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Nautica, Confindustria: 2024 si chiude in stabilità, dopo un 2023 da record

I dati diffusi in occasione dell'assemblea di Confindustria Nautica

Nautica, Confindustria: 2024 si chiude in stabilità, dopo un 2023 da record

Nel 2024 l'industria della nautica chiude in stabilità, dopo un 2023 da record. Lo indicano i dati diffusi in occasione dell'assemblea di Confindustria Nautica.Il quadro può far supporre una possibile chiusura dell’anno 2024 con una sostanziale stabilità del fatturato complessivo dell’industria nautica. Infatti, i risultati positivi dei cantieri di superyacht, grazie al notevole peso complessivo del settore in termini di volume di affari sul totale del comparto, vanno a compensare l’indubbia situazione di criticità vissuta nel corso della stagione dalle imprese della piccola nautica. Le previsioni emerse dai singoli settori per il 2025 appaiono incoraggianti, permettendo di stimare una possibile inversione delle attuali tendenze di flessione di mercato dei segmenti di minore dimensione a partire dalla prossima primavera.

Dalle analisi della 45a edizione di Nautica in Cifre – Log – l’annuario statistico realizzato dall’Ufficio Studi di Confindustria Nautica in partnership con Fondazione Edison, che si fregia del patrocinio del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti – emerge come il settore della nautica da diporto si sia confermato molto solido nel 2023: il fatturato del comparto industriale ha infatti raggiunto il massimo storico di 8,33 miliardi di euro, che corrisponde esattamente a 1 miliardo in più rispetto al 2022. L’incremento pari al 13,6% fa seguito alla già consistente crescita del 20% messa a segno nel 2022.

Fra i fattori che hanno alimentato questo ulteriore incremento di fatturato si deve soprattutto considerare l’exploit delle esportazioni della produzione cantieristica nautica: nel 2023 l’export di unità da diporto prodotte in Italia ha superato la soglia dei 4 miliardi crescendo ulteriormente nel primo quadrimestre 2024, raggiungendo un picco di 4,23 miliardi di euro. La nautica tricolore ha evidentemente una forte propensione ai mercati esteri: con un tasso di esportazione pari al 90%, la produzione italiana di nuove unità da diporto conferma il proprio primato mondiale nei superyacht – con oltre la metà degli ordini globali – nonché nei segmenti delle grandi unità pneumatiche, della componentistica e degli accessori.

In crescita anche il numero degli addetti effettivi che, nel 2023, sono saliti a 30.690, con una significativa crescita del 7% circa.Il 2024 vedrà una normalizzazione della crescita del settore nautico con una più evidente diversificazione delle dinamiche tra prodotti di fascia alta e la piccola nautica. In questo contesto, le prospettive dell’industria nautica italiana restano complessivamente positive, pur nel quadro di complessi scenari economici esterni, in particolare grazie al contributo sostanziale del settore superyacht.Tali stime sono state confermate dai risultati del questionario sui trend di mercato elaborato dall’Ufficio Studi di Confindustria Nautica, che vedono per la cantieristica una situazione differenziata.Nello specifico, il settore superyacht prevede, per il preconsuntivo 2024, una chiusura positiva rispetto all’anno precedente per il 75% del campione e stabile per il restante 25%. L’andamento del portafoglio ordini corrente mette in luce la normalizzazione dei tassi di crescita, con circa due terzi delle aziende che indicano una limitata riduzione dell’order book (contenuta fra il -5% e il -10%) e la parte rimanente del campione suddivisa fra stabilità e crescita entro il +5%.

Analizzando la produzione cantieristica fino ai 24 metri (settori 2, 3 e 4), il quadro che emerge, come previsto negli ultimi mesi, appare più complesso: la varietà dei mercati di destinazione e della tipologia di prodotto determina risultati più eterogenei.

Le stime di chiusura del 2024 vedono infatti una contrazione del fatturato per il 60% del campione, con previsioni di riduzione comprese fra -5% e oltre il -30%, stabilità per il 18% dei rispondenti e crescita per il 22%. I trend per il 2025 appaiono invece più positivi: se la quota di imprese che ipotizzano una crescita si mantiene al 22%, soltanto un terzo delle aziende prevede una flessione del volume di affari, accrescendo le stime di stabilità al 45% del campione.

Le aziende del comparto dei motori marini registrano una chiusura del 2024 molto variegata, con una distribuzione paritaria fra crescita (fra +5% e +20%), stabilità e riduzione (fra -5% e -20%) di fatturato rispetto all’anno precedente: la tipologia dei prodotti e la loro destinazione finale (cantieri di superyacht, aziende della piccola nautica, end users) ha determinato una evidente differenziazione nei risultati di vendita. Le stime sul 2025 risultano invece confortanti, in ragione dell’effetto anticipatorio dei trend rispetto alla cantieristica: all’interno del campione un terzo dei rispondenti prevede una crescita del volume di affari, due terzi una stabilità rispetto al 2024.

In relazione al comparto degli accessori e degli equipaggiamenti, si riscontra per il 2024 una distribuzione abbastanza speculare dei rispondenti fra previsioni di crescita (39%) e flessione (42%) del volume di affari: anche in questo caso la destinazione finale delle vendite determina una differenziazione delle dinamiche dell’andamento del fatturato.

Le previsioni sul 2025 vedono un quadro in miglioramento, ma ancora prudente nelle stime: quasi due terzi del campione (63%) indica una probabile stabilità, il 23% una riduzione, il 14% un miglioramento rispetto al 2024.Infine, l’analisi della situazione delle imprese del turismo nautico (settori 7 e 9) descrive una stagione 2024 molto soddisfacente, con il 63% del campione che segnala una crescita del fatturato, il 28% una situazione di stabilità e soltanto il 9% una riduzione rispetto all’anno precedente. Anche le stime sul 2025 appaiono buone: oltre la metà dei rispondenti (55%) prevede un’ulteriore crescita del volume di affari, il 39% un mantenimento dei livelli precedenti e soltanto il 6% una possibile flessione.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Economia

Italia-Emirati, Enel con Cattaneo ad Abu Dhabi insieme a...

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Energia tra capitoli principali della cooperazione

Flavio Cattaneo - Fotogramma

L’amministratore delegato di Enel, Flavio Cattaneo, è oggi ad Abu Dhabi, insieme alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per la cerimonia di apertura del Sustainability Week 2025, evento che da oltre quindici anni promuove l’interazione tra Paesi e i principali player locali nel campo dello sviluppo sostenibile.

L’energia rappresenta uno dei capitoli principali della cooperazione tra Abu Dhabi e Italia e, in quest’ambito, Enel - unica azienda energetica italiana presente - è all’appuntamento con il suo vertice, portando il know-how e l'esperienza di leader mondiale delle energie rinnovabili e della transizione energetica in 28 Paesi del mondo. A quanto si apprende, a conferma delle ottime relazioni tra il gruppo elettrico italiano e le principali aziende locali, Enel ha perfezionato a dicembre scorso una partnership industriale a lungo termine da 1,7 miliardi di euro con Masdar, società di Abu Dhabi leader nell’energia green negli Emirati Arabi Uniti per lo sviluppo di energie rinnovabili in Spagna attraverso Endesa, società controllata da Enel. Non si escludono in futuro possibili nuove collaborazioni tra Enel e Masdar sempre nel campo delle energie rinnovabili.

La visita ad Abu Dhabi mostra ancora una volta il ruolo cruciale delle grandi aziende nella politica estera del governo, e in particolare di Enel, che negli ultimi mesi ha intensificato i suoi rapporti internazionali in varie aree strategiche del mondo. In continuità con lo spirito del Piano Mattei e sulla scia dell’esperienza del G7 in Puglia, il sistema paese consolida l’alleanza virtuosa tra istituzioni e grandi gruppi industriali, specialmente quelli attivi in ambiti fondamentali come quello energetico, per aumentare la proiezione internazionale del Paese.

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Economia

Il debito supera i 3000 miliardi, Bankitalia spiega cosa...

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Il nuovo record va letto in rapporto al pil, ricorda via Nazionale, comunicando il dato. E aggiunge: "Conta la capacità del Paese di fare fronte"

Sede Bankitalia

Nuovo record per il debito pubblico, che sale oltre quota 3000 miliardi, per la precisione a 3005,2, in aumento a novembre di 23,9 mld. Il dato fornito da Bankitalia si aggiunge alla sequenza pressoché costante di rialzi mensili e le associazioni dei consumatori, puntualmente, evidenziano quale sia il peso ricorrendo a un'operazione grossolana ma significativa: un debito pro capite sarebbe di oltre 50 mila euro, 50.944 euro, a italiano, costituendo "una zavorra per le future generazioni".

La stessa Bankitalia spiega anche come va letto il dato. Via Nazionale ricorda che "il debito pubblico in termini nominali presenta variazioni del suo valore da un mese all’altro solitamente al rialzo nel corso dell’anno", mentre "le riduzioni sono più rare, di solito in mesi dove si concentrano le principali scadenze tributarie". Dal punto di vista economico, sottolinea Via Nazionale, "nel valutare lo stato di salute delle finanze pubbliche di un paese non conta tanto il debito pubblico in termini nominali, quanto il suo andamento in relazione alla capacità del paese di fare fronte ad esso. In Italia nel triennio post-pandemico 2021-23 il debito nominale è aumentato di quasi 292 miliardi; in rapporto al pil è sceso di oltre 19 punti percentuali".

Mettendo da parte i tecnicismi e anche la composizione del debito pubblico, è importante evidenziare cosa comporta la puntualizzazione che mette nero su bianco la Banca d'Italia nella sua pubblicazione 'Finanza pubblica: fabbisogno e debito'. Cosa vuol dire considerare l'andamento del debito in relazione alla capacità del paese di fare fronte ad esso? Prima di tutto che è necessario crescere di più per contenere l’aumento del debito, perché conta il dato del debito in rapporto al pil e perché la crescita 'neutralizza' parte del debito prodotto. Il Governatore Fabio Panetta, nel suo intervento al Meeting di Rimini di questa estate spiegava: "Il problema cruciale rimane la riduzione del debito pubblico in rapporto al prodotto".

Va considerato che un debito troppo alto penalizza tutto il resto dell'economia. Lo stesso Panetta, evidenziava in quella occasione come "un debito elevato rende più onerosi i finanziamenti alle imprese, frenandone la competitività e l’incentivo a investire; espone l’economia italiana ai movimenti erratici dei mercati finanziari. Sottrae risorse alle politiche anticicliche, agli interventi sociali e alle misure in favore dello sviluppo". L’Italia, ricordava, "è l’unico paese dell’area dell’euro in cui la spesa pubblica per interessi sul debito è pressoché equivalente a quella per l’istruzione".

E' un paragone efficace, che serve a introdurre l'altro tema centrale, ovvero a cosa serve il debito che viene prodotto. Torna utile, in questo senso la distinzione tra debito 'buono' e debito 'cattivo' cui ricorreva spesso Mario Draghi quando era premier: “Il debito buono è quando si danno risorse a una società, in modo che questa riesca a fare riforme tali da diventare autonoma, e iniziare a volare con le proprie ali. Il debito cattivo è fatto di quei sussidi che vengono erogati senza che ci sia un piano industriale“.

Queste parole aiutano ad arrivare alla conclusione: il debito record, sopra 3000 miliardi, non può essere una buona notizia, comunque lo si legga; è indispensabile proseguire nella riduzione del rapporto debito/pil e, soprattutto, serve una politica economica che sia in grado di fare fronte al peso del debito che si continua ad accumulare mese dopo mese. (Di Fabio Insenga)

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Economia

Bonus elettrodomestici 2025, come funziona: occhio a click...

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La misura pensata per rinnovare gli apparecchi domestici e sostenere al contempo l’industria europea del settore

Una lavatrice e un'asciugatrice - ()

La Legge di Bilancio 2025 introduce il bonus elettrodomestici, una misura pensata per rinnovare gli apparecchi domestici e sostenere al contempo l’industria europea del settore, ma occhio al click day.

Come funziona

"L’agevolazione - spiega Simona Volpe, dell'Unione nazionale consumatori - si presenta particolarmente vantaggiosa, con un rimborso del 30% sul prezzo d’acquisto che può arrivare fino a 100 euro per tutti i nuclei familiare. Per le famiglie con Isee inferiore a 25.000 euro, il contributo massimo sale a 200 euro, confermando l’attenzione particolare verso le fasce di reddito più contenute".

"E' importante sottolineare - avverte - che il bonus potrà essere richiesto per l’acquisto di un solo elettrodomestico per nucleo familiare. Non si tratta però di un’agevolazione per qualsiasi apparecchio: gli elettrodomestici dovranno essere di classe energetica B o superiore e, aspetto particolarmente rilevante, dovranno essere prodotti in Europa. Inoltre, sarà necessario procedere alla sostituzione contestuale del vecchio apparecchio, promuovendo così un corretto processo di smaltimento e riciclo. Per questa iniziativa, il Governo ha previsto uno stanziamento significativo di 50 milioni di euro".

Occhio al click day

"Il bonus - continua - sarà valido per tutto il 2025, ma è fondamentale prestare attenzione alle tempistiche: le modalità operative verranno definite entro 60 giorni dall’entrata in vigore della Legge di Bilancio, con l’introduzione di un sistema di click-day per la presentazione delle domande".

"Gli obiettivi dell’iniziativa - ricorda - sono molteplici e si inseriscono in una strategia più ampia di sostenibilità ambientale e sviluppo industriale. Da un lato, si punta a sostenere il settore europeo degli elettrodomestici, attualmente in una fase delicata; dall’altro, si vuole accelerare la transizione verde delle famiglie italiane, promuovendo una maggiore efficienza energetica domestica e incentivando pratiche virtuose di smaltimento degli apparecchi obsoleti". "Nei prossimi mesi - afferma Simona Volpe - un decreto congiunto del ministero delle Imprese e del Made in Italy e del ministero dell’Economia e delle Finanze definirà nel dettaglio i criteri di accesso, le modalità di erogazione e le procedure per la richiesta del bonus".

"Vista la modalità di accesso tramite click day e la limitatezza dei fondi stanziati - suggerisce - consigliamo ai consumatori interessati di rimanere aggiornati sulle procedure di richiesta: c’è infatti il rischio concreto che i fondi possano esaurirsi rapidamente".

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