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Politica
Biden, Follini: “Rinuncia sarebbe prova di...
Biden, Follini: “Rinuncia sarebbe prova di straordinario talento politico”
Il punto di vista di Marco Follini per Adnkronos
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"Cosa muove (e cosa nobilita) la politica, il carattere o la visione? Chiediamo ai leader che si provano a governarla di essere forti, tenaci, combattivi? Oppure chiediamo loro di gettare lo sguardo oltre le vicissitudini personali, oltre la loro biografie, oltre la loro stessa resilienza dinanzi alle difficoltà in cui prima o poi vengono a trovarsi? Tutte queste domande hanno ovviamente a che vedere con il duello televisivo dell’altra notte tra Biden e Trump, due attempati signori che sembrano affrontare la sfida che li oppone in vista della Casa Bianca quasi solo nella chiave della loro forza, del loro carisma, della loro popolarità -o di quel che ne resta. Finendo per aderire tutti e due a quel codice personalistico che sembra voler ridurre la contesa politica a un duello quasi fisico e alla prestanza personale dei candidati.
L’argomento, ovviamente, riguarda soprattutto Biden. Che ha mostrato tutte le esitazioni gli smarrimenti, la confusione che abbiamo potuto vedere l’altra notte, mettendo in grande allarme il suo stesso partito e inducendo tutto il mondo a chiedersi se egli a questo punto non sia davvero 'unfit', inadatto cioè a governare il mondo libero una volta chiarito che non appare più in grado di governare neppure se stesso.
Si vedrà fin nelle prossime ore da che parte penderà la bilancia. Se prevarrà nell’inner circle della Casa Bianca la tenacia nel portare a termine la candidatura, o se alla fine si farà largo la preoccupazione di non lasciare a Trump il vantaggio di potersi misurare con un antagonista in piena decadenza fisica. E cioè, se avrà la meglio il partito del 'carattere' o quello della 'visione'.
Nel frattempo, chi opera nella sfera politica e chi ne è anche solo incuriosito farebbe bene a misurare la portata degli anni che passano, del mondo che cambia, dei nuovi argomenti e delle nuove figure che si stagliano all’orizzonte. Già, perché l’istinto di tutti noi è quello di immaginare che, sotto sotto, il mondo sia sempre quello. E dunque che il potere sia pressoché eterno, e si tratti solo di conservarlo il più a lungo possibile. Mentre poi la storia ci insegna -a volte in modi addirittura impietosi- che il destino della forza politica è quasi sempre quello di indebolirsi, declinando mano a mano che passano gli anni e cambiano gli scenari.
'Il sole del potere è splendido, ma tramonta a mezzogiorno nel disprezzo generale', ammoniva Shakespeare facendolo dire a un immaginario Tommaso Moro avviato al patibolo nell’Inghilterra medievale. Come a volerci ricordare che ogni avventura politica, anche la più gloriosa e meritoria, conosce infine un punto di caduta oltre il quale diventa poco conveniente, e perfino poco dignitoso, cercare di spingersi.
Eppure, contro questa saggezza letteraria e politica, militano un’infinità di storie che si sono andare concludendo sotto il segno di una scelta fin troppo testarda. Perché il leader non sa mai davvero quando cambia il vento. E se la sua consuetudine con il potere diventa una confortevole abitudine, egli è inevitabilmente indotto a pensare che il declino appartenga sempre a un tempo ancora lontano.
Così, è probabile che Biden cercherà di resistere. Contando che quella metà di elettori che considerano Trump come un diavolo (con qualche buona ragione) si rassegnino a votare per il suo antagonista, ancorché malamente invecchiato. Calcolo improbabile, stando ai sondaggi. Eppure forse non del tutto campato per aria.
E’ probabile anche che Biden consideri un suo dovere, inesorabile e quasi tassativo, dar prova di tutta la tenacia e la resilienza di cui la sua attitudine al mestiere (chiamiamolo così) lo rende capace. La sua famiglia, il suo staff, a quanto pare lo starebbero spingendo in questa direzione. Ma soprattutto, quella sua lunga, lunghissima esperienza di palazzo, durata più di mezzo secolo, sembra a sua volta guidarlo come per istinto verso l’ennesima conferma di sé. Privandolo così della possibilità di compiere quel gesto di rinuncia che sarebbe, questa sì, una prova di straordinario talento politico". (di Marco Follini)
Politica
Liliana Segre: “Antisemitismo non potrà essere...
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La senatrice: "Mattarella mio suggeritore? Non mi dice cosa devo dire..."
![Liliana Segre](https://www.adnkronos.com/resources/028d-1ae1466bab10-965360811c08-1000/format/big/lilianasegre_statale_milano_fg.jpeg)
"Io l'ho inteso tutta la vita questo antisemitismo: celato, nascosto, non era il momento. Ma l'antisemitismo c'è sempre stato. E questa è stata l'occasione perfetta per spararlo a tutti gli effetti e in tutti gli ambienti". Così la senatrice Liliana Segre in una intervista a In Onda su La7 commentando l'intensificarsi di episodi di antisemitismo dopo il 7 ottobre in Medioriente. Può essere sradicato? "Penso che non potrà essere sradicato".
Nell'intervista, ampio spazio alla figura del presidente della Repubblica. "Io stimo talmente tanto, anzi voglio bene come a un fratello a Mattarella, gli sono grata, mi piace così stortino come è, un uomo meraviglioso, al posto giusto, guai se non ci fosse! Però lui non c'entra niente su questo. Lo so io e lo sa benissimo lui. Io non voglio e non posso tacere, posso dire anche una cosa che Mattarella non pensa, ma non è mai Mattarella che mette in bocca a me delle cose da dire in Senato", dice la senatrice sull'allusione che le sue parole sulla riforma del premierato possano essere state suggerite da Mattarella.
Allusione perché donna? "Io sono molto femminista. Indubbiamente la donna in un Paese latino come questo è sempre vista come una che non è all'altezza dell'uomo, sicuramente. E non so quanti secoli ancora ci vorranno prima che ognuna di noi prenda il proprio posto nel mondo. Può anche darsi che ci sia questo lato, ma io non lo vorrei avvertire. Preferisco pensare che gli uomini non abbiano pensato questo".
"Dal momento che Mattarella mi ha fatto senatrice, io ho preso molto seriamente questo incarico. E dato che ero già così vecchia quando sono diventata senatrice, faccio una certa fatica ad andare a Roma, cercare di essere presente a certe votazioni", prosegue. "Sono grata a Mattarella - dice ancora - ma ogni volta che l'ho incontrato l'ho anche molto rimproverato. Tutta colpa sua gli dico sempre... Cerco di fare il mio dovere, poi però ci sono mille cose che mi interessano, sono, per fortuna una appassionatissima di lettura, di musica".
Politica
Rai, caso assunzioni: ad Sergio attiva audit per verifica...
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Secondo quanto apprende l'Adnkronos l'audit sarebbe teso alla "verifica della correttezza delle procedure di selezione in direzione radio per le visual radio"
![Rai, caso assunzioni: ad Sergio attiva audit per verifica correttezza procedure](https://www.adnkronos.com/resources/028f-1b43eeb1f283-5117e93e7441-1000/format/big/roberto_sergio.png)
L'ad Rai Roberto Sergio ha attivato un audit interno sul caso delle nuove assunzioni in azienda. Secondo quanto apprende l'Adnkronos l'audit sarebbe teso alla "verifica della correttezza delle procedure di selezione in direzione radio per le visual radio". L'attivazione dell'indagine nasce dalle indiscrezioni uscite sul sito di 'Repubblica', che parlano di presunti favoritismi per l'ingresso nella tv pubblica di una serie 'programmisti multimediali' assunti nelle settimane scorse.
Politica
Governo, Crosetto al top per fiducia ministri e Giorgetti...
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Cresce il gradimento per Schillaci e Abodi, bene anche Tajani
![Guido Crosetto](https://www.adnkronos.com/resources/028b-1a8254973612-ec89d7b3e0b9-1000/format/big/crosetto_trento_fg_ipa.jpeg)
Guido Crosetto, titolare della Difesa. al top dei ministri per la fiducia, al 39%. Sul podio con lui, il responsabile dell'Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti (36%), seguiti dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, da Marina Calderone, ministro del lavoro e delle politiche sociali, dal guardasigilli Carlo Nordio, dal titolare della Farnesina, Antonio Tajani e da Andrea Abodi, a capo dello Sport: tutti con lo stesso indice di apprezzamento al 35%. La fotografia del gradimento dei ministri del governo Meloni la scatta l'Istituto Piepoli, evidenziando il trend rispetto a quanto rilevato lo scorso marzo.
Da quella data chi registra il balzo più grande sono Schillaci, titolare della Sanità, oggi a +9 nell’area Sud/Isole e Abodi, che sale del 9%, votato dai giovani tra i 18 e i 34 anni. Ottima anche la performance di Tajani, cresciuto dell'8% al Centro.