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Politica

Il ‘ritorno’ di Di Battista, al Senato con...

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Il ‘ritorno’ di Di Battista, al Senato con 80mila firme pro-Palestina

Con gli scatoloni a Palazzo Madama. Intorno a lui qualche volto di ex M5S. Assente Virginia Raggi: ferie o timore di sanzioni?

Alessandro Di Battista - (Adnkronos)

Arriva in piazza Vidoni in abito scuro e cravatta, nonostante un caldo che non perdona, accolto al grido di 'Palestina libera'. Alessandro Di Battista dà appuntamento con la sua associazione 'Schierarsi' a due passi dal Senato e sono in tanti a raggiungerlo, e tante le bandiere palestinesi che sventolano nell'aria. Scalda subito il clima l'ex enfant prodige del M5S, ammesso ce ne fosse bisogno visti i 34 gradi all'ombra. "Sono fiero che in un momento di forte disaffezione politica, con più della metà degli aventi diritto che non vota, siamo riusciti come associazione culturale a raggiungere quota 80 mila firme - rivendica-. Sono uscito dal Parlamento nel 2018 e non ci ho mai più rimesso piede, lo faccio oggi con immenso orgoglio per chiedere con forza una legge che riconosca lo Stato della Palestina".

In piazza, tra gli scatoloni con le firme certificate e le bandiere, si aggira anche qualche ex volto del M5S: Barbara Lezzi, Elena Fattori, Michele Sodano, Fabrizio Trentacoste. Assente Virginia Raggi, che tanti, stampa compresa, aspettavano: "È in ferie, fuori Roma", spiega qualche attivista di 'Schierarsi', l'associazione culturale di 'Dibba' che ha visto anche lei, nei mesi scorsi, impegnata nella raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare oggi approdata a Palazzo Madama. Ma c'è anche chi non esclude che la sua assenza sia legata ad altro. Ovvero al fatto che l'attivismo dell'ex sindaca di Roma nell'associazione di Di Battista -pubblicizzato anche in un post su Fb nel giorno delle europee - abbia sollevato malumori nel M5S inducendo alcuni a pensare di chiedere provvedimenti disciplinari contro di lei, come lo Statuto del Movimento prevede (art.18) verso chi aderisce ad associazioni di matrice politica diverse dal M5S. E non c'è dubbio che 'Schierarsi', nata come associazione culturale, abbia una forte impronta politica.

E' evidente nelle parole di Di Battista, che appare quello di sempre, pronto a dare battaglia con toni 'barricadieri'. Ormai fuori dal M5S, ne ha per tutti, per quei parlamentari che, "di fronte al genocidio in atto, "preferiscono voltarsi dall'altra parte", per "l'ipocrita presidente La Russa, il peggio di tutti", e soprattutto per Giorgia Meloni, "che tace di fronte a 16mila bambini assassinati. Dov'è la donna, la mamma, la cristiana?", chiede rispolverando il 'tormentone' della leader di Fdi.

Intorno a lui, con fotografi e cameramen che pressano, è tutta una richiesta di selfie e strette di mano. Tanti giovani, "la meglio gioventù", li 'coccola' Di Battista. "Abbiamo raccolto le firme, ora le consegnamo e poi partirà la fase due, un percorso di pressione nelle istituzioni", promette. Il M5S la sosterrà? "Ci auguriamo che i parlamentari della Repubblica ci sostengano tutti". Il Movimento? "Una bellissima pagina del passato", taglia corto, mentre tira dritto di fronte a chi gli chiede se Conte si indisporrà per l'iniziativa: "anche se fosse, non è un problema mio...".

Ma non è al Movimento che pensa, perché Di Battista picchia duro sul governo, in particolare sulla premier. "La conosco, il suo silenzio mi stupisce e la rende complice. Ha le mani sporche di sangue perché anche lei è politicamente coinvolta", dice mentre attorno a lui scatta l'applauso. Sono un centinaio le persone radunate in piazza Vidoni, con tanto di striscione con su scritto 'L'Italia riconosca la Palestina, ora!'. Inizialmente -in barba al caldo torrido-, tutti vogliono seguire 'Dibba', accompagnarlo fino al Senato. Ma la Polizia spiega che non è possibile. E così poco più di una decina di attivisti, con Di Battista e Lezzi in testa, si avviano con gli scatoloni carichi di 80mila firme -78mila per l'esattezza-, e un codazzo di fotografi e cameraman al seguito.

"Oggi rientrerò in Parlamento - dice Di Battista - a nome dei cittadini indignati per quel che sta facendo il terrorismo di stato israeliano e per la risposta ipocrita e stomachevole da parte delle istituzioni italiane. A cominciare da questo governo pavido, che tace di fronte ad una strage di bambini palestinesi. Quando Tajani e Meloni non sanno che dire tornano a spolverare la frase 'due popoli due stati': oltre ad essere politicamente vigliacchi, si dimostrano particolarmente ignoranti sulle questioni medio-orientali, sulla questione palestinese. Dovrebbero studiare, oltre a tirare fuori un po' di coscienza, posto che ne abbiano ancora una: lo Stato di Israele non è in discussione, ma lo è la sopravvivenza dei palestinesi. Ogni giorno vengono imputati gli arti di 10 bambini, mentre donne, piccoli e civili vengono massacrati... Dov'è in tutto questo Meloni?".

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Politica

Vaccini, Borghi: “Mia proposta non è no vax, obbligo...

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Il senatore della Lega: "La mia proposta non è una 'follia antiscientifica' o un 'ritorno al medioevo'"

Claudio Borghi

"La mia proposta non è no vax. L'obbligo porta al rifiuto". Claudio Borghi, senatore della Lega, si esprime così sull'emendamento in tema di vaccini presentato in relazione al Ddl liste d'attesa. L'emendamento punta alla revisione della Legge Lorenzin, che prevede l'obbligo di alcuni vaccini per l'ammissione all’asilo nido e alle scuole dell’infanzia. La proposta di Borghi è di passare ad una raccomandazione togliendo l'obbligo.

"Due parole per spiegare meglio la mia proposta di abolizione della legge Lorenzin perché i giornali come al solito scrivono sciocchezze. Non è una proposta no vax e non è 'follia antiscientifica' o 'ritorno al medioevo', anzi, è adeguarsi alle migliori pratiche internazionali", scrive su X il senatore pubblicando un video sulla sua proposta sui vaccini. "C'è una ampia letteratura scientifica che dice che l'obbigo porta al rifiuto, l'effetto opposto di una ampia copertura vaccinale", spiega Borghi nel video.

L'esponente della Lega, sempre dai social, replica poi a Maurizio Lupi. Il presidente di Noi Moderati afferma che "lo stop all'obbligo vaccinale per i bambini è una sciocchezza scientifica. Ed è da irresponsabili da un punto di vista politico. La salute dei bambini non può essere messa in discussione per un pugno di voti o per rincorrere i No vax".

"Caro Maurizio, secondo te tutti i paesi europei in cui l'obbligo non c'è (la stragrande maggioranza, dalla Germania alla Spagna) vivono nella "sciocchezza antiscientifica" e sono irresponsabili? Mi sai indicare se la UE consiglia l'obbligo vaccinale o la corretta informazione?", risponde Borghi.

"È dall'anno scorso che dico che avrei presentato l'emendamento per cancellare la Lorenzin. Non ho nessun bisogno poi di essere in "compagnia". Ognuno si assume le proprie responsabilità. Se c'è una maggioranza pro obblighi basta saperlo", aggiunge Borghi.

Sul tema interviene anche Carlo Calenda. "E' semplicemente una follia che nell'anno di grazia 2024 la Lega si metta a discutere dell'obbligo vaccinale. Fate qualcosa per la sanità invece di continuare a parlare di stupidaggini", dice il leader di Azione al Tg1.

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Politica

Politica, Follini: “E’ la stagione delle donne...

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Il punto di vista di Marco Follini per Adnkronos

Politica, Follini:

"E’ la stagione delle donne, e non sarà una stagione effimera. Governano paesi e partiti, dettano l’agenda, fanno opinione, mietono consensi, vincono premi. In Francia Marine Le Pen progetta un altro assalto all’Eliseo, dia qui a tre anni. E intanto guida il suo Bardella verso una -incerta, incertissima- campagna elettorale. Negli Usa la vice Kamala Harris sembra l’alternativa più plausibile all’ormai troppo venerando Biden. In Gran Bretagna tre ladies occupano i ruoli chiave nel nuovo gabinetto di Starmer. In Italia infine Giorgia Meloni riprende i suoi due vice seduti lì accanto invitandoli ad alzarsi in piedi come fossero due scolaretti non troppo disciplinati. Mentre nel Pd Elly Schlein tira dritto per la sua strada, incurante delle correnti e dei suoi capi e capetti. Intanto con una sola intervista Marina Berlusconi sembra scombussolare l’agenda di maggioranza almeno in tema di diritti civili.

Che le donne siano destinate a contare sempre di più è una profezia, e soprattutto una virtù, che sta nei numeri della demografia ma soprattutto nella fantasia delle persone. La politica al maschile infatti ha seminato troppe delusioni perché non prevalga la tentazione di cercare altrove. E il nostro altrove globale è appunto il secondo sesso, per dirla con Simone de Beauvoir. Tutto questo è ovvio, ed è giusto. Ma se si sta davvero per aprire una nuova stagione negli equilibri politici globali, e se questa stagione matura sotto il segno delle donne, occorre anche cominciare a chiedersi quali ne saranno i caratteri e quali le conseguenze.

La mia personalissima convinzione è che una volta che la politica sia destinata a passare di mano, rivolgendosi soprattutto verso il mondo femminile, potrà forse venire frenata quella deriva verso populismo e sovranismo che l’ha fatta da padrona in questi ultimi anni. Non perché non ci siano figure politiche femminili che occhieggiano da quella parte (ne abbiamo appena citato un paio di illustri esempi). Ma perché quella attitudine alla semplificazione (e a un certo rodomontismo) che caratterizza la stagione che stiamo attraversando sembra attagliarsi di più a quella insofferenza tutta maschile che pretende ogni volta di tagliare i nodi della complessità con l’accetta della sua eccessiva sbrigatività.

Si prenda il caso di Trump o quello dell’argentino Milei. Risulta assai difficile immaginare una donna al loro posto, che parli con quel linguaggio così crudo o addirittura agiti una motosega nell’aria. In questi due casi il porsi così sopra le righe appare come un vezzo tipicamente maschile, a cui assai difficilmente una figura femminile potrebbe piegarsi. La stessa Evita Peron, in anni assai lontani, coniugava il suo indubitabile populismo con una propensione all’accudimento che ne rendeva un po’ meno spigolosa la figura pubblica.

Quello che sto cercando di dire è che alcuni caratteri del populismo e del sovranismo sembrano quasi sempre aver bisogno di una elaborazione, e tanto più di una recitazione, tipicamente maschile e maschilista. Quella del primo Grillo, per intenderci. E dei molti, troppi imitatori che gli hanno fatto seguito in giro per il mondo. Per trovare infine per l’appunto in Donald Trump e nelle sue vicissitudini anche processuali l’esempio più clamoroso -e anche, purtroppo, più coerente.

Ora, se la sfida delle donne al vecchio potere maschile ha un significato e un valore dovrà essere quello di cominciare a rovesciare una certa idea della politica. Uscendo dalla logica della virilità, della prova di forza, del bullismo. E coltivando piuttosto certi aspetti più gentili e più costruttivi che sembrano adattarsi meglio alle loro personalità.

Naturalmente, occorre sempre andarci piano con certe generalizzazioni. E infatti, mano a mano che le barriere sessuali vengono attraversate, è evidente che alcuni caratteri e molti stereotipi andranno rivisti. E’ fin troppo banale ripetere che ci sono donne e donne, e uomini e uomini. Figure assai diverse e personalissime tra le quali possono albergare le più ampie varietà di comportamenti e sensibilità. Eppure, se ha un senso questo passaggio di testimone, esso consiste almeno nel farci sperare in un futuro politico meno ferino (e meno feroce) di come troppi uomini lo hanno interpretato fin qui". (di Marco Follini)

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Politica

Papa: “Nel mondo democrazia non gode di buona salute,...

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Lo ha denunciato il Pontefice nel suo intervento a Trieste davanti ai congressisti al termine della Settimana sociale dei cattolici

Papa Francesco - (Afp)

"E’ evidente che nel mondo di oggi la democrazia, diciamo la verità, non gode di buona salute. Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo”. Lo ha denunciato il Papa nel suo intervento a Trieste davanti ai congressisti al termine della Settimana sociale dei cattolici. “La fraternità fa fiorire i rapporti sociali; e d’altra parte il prendersi cura gli uni degli altri richiede il coraggio di pensarsi come popolo. Ci vuole coraggio. Purtroppo questa categoria – “popolo” – spesso è male interpretata e, potrebbe portare a eliminare la parola stessa “democrazia” (“governo del popolo”)”, ha messo in guardia il Papa. “Ciò nonostante, per affermare che la società è più della mera somma degli individui, è necessario il termine “popolo”». Che non è populismo”, ha osservato.

“Una democrazia dal cuore risanato - ha avvertito - continua a coltivare sogni per il futuro, mette in gioco, chiama al coinvolgimento personale e comunitario. Non lasciamoci ingannare dalle soluzioni facili. Appassioniamoci invece al bene comune. Ci spetta il compito di non manipolare la parola democrazia né di deformarla con titoli vuoti di contenuto, capaci di giustificare qualsiasi azione. La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e dell’ecologia integrale”. Un passaggio molto applaudito dai congressisti.

Bergoglio da’ voce alla sua preoccupazione per la disaffezione alle urne: “Mi preoccupa il numero ridotto di gente andata a votare. La parola stessa “democrazia” non coincide semplicemente con il voto del popolo, nel frattempo - dice a braccio - mi preoccupa il numero ridotto della gente andata a votare ma esige che si creino le condizioni perché tutti si possano esprimere e possano partecipare. E la partecipazione non si improvvisa: si impara da ragazzi, da giovani, e va “allenata”, anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche”.

“In questa prospettiva - osserva - , come ho avuto modo di ricordare anni fa visitando il Parlamento Europeo e il Consiglio d’Europa, è importante far emergere ‘l’apporto che il cristianesimo può fornire oggi allo sviluppo culturale e sociale europeo nell’ambito di una corretta relazione fra religione e società’ , promuovendo un dialogo fecondo con la comunità civile e con le istituzioni politiche perché, illuminandoci a vicenda e liberandoci dalle scorie dell’ideologia, possiamo avviare una riflessione comune in special modo sui temi legati alla vita umana e alla dignità della persona”.

Secondo Bergoglio "ciò che limita la partecipazione è sotto i nostri occhi. Se la corruzione e l’illegalità mostrano un cuore 'infartuato', devono preoccupare anche le diverse forme di esclusione sociale”. “Ogni volta che qualcuno è emarginato, tutto il corpo sociale soffre. La cultura dello scarto - ha scandito - disegna una città dove non c’è posto per i poveri, i nascituri, le persone fragili, i malati, i bambini, le donne, i giovani. Il potere diventa autoreferenziale, incapace di ascolto e di servizio alle persone. Aldo Moro ricordava che ‘uno Stato non è veramente democratico se non è al servizio dell’uomo, se non ha come fine supremo la dignità, la libertà, l’autonomia della persona umana, se non è rispettoso di quelle formazioni sociali nelle quali la persona umana liberamente si svolge e nelle quali essa integra la propria personalità”.

Tutti devono sentirsi parte di un progetto di comunità; nessuno deve sentirsi inutile. Certe forme di assistenzialismo -l’ assistenzialismo da solo e’ nemico della democrazia e dell’ amore al prossimo - che non riconoscono la dignità delle persone sono ipocrisia sociale. E l’indifferenza è un cancro della democrazia”. ”Ogni persona - dice - ha un valore. La democrazia richiede sempre il passaggio dal parteggiare al partecipare, dal “fare il tifo” al dialogare. ‘Finché il nostro sistema economico-sociale produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, non ci potrà essere la festa della fraternità universale. Una società umana e fraterna è in grado di adoperarsi per assicurare in modo efficiente e stabile che tutti siano accompagnati nel percorso della loro vita, non solo per provvedere ai bisogni primari, ma perché possano dare il meglio di sé, anche se il loro rendimento non sarà il migliore, anche se andranno lentamente, anche se la loro efficienza sarà poco rilevante”.

La seconda riflessione portata avanti dal Papa è un “incoraggiamento a partecipare, affinché la democrazia assomigli a un cuore risanato. E per questo occorre esercitare la creatività. Se ci guardiamo attorno, vediamo tanti segni dell’azione dello Spirito Santo nella vita delle famiglie e delle comunità. Persino nei campi dell’economia, della tecnologia, della politica, della società. Pensiamo a chi ha fatto spazio all’interno di un’attività economica a persone con disabilità; ai lavoratori che hanno rinunciato a un loro diritto per impedire il licenziamento di altri; alle comunità energetiche rinnovabili che promuovono l’ecologia integrale, facendosi carico anche delle famiglie in povertà energetica; agli amministratori che favoriscono la natalità, il lavoro, la scuola, i servizi educativi, le case accessibili, la mobilità per tutti, l’integrazione dei migranti. Tutte queste cose non entrano in una politica senza partecipazione. Il cuore della politica è prendersi cura del tutto”.

Francesco è arrivato alle 7,54 al Centro Congressi di Trieste, dove lo attendevano circa 1.200 partecipanti. Dopo l’atterraggio al Centro Congressi “Generali Convention Center”, il Papa è stato accolto dal card.Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo Metropolita di Bologna, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, da mons. Luigi Renna, Arcivescovo di Catania, Presidente del Comitato Organizzatore delle Settimane Sociali, da mons. Enrico Trevisi, Vescovo di Trieste, da Massimiliano Fedriga, Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, da Pietro Signoriello, Prefetto di Trieste, da Roberto Dipiazza, Sindaco di Trieste, e da Philippe Donnet, Amministratore Delegato di “Generali”.

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