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Gb, prima riunione governo Starmer: “Tantissimo lavoro da fare”

Sono andati 412 seggi ai Labour, 121 ai conservatori. Il neo premier e la telefonata con Zelensky: "Sicurezza e difesa primo dovere del mio governo". Lo stop al piano migranti in Ruanda e l'economia al centro dell'agenda dei prossimi mesi

Keir Starmer (Fotogramma)

"Abbiamo un'enorme quantità di lavoro da fare, quindi, ora procediamo con il nostro lavoro". Lo ha dichiarato il nuovo primo ministro britannico, Keir Starmer, presiedendo la prima riunione di governo all'indomani del successo a valanga del Labour alle elezioni politiche. Dando il benvenuto alla sua nuova squadra di governo, Starmer ha sottolineato che "è stato l'onore e il privilegio della mia vita essere stato invitato ieri dal Re, Sua Maestà il Re, a formare un governo e a formare il governo laburista del 2024".

412 seggi ai Labour, 121 ai conservatori: i risultati definitivi

Sono definitivi i risultati delle elezioni nel Regno Unito. Secondo il conteggio ufficiale, ai laburisti sono andati 412 seggi, 211 in più rispetto al voto del 2019, ai conservatori 121 (-251), ai Lib Dem 72 (+64) e al Partito nazionale scozzese 9 (-39). Trentasei seggi (+15) sono andati ad altri partiti, tra cui il Reform Party di Nigel Farage, che entra per la prima volta in Parlamento e assicura cinque seggi alla sua formazione.

La telefonata con Zelensky

Il nuovo primo ministro britannico, Keir Starmer, ha annunciato di aver già parlato con diversi leader internazionali, tra cui il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, al quale ha garantito che il Regno Unito continuerà nel suo sostegno a Kiev. Nel corso della prima conferenza stampa, convocata dopo la vittoria a valanga delle elezioni politiche, Starmer, che martedì volerà a Washington per il vertice della Nato, ha definito sicurezza e difesa "il primo dovere" del suo governo.

Domani sarà in Scozia

Sarà in Scozia già "domani" la prima visita in programma per il neo primo ministro britannico, Keir Starmer. Lo ha annunciato lo stesso leader laburista, precisando che nei prossimi giorni sarà impegnato in un tour che, dopo la Scozia, lo vedrà in Irlanda del Nord e Galles prima di far ritorno in Inghilterra. "Giovedì abbiamo chiaramente ricevuto il mandato da tutte e quattro le nazioni. Per la prima volta in più di 20 anni, abbiamo la maggioranza in Inghilterra, Scozia e Galles, e questo è un chiaro mandato per governare tutti e quattro gli angoli del Paese", ha detto Starmer.

L'economia al centro dell'agenda governativa

La crescita economica è "la missione numero uno di un governo Labour". Il leader laburista ha spiegato che l'obiettivo di governo è che "la crescita sia ovunque in tutto il Paese in modo che le persone stiano meglio ovunque vivano".

Starmer e lo stop al piano migranti in Ruanda

"Morto e sepolto, prima ancora di iniziare" ha detto il premier laburista confermando l'intenzione di abbandonare il piano, messo a punto dal precedente governo per trasferire in Ruanda i migranti illegali che arrivano nel Regno Unito. La possibile deportazione dei migranti in Ruanda "non è mai stato un deterrente - ha sottolineato Starmer - e non sono disposto a continuare con espedienti che non servono a scoraggiare nessuno". "Qualcuno dia un'occhiata al numero di migranti che abbiamo ricevuto dall'inizio dell'anno. Un record nei primi sei mesi", ha ricordato il premier, contestando la tesi del suo predecessore Rishi Sunak, secondo cui il piano di deportazione nel Paese africano avrebbe dissuaso i migranti a entrare illegalmente nel Regno Unito. Secondo dati aggiornati al 25 maggio scorso, in meno di cinque mesi sono entrati nel Paese oltre 10.700 migranti.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Libano, Hezbollah: “Scontri con esercito di Israele...

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Hezbollah: "Scontri con esercito israeliano al confine con il Libano". Nyt: "Per funzionari Usa Sinwar è vivo e vuole guerra regionale". Allerta Fbi per 7 ottobre

Fumo dopo un attacco aereo israeliano che ha preso di mira i sobborghi meridionali di Beirut  - (Afp)

Mentre Hezbollah riferisce di scontri con le truppe israeliane al confine con il Libano ("I soldati del nemico israeliano hanno tentato di nuovo di avanzare verso la periferia del villaggio di Odaisseh (Adaysseh)" e 'gli scontri continuano'), Donald Trump afferma che Israele dovrebbe colpire i siti nucleari dell'Iran. "La risposta doveva essere: colpite il nucleare prima e preoccupatevi poi", ha detto il tycoon a chi gli chiedeva cosa pensasse della risposta data dal presidente Usa sulla possibilità che lo Stato ebraico colpisca gli impianti atomici di Teheran.

Joe Biden si è detto contrario e nelle ultime ore ha esortato il governo israeliano guidato dal primo ministro Benjamin Netanyahu a cercare anche "altre alternative" agli attacchi alle installazioni petrolifere iraniane.

Hamas: "Comandante brigate al-Qassam ucciso in raid in Libano"

Intanto Hamas conferma l'uccisione in Libano di Saeed Atallah Ali, un comandante del braccio armato del gruppo, le Brigate al-Qassam. E' stato ucciso, secondo quanto confermato da Hamas e riportato dalla tv satellitare al-Jazeera, in un raid di un drone israeliano che ha colpito il campo profughi palestinesi di Beddawi, nella zona di Tripoli, nel nord del Paese dei Cedri. Nell'operazione, stando a Hamas, sono rimasti uccisi anche la moglie e due figlie di Atallah Ali. "Promettiamo al nostro popolo di vendicare il sangue puro versato e di confermare che la nostra prossima serie di risposte sarà nei fatti prima che nelle parole", afferma Hamas.

Forze israeliane: "Raid contro Hezbollah in una moschea nel sud"

I militari israeliani confermano raid effettuati nella notte contro "elementi dell'organizzazione terroristica di Hezbollah che operavano in un centro di comando all'interno di una moschea adiacente al Martyr Salah Ghandour Hospital, nel sud del Libano". L'operazione è avvenuta a Bint Jbeil.

Idf a sfollati libanesi: "Non tornate a casa, ci saranno altri raid"

Le Forze di difesa israeliane esortano gli sfollati libanesi in fuga dalle operazioni militari a non tornare nelle loro case, perché i raid contro il sud del Libano continuano. Lo ha scritto su X un portavoce delle Idf, senza specificare quali sono i villaggi che sono nel mirino.

Unifil: "Restiamo in tutte le nostre posizioni"

Unifil, la forza delle Nazioni Unite in Libano, non lascerà le sue posizioni nel sud del Libano nonostante quella che è stata definita una richiesta di "riposizionamento" da parte di Israele. "Il 30 settembre le Idf hanno notificato a Unifil la loro intenzione di avviare incursioni di terra limitate in Libano - afferma la Missione secondo quanto si legge sul Guardian - Hanno anche chiesto il trasferimento di alcune nostre posizioni". I caschi blu, assicurano, "restano in tutte le posizioni e continua a sventolare la bandiera delle Nazioni Unite".

Allerta Fbi per 7 ottobre

Allerta Fbi e Dipartimento per la sicurezza interna per possibili minacce alla sicurezza o violenze in vista del 7 ottobre, quando sarà passato un anno dall'attacco di Hamas in Israele. L'anniversario, è la valutazione nel contesto del conflitto in corso, potrebbe essere "un fattore motivante per estremisti violenti o autori di crimini d'odio a commettere atti di violenza o minacciare la sicurezza pubblica".

Fonti Usa a Cnn: "Attacchi a siti nucleari iraniani? Da Israele nessuna garanzia"

Esclusi attacchi a impianti nucleari iraniani dopo l'attacco missilistico iraniano contro Israele? Nessuna garanzia da Israele all'Amministrazione Biden. Lo ha confermato alla Cnn un funzionario di alto livello del Dipartimento di Stato Usa, spiegando che è "davvero difficile" dire se Israele sfrutterà l'anniversario degli attacchi di Hamas del 7 ottobre per rispondere.

"Speriamo e ci aspettiamo un po' di saggezza come forza, ma come sapete, nessuna garanzia", ha affermato. E sulla data del 7 ottobre ha detto di "pensare in un certo senso che vogliamo evitare il 7" e quindi secondo la sua valutazione "se ci sarà qualcosa sarà probabilmente prima o dopo".

Nyt: "Per funzionari Usa Sinwar è vivo e vuole guerra regionale"

Yahya Sinwar sarebbe vivo, starebbe ancora prendendo decisioni cruciali per Hamas, avrebbe indurito le sue posizioni, sarebbe diventato fatalista dopo quasi un anno di guerra a Gaza, non avrebbe alcuna intenzione di raggiungere un accordo con Israele e anzi sarebbe determinato a vederlo coinvolto in un conflitto più ampio in Medio Oriente. E' quanto emerge dal New York Times che cita funzionari statunitensi. Anche se, riconoscono, non esiste una prova certa della sua esistenza in vita.

Secondo il giornale, i negoziatori americani credono che Hamas non abbia alcuna intenzione di raggiungere un accordo con Israele per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza dall'attacco del 7 ottobre di un anno fa in Israele che ha portato all'avvio delle operazioni militari israeliane contro Hamas nell'enclave palestinese. E, scrive ancora il Nyt, i funzionari Usa ritengono anche che il premier israeliano Benjamin Netanyahu sia preoccupato soprattutto della sua sopravvivenza politica e potrebbe non ritenere che un cessate il fuoco a Gaza sia nel suo interesse.

Stando ai funzionari americani, nelle ultime settimane - si legge - Hamas non ha mostrato alcun desiderio di impegnarsi in colloqui. E le fonti sospettano sia più rassegnato di fronte al proseguimento delle operazioni militari israeliane. La convinzione di Sinwar sarebbe, secondo i funzionari, che una guerra più ampia con maggiori pressioni per Israele e i suoi soldati potrebbe portare i militari a ridurre le operazioni a Gaza. E, osserva il Nyt, la guerra nella regione si è allargata, ma non in modo tale da avvantaggiare significativamente Hamas, "almeno non ancora".

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Esteri

Israele, pioggia di bombe sul Libano: attacco record non è...

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Tel Aviv punta a concludere i combattimenti in 2-3 settimane. Mistero su funerali Nasrallah a Teheran. Media: "Safieddine ucciso in attacco su Beirut". Iran avverte: "Se necessario attaccheremo ancora". Biden: "Stiamo facendo molto per evitare guerra totale".

Attacco di Israele in Libano - (Afp)

Israele ha martellato il Libano con una ferocia senza precedenti nella sua lotta contro Hezbollah. E' quanto riferisce il gruppo di monitoraggio dei conflitti Airwars, secondo il quale i bombardamenti di Tev Aviv contro le roccaforti di Hezbollah nel Paese, segnano la "campagna aerea più intensa" al mondo al di fuori di Gaza degli ultimi due decenni.

Secondo il ministero della Salute libanese, i raid di Israele hanno ucciso in meno di tre settimane oltre 1.400 persone, ferendone circa 7.500 e costringendo più di un milione di persone a lasciare le proprie case. Gli attacchi dello Stato ebraico avvengono a “un livello e a un'intensità che gli stessi alleati di Israele non avrebbero mai effettuato negli ultimi 20 anni”, ha dichiarato alla Cnn Emily Tripp, direttrice del gruppo con sede nel Regno Unito, che citato la campagna militare guidata dagli Stati Uniti contro l'Isis nel 2017, dove, al culmine della battaglia per Raqqa - la capitale de facto del gruppo terroristico - sono state impiegate 500 munizioni in un solo giorno.

Nell'arco di due giorni, il 24 e il 25 settembre, l'esercito israeliano ha dichiarato di aver utilizzato 2.000 munizioni e di aver effettuato 3.000 attacchi. In confronto, per la maggior parte dei 20 anni di guerra in Afghanistan, gli Stati Uniti hanno effettuato meno di 3.000 attacchi all'anno, a parte il primo anno dell'invasione, in cui sono stati effettuati circa 6.500 attacchi - secondo i dati di Airwars analizzati dalla Cnn.

Israele vuole concludere combattimenti in Libano in 2-3 settimane

Secondo quanto riferisce Channel 12, i militari israeliani ritengono che i combattimenti in Libano si concluderanno in due o tre settimane. L'indicazione è stata data da un alto funzionario della sicurezza israeliano che ha recentemente incontrato una delegazione delle famiglie degli ostaggi. Secondo il funzionario, l'obiettivo di Israele è quello di raggiungere un accordo con Hezbollah che consentirebbe poi di ottenere un'intesa sugli ostaggi.

Giallo sulla morte del successore di Nasrallah

In uno degli ultimi devastanti attacco su Beirut, i caccia dell'aeronautica militare israeliana hanno sganciato circa 73 tonnellate di bombe sul sobborgo di Dahieh, la roccaforte del Partito di Dio. Il raid aveva come obiettivo il bunker dove si nascondeva Hashem Safieddine, il cugino di Hassan Nasrallah e da molti indicato come suo probabile successore alla guida di Hezbollah.

Secondo quanto riferiscono la radio dell'esercito israeliano ed il sito di Maariv, Safieddine sarebbe stato ucciso nell'attacco insieme al capo dell'intelligence di Hezbollah, Hussein Hazimah, noto come "Mortada". I due, insieme potrebbero essere morti a causa del crollo del bunker dove si trovavano con altri esponenti di alto livello di Hezbollah o dei gas tossici provocati dalle esplosioni.

Khamenei: "Israele vampiro, 7 ottobre legittimo"

Contro Israele si è scagliato la Guida Suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei che, nel suo intervento alla cerimonia a Teheran in ricordo di Hassan Nasrallah, ha definito il lo stato ebraico "un vampiro" e giudicato un "atto legittimo" l'attacco di Hamas del 7 ottobre dello scorso anno.

"Del tutto legittimo" anche l'attacco missilistico dell'Iran contro Israele secondo Khamenei che ha avvertito: "Se necessario colpiremo ancora".

Mistero su funerali Nasrallah

I funerali di Hassan Nasrallah continuano intanto ad essere un mistero. Non ha contributo a risolverlo una breve dichiarazione di una fonte vicina a Hezbollah raccolta dalla Cnn, che ha smentito la notizia secondo cui il leader del movimento sciita libanese sarebbe stato sepolto in segreto. "Non è stato deciso nulla" sull'ora e il luogo della sepoltura, ha detto la fonte.

Biden: "Stiamo facendo molto per evitare guerra totale"

Gli Stati Uniti "stanno facendo molto" per evitare una guerra totale in Medio Oriente, ha dichiarato in conferenza stampa il presidente, Joe Biden, secondo cui "la cosa principale che possiamo fare è cercare di radunare il resto del mondo, i nostri alleati" per calmare la situazione.

Biden ha spiegato che "gli israeliani non hanno ancora deciso come agire in termini di attacco (in risposta al raid dell'Iran, ndr). Se ne sta discutendo. Se fossi nei loro panni, penserei ad altre alternative che colpire gli impianti petroliferi". Poi ha ricordato che "nessuna Amministrazione ha aiutato Israele più della mia. Nessuna" ed il primo ministro, Benjamin Netanyahu "dovrebbe ricordarsene". "I nostri team sono in contatto 12 ore al giorno" sia a livello diplomatico e militare, ha aggiunto.

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Esteri

Ucraina, Russia avanza in Donbass ma sta per scattare la...

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La 'Rasputitsa' trasformerà le trincee in paludi e impedirà lo spostamento dei mezzi pesanti bloccando le operazioni al fronte

Combattimenti nel Donbass - Afp

La Russia avanza nel Donbass e si prepara all'assedio di Pokrovsk, nodo cruciale per l'Ucraina. Le forze di Mosca continuano a progredire, la spinta iniziata la scorsa estate non si è esaurita. I soldati russi, però, presto dovranno fare i conti con un nuovo avversario. E' in arrivo la Rasputitsa, la stagione delle piogge fra metà ottobre e i primi di novembre che a breve trasformerà le trincee in paludi e impedirà lo spostamento dei mezzi pesanti bloccando le operazioni al fronte.

Gli ucraini hanno quasi terminato l'evacuazione dei civili da Pokrovsk, la città della regione di Donetsk considerata come un hub strategico della logistica militare di Kiev, snodo stradale e ferroviario, che è stata distrutta nei recenti raid delle forze russe. I reparti di Mosca sono a pochi chilometri dopo la conquista di Vuhledar, presa all'inizio della settimana in seguito a settimane di pesanti scontri.

Il ritiro delle forze ucraine è stato un passo "assolutamente necessario" per risparmiare altre vittime fra i civili, ha dichiarato il Presidente Volodymir Zelensky. I militari di Kiev, che quest'anno possono contare su unità più preparate per l'inverno e su più munizioni rispetto ai mesi scorsi, stanno combattendo a Selydove, a sud, a venti chilometri da Pokrovsk.

"Se riusciamo a mantenere il controllo su Selydove fino alla stagione delle piogge, possiamo tenere Pokrovsk per tutto l'inverno", spiegano fonti militari al fronte, citate dal Moscow Times. Kiev qualche settimana fa ha spostato la 68esima brigata e la 15esima su questo fronte e la situazione sembra stabilizzata, ma nessuno può dire per quanto. La disponibilità di munizioni è il frutto dell'iniziativa del Presidente ceco, Petr Pavel che è riuscito a far arrivare quasi un milione di proiettili dagli alleati in tutto il mondo.

Ma l'avanzata dei russi è innegabile e ben visibile sulla strada che da Pokrovsk raggiunge Kramatorsk, passando da Dobropillia, dove escavatori costruiscono trincee e decine di denti di drago ammassati su camion sono in attesa di essere dispiegati.

Mosca nelle ultime ore ha bombardato la regione di Donetsk, le località di Stara Mykolayivka e Kreminnaya Balka, dove due persone sono rimaste uccise e altre due ferite, ha denunciato il governatore, Vadym Filashkin. Un altro raid russo contro 14 insediamenti della regione di Kherson ha provocato la morte di una persona e il ferimento di altre 4. Mosca ha inviato 19 droni contro le regioni di Kiev, Cherkasy, Kirovohrad e Kherson, nove dei quali sono stati abbattuti. Un drone ucraino ha colpito un grande deposito di carburante nella regione russa di Voronezh dove si è sviluppato un vasto incendio.

Il messaggio di Lukashenko

Intanto, nel quadro del conflitto arriva il messaggio - almeno in parte sorprendente - del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, che prova a favorire un allentamento della tensione sull'asse Minsk-Kiev. "Non abbiamo bisogno di questa escalation - dice - Non abbiamo intenzione di entrare in guerra con gli ucraini". Lukashenko assicura che le autorità della Bielorussia faranno "tutto il possibile" per coesistere in modo pacifico. "La nostra gente vive lì", dice, evidenziano però che, nel caso di un aumento della presenza militare al confine, la Bielorussia risponderà con la militarizzazione del suo confine.

"Se il nemico vede che siamo pronti, alla fine non attaccherà - afferma nelle dichiarazioni rilanciate dall'agenzia BelTa - Noi non iniziamo mai un confronto e per questo stiamo facendo tutto il possibile per porre fine a questa situazione in modo pacifico".

Lukashenko non risparmia critiche al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "Se c'è da decidere qualcosa, vola a Washington", invece che a Mosca o Minsk. "Le autorità ucraine - incalza - dovrebbero rendersi conto che, prima di tutto, dovranno ricostruire il Paese con l'aiuto dei loro vicini, tra i quali, in primo luogo, i bielorussi".

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