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Vino, con Fondazione Enoteca Italiana Siena ricerca e...

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Vino, con Fondazione Enoteca Italiana Siena ricerca e valorizzazione del Vitigno Italia

Presentazione ufficiale alla Camera dei Deputati

Vino, con Fondazione Enoteca Italiana Siena ricerca e valorizzazione del Vitigno Italia

Riannodare i fili di una storia quasi secolare, recuperando la mission che il disciolto ente 'Mostra-Mercato nazionale dei vini tipici e pregiati', poi 'Enoteca Italica', quindi 'Enoteca Italiana', ha avuto per decenni. E farlo innovandosi nella forma e nella sostanza, tornando ad essere un luogo di ricerca scientifica, di approfondimento e divulgazione della cultura enologica, di promozione del 'Vigneto Italia' e recuperando il ruolo di valido interlocutore per le realtà produttive e non (consorzi, aziende, associazioni). Questi gli obiettivi che si sono posti i fondatori della Fondazione Enoteca Italiana Siena, sorta nei mesi scorsi a Siena su iniziativa di Elena D’Aquanno, assieme ai componenti della cordata che ha acquisito il marchio storico di Enoteca Italiana Siena e che coinvolge enti pubblici ed autonomi (Comuni e Camere di commercio), professionisti del settore, consorzi, realtà associative, a partire dall’Associazione nazionale Città del Vino, associazioni di categoria come Cna.

Fondazione che ha avuto il suo battesimo ufficiale in occasione di un evento, dal titolo 'Tra i filari della storia del vino', tenutosi venerdì 28 giugno a Roma, nella Sala del Cenacolo del complesso di Palazzo Valdina. La presentazione, introdotta dai saluti istituzionali del segretario di presidenza della Camera, Francesco Battistoni, e del presidente del gruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati, Paolo Barelli, e dalla lettura del saluto del sottosegretario all’Agricoltura, Patrizio La Pietra, è proseguita con gli interventi del vicesindaco di Siena, Michele Capitani, e del presidente della Camera di commercio di Arezzo-Siena, Massimo Guasconi.

“Oggi l’amministrazione comunale di Siena esce dai confini del suo territorio e delle proprie mura e orgogliosamente presenzia a quella che deve essere una rinascita per un patrimonio storico della città. Una rinascita fortemente voluta dall’amministrazione, che ha saputo ribaltare una situazione che da troppi anni si trascinava in modo anche doloroso”, ha detto Capitani, ricordando che nei prossimi giorni sarà firmato il contratto di concessione della Fortezza Medicea. “Per Siena perdere, di fatto, l’Enoteca è stato privarsi di una pagina storica del patrimonio culturale. Di più: un ente che era una vera e propria istituzione cittadina, una testimonianza vera e propria”, ha aggiunto il vicesindaco, plaudendo all’iniziatica di Elena D’Aquanno.

Massimo Guasconi ha ricordato che la “Camera di commercio sostiene convintamente tutti quei progetti in grado di supportare e promuovere i settori più strategici per il sistema economico della nostra provincia". "Non poteva quindi mancare - ha rimarcato - il nostro sostegno alle iniziative che la 'Fondazione Enoteca Italiana Siena' sta intraprendendo per favorire lo sviluppo della cultura e della pratica enologica e per offrire ulteriore visibilità alle produzioni ed alle etichette senesi. Iniziative che possono assumere una valenza aggiuntiva a sostegno della nostra offerta turistica. L’attività della Fondazione si sta realizzando, peraltro, in un momento molto importante per la commercializzazione dei nostri vini, soprattutto nei mercati internazionali. Nel primo trimestre 2024, abbiamo avuto una crescita delle esportazioni del 12,9% rispetto al periodo gennaio-marzo 202 con un controvalore pari a quasi 122 milioni di euro”, ha detto Guasconi.

Il moderatore Andrea Radic ha quindi passato la parola a tre co-fondatori della Fondazione Enoteca Italiana Siena: Massimo Caroti, Rosanna Zari e Mario Valgimigli. “Gli scopi della fondazione - ha detto Caroti - prevedono, tra l’altro, progetti legati alla ricerca ed al mondo scientifico, alla conservazione dei vitigni autoctoni e al loro modo di adattarsi al cambiamento climatico, avvicinarsi ai giovani con progetti legati al bere bene e in modo responsabile, valorizzare, promuovere e tutelare prodotti sani derivanti da processi produttivi a basso impatto ambientale, a km 0, naturali e Bio".

A Rosanna Zari, agronoma, componente dell’Accademia dei Georgofili e consigliera della storica Accademia dei Fisiocritici di Siena, il compito spaziare sul tema della tutela dei paesaggi viticoli italiani e sulle diversità che rendono unico e inimitabile il Vitigno Italia, effettuando un focus sulle loro caratteristiche e sul loro impatto sullo sviluppo dei territori. “L’Italia è una delle prime aree di biodiversità viticola che confermano la grande adattabilità di questa specie ai diversi ambienti contribuendo alla creazione di variegati paesaggi di cui alcuni patrimonio Unesco. La sfida di oggi per i ricercatori e i viticoltori è quella di studiare nuove cultivar e forme di allevamento per adattarsi ai cambiamenti climatici”, ha ricordato Zari.

L’intervento di Mario Valgimigli, vicepresidente della Fondazione, medico e produttore di vino, è stato invece incentrato su alcune delle future iniziative della Fondazione in linea con la missione divulgativa ed educativa di Enoteca Italiana Siena. Iniziative che prevedono “la ricostituzione di una Commissione di Selezione di Vini Pregiati, ripresa della funzione storica dell’Enoteca d’Italia e così valorizzare le caratteristiche positive del vino italiano, spesso demonizzato per motivi di concorrenza commerciale e che nulla hanno a che fare con la salute”, ha puntualizzato Valgimigli, ricordando che sono in cantiere “progetti di respiro nazionale ed internazionale di educazione al vino di eccellenza e al made in Italy in ottica salutistica".

Conclusioni affidate alla presidente della Fondazione Elena D’Aquanno che ha aperto con i ringraziamenti di rito - dalle istituzioni nazionali alla Regione Toscana, alle associazioni, in particolare l'Associazione nazionale Città del Vino, associazioni di categoria ai consorzi - per la vicinanza e il sostegno al progetto. Quindi ha ripercorso la storia dell’Ente, dalla sua nascita nel 1933 alla liquidazione, sino ad arrivare all’oggi, incentrando il suo discorso sullo spirito che ha animato la decisione di “far nascere una realtà no profit in grado di raccogliere l’eredità del disciolto ente e lavorare, in sinergia con realtà associative, aziendali, scientifiche, alla conoscenza, valorizzazione e promozione della cultura vitivinicola toscana, basando l’operato su due capisaldi: la tutela della qualità del prodotto e lo sviluppo sostenibile delle economie locali".

"È significativo che la Fondazione, che non nasce dalle ceneri dell’Ente ma si propone di recuperarne lo spirito e il ruolo, parta ufficialmente da qui, dal cuore delle istituzioni, a dimostrazione dell’ambizione e della credibilità che la circonda”, ha concluso.

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Premi: Anfiteatro Romano di Avella sold out per la consegna...

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Riconoscimenti a eccellenze internazionali del mondo delle arti, della cultura, dello sport, dello spettacolo e dell’imprenditoria.

Premi: Anfiteatro Romano di Avella sold out per la consegna di 'Artis Suavitas 2024'

E’ stato un grande successo di critica e di pubblico quello che ha riscontrato la quinta edizione del Premio Artis Suavitas, che nella serata di domenica, 30 giugno, ha visto salire sul palcoscenico dell’Anfiteatro Romano del Parco Archeologico di Avella (AV), eccellenze internazionali del mondo delle arti, della cultura, dello sport, dello spettacolo e dell’imprenditoria.

“Il nostro percorso ci insegna che mediante l’Arte e la Cultura - ha affermato Antonio Larizza, presidente di Artis Suavitas Aps - possiamo imparare come si può stare al mondo, per trovarvi bellezza in ogni istante. Anno dopo anno, profondiamo il massimo sforzo per creare qualcosa di unico, qualcosa che renda il mondo più bello e ciascuno di noi una persona migliore. A chiusura della scorsa edizione, affermai che Artis Suavitas era una sorta di magnifico viaggio che risvegliava in me la continua ricerca di una destinazione. Ebbene sì, dopo questo strepitoso successo, dopo la calorosa accoglienza e la folta e qualificata presenza che abbiamo registrato, penso che Artis Suavitas possa diventare un festival della cultura, dell’integrazione e della solidarietà”.

“Da sindaco e amministratore di questa cittadina - ha commentato Vincenzo Biancardi, sindaco del Comune di Avella - non posso che essere entusiasta della serata a dir poco stellare che abbiamo appena trascorso. Mille emozioni ci hanno accompagnato. Abbiamo avuto l'onore di ospitare nel nostro splendido anfiteatro alcune delle personalità più importanti del panorama culturale, artistico, musicale, professionisti che hanno segnato la storia e l'economia di questa nazione. Le direttrici della nostra politica di valorizzazione del patrimonio culturale coincidono perfettamente con lo spirito di questo evento".

"La volontà di contribuire alla riscoperta dell’identità del territorio, rilanciando le sue migliori vocazioni e concorrendo allo sviluppo e alla diffusione di attività culturali e sociali attraverso la promozione e la realizzazione di iniziative come Artis Suavitas. Questa serata ci ha dimostrato che stiamo percorrendo la strada giusta e che Avella con i suoi siti archeologici,la sua storia,é pronta ad accogliere eventi di questo calibro. Un ringraziamento speciale all'avvocato Antonio Larizza che con la sua passione e il suo impegno costante volto alla crescita culturale e civile della collettività ha reso Avella protagonista di questo prestigioso evento”, ha aggiunto.

“Artis Suavitas - ha detto il maestro Iginio Massari, membro del Comitato scientifico - è ormai un punto di riferimento culturale a livello nazionale per l’eccellenza dei suoi premiati e della location scelta per la cerimonia. E’ un evento in grado di valorizzare i migliori interpreti dell’italianità, nonché ambasciatori del sapere e del saper fare nel mondo”.

L’evento è stato organizzato dall’Associazione Artis Suavitas Aps, presieduta da Antonio Larizza, sotto l’Alto Patrocinio del Parlamento europeo e con il Patrocinio del ministero della Cultura, del ministero dell’Istruzione e del Merito, del ministero del Turismo, della Regione Campania, del Comune di Napoli, del Comune di Avella, dell'Università degli studi di Napoli 'Federico II', di Rai-Campania e dell’Associazione Ex consiglieri regionali della Campania. Media partner della manifestazione: Rai e Radio Marte. Madrina di questa quinta edizione è stata l’attrice Martina Stella. Mentre a condurre la serata è stata Alessia Mancini, volto della televisione italiana.

L’attrice Pia Lanciotti, l’iconica Donna Wanda Di Salvo della fiction Rai Mare Fuori, ha commosso il pubblico dell’Anfiteatro Romano di Avella con un reading dedicato alla lotta al femminicidio e a ogni forma di violenza di genere. Il cantante Stefano Larizza ha omaggiato la presenza di Mogol, l’autore per eccellenza della Musica Italiana, con una emozionante e applauditissima interpretazione del brano 'I giardini di marzo'. Molto apprezzata anche l’esibizione del duo KamAak, composto da Stella Manfredi e Luigi Castiello, che con il loro carisma neo-classico hanno allietato il pubblico con i brani 'Red Velvet' e 'Toledo'. Così come le melodie dei Gatos do Mar, con l’Arpa Gianluca Rovinello e la voce di Annalisa Madonna.

Nel corso della serata, attraverso la spettacolare performance di Susy Sand Artist, Emozioni di sabbia, la direzione artistica dell’evento ha voluto dedicare un omaggio artistico alla memoria di Giovanbattista Cutolo, il giovane musicista tragicamente scomparso l’estate scorsa a Napoli, e alla mamma del ragazzo Daniela Di Maggio che combatte una lotta quotidiana contro ogni forma di violenza, in ricordo del figlio Giogiò.

La scultura del Premio Artis Suavitas, realizzata dall'artista Cettina Prezioso, in collaborazione con Anna Napolitano, rappresenta l'Albero della Cultura, raffigurante una persona che legge prendendo linfa vitale dai valori sociali della propria terra, valori fondamentali per chi è ben radicato nel suo ambito sociale, saperi degni di essere appresi e trasmessi alle generazioni successive. Il perpetuarsi, la ciclicità di questi valori viene dimostrata nell'opera dalle radici dell'albero che affondano in una ruota, simbolo di rinnovamento e del trascorrere inesorabile del tempo.

Il Comitato Scientifico che ha selezionato tutti i premiati risulta essere così composto: Maurizio de Giovanni, scrittore, sceneggiatore, autore e drammaturgo; Antonio Fiordellisi, manager di Zurich Bank; Iginio Massari, maestro pasticciere, e Antonello Paolo Perillo, giornalista e vicedirettore della Tgr Rai nazionale.

Queste le personalità che hanno ritirato l’Albero della Cultura, l’iconica scultura che è stata consegnata ai vincitori del Premio Artis Suavitas 2024: la cantautrice Malika Ayane; il cantautore Gigi D’Alessio; il conduttore televisivo, giornalista e scrittore Roberto Giacobbo; la Content factory, casa di produzione e talent factory The Jackal; l’icona della pallacanestro e campione Nba Linton Johnson; il founder e Ceo del Gruppo Lever Touch Giovanni Liccardo; l'autore Mogol; lo scultore Lorenzo Quinn; la senatrice a vita Liliana Segre, l'atleta, modella e creator Valentina Vignali; l'amministratore delegato di Costa Crociere Mario Zanetti.

Inoltre, lo scorso 15 giugno, a Napoli, in occasione della presentazione presso il Gold Tower Lifestyle Hotel, sono stati premiati in anteprima con l’Albero della Cultura: Giovanni Grasso, giornalista e scrittore, consigliere del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la stampa e la comunicazione e Padre Enzo Fortunato, direttore della comunicazione della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano e coordinatore della Giornata Mondiale dei Bambini.

Durante la cerimonia, il neolaureato Ciro Iovino, vincitore del bando dedicato al laureato più meritevole nel corso dell'anno Accademico di riferimento, il quale, in base a quanto stabilito dal Comitato scientifico del Premio Artis Suavitas, grazie al sostegno di Marican Holding, un’eccellenza della logistica integrata e sostenibile, potrà usufruire di una Borsa di studio per accedere ad un Master di Secondo Livello presso una delle Università presenti sul territorio regionale della Campania.

Ciro Iovino è stato premiato dal rettore Università degli studi di Napoli Parthenope, Antonio Garofalo, e dall’Energy Manager di Marican Holding, Gian Franco Liotti.

Il secondo e il terzo classificato, rispettivamente Elisa Molvinni e Dario Luciano, sono stati premiati dal Sales Manager di Costa Crociere, Sandro Di Martino, ciascuno con una crociera per due persone nel Mar Mediterraneo, a bordo della nave ammiraglia della compagnia genovese.

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Vino, Marco Simonit al ‘Vine to Mind’...

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Un intervento dedicato alla progettazione del vigneto di fronte al cambiamento climatico

Vino, Marco Simonit al 'Vine to Mind' all’Harvard University di Boston

Marco Simonit, maestro di potatura della vita e ideatore insieme a Pierpaolo Sirch del Metodo Simonit&Sirch, è stato fra i relatori del 'Vine to Mind: Decanting Wine's Future with Data Science & AI', l'importante simposio che ha visto radunati all'Università di Harvard a Boston luminari del mondo del vino, menti pionieristiche del mondo della ricerca, manager di grandi aziende vinicole. L’evento, organizzato in collaborazione con il Journal of Wine Economics per celebrare il 5° anniversario dell'Hdsr (Harvard Data Science Review), aveva una duplice mission: analizzare il connubio tra le tradizioni enologiche e il dinamismo delle tecnologie contemporanee del Data Science e dell'Intelligenza Artificiale, e disegnare il futuro della viticoltura con intuizioni, innovazioni e collaborazioni basate sul Data Science. Vi hanno preso parte personaggi di spicco internazionale di vari ambiti, come Orley Ashenfelter, presidente dell’American Association of Wine Economists, Laura Catena, direttore generale di Bodega Catena Zapata, Jeffrey Meisel, vicepresidente e direttore generale di Constellation Brands, Michael Silacci, winemaker di Opus One, Mark Sahn, Cfo di Gallo, Saskia de Rothschild, Ceo e direttore generale di Château Lafite Rothschild. Due le sessioni del simposio, che è stato aperto da Xiao-Li Meng, fondatore e caporedattore dell’Harvard Data Science Review, Francesca Dominici, direttrice della Facoltà di Harvard Data Science Initiative, e Donald St. Pierre, co-fondatore e presidente AdaptEdge. La prima, 'Economia del vino guidata dal Data Science e potenziata dall'Intelligenza Artificiale', ha analizzato come i produttori e i distributori di vino possono sfruttare la ricchezza dei dati e degli strumenti di Intelligenza Artificiale per acquisire una profonda conoscenza dei comportamenti e delle preferenze dei consumatori, valutare gli effetti delle normative e delle politiche pubbliche, perfezionare le loro strategie di marketing e migliorare l'economia del vino in modo efficace e responsabile.

La seconda è stata dedicata a 'Clima e Uva' e ha affrontato la questione di come in un mondo in cui il cambiamento climatico ridisegna continuamente i confini, il Data Science possa essere la bussola che guida l’evoluzione della viticoltura. Ad aprirla è stato Marco Simonit con un intervento dedicato alla progettazione del vigneto di fronte al cambiamento climatico, che ha riscosso un notevolissimo interesse. “Il cambiamento climatico - ha spiegato Marco Simonit - è diventato un tema rilevante negli ultimi anni. Sapevamo che avremmo dovuto affrontare nuove sfide in molti aspetti della nostra vita, ma credevamo che sarebbe stato un problema per le prossime generazioni. Ci siamo però resi conto di recente che il cambiamento climatico è qui, possiamo vederlo e sperimentarne gli effetti ogni giorno. Gli effetti dei cambiamenti climatici (innalzamento delle temperature medie, eventi estremi come siccità, colpi di calore, forti tempeste) stanno determinando una frequenza sempre maggiore di effetti sui principali distretti vitivinicoli del mondo".

“Per sfuggire a questi problemi sono necessarie nuove aree viticole - ha precisato - e quindi abbiamo focalizzato due punti che riteniamo essenziali. Innanzitutto, per l'emisfero settentrionale, considerato lo spostamento a nord della coltivazione della vite già in atto, la ricerca di nuovi distretti vinicoli nelle zone più fresche. E poi quella che potremmo chiamare 'viticoltura d'alta quota', ovvero l’impianto di vigneti ad altitudini più elevate". “In questo contesto - ha concluso - è utile favorire la resilienza delle piante alle variabili climatiche: da un lato, preservando l’efficienza del sistema di conduzione dell’acqua nelle piante e migliorando le riserve nel legno vivo, dall’altro gestendo tralci e grappoli nel rispetto delle norme che garantiscano il vigore della pianta. Le densità di impianto dovrebbero essere riconsiderate, al fine di ridurre l'uso di acqua/risorse e avere spazio sufficiente per lo sviluppo dell'architettura delle piante. Bisogna progettare delle architetture dinamiche, che possono essere sviluppate e modificate in base alla vita dell'impianto: saranno loro a costituire la spina dorsale dei germogli e dei grappoli e diventeranno un punto chiave per adattare le piante al loro terroir".

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Ragazza morta a Brindisi, Anacam: “Italia anomalia Ue...

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In estate più rischi rimanere intrappolati in ascensore senza telefono in cabina

Anacam:

"L'Italia non ha dato seguito alla Raccomandazione della Commissione europea, la 216/95/CE, che invitava gli Stati membri ad adeguare progressivamente il livello di sicurezza del parco impianti nazionale degli ascensori ante direttiva ascensori 95/16/CE per portarlo al livello di quello richiesto dalla direttiva stessa. La normativa di riferimento per tutto quanto riguarda la costruzione, installazione, messa in esercizio, manutenzione e controllo degli ascensori è costituita dal decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile 1999, numero 162 che, dopo le modifiche introdotte dal dpr 23/2017, è oggi rubricato 'Regolamento recante norme per l'attuazione della direttiva 2014/33/UE, relativa agli ascensori ed ai componenti di sicurezza degli ascensori, nonché per l'esercizio degli ascensori'. Il dpr 162/99 era stato emanato per recepire in Italia la prima 'direttiva ascensori', 95/16/CE, oggi abrogata e sostituita dalla nuova 'direttiva ascensori' 2014/33/UE". Lo dice all'Adnkronos/Labitalia Luca Incoronato, direttore Anacam, Associazione nazionale delle imprese di costruzione e manutenzione ascensori, a poche ore dall'incidente mortale di una ragazza di 26 anni, in un edificio di Fasano, in provincia di Brindisi, dopo essere caduta dal quarto piano sul tetto dell'ascensore che era fermo al primo.

"La Direttiva - precisa - prevede la Marcatura CE di tutti gli ascensori immessi sul mercato comunitario europeo. E, secondo la Direttiva, gli installatori sono 'responsabili della progettazione, fabbricazione ed installazione' degli ascensori. Spetta all'installatore dichiarare la conformità dell'impianto, seguendo una delle procedure previste dalla direttiva, e apporre la Marcatura CE. In Italia la legge che riguarda la manutenzione degli ascensori è il dpr 162 del '99, una data che dunque fa da spartiacque tra le regole nazionali e quelle europee. La Commissione europea emanò anche una raccomandazione agli Stati membri, invitandoli ad adeguare progressivamente la sicurezza del parco impianti preesistente al 1999".

"Diversi Stati membri - sottolinea il direttore Anacam - come Francia, Spagna, Germania, Belgio hanno provveduto, con leggi nazionali, a adeguare i diversi impianti, imponendone delle modernizzazioni. In Italia però questa cosa non è mai successa, nonostante ovviamente le nostre insistenze e le nostre proposte. Ci provò diversi anni fa, con un decreto, l'allora ministro Scagliola, ma poi il decreto venne bocciato dal Tar del Lazio".

"Tecnicamente - precisa - in Italia quello che succede è che se un impianto è stato installato, ad esempio, nel 1935, quell'impianto è in regola se risponde alle normative di sicurezza del 1935. Ovviamente poi quando ci sono degli interventi da fare perché i componenti si usurano, si rompono, le regole normative impongono un minimo di adeguamento nel momento in cui si va a cambiare quel pezzo".

"Al nostro ministero di riferimento, quello delle Imprese e del made in Italy, ritorneremo a proporre - afferma - un adeguamento dell'Italia alla direttiva, perché oggettivamente il nostro Paese presenta un'anomalia rispetto al panorama europeo".

"Per poter tenere in esercizio gli ascensori - continua - questi devono essere affidati in manutenzione a una ditta specializzata che abbia al suo interno personale tecnico abilitato, munito del cosiddetto patentino di ascensorista. Si tratta di un'abilitazione rilasciata dalla Prefettura a seguito del superamento di un esame teorico e pratico. In Italia è dunque prevista una manutenzione abilitata da parte di una ditta specializzata che faccia almeno una volta, ogni sei mesi, una verifica di tutti i dispositivi di sicurezza dell'ascensore, per poi annotarli sul libretto dell'impianto. L'altro obbligo è quello di fare delle visite di manutenzione preventiva dell'impianto in funzione delle sue esigenze. Non c'è un numero minimo di visite di manutenzione per legge, la legge demanda alle esigenze dell'impianto e quindi alla valutazione del manutentore; perché ovviamente una cosa è un ascensore che magari serve una palazzina di due o tre piani con quattro famiglie, una cosa è un ascensore che serve 12 piani e 60 famiglie, con una frequenza di utilizzo quindi molto maggiore che richiede esigenze manutentive diverse".

Anacam precisa che per una manutenzione dell’ascensore a norma del dpr 162/99, il manutentore deve eseguire due distinte tipologie di attività sull’impianto. 1) Visite di manutenzione preventiva, finalizzate alla verifica del regolare funzionamento dei principali componenti dell’impianto, in particolare delle porte dei piani e delle serrature, dello stato di conservazione delle funi, nonché per eseguire le operazioni normali di pulizia e di lubrificazione delle parti. 2) Visite finalizzate alla verifica dell’integrità e dell’efficienza di tutti i dispositivi e dei componenti da cui dipende la sicurezza dell’ascensore (paracadute, funi, sistema di allarme etc.). Mentre per la seconda tipologia di attività il legislatore ha fissato una frequenza minima (almeno una volta ogni sei mesi, da cui la definizione di visita semestrale), da rispettare quindi in modo tassativo, per le visite di manutenzione preventiva non viene indicata una frequenza precisa poiché questa dipende dalle esigenze dell’impianto.

In concreto, il giusto numero di visite dipende dalle caratteristiche tecniche dell’impianto, dal suo stato di conservazione, dalle condizioni e dall’intensità di utilizzo. In generale, considerando le caratteristiche medie del parco impianti funzionanti in Italia, si effettuano in media dalle 6 alle 12 visite annuali (includendo anche le due visite semestrali).

E’ importante che il manutentore, una volta presa in carico la manutenzione di un impianto, svolga un’accurata ispezione iniziale dello stesso per valutarne lo stato di conservazione e le caratteristiche tecniche e, una volta verificate le condizioni di utilizzo, metta a punto un programma di manutenzione nel quale indicherà, tra l’altro, il numero annuo di visite di manutenzione preventiva necessarie per una corretta conservazione dell’ascensore, anche tenendo presenti le eventuali indicazioni riportate nel manuale di uso e manutenzione dell’impianto.

"Durante l'estate - fa presente il direttore Anacam - si corre un rischio maggiore di rimanere intrappolati in ascensore senza il telesoccorso in cabina. Dal 1999 tutti i nuovi impianti hanno per obbligo un telefono in cabina, un collegamento bidirezionale. Quando si spinge il pulsante di allarme si attiva una telefonata a un centro di soccorso, risponde l'operatore che parla con la persona in cabina, la tranquillizza e chiede l'indirizzo, manda il manutentore. Quest'ultimo fa la manovra di emergenza e sblocca la cabina per poi portarla al piano per far uscire la persona rimasta intrappolata. Questa è la cosiddetta operazione standard in sicurezza".

"Sarebbe auspicabile - sottolinea - che anche gli ascensori installati prima del 1999 avessero il telesoccorso in cabina. Ultimamente, infatti, quando si sente l'allarme nel vano scala, la gente è sempre più restia a uscire. D'estate poi nei condomini ci sono poche persone e quindi si rischia di rimanere dentro l'ascensore anche per giorni, senza che nessuno avverta il campanello di allarme. Per questo da vent'anni chiediamo il telefono in cabina, anche perché non sempre i cellulari prendono".

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