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Tabacco, innovazione e sostenibilità driver filiera...

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Tabacco, innovazione e sostenibilità driver filiera tabacchicola italiana

Gli effetti dell’accordo di filiera Coldiretti-Philip Morris Italia sul comparto

Tabacco, innovazione e sostenibilità driver filiera tabacchicola italiana

Il settore tabacchicolo italiano rappresenta un elemento centrale per il Paese in termini di sviluppo economico, occupazionale e sociale: l’Italia si conferma primo produttore di tabacco a livello Ue, con oltre 1/3 della produzione complessiva europea. Oltre a vantare importanti risultati sul fronte produttivo, il settore tabacchicolo italiano è un modello di sviluppo integrato della filiera in grado di coniugare crescita, innovazione e sostenibilità. Un contributo cruciale è fornito dall’Accordo di filiera Coldiretti-Philip Morris, avviato nel 2011 e recentemente rinnovato per i prossimi anni, che riveste un asset fondamentale per sostenere questo modello.

Gli ultimi approfondimenti realizzati dal Centro Studi Divulga confermano che il comparto tabacchicolo italiano è trainato dal modello di filiera integrato, in grado di coniugare innovazione e sostenibilità. Emerge infatti che le aziende aderenti all’Accordo di filiera Coldiretti-Philip Morris Italia, registrano un incremento di fatturato del +10,9% (chi resta fuori registra un calo del -14,5%) e un maggiore ottimismo nel futuro. In particolare, le aziende che guardano al futuro in chiave positiva sono il doppio delle non aderenti all’accordo di filiera (28,9% delle imprese tabacchicole aderenti al contratto contro il 12,5% di quelle non aderenti).

Un altro dato di interesse è quello relativo alla sostenibilità e alla funzione che l’innovazione può svolgere per il raggiungimento di tale obiettivo significativo. Il 92% delle aziende che partecipano all’Accordo di filiera Coldiretti-Philip Morris Italia ritengono che sia possibile mettere in atto percorsi legati alla sostenibilità, contro il 38% di quelle non aderenti, confermando come l’Accordo di filiera sia uno strumento in grado di facilitare la programmazione di lungo periodo e generare investimenti anche per la sostenibilità ambientale.

"L’Intesa con Coldiretti rappresenta un modello di filiera verticalmente integrata capace di innovare, creando valore in termini di reddito e di occupazione, oltre che di sostenibilità ambientale e sociale", ha dichiarato Cesare Trippella, Head of Leaf Eu Philip Morris Italia. "Dal 2011 Philip Morris ha deciso di acquistare tabacco direttamente dai coltivatori, riversando le risorse su tutta la filiera: un accordo end to end", sottolinea Trippella, “che garantisce sostenibilità economica alle imprese coinvolte, unita alla possibilità di attuare una programmazione strategica di lungo periodo, con investimenti volti alla salvaguardia dell’ambiente, alla transizione digitale e alla formazione dei giovani coltivatori”.

“I valori riconducibili all’accordo di filiera tra Coldiretti e Philip Morris Italia investono le diverse dimensioni della sostenibilità e consentono alle aziende agricole di guardare al futuro con maggiore fiducia rispetto ai contesti non organizzati”, ha dichiarato Gennarino Masiello, Vice Presidente nazionale di Coldiretti e Presidente di Ont Italia. Le aziende agricole che partecipano all’accordo di filiera sono, rispetto a chi non vi aderisce, più grandi e organizzate, hanno una migliore capacità di generare valore economico, mostrano una maggiore propensione ad investire ed innovare e sono guidate da imprenditori giovani e formati. Questi assetti competitivi nei prossimi anni dovranno confrontarsi con sfide di mercato e regolatorie sempre più impattanti, ma mentre nel caso delle sfide di mercato la risposta la troveremo come sempre all’interno dell’accordo di filiera, per le sfide regolatorie è necessario il contributo di tutti gli stakeholders che a vari livelli dovranno contribuire alla salvaguardia dei valori economici, ambientali e sociali derivanti dall’accordo di filiera. L’accordo di filiera integrata non è solo un contratto fatto di valori economici. Da quattordici anni con Philip Morris lavoriamo sulle buone pratiche agricole, sulla sostenibilità sociale e ambientale. A mio avviso, una filiera cresce quando c’è un paese che fa sistema perché le future sfide regolatorie, come la Ted e la Tpd, potrebbero rappresentare una minaccia per tutti, anche per i nostri agricoltori. Quello con Philip Morris è un partenariato con cui ci siamo dati obiettivi e sfide comuni”, ha concluso il Presidente Masiello.

"Dobbiamo chiedere ai politici di rispondere con il buon senso a queste direttive e di contenere l’approccio ideologico registrato fino ad ora. Vigilare per me vuol dire costruire e ragionare come 'Sistema Europa', mantenendo l’interesse nazionale soprattutto per la filiera tabacchicola, visti gli impatti economici che ha sul Paese", spiega Elena Donazzan, Assessore all'Istruzione, Formazione, Lavoro e Pari opportunità della Regione Veneto e neoeletta al Parlamento Europeo. "Non bisogna demonizzare il settore e per confutare questo approccio bisogna continuare a sviluppare studi che, attraverso i dati, dimostrino il valore che genera questa filiera integrata. Dobbiamo tradurre la demonizzazione in sostenibilità sociale e in valore economico. Infine, un’altra considerazione da fare riguarda gli accordi: quando facciamo accordi di filiera e si riesce a modificare la mentalità e i modelli di gestione, stiamo difendendo gli interessi di un comparto e delle persone che ci lavorano", aggiunge.

L’accordo di filiera tra Coldiretti e Philip Morris Italia è collegato al Verbale di Intesa sottoscritto tra il Ministero dell’Agricoltura e Philip Morris Italia, rinnovato nel 2023 prevede investimenti fino a 500 milioni di euro per i prossimi cinque anni. Si tratta del più alto investimento da parte di un’azienda privata sulla tabacchicoltura italiana. L’Accordo, giunto al suo quarto rinnovo pluriennale, a partire dal 2011 è il primo esempio di un modello di integrazione che ha consentito una programmazione strategica a circa 1000 imprese tabacchicole in Campania, Umbria, Veneto e Toscana. Nella sola regione Veneto l’impatto occupazionale stimato diretto, indiretto ed indotto è di circa 9200 addetti, per un impatto economico stimato diretto, indiretto ed indotto di 75 milioni di euro.

Philip Morris, primo acquirente del tabacco veneto (il 60% della produzione tabacchicola complessiva), investe ogni anno circa 30 milioni di euro sul territorio regionale, sostenendo la filiera e gli agricoltori. L’Accordo di filiera Coldiretti-Philip Morris Italia ha avuto ricadute positive anche nella regione Veneto che oggi rappresenta un modello a livello internazionale in termini di innovazione, digitalizzazione e sostenibilità. L'Azienda si impegna inoltre affinché le zone di produzione del tabacco vengano gestite in maniera sostenibile, per tutelare e conservare la biodiversità degli ecosistemi, con un’attenzione particolare all’uso delle risorse naturali e al mantenimento della fertilità del suolo.

Di questi temi hanno discusso Cesare Trippella, Head of Leaf EU, Philip Morris Italia; Gennarino Masiello, Vice-presidente nazionale di Coldiretti e Presidente ONT Italia; Angelo Campi, Sindaco di Salizzole; Paola Fortuna, Sindaco di Pojana Maggiore; Elena Donazzan, Assessore all'Istruzione, Formazione, Lavoro e Pari opportunità e , neoeletta al Parlamento Europeo durante il panel “La filiera integrata del tabacco italiano, sfide e opportunità”.

"Se oggi possiamo raccontare questi numeri - commenta Ettore Prandini, il presidente di Coldiretti - è grazie a un rapporto sinergico con una multinazionale che ha deciso di investire in Italia, in agricoltura e industria. Sono convinto che più andremo ad esaltare l’Italia come esempio virtuoso anche nel contesto europeo, più potremo far emergere che è possibile fare agricoltura in questo Paese. Il percorso che abbiamo fatto con Philip Morris dovremmo mutuarlo anche in altri settori".

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Overbooking, come difendersi evitando di scendere...

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I consigli dell'Unione nazionale consumatori

Overbooking, come difendersi evitando di scendere dall'aereo senza indennizzo

L'overbooking, ovvero quando i posti disponibili sull’aereo sono inferiori rispetto al numero di prenotazioni confermate e ai biglietti emessi per quel determinato volo, non è una pratica illecita, ma le compagnie aeree adottano questa strategia basandosi su statistiche che mostrano che una percentuale di passeggeri prenotati non si presenta all’imbarco (i cosiddetti 'no-show'). In pratica, si permette alle compagnie di assicurarsi che l’aereo voli a piena capacità, riducendo così i posti vuoti e aumentando la redditività. A dirlo l'Unione nazionale consumatori, Unc, ricordando che nei casi di overbooking la compagnia aerea, per prima cosa, deve verificare se vi siano dei volontari disposti a cedere il proprio posto in cambio di benefici da concordare. Questo è un aspetto molto importante perché chi 'volontariamente' decide di rinunciare al volo ha sicuramente diritto ad un volo successivo gratuito, ma sull’indennizzo può negoziare a seconda della situazione.

Il Reg. (CE) n. 261/04 prevede che la compagnia, verificato a terra l’overbooking, deve riconoscere al passeggero cui viene negato l’imbarco tre seguenti diritti.

1) compensazione pecuniaria: l’ammontare (tra 250 e 600 euro) dipende dalla tratta aerea (intracomunitaria o extracomunitaria) e dalla distanza in Km percorsa.

2) Scelta tra: rimborso del prezzo del biglietto oppure imbarco su un volo alternativo quanto prima possibile o in una data successiva più conveniente per il passeggero.

3) assistenza: pasti e bevande (e hotel) in relazione alla durata dell’attesa.

Nei casi di overbooking, la prima reazione per reclamare è immediata, non appena si scopre che si rischia di rimanere a terra. L’aspetto importante è che tutto ciò dovrebbe avvenire in aeroporto e non una volta saliti in aereo: in quel caso, ovviamente, il potere contrattuale del consumatore aumenta, così come la compensazione pecuniaria. Nei casi di overbooking in cui la compagnia non ha fornito ai consumatori i diritti che gli spetterebbero, è possibile reclamare affidandosi allo Sportello turismo e viaggi dell'Unc.

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Economia

Gruppo Cap, investimenti per oltre 1 mld entro 2033

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L’obiettivo è innanzitutto integrare la gestione sostenibile dell’acqua con quella dei rifiuti

Gruppo Cap, investimenti per oltre 1 mld entro 2033

Gruppo Cap, la green utility pubblica che gestisce il servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, presenta il nuovo Piano Industriale 2024-2028: in totale, considerando il periodo 2023 - 2033, gli investimenti sono circa 1 miliardo e 104 milioni di euro. Le risorse stanziate includono i finanziamenti ottenuti in ambito Pnrr. Per il prossimo biennio, invece, gli investimenti ammontano a circa di 324,6 milioni di euro, pari a un valore medio di 162,3 milioni all’anno. Con il nuovo piano 24-28, Gruppo Cap conferma la centralità della politica di investimento all’interno della propria strategia, così come il proprio posizionamento tra i big player nello sviluppo dell’economia circolare in Italia. L’obiettivo è innanzitutto integrare la gestione sostenibile dell’acqua con quella dei rifiuti, per incentivare il processo di decarbonizzazione alla base della rivoluzione verde e della transizione ecologica invocata dall’unione Europea.

Il Piano Industriale prevede inoltre una riduzione di 50 milioni di euro del nuovo indebitamento già previsto nel Piano Industriale 2023, grazie al miglioramento dell’andamento finanziario rilevato nell’ultimo anno e di quello prospettico dei prossimi anni. Inoltre, dal 2024 al 2028 il nuovo programma guiderà CAP con l’obiettivo di migliorare le infrastrutture del servizio idrico integrato attraverso una spinta verso l’innovazione e la digitalizzazione delle reti.

Il nostro Piano Industriale, sottolinea Alessandro Russo, Amministratore Delegato di Gruppo Cap, "ruota attorno a tre principali obiettivi: la gestione eccellente del servizio idrico, la riduzione delle inefficienze e l’espansione degli investimenti. Nei prossimi anni ci focalizzeremo soprattutto sul Pnrr. Possiamo citare, ad esempio, il Pnrr Perdite Idriche, per la riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti, per il quale verranno investiti oltre 96 milioni di euro, oppure il progetto Città metropolitana Spugna, che ha come obiettivo la riqualificazione funzionale di spazi pubblici aperti in termini ecologici, fruitivi e di valore estetico attraverso la gestione sostenibile delle acque piovane, grazie a sistemi naturali volti a contrastare le isole di calore, a ridurre il consumo di suolo e a migliorare la qualità dell’aria. Il progetto, realizzato insieme alla Città metropolitana di Milano, si compone di 90 interventi di drenaggio urbano sostenibile e nature-based solutions del valore di circa 50 milioni di euro".

In linea con la propria strategia, Gruppo Cap, di recente ha fondato CAP Evolution, la nuova realtà che opera nei settori del Waste, Wastewater ed Energy. Cap Evolution gestisce i 40 impianti di depurazione del Gruppo,vere e proprie bioraffinerie che si occupano del trattamento delle acque reflue, ma anche nella valorizzazione degli scarti, ottenendo, in particolare dai fanghi, fertilizzanti, bioplastiche, cellulosa, minerali o biometano. Per il 2024, Cap Evolution prevede ricavi pari a 77 milioni di euro, di cui 1,3 milioni derivanti dal trattamento di rifiuti liquidi e 3,8 milioni di euro da energia e biogas.

Ogni anno, negli impianti gestiti da Cap Evolution vengono trattati 350 milioni di metri cubi di acque reflue di cui il 34% viene riutilizzato, e oltre 80mila tonnellate di fanghi di depurazione, dei quali circa 40mila vengono reimpiegati in agricoltura, altri 14mila usati come fertilizzanti e 30mila termovalorizzati per produrre energia. L’obiettivo è termovalorizzare fino a 65mila tonnellate e trasformarne 20mila in fertilizzanti. Cap Evolution gestisce anche gli impianti fotovoltaici che forniscono agli asset di Gruppo Cap energia da fonti rinnovabili. Il piano industriale di Cap Evolution prevede di arrivare a sostenere il 50% dei consumi del Gruppo entro il 2030, attraverso la produzione da fotovoltaico e agrivoltaico e dall’integrazione con Neutalia, l’impianto di termovalorizzazione di Busto Arsizio partecipato da Cap.

Il progetto di bilancio consolidato è stato approvato il 24 maggio dal Consiglio di amministrazione di Cap Holding S.p.A. insieme alla Dichiarazione Consolidata di carattere non finanziario ai sensi del D.lgs. 254/2016. In dettaglio, il totale dei ricavi nel 2023 è pari a 413.524.007 euro, prevalentemente costituiti da ricavi per tariffe del servizio idrico, mentre l’utile netto è pari a 12.485.115 euro, l’attivo patrimoniale è pari a 1.401.628.193 euro.

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Economia

Gruppo Cap presenta il suo nuovo piano, l’acqua prima di...

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Un documento volto a guidare le scelte dell’azienda per i prossimi anni e che nasce dalla valutazione dei risultati raggiunti sinora

Gruppo Cap presenta il suo nuovo piano, l’acqua prima di tutto

Impegnarsi nella decarbonizzazione e aumentare la quantità di rifiuti trattati secondo i principi dell’economia circolare; supportare i comuni nello sviluppo del drenaggio urbano sostenibile; aumentare il numero di impianti gestiti da remoto e quelli digitalizzati con l’applicazione dell’Intelligenza artificiale; creare un ecosistema virtuoso di responsabilità sociale d’impresa condivisa e diffusa, attraverso la sensibilizzazione dei fornitori; valorizzare le persone, abbattere il gender pay gap e promuovere la diversity inclusion. E, soprattutto, ampliare le proprie attività attraverso la gestione del rischio idraulico, lo sviluppo di infrastrutture per incrementare la resilienza del territorio, la produzione di energia da fonti rinnovabili. Sono alcuni dei nuovi obiettivi che Gruppo Cap, la green utility che gestisce il servizio idrico della Città metropolitana di Milano, ha inserito nel suo nuovo Piano di Sostenibilità, un documento volto a guidare le scelte dell’azienda per i prossimi anni e che nasce dalla valutazione dei risultati raggiunti sinora, ma anche dall’analisi del contesto esterno, profondamente mutato rispetto al 2019, anno in cui la green utility ha pubblicato il suo primo piano.

Il nuovo piano di sostenibilità è innanzitutto una strategia di sviluppo sostenibile, con una visione di lungo periodo, che guarda fino al 2033 e identifica le sfide del settore, i risultati già ottenuti e i prossimi obiettivi. Rappresenta il completamento del percorso di ridefinizione del modello di business, attraverso il quale Cap ha integrato la sostenibilità nell’attività industriale. L’obiettivo è di garantire nel tempo la generazione del valore per gli shareholder, i collaboratori, gli stakeholder e il territorio, e porre le basi di un futuro più sostenibile per le prossime generazioni.

“Ogni passo compiuto nel trasformare il nostro business rendendolo più sostenibile è stato fatto con approccio partecipativo, coinvolgendo le nostre persone, la comunità locale, tutti i partner, i collaboratori, i fornitori e i clienti. Oggi un dialogo approfondito con gli stakeholder è ancor più necessario, soprattutto alla luce del nuovo ruolo che stiamo assumendo come abilitatori alla transizione green dei territori - spiega il presidente di Gruppo Cap, Yuri Santagostino - Se l’obiettivo è dunque fare dell’acqua e dell’innovazione i pilastri su cui costruire processi di economia circolare, insieme al passaggio a modelli produttivi sostenibili, la partecipazione di tutti è fondamentale per una condivisione del valore prodotto, vera missione di una società interamente pubblica come Gruppo Cap. Per queste ragioni l’aggiornamento del Piano di Sostenibilità nasce grazie al concorso di una pluralità di soggetti, che hanno tracciato insieme a noi la nuova rotta fino al 2033 e ai quali ci lega un dovere di trasparenza e credibilità. Con questo nuovo documento ci poniamo obiettivi più ambiziosi e ampliamo i nostri orizzonti. Perché la sostenibilità non è una medaglia da appuntarsi sul petto, ma un processo continuo, faticoso ed entusiasmante che non ha mai fine, ma solo nuovi inizi”.

La strategia di sostenibilità di Cap si articola attorno a 3 pilastri fondamentali che descrivono l’identità di Cap e delle sue persone: Sensibili, Resilienti e Innovatori. Sensibili ai bisogni delle persone, per aumentare il benessere e la fiducia di comunità sempre più consapevoli ed esigenti. Resilienti negli asset, nella governance e nella gestione per proteggere un bene essenziale per la vita. Innovatori nel mercato, per anticipare le normative e alimentare la capacità di fare rete. I tre pilastri sono a loro volta suddivisi in 9 macro-obiettivi, per un totale di 45 indicatori di performance. In continuità con il documento sviluppato nel 2019, per costruire il nuovo Piano di Sostenibilità, Gruppo Cap ha adottato un approccio partecipativo e ha coinvolto i collaboratori, la comunità locale, i partner, i clienti e gli stakeholder.

Monitoraggio annuale dei Kpi, analisi dello scenario per l’aggiornamento di target e obiettivi, e infine analisi dei mutamenti del contesto interno dell’evoluzione dell’azienda: è sulla base di questi tre input che Gruppo Cap ha individuato i 3 driver di cambiamento. L’attualità, intesa come l’insieme di cambiamenti normativi e socio-ecologici che determinano la necessità di rivedere target e obiettivi, la coerenza, che ha imposto alla green utility di allineare la propria strategia al business e a tutti gli strumenti di governance e pianificazione strategica e, infine, la razionalizzazione secondo il metodo Smart, per il quale ogni target è Specifico, Misurabile, Assegnato, Realistico, Temporizzato. Inoltre, i tre pilastri - Sensibili, Resilienti e Innovatori - sono stati connessi a tre direttrici di business individuate dal nuovo piano industriale di Cap: il primo, l’innovazione del servizio idrico, cuore e il punto di partenza della strategia, che riguarda le innovazioni che connettono acqua, energia e rifiuti; il secondo, fondato sulle partnership per la transizione green, che proiettano Cap nella gestione regionale e nazionale degli impianti di economia circolare e di infrastrutture idriche resilienti; infine il più ambizioso, che apre a Cap i nuovi mercati per la sostenibilità mettendo a pieno frutto le sinergie territoriali e di sostenibilità.

L’acqua si conferma al centro della strategia industriale di Gruppo Cap: l’innalzamento della temperatura, la siccità e gli eventi meteorologici estremi ne hanno evidenziato l’importanza. Quindi il comparto idrico deve ripensare le proprie strategie integrando i piani industriali con azioni di mitigazione e adattamento. Per Gruppo Cap questo si traduce nella necessità di allargare il perimetro delle attività ad ambiti contigui, come la gestione del rischio idraulico, la realizzazione di infrastrutture per aumentare la resilienza del territorio, la produzione di energia da fonti rinnovabili.

I RISULTATI AL 2023 - Tra i principali successi, emergono i numerosi interventi di drenaggio urbano sostenibile e l’alto tasso di innovazione. Su questo fronte, Cap ha attivato progetti per circa 70 milioni di euro con l’obiettivo di rinnovare le infrastrutture. Verrà anche completata la mappatura in 3D di tutte le reti per simulare gli interventi in studio, così da minimizzare l’impatto sul suolo. Ci sono però anche obiettivi in cui è necessario impegnarsi di più o che vanno ridisegnati, per essere più sfidanti e in linea con i tempi, come quello relativo al consumo di acqua pro capite e a quello dell’acqua del rubinetto rispetto all’uso dell’acqua in bottiglia che rappresenta un dato critico, nonostante le risorse impiegate in attività di sensibilizzazione. Nei prossimi anni sarà inoltre opportuno focalizzarsi sul tema della decarbonizzazione, sul quale Gruppo Cap ha definito i propri target in linea con le indicazioni di Sbti che ha confermato la solidità degli obiettivi dell’utility lombarda.

Per quanto riguarda, invece, la riduzione delle perdite idriche, Gruppo Cap è in linea con gli obiettivi prefissati ma non ha ancora raggiunto il target del 15% fissato per il 2033. Inoltre, la green utility guarda a best practice europee come la Germania, che già nel 2001 registrava una quota di perdite idriche del 7%.

I MACRO OBIETTIVI AL 2033: SENSIBILI - Acqua prelevata dall’ambiente (l/abitanti/giorno): 325,49. Cittadini che dichiarano di bere solo o quasi solo acqua del rubinetto (% cittadini da survey annuale): 70%. Gender pay gap (Differenza retributiva oraria media per livello): ≤5% (obiettivo 2030)

RESILIENTI - Percentuale di riduzione della CO2: -25% (obiettivo 2030). Percentuale ricavi allineati alla tassonomia: 77% (obiettivo 2030). Acqua drenata nel territorio servito (incremento % rispetto alla baseline): +28,6.

INNOVATORI - Processi gestiti con integrazione intelligenza artificiale (n. processi): 21. Fornitori con punteggio Esg maggiore o uguale a 70/94 nella valutazione Vendor Rating: 28%. Progetti di ricerca in collaborazione con enti di ricerca, università, player dell’innovazione e imprese di settore: 17.

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