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Francia, scaduto il termine per le candidature: si ritirano...

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Francia, scaduto il termine per le candidature: si ritirano in 218 per fermare Le Pen

Dopo l'avanzata del Rassemblement National al primo turno si sono moltiplicati gli appelli alla "desistenza" per favorire gli aspiranti deputati che avrebbero più possibilità di battere i lepenisti

Emmanuel Macron e Marine Le Pen - Fotogramma

Schierato in Francia il 'fronte anti Le Pen'. Sarebbero 218 i candidati che si sono ritirati in vista del secondo turno delle legislative del 7 luglio in Francia. Alle 18 di oggi 2 luglio, ora ultima per presentare o meno la candidatura in vista del voto di domenica prossima che potrebbe consegnare le redini del Paese al Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella e il governo all'estrema destra, Le Monde ha contato 218 'ritiri', 130 dei quali da parte della sinistra e 82 nel campo della coalizione presidenziale (Ensemble).

Dopo l'avanzata del RN al primo turno di domenica scorsa si sono moltiplicati gli appelli alla "desistenza" per favorire gli aspiranti deputati che avrebbero più possibilità di battere i lepenisti.

Bardella: "Siamo noi il vero fronte repubblicano"

"Oggi il vero fronte repubblicano siamo noi". Così a 'Le Figaro' il leader del Rassemblement National, Jordan Bardella, a cinque giorni dal secondo turno delle elezioni legislative anticipate in Francia. "Se i francesi lo vorranno, avremo una maggioranza assoluta - scrive su X il delfino di Marine Le Pen rilanciando l'intervista - A differenza dei nostri avversari che vogliono solamente impedirci di vincere, noi abbiamo un'ambizione e un progetto per il Paese".

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Biden, il weekend decisivo e il ‘piano’ del...

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L'intervista alla Abc, i viaggi i Wisconsin e Pennsylvania per dare un segnale. Intanto, il 'piano': dormire di più e evitare eventi dopo le 20

Joe Biden

Dormire di più e annullare gli impegni dopo le 20. Sono le priorità che Joe Biden ha indicato, nel meeting con i governatori democratici alla Casa Bianca, per ritrovare lo smalto dopo il disastroso confronto televisivo con Donald Trump. Il presidente degli Stati Uniti, come ricostruiscono New York Times e Cnn, nella giornata di mercoledì ha avuto un meeting con oltre 20 governatori, alcuni presenti alla Casa Bianca e altri collegati.

Nella riunione, il presidente 81enne ha esordito ribadendo l'intenzione di continuare la campagna in vista delle elezioni di novembre: "Non mi ritiro". In sostanza, la sua presa di posizione ha azzerato ogni possibilità di dibattito e avrebbe creato malumore tra alcuni degli interlocutori.

Secondo le informazioni fornite da 2 persone che hanno partecipato alla riunione, Biden ha fatto riferimento ai lunghi viaggi intercontinentali - in Francia e in Italia - nelle settimane che hanno preceduto il dibattito e li ha collegati alla deludente prestazione fornita contro Trump. Il jet lag, seppur a oltre una settimana dal ritorno a casa, nel briefing di mercoledì è stato citato anche dalla portavoce della Casa Bianca, che ha fatto riferimento anche al raffreddore per spiegare la serata storta nello studio della Cnn.

Il presidente ha spiegato di aver fatto presente al proprio staff che servono più ore di sonno: Biden ha ammesso di aver 'spinto' troppo e di non aver ascoltato chi suggeriva di alleggerire l'agenda. Ora, si cambia: il presidente lavorerà meno, riposerà di più e eviterà eventi dopo le 20.

Josh Green, governatore delle Hawaii e medico, ha chiesto a Biden informazioni sulle sue condizioni fisiche. Il presidente ha spiegato di essersi sottoposto ad un check up dopo il confronto televisivo. Risultato: condizioni buone. "È solo il mio cervello", ha detto, secondo le persone informate sull'incontro. Lo staff si è affrettato a ridimensionare le parole del boss. "Stava chiaramente facendo una battuta e poi ha detto 'scherzi a parte'", ha detto Jen O'Malley Dillon, responsabile della campagna di Biden.

Le voci contrarie alla candidatura aumentano

Il quadro per Biden rimane complicato, in vista di un weekend cruciale. Tra i democratici, cominciano ad arrivare prese di posizione pubbliche inequivocabili. "Il presidente ha svolto un enorme servizio per il nostro Paese, ma ora è arrivato il momento di seguire i passi di uno dei nostri padri fondatori, George Washington, e farsi da parte per lasciare emergere nuovi leader nella sfida con Donald Trump", dice Seth Moulton, democratico del Massachussets che nel 2020 sfidò Biden nelle primarie: è il terzo deputato democratico a chiedere ufficialmente al presidente di rinunciare alla candidatura alla Casa Bianca. "Quando la tua strategia non funziona, raramente la decisione giusta è raddoppiarla, il presidente Biden non può ringiovanire", aveva già dichiarato Moulton mercoledì scorso, chiedendo al partito di considerare "tutte le possibili alternative".

"Per quanto io possa amare Joe Biden, negli stati chiave sta avendo difficoltà, dovevamo avere uno slancio dal dibattito, ma non l'abbiamo avuto. E penso che la campagna di Biden sia molto arrogante nella sua risposta", dice il deputato Scott Peters, eletto in California: il Congressman non arriva a chiedere esplicitamente il ritiro della candidatura del presidente, ma sostiene che l'ipotesi vada presa in considerazione. "Vogliamo sapere quello che la campagna di Biden pensa di fare per vincere le elezioni e cambiare questi numeri - dice riferendosi ai sondaggi - se non hanno un piano allora ci dobbiamo muovere in un'altra direzione".

Il weekend decisivo per il presidente

Biden dovrà dimostrare di essere 'fit' per l'incarico che punta a mantenere. Un passaggio fondamentale è rappresentato dall'intervista con George Stephanopolous, anchorman di Abc News, nella giornata di venerdì, quando il Commander in Chief sarà in Wisconsin. Domenica, invece, sarà in Pennsylvania, un altro stato chiave per le elezioni.

Presentata come uno scambio "approfondito", che dovrebbe permettere al presidente di uscire dal pericoloso angolo in cui è finito dopo il disastro al dibattito, in realtà la registrazione dell'intervista durerà appena 15 minuti, come rivela The Daily Beast.

Secondo il sito, i vertici del network sono preoccupati per il fatto che a Stephanopolous il team di Biden intende dare appena 15 minuti di tempo per realizzare l'intervista che dovrebbe dare rassicurazioni sulle capacità mentali dell'81enne presidente. Interpellato dal sito, un portavoce della Casa Bianca afferma che questo "è falso, l'intervista sarà più lunga".

Fonti dell'emittente citate sempre dal sito, spiegano che il tempo a disposizione potrebbe essere di una ventina di minuti, un tempo sempre relativamente breve. Dall'emittente - conclude il Daily Beast - si spera che Biden, solitamente noto per la sua loquacità, darà più tempo del previsto all'intervistatore, anche sulla base del fatto che è nell'interesse del presidente mostrare la sua capacità di essere reattivo, gestire e sostenere le domande.

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Biden e l’ipotesi ritiro, quando Johnson a sorpresa...

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Se alla fine l'81enne presidente deciderà veramente di ritirarsi, non sarà il primo presidente a farsi da parte

Joe Biden - (Afp)

Pubblicamente continua ad escludere nettamente la possibilità di un passo indietro, ma Joe Biden in privato, con consiglieri e amici fidati, ammette che i prossimi giorni saranno cruciali per determinare il futuro della sua nuova candidatura alla Casa Bianca. Se alla fine l'81enne presidente deciderà veramente di ritirarsi, non sarà il primo presidente a farsi da parte invece di candidarsi alla rielezione.

Il precedente più recente è quello di Lyndon B. Johnson che il 31 marzo 1968 shoccò il Paese annunciando a sorpresa che non si sarebbe ricandidato alla Casa Bianca parlando dallo Studio Ovale. "Con i figli dell'America su campi di battaglia così lontani, con la sfida al futuro dell'America qui in patria, con le nostre speranze e le speranze del mondo in gioco ogni giorno, non credo che non dovrei dedicare un'ora o un giorno del mio tempo ad una causa personale o di partito o qualsiasi altro compito diverso da quelli del presidente in carica", disse Johnson nel discorso con cui originariamente doveva illustrare il piano per limitare le operazioni militari Usa in Vietnam.

"Per questo non cercherò e non accetterò la nomination del partito per un altro mandato da presidente", concluse il democratico che aveva giurato la prima volta da presidente il 22 novembre 1963 a bordo dell'Air Force One parcheggiato nell'aeroporto di Dallas, due ore e otto minuti l'assassinio di John F. Kennedy.

Nel 1964 fu poi eletto a quello che fu quindi il suo primo mandato effettivo, lasciandogli la possibilità di candidarsi ad un secondo mandato nel 1968. Cosa che Johnson, che era nato nel 1937 a Stonewall in Texas, rinunciò a fare quando non aveva neanche 60 anni. Morì poi, per un infarto improvviso, a 64 anni, quando ancora non aveva maturato i requisiti per il Social Security, la pensione che lui aveva rafforzato, e il Medicare, il servizio sanitario pubblico per gli anziani che lui aveva fatto diventare legge.

A differenza di Biden, che ha vinto le primarie democratiche praticamente incontrasto, Johnson al momento in cui decise di rinunciare alla rielezioni, aveva diversi sfidanti nella corsa per la nomination, in un'America spaccata dalla guerra in Vietnam e le tensioni razziali. E nonostante le grandi riforme sociali da lui varate, il presidente democratico era arrivato alle primarie con una popolarità in netto calo.

Con una popolarità in netto calo Johnson all'inizio di marzo aveva vinto per un soffiò le primarie del New Hampshire contro il candidato anti-guerra Eugene McCarthy.

Ma il segnale politico più allarmante per lui fu poi l'ingeresso, il 16 marzo, nella corsa per le primarie di Robert Kennedy, il fratello di Jfk contro il quale Johnson aveva già perso le primarie nel 1960, entrando poi come vice presidente nel suo ticket. Uscito il presidente dalla corsa per la nomination, Bob Kennedy divenne il front runner delle primarie che avrebbe vinto se non fosse stato anche lui assassinato il 4 giugno, dopo aver vinto le primarie in California.

Secondo Mark Updegrove, storico dei presidente e direttore della LBJ Foundation, furono principalmente le preoccupazioni per la salute, piuttosto che le spaccature interne al partito. "C'è un'idea errata riguardo al fatto che Lbj ha scelto di non candidarsi di nuovo solo alle crescenti controversie e divisioni sulla guerra in Vietnam, che possono essere state parte, ma la principale preoccupazione era la sua salute", ha detto in un'intervista alla Cnn.

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Ucraina, ‘assalti al macello’: la tattica della...

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Attacchi a ondate, fino a una decina al giorno, contro le loro postazioni difensive

Soldati Ucraina (AFP)

L'Ucraina denuncia 'attacchi al macello' da parte delle forze russe. Assalti a ondate, fino a una decina al giorno, contro le loro postazioni difensive, attacchi estremamente letali per i russi. Le forze di Mosca, a maggio e giugno, hanno registrato 1.200 vittime, fra morti e feriti, al giorno, il tasso di letalità più alto dall'inizio della guerra. Una strategia che non sembra tenere conto delle perdite e che ha effetti sfiancanti sugli ucraini. La tattica, ammette Kiev, funziona. Anche se centimetro dopo centimetro.

Il colonnello Anton Baev della brigata Khartia denuncia che in poche ore, al fronte aperto dallo scorso maggio a nord di Kharkiv, possono arrivare anche diverse ondate di attacchi. "I russi in molti casi usano questi attacchi per individuare le postazioni di tiro e per mantenere esauste le nostre unità", ha spiegato, in una intervista alla Bbc. Il capitano Ivan Sekach, dispiegato con la 110esima brigata nella regione di Donetsk, a Pokrovsk, paragona quello che vede a un nastro trasportatore con i russi da uccidere, anche se, prima di cadere, magari riescono a spostare più avanti, anche se di poco, il fronte.

"I nostri ragazzi rimangono alle loro postazioni e combattono. Ma è per loro molto difficile quando quattro o cinque ondate nemiche si lanciano contro di te in poco tempo, quando devi distruggere senza fine. Non solo fisicamente, ma anche psicologicamente", aggiunge Baev.

Le vittime russe vengono abbandonate sul campo di battaglia, denuncia. Ci sono, fra i russi, anche unità zoppe, con soldati inviati a combattere feriti. "I loro obiettivi principali sono solo quelli di lanciare attacchi al macello e il nostro esaurimento completo".

"I russi purtroppo sono tanti. Stanno portando avanti questa operazione centimetro dopo centimetro, pollice dopo pollice, 100 metri in un giorno, 200 in un altro. E con successo per loro", riassume Ivan Stupak, ex funzionario dei servizi di sicurezza.

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