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Economia

Ita-Lufthansa, da nuovo Cda ad Ad designato dai tedeschi: i...

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Ita-Lufthansa, da nuovo Cda ad Ad designato dai tedeschi: i prossimi passi

Tutte le tappe di un'operazione da 829 milioni di euro

Giancarlo Giorgetti, il presidente di Ita Antonino Turicchi, il Ceo di Lufthansa Carsten Spohr e il personale di volo - Fotogramma

Dopo il via libera alle nozze tra Ita e Lufthansa con condizioni ci saranno diversi passaggi formali che porteranno al closing dell'operazione prevista per il quarto trimestre del 2024. Il closing dell’operazione sarà subordinato alla conclusione di accordi vincolanti con i remedy takers, accordi che dovranno essere previamente approvati dalla Dgcomp. Per implementare tali remedies e procedere quindi con il closing è stato fissato un termine massimo di 4 mesi a partire dalla data della decisione.

I primi passaggi

Dopo il closing sarà convocata un’assemblea straordinaria che procederà a deliberare l’aumento di capitale riservato da 325 milioni di euro da parte di Lufthansa e la nomina del CdA che sarà composto da cinque membri, tre nominati dal ministero dell’Economia e delle Finanze, tra i quali il presidente e due da Lufthansa, uno dei quali assumerà l’incarico di amministratore delegato. Nella prima fase della partnership la strategia di sviluppo di Ita Airways sarà condivisa tra i due azionisti, le deleghe operative saranno attribuite all’Amministratore Delegato.

La seconda fase

La seconda fase, che si aprirà nella finestra 2025-2027, impegnerà Lufthansa a rilevare un ulteriore 49% del capitale del vettore italiano con un investimento pari a ulteriori 325 milioni di euro, che saranno versati direttamente al Mef. A fine 2027, e subordinatamente al raggiungimento di alcuni parametri previsti dal piano industriale di Ita Airways in termini di Ebitda e Posizione Finanziaria Netta, Lufthansa verserà al Mef un earn out di 100 milioni di euro.

Con il perfezionamento dell’acquisizione da parte di Lufthansa di una quota pari al 90% del capitale, al Mef sarà riservata la nomina di un proprio rappresentante nel Consiglio di amministrazione della Compagnia italiana. Infine, nell’intervallo temporale 2028-2029, il partner tedesco rileverà il residuo 10% del capitale di Ita Airways al prezzo di 79 milioni di euro. Nel complesso, dunque, l’acquisizione di Ita Airways comporterà per Lufthansa un investimento complessivo di 829 milioni di euro.

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Economia

Rateizzazione cartelle 2025, cosa cambia e tutte le novità...

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Con il via libera definitivo sul Decreto Riscossione, arrivato il 3 luglio, si pongono le basi della nuova rateizzazione delle cartelle esattoriali: dal 2025 cambiano gradualmente i piani di pagamento che si possono richiedere

Rateizzazione cartelle 2025, cosa cambia e tutte le novità del DL Riscossione

Chi riceve delle cartelle esattoriali può richiedere di saldare il debito con il Fisco tramite una rateizzazione: oggi è possibile ottenere un piano ordinario fino a 72 rate oppure straordinario fino a un massimo di 120.

Dal 2025 sarà possibile suddividere i pagamenti in tempi che, anno dopo anno, diventano sempre più lunghi: a prevederlo è il Decreto Riscossione, approvato in via definitiva con il Consiglio dei Ministri del 3 luglio.

Dal 2025 rateizzazione delle cartelle in 84 rate mensili: le novità del Decreto Riscossione

L’importo del debito da rateizzare continuerà a fungere da spartiacque: entro i 120.000 euro sarà possibile accedere al piano di rate senza documentare dettagliatamente le proprie difficoltà economiche.

In via semplificata dal 2025 si potrà richiedere di suddividere il pagamento delle cartelle esattoriali in 84 rate mensili.

Attualmente il piano ordinario si ferma a 72 rate, mentre in via straordinaria e con dettagliata documentazione si può arrivare alla suddivisione dei pagamenti in 10 anni.

Il calendario di versamenti della rateizzazione semplice si amplierà ulteriormente negli anni successivi:

●dal 2027 i contribuenti potranno richiedere l’accesso a 96 rate mensili;

●dal 2029 si arriverà a un piano che arriva fino a 108 rate.

Come cambia la rateizzazione delle cartelle: le novità dal 2025

I cittadini e le cittadine che, invece, presenteranno una specifica documentazione a sostegno delle proprie condizioni economiche potranno accedere a una rateizzazione ancora più estesa che parte da 85, 96 e 108 rate e arriva fino a 120 rate mensili in base all’anno in cui viene effettuata la richiesta.

A prescindere dal momento in cui si richiede la rateizzazione delle cartelle, invece, il piano arriva fino a un massimo di 10 anni nei seguenti casi:

●importi superiori ai 120.000 euro;

●documentazione a sostegno della propria condizione economica.

I dettagli sugli elementi da considerare per provare le difficoltà economiche saranno stabiliti con un decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze: in ogni caso, tra gli altri fattori, per le persone fisiche e i titolari delle ditte individuali continuerà a far fede l’ISEE, Indicatore della Situazione Economica Equivalente, mentre per gli altri soggetti sarà preso in considerazione l’indice di liquidità.

Lo stesso testo individuerà anche particolari eventi che potranno far scattare la temporanea situazione di obiettiva difficoltà e metodi di valutazione diversi nel caso in cui non siano applicabili i parametri standard.

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Economia

Irpef, a Milano i contribuenti più tartassati d’Italia

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I residenti della Città Metropolitana nel 2022 hanno versato all’erario un’imposta media sui redditi delle persone fisiche pari a 8.527 euro. Seguono Roma e Monza-Brianza. I meno vessati nel Sud della Sardegna

Tasse - 123RF

Sono i residenti della Città metropolitana di Milano i contribuenti Irpef più tartassati d’Italia. Nel 2022 hanno versato all’erario un’imposta media sui redditi delle persone fisiche pari a 8.527 euro. Seguono i soggetti Irpef di Roma con 7.092, di Monza-Brianza con 6.574, di Bolzano con 6.472 e di Bologna con 6.323. I meno 'vessati' del Paese, invece, sono i residenti della Sud Sardegna: sempre nel 2022 l’Irpef media pagata al fisco nella provincia sarda da ogni singolo contribuente è stata pari a 3.338 euro. Il dato medio nazionale, invece, si è attestato sui 5.381 euro. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia, che ha messo a punto la graduatoria per importo Irpef medio versato all’erario dai contribuenti italiani suddivisi per le 107 province presenti in Italia.

Un dato, fanno notare gli artigiani veneti, che va letto con attenzione: così come afferma il comma 2 dell’articolo 53 della Costituzione, il nostro sistema tributario è fondato sul criterio di progressività. Pertanto, i territori dove il prelievo Irpef medio è più importante sono anche quelli dove i livelli di reddito sono più elevati. Va altresì segnalato che, verosimilmente, dove si paga di più, la qualità e la quantità dei servizi erogati dalle Amministrazioni pubbliche di questi territori spesso sono di rango superiore rispetto a quelli somministrati nelle altre aree del Paese dove si pagano meno tasse. Insomma, a Milano, Roma, Monza, Bolzano, Bologna, Parma, è vero che il prelievo fiscale è più elevato, ma ciò è ascrivibile al fatto che in queste province la concentrazione dei contribuenti più abbienti è maggiore che nel resto del Paese. Inoltre, è utile ricordare che rispetto alla stragrande maggioranza delle altre realtà urbane, questi cittadini pagano di più, ma al contempo beneficiano di servizi pubblici (sanità, scuola, trasporti, cultura, tempo libero, etc.), che spesso presentano livelli di qualità non riscontrabili altrove.

I contribuenti Irpef presenti in Italia, ricorda la Cgia, sono poco più di 42 milioni, di cui 23,3 milioni dichiarano redditi da lavoro dipendente, 14,5 milioni dichiarano redditi da pensione, 1,6 milioni sono occupati come lavoratori autonomi e 1,6 milioni presentano altri redditi (affitti, terreni, rendite mobiliari, etc.). Nel 2022 l’importo medio nazionale di Irpef versato all’erario è stato pari a 5.381 euro. La percentuale di contribuenti che ha pagato meno della media nazionale si è attestata al 69 per cento. Questo vuol dire che in Italia quasi 7 contribuenti Irpef su 10 versano al fisco meno di 5.381 euro all’anno. L’area che presenta la percentuale più bassa, pari al 60 per cento, è la Provincia Autonoma di Bolzano. Seguono il Lazio con il 63 per cento, la Lombardia con il 64 per cento, la Valle d’Aosta con il 66 per cento e l’Emilia Romagna e la Liguria entrambe con il 67 per cento. Le regioni, invece, dove il tasso dei contribuenti meno abbienti è nettamente maggiore li scorgiamo in Calabria, dove il 78 per cento dei contribuenti paga meno della media nazionale, nella Provincia autonoma di Trento con l’80 per cento e nelle Marche con l’84 per cento.

Sempre nel 2022 le casse dello Stato hanno ricevuto 174,2 miliardi di euro di Irpef netta che, come dicevamo più sopra, ammonta a 5.381 euro per ogni contribuente. Questi 174,2 miliardi, ovviamente, sono “sottodimensionati” di almeno 20 miliardi euro di detrazioni Irpef previsti dalla legge (per spese mediche, tasse scolastiche, interessi passivi sul mutuo prima casa, bonus edilizi, etc.). Inoltre, a concorrere a ridurre il prelievo vi sono altri 28 miliardi di oneri deducibili Irpef (contributi previdenziali, contributi per la previdenza complementare, spese mediche per disabilità, assegno coniuge, etc.) che abbattono il reddito complessivo su cui, successivamente, si applica l’aliquota Irpef corrispondente. Tra le 107 province italiane monitorate dalla Cgia, Roma presenta il più alto numero di contribuenti Irpef: 2,9 milioni di persone di cui 1,7 milioni di lavoratori dipendenti, 904 mila pensionati, 107 mila lavoratori autonomi e 64.300 soggetti con redditi da partecipazione. Seguono Milano con 2,4 milioni, Torino e Napoli entrambe con 1,6, Brescia con 927.100, Bari con 828.500, Bergamo con quasi 823 mila e Bologna con 796.700.

Nonostante il peso delle tasse negli ultimi anni sia in calo, continuiamo ad avere un livello di pressione fiscale tra i più elevati in Ue. Nel 2023, infatti, solo la Francia, il Belgio, la Danimarca e l’Austria hanno registrato un peso fiscale superiore al nostro. Se a Parigi la pressione fiscale era al 45,8 per cento del Pil, a Bruxelles si è attestata al 45,3 per cento, a Copenaghen al 44,5 per cento e a Vienna al 42,9 per cento. Da noi, invece, ha toccato la soglia del 42,5 per cento. Tra i 27 dell’Ue, l’Italia si è “piazzata” al 5° posto. La Germania, invece, si è posizionata al 10° con una pressione fiscale del 40,6 per cento e la Spagna al 13° con il 37,8 per cento. La media dei Paesi europei è stata del 40,3 per cento; 2,2 punti in meno della media italiana.

Secondo quanto riportato nel Documento di Economia e Finanza 2024, quest’anno la pressione fiscale è stimata al 42,1 per cento del Pil, in diminuzione di 0,4 punti rispetto alla soglia toccata nel 2023. Questo risultato è ascrivibile al fatto che il Pil nominale è destinato a crescere (+3,7 per cento) più velocemente dell’incremento del gettito fiscale (+2,6 per cento). Pertanto, la pressione fiscale è attesa in diminuzione. Si ricorda, infatti, che la stessa è data dal rapporto tra il gettito fiscale e il Pil nominale.

L’incremento del gettito del 2,6 per cento rispetto al 2023 dipende da una pluralità di fattori: il primo è legato alla crescita economica (+1 per cento circa nel 2024); il secondo alla crescita delle retribuzioni, grazie ai rinnovi contrattuali, alla corresponsione degli arretrati nel pubblico impiego e all’aumento dell’occupazione. Più contenuto, invece, è l’impatto sulle entrate riconducibile agli inasprimenti fiscali previsti per quest’anno, come la maggiore tassazione sui tabacchi, l’incremento dell’Iva su alcuni prodotti per l’infanzia, l’igiene femminile e alle riaperture dei termini per la rivalutazione e il pagamento dell’imposta sostitutiva sulla rivalutazione dei terreni e delle partecipazioni.

Infine, hanno sicuramente condizionato il risultato finale anche le misure che nel 2024 hanno alleggerito il prelievo fiscale sugli italiani, come la riduzione dell’Irpef, tramite l’eliminazione del secondo scaglione di reddito (minor prelievo pari a circa 4,2 miliardi di euro) e il “bonus mamme”, con l’esonero contributivo per le lavoratrici dipendenti con due figli.

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Economia

Sciopero personale Fs: oggi e domani Frecce, Intercity e...

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Lo stop a partire dalle 21.00 e fino alle 21.00 di domenica 7 luglio

Sciopero dei treni oggi 6 luglio e domani, domenica 7 luglio - Fotogramma

Proclamato da alcune sigle sindacali autonome uno sciopero nazionale del personale del Gruppo Fs Italiane, dalle ore 21 di oggi - sabato 6 luglio - alle ore 21 di domani, domenica 7 luglio. Lo sciopero nazionale, si legge in una nota del gruppo Fs, potrebbe avere un impatto significativo sulla circolazione ferroviaria e comportare cancellazioni totali e parziali di Frecce, Intercity e treni del Regionale di Trenitalia. Gli effetti, in termini di cancellazioni e ritardi, potranno verificarsi anche prima e protrarsi oltre l’orario di termine dello sciopero.   

Trenitalia, tenuto conto delle possibili importanti ripercussioni sul servizio, invita tutti i passeggeri a informarsi prima di recarsi in stazione e, ove possibile, a riprogrammare il viaggio.   

Informazioni su collegamenti e servizi attivi sono disponibili attraverso l’App Trenitalia, la sezione Infomobilità del sito web trenitalia.com, i canali social e web del Gruppo Fs Italiane, il numero verde gratuito 800 89 20 21, oltre che nelle biglietterie e negli uffici assistenza delle stazioni ferroviarie, le self-service e le agenzie di viaggio convenzionate. 

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