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I farmaci per la perdita di peso favoriscono la fertilità?

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I farmaci per la perdita di peso favoriscono la fertilità? Alla domanda stanno provando a rispondere gli scienziati, mettendo in relazione i casi in cui alla somministrazione dei farmaci è seguita una gravidanza.

Ricerca e ipotesi sugli effetti dei farmaci Glp-1

Secondo gli esperti sentiti in un focus su ‘Nature’ online, un effetto fertilità è “plausibile”, anche se sono necessari più dati. I farmaci iniettabili approvati per il diabete e la perdita di peso sono ormai diventati nomi familiari in tutto il mondo. Ma, in mezzo al clamore che circonda questi medicinali, sono emersi anche effetti collaterali ancora ignoti, che hanno in alcuni casi anche aperto la strada ad altre finalità terapeutiche da esplorare. Gli esperti hanno diverse ipotesi sul motivo per cui i farmaci di questa ‘famiglia’ aumentano la fertilità, ma finché non saranno disponibili ulteriori dati il meccanismo esatto per cui questo avviene rimane sconosciuto.

“Quando si tratta di Glp-1, fertilità e gravidanza ci troviamo in una zona” d’ombra, “priva di dati”, afferma Beverly Tchang, endocrinologa alla Weill Cornell Medicine di New York. I farmaci Glp-1 forniscono una versione sintetica di un ormone naturale che trasmette la sensazione di sazietà dopo aver mangiato. Il farmaco si lega allo stesso recettore dell’ormone, ma si degrada più lentamente, sopprimendo l’appetito più a lungo. Quando alcuni anni fa negli Stati Uniti sono stati approvati i farmaci Glp-1 per la gestione del peso, la domanda è salita alle stelle.

Farmaci Glp-1 e fertilità

Semaglutide – venduto da Novo Nordisk come Wegovy* per la perdita di peso e già commercializzato con il marchio Ozempic* per il diabete di tipo 2 – è stato seguito da tirzepatide, un farmaco prodotto da Eli Lilly che prende di mira i recettori Glp-1 insieme a un altro tipo di recettore.

Un portavoce di Novo Nordisk, riporta Nature, ha affermato che semaglutide non è stato testato su donne in gravidanza o che intendevano iniziare una gravidanza. E poiché “ci sono dati limitati provenienti da studi clinici sull’uso di semaglutide nelle donne in gravidanza”, l’azienda raccomanda di interrompere l’assunzione del farmaco 2 mesi prima della gravidanza per evitare di esporre il feto agli effetti del farmaco.

Gli scienziati stanno ora indagando sull’idea che Glp-1 potrebbe essere associato a gravidanze inaspettate. Le persone in sovrappeso e obese spesso sperimentano interruzioni del ciclo mestruale causate da squilibri ormonali o infiammazione. “Il sistema riproduttivo femminile è molto sensibile e reattivo alla salute metabolica, all’equilibrio energetico e alla nutrizione”, sottolinea Nicole Templeman, biologa cellulare dell’Università di Victoria in Canada. La perdita di peso innescata dai farmaci potrebbe ripristinare l’ovulazione regolare per alcune donne, è un’ipotesi. Ma secondo l’esperta, gli effetti potrebbero estendersi anche oltre la perdita di peso.

“I recettori del Glp-1 hanno i propri effetti sul sistema riproduttivo che sembrano essere indipendenti dalla perdita di peso”, evidenzia Templeman. E le persone che assumevano i farmaci hanno riportato gravidanze nonostante l’assunzione di contraccettivi orali. Tanto che Eli Lilly, l’azienda che produce tirzepatide, consiglia alle persone che assumono contraccettivi orali di utilizzare metodi contraccettivi di riserva per 4 settimane dopo l’inizio della terapia o se aumentano il dosaggio. Un portavoce di questa azienda ha affermato che la società ha studiato le interazioni farmacologiche come parte del processo di approvazione standard della Fda statunitense, scoprendo che tirzepatide modifica il modo in cui vengono assorbiti i contraccettivi orali, rendendoli potenzialmente meno efficaci. I dati di Eli Lilly hanno dimostrato che tirzepatide riduce la concentrazione massima di contraccettivo nel sangue fino al 66% dopo una singola dose.

“Quindi più della metà scompare, il che è un grosso problema”, osserva Jessica Skelley, farmacologa alla Samford University di Birmingham, in Alabama. Semaglutide sembrava influenzare la concentrazione del contraccettivo ormonale in modo meno marcato, ma Skelley ritiene che potrebbe comunque rappresentare un problema. È noto poi che il Glp-1 ha effetti su altri sistemi fisiologici, oltre alla digestione. Nel 2015 Federico Mallo, endocrinologo dell’Università di Vigo, e il suo team hanno pubblicato uno studio in cui hanno scoperto che la somministrazione di Glp-1 a ratti femmine stimolava la produzione dell’ormone luteinizzante Lh. Ed è noto che un aumento di Lh innesca l’ovulazione sia nei ratti che negli esseri umani. I ratti trattati con Glp-1 avevano un numero maggiore di prole vitale rispetto ai ratti non trattati.

“Siamo abbastanza sicuri che gli analoghi del recettore Glp-1 promuovano la fertilità perché sono in grado di aumentare il picco pre-ovulatorio dell’Lh“, dice l’esperto, precisando che, anche se i ratti non sono mini-umani, hanno cicli mestruali con fasi simili a quelli degli umani.

E c’è infine uno studio pubblicato su ‘Nature Metabolism’ a maggio in cui un team cinese ha identificato una specie di batteri intestinali che regola la produzione naturale di Glp-1 nei topi. Questi batteri, Bacteroides vulgatus, hanno soppresso la produzione dell’ormone interrompendo la funzione ovarica nei topi. Quando i ricercatori hanno trattato i topi con un farmaco Glp-1, hanno iniziato ad ovulare di nuovo. Insomma, l’impatto di questi farmaci sulla fertilità è un tema di attualità, commenta Alyse Goldberg, endocrinologa e specialista in fertilità all’Università di Toronto in Canada. Dati della rivista ‘Jama’, tra l’altro, suggeriscono che i giovani in età riproduttiva sempre di più assumono questi farmaci. Delle 162.439 persone di età compresa tra 18 e 25 anni che hanno avuto una prescrizione Glp-1 nel 2023, oltre il 75% erano donne. “Se perdono peso e riprendono l’ovulazione, c’è il rischio di gravidanza se non ricevono una consulenza adeguata”, conclude Goldberg, spiegando che “stiamo tutti aspettando con il fiato sospeso” ulteriori dati sugli effetti dei farmaci Glp-1 sulla fertilità.

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Bellezza a tutti i costi? 2 donne su 5 pronte a sacrificare...

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Due donne su cinque sarebbero disposte a rinunciare a un anno della loro vita pur di raggiungere il loro ideale di bellezza. Questo dato, rivelato nel report globale “The Real State of Beauty” di Dove, non solo mette in luce la profonda pressione degli standard estetici, ma solleva anche la domanda fondamentale: qual è il prezzo della perfezione fisica?

La bellezza è un concetto complesso e mutevole, ma oggi è diventata un peso insostenibile per molte donne e ragazze. Lo studio di Dove, basato su 33.000 persone in 20 paesi, evidenzia come la ricerca della bellezza ideale stia soffocando la fiducia in se stesse. In Italia, la situazione è particolarmente preoccupante: una donna su quattro sente il bisogno di cambiare il proprio aspetto per assomigliare alle immagini che vede online, pur sapendo che sono spesso manipolate o create dall’intelligenza artificiale.

La pressione dei social media

La pressione esercitata dai social media sulla bellezza ha raggiunto proporzioni senza precedenti, amplificata dall’ubiquità delle tecnologie digitali. Quasi il 90% delle donne e delle ragazze riconosce di essere stata esposta a contenuti dannosi sulla bellezza attraverso piattaforme online. Questo fenomeno non solo contribuisce a rafforzare gli standard estetici irrealistici, ma genera anche una cultura di confronto costante basata su immagini idealizzate e ritoccate.

Piattaforme social fungono da vetrine virtuali dove la perfezione estetica è spesso distorta e amplificata attraverso filtri digitali e strumenti di editing avanzati. Questo costante flusso di immagini non rappresentative della realtà crea una norma irrealistica a cui le donne e le ragazze sono costrette a confrontarsi. La conseguenza è una pressione psicologica crescente per conformarsi a ideali di bellezza che, nella maggior parte dei casi, sono inaccessibili senza manipolazione digitale.

Le aspettative di apparire sempre perfette su questi social network sono diventate tanto insostenibili quanto irrealistiche. Le giovani generazioni sono particolarmente vulnerabili a questa pressione, trovandosi costantemente esposte a una cultura digitale che misura il valore personale in base all’adesione agli standard di bellezza mainstream.

Bellezza italiana

In Italia, la ricerca della bellezza è un cammino attraverso desideri e aspettative complesse. Il 70% delle donne aspira a un aspetto sano, riflettendo un’importanza data alla salute che trova radici nella cultura italiana di vivere bene. Questo desiderio è particolarmente forte tra le donne con condizioni legate alla salute mentale (84%), le donne LGBTQ+ (77%), e quelle con corpi più robusti (74%), evidenziando un impegno diffuso verso un benessere completo.

La sottile linea tra desiderare di essere snelle e accettare il proprio corpo è un’altra sfida affrontata dalle donne italiane: il 66% cerca di mantenere una figura snella, mentre il 53% si sforza di avere una vita sana. L’ideale di essere formose pur mantenendo un aspetto soddisfacente è un obiettivo condiviso dal 49% delle donne italiane.

L’87% delle donne e il 62% delle ragazze nel Bel Paese vivono con una bassa autostima riguardo al loro corpo, un campanello d’allarme che richiede azioni concrete per promuovere un dialogo inclusivo e positivo sulla bellezza.

Il panorama non è solo interno: più del 70% delle donne e delle ragazze italiane sono consapevoli che le immagini femminili nei media sono manipolate digitalmente, e questa conoscenza non è immune dall’impatto. Circa un terzo delle intervistate ammette di sentirsi pressata a modificare il proprio aspetto per adeguarsi agli standard irrealistici veicolati online.

Speranza per il futuro

Tuttavia, emerge una nota di speranza per il futuro della percezione della bellezza autentica. Nel corso degli ultimi otto anni, si è registrato un cambiamento nella percezione delle donne riguardo al giudizio basato sull’aspetto fisico. Questo cambiamento è particolarmente evidente in Italia, dove il 30% delle donne ritiene di essere ancora giudicato per il proprio aspetto, rispetto al 36% nel 2016.

Questa tendenza suggerisce un progresso nella consapevolezza e nella sensibilità verso la diversità fisica, indicando una maggiore accettazione delle differenze individuali. Le giovani ragazze, in particolare, sembrano adottare una prospettiva più positiva e inclusiva rispetto alle generazioni precedenti. Esse non solo sono meno critiche verso se stesse, ma vedono anche il futuro come un luogo di opportunità equamente accessibile a tutti, indipendentemente dai canoni estetici predominanti.

Dove ci mostra che la strada verso una bellezza autentica, libera dagli standard irrealistici, è ancora lunga. Tuttavia, ogni passo avanti è una conquista.

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Pillon offeso da uno spot in cui due giovani si baciano:...

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“Perché? Perché nessuno pensa ai bambini?” La celebre battuta della preoccupatissima moglie del reverendo Lovejoy in una puntata del cartoon I Simpson viene subito alla mente di fronte alle proteste dell’ex senatore della Lega Simone Pillon per uno spot del portale immobiliare Idealista mandato in onda dalla Rai durante gli europei. E in occasione del mese del Pride, giugno.

Protagonisti del video, un gruppo di amici e tifosi colti nei festeggiamenti per un gol dell’Italia. Tra loro ci sono due ragazzi che presi dalla gioia si baciano. Nulla di spinto: un bacio sulle labbra, anche se indubbiamente appassionato. In ogni caso troppo per Pillon, lui sì che pensa ai bambini, che pertanto ha annunciato di voler segnalare lo spot a chi di competenza: “Non riprodurrò il disgustoso spot di un’immobiliare che per il Pride spara in prima serata le pomiciate gay. A quell’ora però davanti alla tv ci sono i bambini, che hanno il diritto di crescere senza frociaggine Lgbtq. Ecco perché segnalerò il post alle autorità preposte”, ha scritto su X.

Chi la fa l’aspetti: Pillon segnalato e post eliminato

Ma qualcuno ha fatto prima di lui e ad essere segnalato è stato proprio il suo post. Segnalazione accolta dalla piattaforma social, che ha oscurato il contenuto “con particolare riferimento alle seguenti basi giuridiche: illegal or harmful Speech”, come spiega la stessa X. Ovvero in quanto illegale o offensivo.

Ovviamente Pillon ha polemizzato con questa decisione, e sempre su X ha scritto: “Pensavo che Elon Musk (proprietario del social, ndr) avesse cacciato i censori LGBT da X e invece uno dei miei post è stato censurato. Mi stavo lamentando perché mostrano le pomiciate gay in prima serata sulla TV italiana. Non si tratta di incitamento all’odio, ma di libertà. Ehi Elon! Difendi la nostra libertà!

Una libertà un po’ strana, visto che lui ha facoltà di rivolgersi alle autorità preposte mentre gli altri non lo sono di essere offesi da certi termini usati, con consapevolezza e intenzionalità, oltre che con un evidente richiamo alle recenti esternazioni (involontariamente pubbliche) del Papa.

Un fotogramma dello spot Idealista per il Pride 2024

Anche la tutela dell’infanzia su cui si concentra Pillon sembra un po’ parziale: secondo lui bambini hanno diritto di crescere senza incappare in tv in baci tra due maschi o due femmine, ma, guardando la programmazione, non sembrano avere il diritto di essere al riparo dalle scene di violenza e sesso – etero – che vanno in onda di continuo. E sulle quali il fondatore del Family Day non si è espresso con tanta solerzia.

Insomma ci sarebbe da discutere molto sui concetti esternati dall’ex senatore, ma quello che è sicuro è che il tono usato è dividente ed escludente.

Rincarato dal commento a un post di Luciana Littizzetto che si occupava della rimozione del post:

“La Littizzetto è tutta felice perché X ha censurato il mio post in cui chiedevo la rimozione della pubblicità con pomiciata LGBT in prima serata. Cara Lucianina, il punto è proprio questo. 10 anni fa sarebbe stato impensabile sparare in TV in prima serata una pomiciata gay, visibile a bambini e ragazzini. Oggi la mandano a reti unificate, e censurano chi chiede di rimuoverla. Qualche domanda: Non possono pomiciare a casa loro o almeno in seconda serata, quando i bambini più piccoli sono a nanna? Quale sarebbe la minoranza discriminata? Non ha forse ragione Vannacci quando parla di mondo al contrario? Nella dittatura LGBT a essere discriminate sono le famiglie”.

Eppure, mentre Pillon attacca, lo spot di Idealista si proponeva tutt’altro. Col claim ‘L’amore gioca in casa’, nasce infatti con l’idea di essere inclusivo, come spiega il brand creativo Gibbo&Lori che ha lavorato alla campagna: il tema principale della clip è “l’accettazione tra amici, ma il linguaggio non è di denuncia, al contrario è emozionale e inclusivo. Siamo fiduciosi che questa storia possa essere di ispirazione per i giovani”.

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Gli adolescenti italiani sfidano il mondo della finanza (e...

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Immaginatevi un gruppo di adolescenti italiani, freschi di scuola, che si trovano a dover gestire il proprio denaro. Sì, stiamo parlando proprio di quei ragazzi che riescono a perdere la testa per un nuovo paio di scarpe da ginnastica o per l’ultimo modello di smartphone. Ebbene, oggi più che mai, è fondamentale che imparino a destreggiarsi nel mondo della finanza personale. La Banca d’Italia e l’INVALSI ci hanno dato una mano a capire quanto siano preparati i nostri giovani su questo fronte con l’indagine OCSE PISA 2022.

Un’istantanea dei risultati

I risultati dell’indagine OCSE PISA 2022 sull’alfabetizzazione finanziaria rivelano un quadro complesso e variegato. Gli studenti italiani hanno ottenuto un punteggio medio di 484 punti, posizionandosi al di sotto della media OCSE di 492 punti. Questo risultato, sebbene superiore di 17 punti rispetto a quello del 2012, evidenzia un progresso lento e insufficiente rispetto agli standard internazionali.

Un’analisi più dettagliata rivela significative disparità geografiche all’interno del Paese. Gli studenti del Nord Ovest e del Nord Est si sono distinti con punteggi medi rispettivamente di 509 e 506 punti, superando la media nazionale e avvicinandosi ai livelli dei paesi più avanzati. Al contrario, le regioni del Sud e delle Isole presentano un quadro più critico, con punteggi medi di 461 e 448 punti. Questi risultati mettono in luce le sfide strutturali che caratterizzano queste aree, come la minore disponibilità di risorse educative, un contesto socioeconomico meno favorevole e un coinvolgimento familiare spesso meno presente.

In un confronto internazionale, la Cina domina la classifica con un impressionante punteggio medio di 566 punti, seguita da Estonia e Finlandia con rispettivamente 545 e 532 punti. Questi paesi rappresentano modelli di eccellenza nell’educazione finanziaria, grazie a sistemi scolastici ben strutturati, programmi educativi avanzati e una forte cultura del risparmio e della gestione responsabile delle risorse.

La scuola e la famiglia: gli alleati del portafoglio

Ma cosa significa davvero alfabetizzazione finanziaria? Per i quindicenni italiani, vuol dire saper gestire il proprio denaro, comprendere l’importanza del risparmio e prendere decisioni finanziarie informate. Tuttavia, solo il 18% dei nostri giovani raggiunge un livello minimo di competenza, contro l’11% della media OCSE.

Le scuole giocano un ruolo cruciale: i liceali ottengono una media di 507 punti, seguiti dagli studenti degli istituti tecnici (478 punti). I professionali e i corsi di formazione professionale, però, sono nettamente indietro con 409 e 411 punti rispettivamente.

La famiglia, inoltre, è un pilastro fondamentale nell’educazione finanziaria. Sebbene solo il 15% degli studenti italiani discuta raramente di soldi in famiglia, è evidente che un dialogo più aperto e frequente potrebbe fare la differenza. Paradossalmente, le conversazioni su temi finanziari sono più frequenti nel Sud e nelle Isole, nonostante i punteggi più bassi.

L’influenza dei pari

Per uno studente di quindici anni, gli amici rappresentano un punto di riferimento importante per diversi aspetti della sua vita. In media, tra i paesi OCSE, circa il 60% degli studenti dichiara di aver comprato qualcosa perché lo avevano i loro amici, e il dato italiano è sostanzialmente in linea con la media internazionale.

Agli studenti è stato chiesto anche il loro grado di accordo rispetto ad alcuni atteggiamenti:

il 43% degli studenti italiani dichiara di spendere più di quanto vorrebbe quando è con gli amici, rispetto al 47% della media OCSE;
percentuali più basse riguardano il riconoscere la forte influenza degli amici sulle proprie decisioni di spesa.

L’influenza degli amici sui comportamenti e atteggiamenti dei nostri studenti varia geograficamente. Gli studenti del Sud, ad esempio, dichiarano di aver comprato qualcosa perché lo avevano i loro amici in misura maggiore degli studenti del Nord Ovest. Gli atteggiamenti degli studenti del liceo sembrano essere meno influenzati dagli amici rispetto a quanto dichiarano gli studenti degli altri tipi di scuola.

In generale, più ragazzi che ragazze dichiarano di essere stati influenzati dai loro amici per quanto riguarda i loro atteggiamenti e comportamenti di spesa. Anche in Italia, i ragazzi sembrano subire l’influenza degli amici in misura maggiore rispetto alle ragazze.

Il divario di genere: chi gestisce meglio il portafoglio?

Un altro aspetto rilevante è il divario di genere: i ragazzi superano le ragazze di 20 punti in financial literacy, un gap maggiore rispetto alla media OCSE di 5 punti. Questo riflette una maggiore presenza di ragazzi tra gli studenti più bravi, specialmente nelle regioni del Nord.

Il coinvolgimento dei genitori è determinante: gli studenti provenienti da famiglie coinvolte nelle questioni finanziarie hanno una maggiore sicurezza nella gestione del denaro. L’83% di questi studenti dichiara di saper gestire i propri soldi, rispetto al 67% di chi proviene da famiglie meno coinvolte.

Verso un futuro finanziariamente consapevole

Nonostante le sfide, c’è una luce di speranza. Il 76% degli studenti italiani ritiene di saper gestire il proprio denaro, un dato in linea con la media OCSE. E, sebbene solo il 40% degli studenti si senta a proprio agio a parlare di argomenti finanziari, quasi tutti riconoscono l’importanza di questi temi per il loro futuro.

La strada verso una piena alfabetizzazione finanziaria è lunga e richiede l’impegno congiunto di scuole, famiglie e istituzioni. Investire nell’educazione finanziaria dei giovani significa costruire una società più consapevole e preparata ad affrontare le sfide economiche del futuro. Quindi, rimbocchiamoci le maniche e prepariamo i nostri ragazzi a diventare i protagonisti di domani, finanziariamente esperti e pronti a navigare le acque complesse dell’economia globale!

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