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Sport
Tour de France, Vauquelin vince seconda tappa e Pogacar...
Tour de France, Vauquelin vince seconda tappa e Pogacar nuova maglia gialla
Lunedì 1 luglio la terza frazione con partenza da Piacenza e arrivo a Torino dopo 230 km
![Kevin Vauquelin](https://www.adnkronos.com/resources/028e-1b41bebf2ebb-a9d1d2dcceb5-1000/format/big/000_34zz8ep.jpeg)
Kevin Vauquelin vince la seconda tappa del Tour de France 2024, la Cesenatico-Bologna di 200 km. Il francese dell'Arkéa-B&B Hotels si impone in solitaria con 36" di vantaggio sul norvegese Jonas Abrahamsen (Uno-X Mobility). Lo sloveno della Uae team Emirates Tadej Pogacar è la nuova maglia gialla, al posto del francese Romain Bardet (Dsm). Domani è in programma la terza frazione con partenza da Piacenza e arrivo a Torino dopo 230 km.
Sport
“Dalla terra rossa all’erba di Wimbledon...
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Secondo Andrea Bernetti, vice presidente della Società italiana di medicina fisica e riabilitativa (Simfer) "il 61% dei problemi fisici si è verificato nel passaggio tra Roland Garros e il torneo inglese"
![Campo da tennis - (Afp)](https://www.adnkronos.com/resources/0289-19e5549b30a3-80ced8c272a3-1000/format/big/tennis_campo_afp.jpeg)
Ieri l'esordio vincente di Jannik Sinner e Matteo Berrettini a Wimbledon e domani sarà derby italiano. Ma l'arrivo dei giocatori sull'erba del torneo inglese dopo la stagione della terra rossa non è sempre un passaggio senza problemi soprattutto per chi, come Sinner e anche Berrettini, ha ancora addosso le scorie di un infortunio. "Nel tennis l'erba è la superficie con più storia, ma anche quella meno diffusa a livello mondiale come superficie di gioco. Infatti, ci sono 65 tornei di tennis maggiori che si giocano ogni anno: 35 sono su campi in cemento, 23 su campi in terra battuta e 7 su campi in erba. Uno studio longitudinale condotto nell'arco di 10 anni (2003-2012), effettuato proprio durante i campionati di Wimbledon, ha rivelato che il 61% degli infortuni nel torneo si era già verificato tra il Roland Garros, che si gioca sulla terra battuta, e prima di Wimbledon, che si disputa sull'erba. Inoltre, le articolazioni più comunemente colpite erano il ginocchio, la caviglia e il tallone". Così all'Adnkronos Salute Andrea Bernetti, vice presidente della Società italiana di medicina fisica e riabilitativa (Simfer).
"Giocare su una superficie veloce, con un rimbalzo della palla minore e una lunghezza dei punti generalmente più breve, può influenzare significativamente le tipologie di infortunio - continua il medico fisiatra - Quindi, esiste un rischio potenziale di infortuni quando si passa dalla terra battuta all'erba per il cambio di superficie. Anche la scivolosità del campo, i movimenti di atterraggio o le azioni di frenata derivanti dai movimenti laterali possono comportare una notevole sollecitazione del sistema muscolo-scheletrico. Secondo una ricerca, giocare sull'erba o su un campo in cemento aumenta il rischio di necessitare di assistenza medica rispetto a giocare sulla terra battuta".
"Sebbene i campi in cemento siano maggiormente coinvolti nel rischio di infortuni da sovraccarico, in quanto più duri, la superficie non uniforme dell'erba rappresenta le sue insidie che, abbinate alla maggiore scivolosità, può aumentare il rischio di cadute e traumi distorsivi", conclude Bernetti.
Sport
Euro 2024, Abodi: “Resa incondizionata...
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"Non c'è stata reazione, non c’è stato un lampo, uno sguardo di quelli che nello sport si vedono soprattutto nei momenti difficili"
![Andrea Abodi](https://www.adnkronos.com/resources/0283-18753c53b2f7-952d3642d74f-1000/format/big/abodi_ftg.jpeg)
"Ero a Berlino e quindi ho vissuto in presa diretta l’amarezza di una disfatta, di una resa incondizionata che non è stata solo sportiva ma anche morale. Non c’è stata reazione, non c’è stato un lampo, uno sguardo di quelli che nello sport si vedono soprattutto nei momenti difficili". Il ministro per lo sport e i giovani Andrea Abodi, intervenuto nel corso di 'Non Stop News' su Rtl, si esprime così sul fallimento dell'Italia a Euro 2024. Il ministro era in tribuna a Berlino per il match degli ottavi di finale perso 2-0 contro la Svizzera.
"Bisogna tirar fuori la forza morale che la maglia azzurra deve ispirare e che chi la indossa deve poter rappresentare. La partita ormai è chiusa, siamo tornati a casa, ma la cosa che mi ha sorpreso è la ricerca di responsabilità altrui. Penso che di fronte alla sconfitta il primo fattore che deve emergere sia l’autocritica e da qui ripartire. È troppo facile guardare le responsabilità degli altri", aggiunge.
"Ancora una volta lo sport insegna ad assumersi le responsabilità direttamente e non a trasferirle -aggiunge Abodi-. I giocatori che vanno in campo lo sanno perfettamente, non posso immaginare che non abbiano avuto la capacità di riavvolgere il nastro, rivedere la partita e capire dove si è sbagliato. Tra l’altro non si tratta di errori singoli e tattici, la nazionale sembrava assente moralmente. Questo deve smuovere riflessioni, così che possa esserci un punto e a capo".
Sport
Il Cagliari piange la scomparsa di Niccolai, difensore...
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Il suo nome è tradizionalmente legato agli autogol, alcuni dei quali rimasti celebri
![Comunardo Niccolai](https://www.adnkronos.com/resources/028f-1b454a86c1b9-28d09a287dc7-1000/format/big/comunardo_niccolai.jpeg)
Lutto nel mondo del calcio per la morte a 77 anni di Comunardo Niccolai, difensore del Cagliari campione d'Italia nel 1970. A dare il triste annuncio il club rossoblù con un comunicato sul proprio sito ufficiale. "Tutto il Cagliari Calcio piange la scomparsa di Comunardo Niccolai, indimenticabile protagonista dello Scudetto del 1970. Era nato a Uzzano, piccolo centro in provincia di Pistoia, il 15 dicembre 1946. Deve il suo curioso nome di battesimo al papà, Lorenzo, che lo chiamò Comunardo in omaggio alla Comune di Parigi. Dopo gli inizi nel vivaio del Montecatini, Niccolai arrivò giovanissimo in Sardegna, alla Torres. Era il 1963: giocò 22 partite in Serie C, segnalandosi tra i migliori prospetti della categoria. Un’ottima stagione che gli valse l’attenzione del Cagliari, che lo acquistò precedendo tutte le squadre interessate al suo cartellino. Niccolai confermò le sue doti anche in rossoblù, anche se inizialmente dovette fare da riserva al più esperto Vescovi. Con la partenza di quest’ultimo nel 1968, si impossessò definitivamente della maglia numero 5. Rimase al Cagliari sino al 1976, per poi trasferirsi al Perugia e chiudere la carriera al Prato. Col Cagliari ha totalizzato oltre 270 presenze con 6 gol all’attivo".
"Intraprese quindi la carriera di allenatore all’interno della Figc -si legge su cagliaricalcio.com-. È stato apprezzato selezionatore delle giovanili azzurre tenendo a battesimo giocatori che avrebbero scritto la storia della Nazionale, come Gianluigi Buffon e Francesco Totti. Nel 1993-94 ha guidato la Nazionale maggiore femminile. Il suo nome è tradizionalmente legato agli autogol, alcuni dei quali rimasti celebri. Lui stesso ne parlava con filosofia e autoironia: 'All’inizio mi dava fastidio ma poi ci ho fatto l’abitudine. Ci sono giocatori che hanno fatto un’ottima carriera ma non se ne ricorda nessuno; io almeno ho lasciato un segno nella storia del calcio italiano'".
"Sarebbe tuttavia ingiusto limitare la carriera a questi sfortunati contrattempi. In realtà, Niccolai è stato un difensore di grande valore, arcigno, attento in marcatura, ma anche bravo ad uscire dall’area palla al piede e testa alta -sottolinea il Cagliari-. I suoi interscambi col libero, Cera o Tomasini, hanno precorso i tempi: col passare degli anni, lo scambio di posizione tra i centrali è diventata una prassi nel modo di difendere richiesto dal calcio moderno. L’eccezionale rendimento del reparto arretrato nell’anno dello scudetto (11 soli gol al passivo, record tuttora imbattuto nei campionati a 16 squadre) lo si deve anche al suo formidabile apporto. Non a caso, venne inserito nella lista dei 22 azzurri convocati per i Mondiali del Messico. Il Ct Ferruccio Valcareggi lo schierò titolare nella prima partita contro la Svezia. Sono 3 le sue presenze in azzurro. Niccolai lascia il ricordo di un grande sportivo, un uomo educato, gentile, rispettoso, cordiale, che sapeva farsi voler bene. Un maestro di calcio e di vita. Grazie di tutto, Comunardo".