alle critiche dell'opposizione.
"Davvero sono basito - ha osservato - da questo attacco così violento nei confronti di un funzionario servitore del Paese, che sta cercando solo di affrontare e risolvere tutta una serie di problemi", fra cui "questo drammatico crollo delle nascite in Italia", un "problema riconosciuto urbi et orbi. Ho fatto una battuta", ha ripetuto. "Ne prendo atto", ha aggiunto in riferimento alle reazioni ricevute. "Mi spiace - ha concluso - per questa interpretazione così sbagliata delle mie affermazioni".